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Impresa & Stato n°48

EURO E CAMERE DI COMMERCIO

Assistere le imprese nella transizione


Un eccessivo allarmismo appare ingiustificato, ma minimizzare l’entità del cambiamento rischia di creare difficoltà: occorre una presa di coscienza reale della dimensione del problema.
di
DANIELE COLOMBO

L'avvento dell’Euro si qualifica come la prima decisione comunitaria di impatto straordinariamente evidente. Tutte le imprese, così come tutti i cittadini, dovranno entro un periodo massimo di tre anni saper operare in maniera efficiente in un mondo in cui è cambiata una delle unità di misura fondamentali: l’unità di misura del valore. Un cambiamento di questo tipo, con le sue implicazioni a livello macro e microeconomico, come viene percepito dalle imprese che per prime dovranno confrontarsi con esso già a partire dal 1999?
Sulla base dell’esperienza acquisita dall’Euro Info Centre attraverso convegni, seminari e incontri diretti con imprese sull’Euro, è possibile delineare un primo quadro di quello che sembra essere l’atteggiamento più diffuso nei confronti di questo tema. All’indubbia curiosità verso qualcosa di cui così tanto si parla, non corrisponde ancora una presa di coscienza reale della dimensione del problema. L’effetto psicologico di un orizzonte temporale lontano quanto il 2002, la percezione che qualche evento Euro possa comunque essere gestito senza eccessive difficoltà, l’ancora poca informazione disponibile, oltre che l’oggettiva constatazione che il numero di imprese che utilizzeranno l’Euro sin dal suo esordio è estremamente limitato, contribuiscono a rafforzare un non sempre ben riposto senso di sicurezza nelle imprese.
Cosa si intende per “passare all’Euro”? La legislazione europea e nazionale consente la massima flessibilità nell’utilizzo di Lira ed Euro, e non potrebbe essere altrimenti in quanto si tratta esattamente della stessa valuta, l’Euro, di cui la Lira è una semplice rappresentazione. Ne consegue che tutta l’attività economica esterna dell’impresa potrà essere denominata indifferentemente in Lire o Euro o entrambi a partire dal 1° Gennaio 1999. Cosa significa allora dire che un’azienda deve “passare all’Euro”? Riteniamo che questa affermazione possa riferirsi esclusivamente al passaggio da una contabilità in Lire ad una contabilità in Euro. La svolta significativa è rappresentata dal momento in cui l’unità di conto dell’azienda, ovvero la misura del valore utilizzata per descrivere, controllare e comunicare l’azienda in quanto soggetto economico, diviene l’Euro. (Tabella 1)
Questo passaggio dovrà avvenire obbligatoriamente entro il 2002, ma certamente non in maniera contemporanea per tutte le imprese. Le problematiche Euro variano da azienda ad azienda e, a seconda dei casi, può essere una soluzione corretta sia il passaggio immediato alla moneta unica sia il mantenimento della Lira sino all’ultimo giorno possibile. Nello schema precedente abbiamo riportato alcuni degli elementi fondamentali che sono emersi dall’esperienza pratica dell’Euro Info Centre come caratteristiche aziendali che contribuiscono a rendere più complesso o imminente il passaggio alla moneta unica. Se un eccessivo allarmismo è ingiustificato, minimizzare l’entità del cambiamento rischia - come vedremo - di creare difficoltà anche là dove un minimo di attenzione potrebbe garantire una transizione senza problemi.

