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Impresa & Stato n°48

EURO E CAMERE DI COMMERCIO

Il sistema camerale e la moneta unica


L’attività di Unioncamere si è basata sulla convinzione che l’avvento dell’Euro non sarebbe stato solo un fatto monetario, ma un’occasione per rinnovare altri fattori della vita quotidiana.
di
DI SANDRO PETTINATO

Quando nel settembre del 1996 Unioncamere iniziò ad occuparsi del progetto Euro - inteso sia come preparazione delle strutture camerali ad essa associate, sia come programma di informazione e di assistenza destinata agli utenti (consumatori, imprese, ecc.) - non furono in pochi a giudicare tale intervento decisamente in anticipo rispetto alle fasi previste per l’introduzione della moneta unica. 
In un momento in cui non si conosceva assolutamente il destino dell’Italia nell’Euro - al contrario, quando tutti si aspettavano una bocciatura del nostro Paese - sembrava quasi una follia prepararsi ad un evento che forse ci avrebbe visto soltanto in qualità di spettatori.
Le Camere di Commercio - come qualche altra Pubblica Amministrazione - hanno iniziato a lavorare non solo per la convinzione (o la speranza) di un capovolgimento dei pronostici, ma soprattutto per il fatto che, comunque, l’Unione monetaria sarebbe divenuta una realtà, sia che l’Italia fosse riuscita a saltare “dentro lo steccato”, sia che rimanesse fuori dal “club” dell’Euro.
Avviato il programma, Unioncamere, ma direi tutto il sistema camerale, ha impostato la sua attività convinta del fatto che la moneta unica non avrebbe rappresentato un evento squisitamente monetario o limitato a condizionare i soli aspetti economici dei mercati: l’Euro infatti - oltre a costituire un evento di chiara portata storica - costituisce oggi un’evidente occasione, forse una delle più importanti degli ultimi anni, per metter mano a tanti altri settori che regolano la vita sociale, politica e certo anche economica del Paese. L’Euro, quindi, come strumento su cui far leva non solo per la moneta, ma per il miglioramento di tanti altri fattori che regolano la vita quotidiana della collettività. 
Un esempio per tutti può essere quello del rapporto fra Stato e mercato, o meglio, del riallineamento della Pubblica Amministrazione rispetto ai criteri di efficacia e di produttività propri dei sistemi economici.
Per il nostro Paese questo fattore ha un’importanza ancora maggiore se pensiamo al difficile - ma irrinunciabile - processo che si è aperto nei mesi scorsi con il graduale trasferimento decisionale dei poteri dal centro al territorio.
Infatti sarà proprio il potere locale a disegnare le nuove regole per il rilancio dell’economia, dell’occupazione, forse anche di alcune scelte per lo “stato sociale”, decidendo le infrastrutture necessarie sulla base di risorse finanziarie proprie o provenienti dai propri utenti. Qui sta il ruolo delle Camere di Commercio, ovviamente non senza l’impegno degli altri partners economici e politici locali: partecipare al lavoro che contribuirà a rendere quel territorio, quell’area economica, più competitiva rispetto ad un’altra, più capace, cioè, di attrarre investimenti.

COORDINARE I SETTORI
Il primo aspetto sul quale si è concentrata l’attenzione del sistema camerale è stato l’impostazione e il coordinamento dei vari settori interessati dalla moneta unica. La partecipazione ai lavori del Comitato Nazionale per l’Euro - istituito nel settembre 1996 presso il Ministero del Tesoro - ha visto l’Unioncamere impegnata non solo nel disegno generale di preparazione dei lavori, ma soprattutto nel sottogruppo riguardante le tematiche attinenti al mondo delle imprese.
La presenza delle Camere di Commercio nei Comitati provinciali, l’esperienza maturata nelle molte iniziative locali e, soprattutto, la possibilità di confrontarsi con i sistemi camerali europei e le istituzioni ad essi collegati, hanno contribuito a dare una corretta visione d’insieme, tentando di destinare le limitate risorse centrali verso i bisogni concreti del territorio, sia sul versante dell’informazione che su quello della sensibilizzazione. Da questo punto di vista è stato fatto abbastanza ma moltissimo resta ancora da fare, non risultando ancora soddisfacente il grado di preparazione e di conoscenza di imprese, cittadini, sistemi pubblici alle imminenti opportunità dell’Euro.

