vai al sito della Camera di Commercio di Milano
 
Impresa & Stato n°48

EURO E CAMERE DI COMMERCIO

Quale formazione per le PMI?


La  proposta del Formaper per l’Euro: dare una risposta concreta ai bisogni delle aziende a tutti i livelli, dagli imprenditori, ai quadri, ai dipendenti.
di
FEDERICO MONTELLI


All’inizio del 1999 l’Euro diventerà la moneta ufficiale dell’Unione Economica e monetaria determinando una rivoluzione in tutti i settori produttivi. Infatti, anche se la circolazione fisica delle banconote in Euro si verificherà solo nel gennaio 2002, per molti aspetti la moneta unica avrà valore legale già a partire dall’anno prossimo. Si pensi ai depositi bancari: nulla impedisce che già a partire dal ’99 siano in due valute.
Le singole imprese dovranno far fronte all’esistenza di due monete in contemporanea per circa tre anni, fino a quando nel 2002 l’Euro avrà sostituito definitivamente le vecchie monete nazionali. L’introduzione della moneta unica inizialmente aumenterà la complessità nella gestione aziendale, richiedendo conseguentemente il possesso di nuove competenze da parte degli imprenditori. Questi ultimi, infatti, dovranno nel frattempo aver acquisito delle conoscenze sui tempi e sulle modalità di introduzione dell’Euro; sulle misure normative riguardanti etichettature, pubblicità, prezzi; sulla tenuta della contabilità nel periodo di compresenza delle due monete; sui rapporti con gli istituti di credito. Gli imprenditori dovranno inoltre essere in grado di valutare la validità economico-giuridica delle obbligazioni contrattuali con fornitori e clienti.
Solo un’adeguata preparazione permetterà alle imprese di identificare le opportunità che potranno nascere dall’adozione dell’Euro.
Grazie alla semplificazione delle procedure e alla riduzione dei costi delle transazioni internazionali, la nuova moneta offrirà sblocchi verso nuovi mercati. Solo le imprese che sapranno aggiornare le loro politiche di marketing e organizzative sapranno cogliere in pieno le opportunità offerte da tale vera “rivoluzione”.

LE ASPETTATIVE DELLE IMPRESE
Ma quali sono le aspettative delle imprese milanesi verso l’Euro?
Da alcune ricerche risulta che le piccole e medie imprese della provincia di Milano non sono ancora sufficientemente sensibilizzate rispetto a questo tema.
I responsabili e i dirigenti intervistati dichiarano per lo più di sapere poco (60,4%) o nulla (15,4%) sulle conseguenze dell’Euro; avrebbero invece una conoscenza media il 14,6% e buona o elevata il 6,7% delle imprese.
Come previsto, sono in genere più preparate le imprese più grandi e internazionalizzate, che per prime dovranno affrontare i cambiamenti che ne seguiranno, e il tasso di informazione e preparazione cresce al crescere delle dimensioni delle aziende. Sappiamo che le grandi multinazionali e le grandi aziende italiane sono già pronte ad operare in Euro fin dal 1° gennaio 1999 e questo, a cascata, finirà per invogliare - o meglio costringere - anche molte piccole e medie imprese a seguirle nel processo di cambiamento. Pensate cosa potranno fare le piccole imprese che vivono dell’indotto Fiat nel momento in cui questa deciderà di operare in Euro, e lo stesso vale per le imprese che lavorano con Pirelli, con Siemens o con altri grandi gruppi europei.
Eppure anche le imprese che dichiaravano di essere almeno in parte informate sull’Euro (e che rappresentano circa il 24% del totale) non hanno ancora attuato i preparativi necessari per arrivare pronti alle scadenze fondamentali della moneta unica. Come spesso in Italia, si guarda con ottimismo all’arrivo dell’Euro ma si pianifica poco o nulla dei passi necessari.
In generale gli intervistati ritengono che il passaggio alla moneta unica avrà conseguenze positive, soprattutto per il paese nel suo complesso (87,7%); maggiori timori emergono per il settore di attività e per la propria impresa, dove le percentuali di ottimisti si riducono rispettivamente a 59,4% e 53,9% (per contro aumentano non solo i pessimisti, che si aspettano conseguenze negative, ma anche coloro che ritengono che nulla cambierà).
E, ovviamente, gli ottimisti sono più numerosi tra le imprese più grandi e internazionalizzate, meno numerosi tra quelle operanti a Milano città. Le imprese di servizi si attendono, più delle altre, conseguenze positive a livello di Paese, ma sono meno convinte del fatto che la moneta unica comporterà benefici anche per il proprio settore e la propria impresa.
Del resto anche nei sondaggi dell’Osservatorio europeo sull’Euro, il cosiddetto Eurobarometro, gli italiani risultano essere sempre la nazione maggiormente in favore della moneta unica, con un rapporto che si aggira su tre persone favorevoli su quattro.
Sempre citando la ricerca, la maggior parte delle aziende individua comunque delle tendenze che dovrebbero portare ad una generale maggiore efficienza, ma esse richiederanno degli investimenti e quindi dei costi. Tali spinte andranno verso l’adeguamento delle strutture, la migliore organizzazione e la semplificazione amministrativa.
Anche se c’è una diffusa consapevolezza della necessità di prepararsi ad affrontare i cambiamenti che l’Euro introdurrà, in generale le imprese sono molto indietro nel processo di adeguamento interno: solo il 9,4% di quelle che sono a conoscenza degli effetti dell’Euro (che corrispondono al 2,3% del totale delle imprese) ha realizzato interventi in proposito. D’altra parte i tre quarti delle imprese hanno programmato almeno un intervento, da realizzarsi per il 40% entro il 1999 e per il 55% entro il 2001. I primi interventi hanno riguardato soprattutto la revisione dei sistemi informatici (70,1%), la revisione dei sistemi contabili (48,6%) e la formazione del personale (42,1%). Su queste stesse aree saranno concentrati gli interventi futuri. Più trascurata è invece la riorganizzazione dell’area commerciale, su cui sono intervenute il 18,9% delle imprese e progettano di intervenire il 24,8%. Da questo quadro infine emerge una forte domanda di informazioni e di servizi.
Per le informazioni, che devono permettere di conoscere soprattutto le conseguenze specifiche sul settore in cui si opera, ci si rivolge principalmente alle associazioni di categoria e alle CCIAA, oltre che a consulenti; per i servizi ci si attende una solida assistenza da parte delle banche, che sinora vengono giudicate non molto attive.