VERSO L’EURO
Prendere coscienza della necessità di valutare in tempi brevi quale può essere l’impatto dell’Euro sulla specificità della propria azienda è un primo indispensabile passo. Dall’esperienza dell’Euro Info Centre emerge che troppo spesso si assiste ad un approccio all’Euro che tende a risolversi in termini di adeguamento tecnico. Seminari su Euro e sistemi informativi, Euro e tesoreria, Euro e contabilità, hanno un effetto deviante sulle imprese inducendole a credere che la gestione della transizione alla moneta unica sia un tecnicismo da affrontare attraverso interventi ad hoc come l’aggiornamento del software di contabilità. Ricondurre l’Euro a un problema di adeguamento tecnico è però rischioso in quanto estremamente riduttivo. Se è vero, infatti, che interventi tecnici specifici (a livello contabile e di sistema informativo) andranno necessariamente compiuti, è fondamentale comprendere che la loro realizzazione dipenderà da altre scelte di carattere più strategico.
Lo Schema 1 sintetizza l’approccio che l’Euro Info Centre ha messo a punto per supportare la sua attività di assistenza alle imprese nell’affrontare la transizione all’Euro. È il mercato di riferimento dell’impresa quello che ne detta tempi e modalità di transizione verso la moneta unica. Una strategia Euro, qualunque essa sia (anticipatoria o di attesa), deve essere funzionale agli obiettivi di mercato dell’azienda, non alle sue procedure contabili e amministrative o, peggio ancora, ai suoi sistemi informativi. I comportamenti dei clienti, dei fornitori e dei concorrenti sono l’indicatore fondamentale per determinare il passaggio di un’azienda all’Euro.
Possiamo utilmente applicare un paragone linguistico: la Lira e l’Euro sono come due lingue diverse con cui comunicare. In un mondo Lire, è sensato comunicare in Lire. In un mondo Euro, comunicare in Euro. Quale sia la lingua - o la valuta - prevalente, dipende dai nostri interlocutori. Benché sia tecnicamente e legalmente possibile, nessuna azienda vuole trovarsi in un mondo Lire comunicando in Euro e vice versa, pur prendendo coscienza del vincolo rappresentato dal fatto che, indipendentemente dalle scelte effettuate, per tre anni bisognerà essere in grado di utilizzare entrambe le valute. Una semplice applicazione di questo concetto nella pratica può essere quella di verificare con i principali clienti e fornitori i loro orizzonti di riferimento per la transizione all’Euro: nel momento in cui l’azienda conosce, sulla base di stime che devono essere continuamente aggiornate, la tempistica con cui i suoi interlocutori comunicheranno prevalentemente in Euro, ha individuato anche il proprio punto di svolta. Parallelamente, le preferenze espresse dai clienti indicheranno i comportamenti da tenere, ad esempio per quanto riguarda la gestione del ciclo attivo di fatturazione.
Nella pratica abbiamo costantemente verificato come da queste considerazioni di mercato discendano le conseguenze interne per l’azienda come in un gioco del domino. Ad esempio, gestire il ciclo attivo di fatturazione in Euro significa nella maggior parte dei casi convertire i listini o le distinte base in Euro e di conseguenza affrontare le problematiche che questo potrebbe comportare: conversioni, arrotondamenti, microprezzi, gestione dei decimali. Occorre inoltre intervenire sul sistema contabile e amministrativo che supporta queste azioni: definire procedure differenziate di gestione della documentazione Euro e Lire, per evitare pericolose confusioni; garantire la perfetta operatività sia verso eventi Euro che verso eventi in valute nazionali. Occorre decidere come gestire gli eventi Euro nel sistema contabile e in particolare se conservare memoria della valuta di origine delle transazioni o abbandonarla una volta che queste sono state registrate. Diventa necessario definire le modalità di registrazione degli eventi Euro - e su questo punto la legislazione è ancora lacunosa -  e modificare il piano dei conti per registrare e correggere tutte le squadrature che conversioni e riconversioni in Euro inevitabilmente procureranno. Poiché l’amministrazione è anche fonte di informazione interna all’azienda, occorre definire gli interventi di adeguamento in quest’ambito, garantendo alle funzioni di frontiera l’informazione nella lingua che queste devono utilizzare con il cliente. È evidente, infine, che affrontare questi temi significa mettere mano ai sistemi informativi che li gestiscono. Ha inizio quindi un’attività di analisi del sistema informativo esistente, che parte con una mappatura dell’installato, verifica la convenienza ad aggiornare o sostituire, implementa un progetto con particolare attenzione ai vincoli esterni cui si farà riferimento nel paragrafo successivo. Tutto questo deve essere associato alla formazione del personale per garantirne la capacità di gestire l’Euro in maniera efficiente: dall’informazione generalizzata sulla politica Euro dell’impresa a quella specifica sulle nuove procedure contabili e amministrative (e sul loro supporto informatico), dalle politiche di marketing alla gestione dei rapporti con i clienti.