UE E SISTEMA CAMERALE
Grazie ad un’iniziativa cofinanziata dall’Unione europea, Unioncamere - in strettissima collaborazione con oltre 25 Camere di Commercio - ha realizzato nel corso del ’97 e dei primi sei mesi del ‘98 una serie di attività di formazione, di assistenza e di sensibilizzazione sulle tematiche generali dell’Euro, rivolgendosi ad oltre 5.000 soggetti fra imprese, consumatori, enti locali, ecc.
Un’indagine condotta su un campione di 1.500 imprese (la cui seconda edizione è in corso di svolgimento) ha permesso di conoscere il livello di conoscenza del sistema manifatturiero nazionale, mettendo in evidenza i punti sui quali concentrare maggiormente il lavoro: la convenienza del passaggio all’Euro, gli aspetti fiscali e di bilancio, il rapporto con la Pubblica Amministrazione, sono solo alcuni degli aspetti messi in luce dall’indagine. La valutazione che ne è scaturita è che, pur concordando con l’opportunità di abbandonare la moneta nazionale adottandone una comune a tutti i Paesi dell’UEM, pochi ancora conoscono realmente gli aspetti che ne regoleranno il funzionamento e ancora meno sono i sistemi imprenditoriali che hanno iniziato ad organizzare il cambiamento.
Questo dato, purtroppo confermato (anche se parzialmente) dalle prime stime che giungono dall’edizione 1998 dell’indagine, devono far riflettere. 
Ai primi due interventi si sono aggiunte, infine, numerose attività di formazione del personale camerale (con un coinvolgimento del 90% delle strutture camerali): rivolgendosi sia a chi interloquisce direttamente con le imprese e con gli utenti, sia a chi dovrà garantire dal 1 gennaio 1999 la possibilità di fornire prodotti e servizi anche in Euro, si è provveduto a formare oltre 250 dipendenti del sistema, i quali a loro volta hanno avviato il processo di informazione e di organizzazione delle procedure, all’interno di ciascuna struttura.
Infine il lavoro si è concentrato sulle attività di sperimentazione e di promozione sul territorio: diverse realtà (oltre quindici) hanno realizzato nel corso del 1998 (e molte altre ne sono previste per il 1999) simulazioni di acquisti nella nuova moneta presso centri commerciali e negozi, mediante il sistema della “doppia prezzatura” dei prodotti, o - solo in alcuni casi - utilizzando strumenti di pagamento provvisori (a tale proposito va segnalato che la produzione di fac-simili dell’Euro è stata vietata dalla Banca d’Italia a causa del circuito di “moneta parallela” che si stava creando con tali iniziative).