LE POLITICHE AZIENDALI
Quali possono essere dunque i vantaggi e gli svantaggi dell’Euro per le piccole medie imprese?
L’introduzione dell’Euro rappresenterà un profondo cambiamento per le nostre imprese, che non potranno esimersi da un riesame della loro strategia e delle loro competenze alla luce delle nuove condizioni introdotte.
Cambierà sostanzialmente il quadro di riferimento e i mutamenti non si limiteranno alla gestione aziendale ma andranno ad influenzare anche il sistema competitivo. Ovviamente i vantaggi e gli svantaggi e i cambiamenti conseguenti varieranno in funzione del grado di internazionalizzazione dell’impresa, del settore di operatività, del prodotto e del suo grado di innovazione.
Mentre per le imprese industriali il focus sarà concentrato sull’aggiornamento delle strategie di marketing e l’adeguamento dei sistemi informativi, per le imprese commerciali i nodi principali saranno due: la doppia esposizione dei prezzi e la gestione del periodo di doppia circolazione delle valute. 
Ma l’Euro non sarà ovviamente portatore solo di problemi: potremo contare su un mercato più vasto, su una moneta più stabile, su tassi di interesse più bassi e stabili, su una economia dalle spinte positive. Sarà un momento di forti opportunità davanti al quale non possiamo presentarci impreparati.
In questo contesto, abbiamo la certezza che la Camera di Commercio e le sue aziende speciali possono rappresentare un utile punto di riferimento per le imprese e in particolare per i piccoli imprenditori che meno di altri hanno strutture di supporto al cambiamento.
Il Formaper, l’azienda speciale per la formazione imprenditoriale, ad esempio, può rappresentare un riferimento per quanto riguarda la formazione e gli investimenti necessari sulle risorse umane.
A questo proposito vorrei sottolineare che la formazione in materia di Euro dovrà essere ampia e trasversale, indirizzandosi agli imprenditori, ai dirigenti e ai quadri. Ma sarà necessario anche preparare gli uffici della Pubblica Amministrazione all’Euro, così come non si potrà dimenticare il personale che opera abitualmente a contatto con il pubblico.
Ovviamente i grandi gruppi e le multinazionali sono già pronti ad intervenire in proprio ma, per le piccole e medie imprese, sarà importante trovare nel modo camerale e nelle associazioni di categoria degli interlocutori attenti e preparati. Bisognerà che le risorse umane che fanno la fortuna delle piccole e medie imprese siano pronte a raccogliere la sfida.
Per le piccole e medie imprese si tratta in particolare di:
1) Adeguare il sistema contabile e finanziario:
a partire dall’1/1/99 le imprese potranno scegliere se presentare il bilancio in Lire oppure in Euro. Si porrà il problema di convertire il bilancio espresso nella moneta nazionale in Euro e si apriranno tutte le problematiche connesse alla valutazione di alcune voci di bilancio (quali ad esempio le immobilizzazioni, i fondi di ammortamento e le voci del patrimonio netto). La conversione inoltre dalla Lira all’Euro porrà il problema della gestione della conversione verso una moneta con più decimali. La conversione potrà generare alcune rivalutazioni e quindi comportare anche degli impatti sul piano fiscale. 
Sia che le imprese decidano di optare per il bilancio in Euro a partire dal 1/1/99 sia che decidano di convertire il bilancio all’ultima data possibile (31.12.2002) rimarrà comunque il problema della gestione di una contabilità plurimonetaria nel periodo transitorio.
Potrà infatti accadere anche all’impresa che decida di rimandare la conversione all’ultimo momento di ricercare delle fatture fornitore e/o di dover emettere delle fatture in Euro.
Sotto il profilo finanziario le imprese dovranno prendere delle decisioni in merito all’acquisizione e impiego dei mezzi finanziari, ad esempio in quale valuta indebitarsi in relazione alle previsioni circa i futuri tassi di conversione delle valute nazionali in Euro e/o come scegliere tra capitale di rischio e indebitamento in base alle previsioni dei tassi di interesse. Dovranno preoccuparsi di gestire diversi tipi di rischio, dal rischio di liquidità al rischio di interesse al rischio di cambio (insorgere del rischio di cambio tra Euro e altre monete al di fuori della U.E.M., ad esempio dollaro e yen),