UNA SPIRALE ESPLOSIVA
Il punto di partenza è la Lira. Il punto di arrivo è l’Euro. Al di là di queste due certezze non vi è nulla. I sei milioni di imprese italiane, dalla più grande alla più piccola, sanno che dovranno percorrere questo cammino ma nessuna sa esattamente come. Le imprese più grandi hanno assunto le loro ipotesi e si stanno muovendo di conseguenza, tracciando con le proprie politiche parte della strada che dovrà essere percorsa. 
Se riprendiamo la definizione di “passaggio all’Euro” fornita nel primo paragrafo, possiamo però acquisire alcune utili informazioni. Ne consegue infatti che il “passaggio” non potrà che avvenire in corrispondenza del cambio di esercizio contabile e quindi, nella grande maggioranza dei casi, in corrispondenza dei cambi d’anno. Con una battuta, possiamo quindi affermare che l’effettiva possibilità di “passare all’Euro” si concentra non in tre anni, ma in quattro giorni, corrispondenti ai capodanno del 1999, 2000, 2001 e 2002. Anzi, possiamo spingere la provocazione più avanti, sostenendo che sono solo due i giorni per passare all’Euro: il 1° Gennaio 2000 o il 1° Gennaio 2001. Il 1999 è una data colta da pochissimi pionieri che si sono mossi con molto anticipo e hanno scontato le incertezze che si sono trascinate sino all’ultimo momento e in parte non sono ancora del tutto risolte. Il 2002 è una data a rischio, in quanto da allora non esisterà più la possibilità di usare l’Euro, ma l’obbligo: chi si accolla il rischio di gestire la transizione all’ultimo momento? 
Se accettiamo l’idea che la transizione del sistema delle imprese italiane – ed europee – non sarà un processo regolare e graduale, ma avanzerà a balzi, due sono le conseguenze. La prima riguarda il mercato: chi non vigila sui propri referenti economici – clienti, fornitori, concorrenti – corre il rischio concreto di trovarsi a una fine d’anno in un mondo-Lire e qualche giorno dopo in un mondo-Euro esponendosi al rischio di un temporaneo spiazzamento. La seconda riguarda l’accesso a risorse esterne. La transizione all’Euro richiederà quasi certamente il ricorso a fornitori esterni sui quali si riverserà in un periodo limitato di tempo un’enorme domanda. Con quali conseguenze? La prima sarà evidentemente un consistente aumento dei costi per certi servizi. Già negli ultimi mesi del 1998 le società di consulenza informatica che si occupano di Euro e anno 2000 hanno aumentato le proprie tariffe del 20%; per i grandi dell’informatica, il supporto ai clienti nella migrazione verso nuova valuta e nuovo millennio è già un business in forte crescita. La seconda conseguenza sarà l’indisponibilità delle risorse richieste nei tempi necessari, causata dalla congestione della domanda. La terza, l’abbassamento della qualità dei servizi offerti in quanto i fornitori dovranno adeguare la propria struttura per far fronte a un eccesso di domanda del tutto transitorio. 
L’opportunità - o la convenienza - a passare all’Euro dipende da quanto questo sarà utilizzato dai partner dell’impresa: quanto maggiore sarà il loro numero, tanto più conveniente sarà utilizzarlo. Ne consegue un modello di diffusione a spirale, in cui al crescere del numero delle imprese che lo utilizzano aumenta la convenienza ad utilizzarlo, e di conseguenza aumenta il numero di imprese che lo utilizzano andando ad accrescerne ulteriormente la convenienza dell’utilizzo. Questo prevedibile andamento sottolinea ancora di più due aspetti. Il primo è la necessità di non ritardare l’avvio di una analisi di impatto che consenta l’immediata individuazione dei punti critici di transizione alla moneta unica. Il secondo è l’opportunità di mantenere un costante monitoraggio sia sui comportamenti del mercato, per non essere colti di sorpresa dalla sua evoluzione, sia sul quadro normativo, tuttora incompleto. Soddisfacendo queste condizioni, ogni impresa potrà affrontare con tranquillità una fase di transizione storica del sistema economico in cui si trova ad operare, interpretandola non esclusivamente come passivo adeguamento ma come opportunità di ridisegnare le proprio strategie in un mondo che, anche a causa della moneta unica, sarà diverso.