2) Adeguare il sistema informativo:
in questa area risiedono, soprattutto nel settore industriale, i maggiori costi che le imprese dovranno sostenere. Le imprese dovranno affrontare il problema di adeguare tutti i sistemi informativi aziendali che raccolgono, elaborano e trattano le informazioni. Mentre l’adeguamento del sistema informativo al passaggio all’anno 2000 è un problema di natura prettamente “tecnica” la cui decisione può essere delegata al programmatore, la decisione di come e dove “mettere mano” nel sistema informativo aziendale è una decisione che deve essere necessariamente presa dall’imprenditore e/o dall’alta direzione. Sarà infatti opportuno cogliere la necessità di revisionare il sistema informativo per renderlo più vicino alle esigenze aziendali e per snellirlo di alcune funzioni che potrebbero non essere utili.
3) Formare il vertice aziendale e il personale;
i cambiamenti brevemente ricordati comportano necessariamente degli adeguamenti anche del patrimonio delle conoscenze possedute in azienda.
È necessario infatti che l’imprenditore abbia consapevolezza dell’ampiezza delle conseguenze indotte dall’Euro per affrontare gli investimenti sopra evidenziati e decidere un “progetto Euro” che tenga conto della tempistica e dell’impegno di tempo e denaro che tale operazione comporta. Le imprese che non affrontano fin da oggi il “problema Euro” corrono il rischio di “rimandare” all’ultimo minuto delle attività che comunque dovranno tutte essere compiute e che, rimandate, potranno comportare un aggravio di costi considerevole. Si prevede infatti una forte carenza di servizi di software rispetto all’incremento della domanda, con una tendenza dei prezzi ad aumentare soprattutto per le piccole imprese che diverranno marginali rispetto alle imprese e istituzioni (P.A. e sistema finanziario) di maggiore dimensione. Oltre a ciò, per i ritardatari si aggiunge da un lato il rischio di non cogliere le opportunità di mercato e, dall’altro, il rischio di non essere preparati ad affrontare un mercato con nuove regole del gioco.
Per far fronte a queste esigenze il Formaper ha elaborato una risposta formativa complessiva che riepiloghiamo nelle tabelle allegate (tab.1 - tab.2), e che sarà proposta, anche grazie ai finanziamenti del FSE ob.4, alle imprese della provincia di Milano. Una proposta che appunto tiene conto dell’esigenza di dare una risposta concreta ai bisogni delle aziende milanesi a tutti i livelli, da quello dell’imprenditore ai quadri e via via nell’ambito dell’azienda.
Ma la proposta formativa del Formaper nei riguardi dell’Euro non si fermerà qui.
Abbiamo anche pensato alla necessità di coinvolgere in maniera più approfondita alcune categorie di imprenditori e categorie sociali che saranno in qualche modo più interessate dai riflessi dell’introduzione dell’Euro.
Una di queste categorie sono, ad esempio, le imprese del settore turistico che, soprattutto quando l’Euro diventerà moneta di scambio reale e non solo virtuale, riceverà un fortissimo impulso da tale situazione.
Un’altra categoria che avrà particolare attenzione saranno le imprese agricole, per le quali l’introduzione dell’Euro potrà non solo essere una opportunità ma anche rendere necessarie modifiche nella PAC (politica agricola comunitaria) tali da richiedere aggiustamenti nelle politiche di gestione.
Infine ci occuperemo anche degli “intermediari” (in particolare dottori commercialisti e funzionari delle associazioni) poiché riteniamo che essi siano, al pari delle istituzioni, figure chiave nella “educazione all’Euro”, con i quali ci vogliamo confrontare e dialogare per trovare insieme risposte comuni da dare ai bisogni delle imprese.