COMITATI PROVINCIALI EURO E CDC
Se il lavoro avviato a livello centrale dal Comitato Nazionale Euro è stato - ed è tuttora - incentrato sulle politiche di comunicazione, sugli aspetti normativi, sui confronti con gli altri Paesi aderenti all’UEM, non meno determinante è stato il programma di attività posto in capo ai CEP. 
I Comitati provinciali per l’Euro - costituiti in ognuno dei 103 capoluoghi del Paese, presso le relative Prefetture - hanno il delicatissimo compito di trasformare le direttive emanate a livello centrale in azioni concrete, indirizzate soprattutto a coordinare gli interventi riguardanti sia le attività di informazione che quelle di formazione o di sensibilizzazione, rivolgendosi a tutte le componenti pubbliche e private che operano sul territorio locale. 
Per la verità va subito detto che i CEP - sovrintendendo all’attività generale sull’Euro a livello provinciale - dovrebbero (sulla carta) provvedere a tutto, pur in presenza di strumenti assai limitati (non sono minimamente previste fonti finanziarie, né nuove risorse umane); ma soprattutto sono prive di un punto di riferimento operativo, senza un coordinamento in grado di aumentarne l’efficacia degli interventi: purtroppo questo ha causato - non per colpa dei CEP ovviamente - un basso livello di conoscenza di tali strutture da parte di operatori, cittadini, imprese, ecc.
L’aver dotato i Comitati Provinciali del supporto operativo delle Camere di Commercio ha certamente contribuito a migliorare le cose (non soltanto sul piano della logistica): la rete camerale, infatti, gode già di un sistema di informazione e di collegamento interno (cui si è aggiunto nell’aprile del ’98 un collegamento denominato Europoint dedicato esclusivamente al tema della moneta unica); le Camere hanno già una struttura di coordinamento centrale (presso Unioncamere) dalla quale ricevere e alla quale inviare informazioni.
L’alleanza, oggi molto forte e produttiva, tra Comitati provinciali e Camere di Commercio, ha fatto sì che tutti i principali interventi sul territorio siano stati concordati e progettati insieme, in maniera da eliminare sovrapposizioni o vuoti, in una logica di interventi mirata a colmare le lacune dei settori più direttamente (e immediatamente) interessati al cambiamento: il primo riferimento va alla Pubblica Amministrazione e agli enti locali che saranno chiamati, fra meno di 80 giorni, ad offrire servizi e prodotti in Euro a chi li richiederà ! 
Come è noto, infatti, dal 1 gennaio 1999, il cittadino (nelle diverse vesti di consumatore, contribuente, imprenditore, ecc.) potrà “dialogare” in Euro, nel senso più ampio, con tutti i comparti della amministrazione dello Stato: pagamenti di imposte e relative dichiarazioni, gare d’appalto, rimborsi, richieste di contributi e tutta una serie di numerosi altri adempimenti potranno verificarsi - a scelta dell’utente - anche in Euro. 
La mole di lavoro che ne deriva alle amministrazione pubbliche per l’attività di preparazione è notevole: per questo motivo sono stati avviati numerosi percorsi di formazione e di preparazione per le amministrazioni locali, oggetto - proprio nel periodo attuale - di numerosi e profondi cambiamenti strutturali.
La forte collaborazione tra Prefettura (CEP) e Camere di Commercio ha portato certamente a buoni risultati, sia per quanto riguarda l’attività di relazioni con il pubblico (dell’amministrazione locale) sia per ciò che concerne le procedure interne (l’organizzazione, i processi informatici, la tesoreria, ecc.), ma ancora molto resta da fare sia sul piano organizzativo che su quello della comunicazione all’utente.
Il sistema camerale, inoltre, si è fatto promotore di tutta una serie di iniziative di informazione e di promozione - sia a livello nazionale che locale - volte a migliorare la conoscenza e la familiarità con l’Euro. 
Un recente accordo con l’Associazione Bancaria Italiana ha consentito la realizzazione di una guida destinata alle piccole imprese, per comprendere le conseguenze pratiche dell’uso dell’Euro, soprattutto per quanto concerne i rapporti con il proprio istituto di credito. Le Camere di Commercio, peraltro, hanno diffuso questo strumento (anche personalizzandone l’editing) diffondendolo presso associazioni di categoria, sportelli pubblici rivolti al cittadino, oltre naturalmente ai CEP e alle stesse realtà camerali.
Da segnalare, a questo proposito, che molte Camere - circa una quarantina - hanno aperto presso le proprie strutture un apposito punto di informazione al pubblico, ove è possibile reperire materiale informativo, chiedere notizie, porre quesiti in materia di Euro (molte altre realtà stanno provvedendo, proprio in questi giorni, ad avviare analoghe iniziative).
Unioncamere, come alcune Camere di Commercio, ha realizzato nel proprio sito Internet una pagina dedicata esclusivamente ai temi della moneta unica: le scadenze, le conseguenze, le principali iniziative realizzate, i link con siti di altre organizzazioni, giochi di vario tipo e altre informazioni sono reperibili presso il sito <www.unioncamere/Euro>, oltre che sui siti operanti presso i vari organismi camerali (come quello della Camera di Milano). 
Infine è stato prodotto su larga scala un semplice gadget che - ad un cambio ipotetico prefissato - consente di convertire un valore determinato da Lire ad Euro e viceversa. L’Eurofacile (così è stato chiamato questo regolo) è stato adottato ufficialmente dal Ministero del Tesoro per favorire la conoscenza del potere d’acquisto dell’Euro e per conoscere quanto varrà nella nuova moneta un prodotto commerciato oggi in Lire.

COSA C’È IN PROGRAMMA NEL 1999
La prosecuzione delle attività di informazione all’utenza, di formazione alle imprese e alle categorie, unitamente alla realizzazione di progetti di sperimentazione per l’uso dell’Euro nelle modalità previste dalla fase transitoria, sono ovviamente alla base delle attività delle Camere per il prossimo anno. A questi progetti - senza interrompere la proficua collaborazione con il Comitato Nazionale Euro e con i vari CEP dislocati sul territorio - se ne aggiungono molti altri. 
Tra questi segnaliamo:
- Il progetto Eurolabel 99
Dal 1 gennaio 1999 gli esercizi commerciali che lo desidereranno potranno vendere in Euro, non solo esponendo i prezzi nella nuova valuta, ma anche consentendo il pagamento in Euro (attraverso l’utilizzo di carte di credito, Bancomat, assegni, ecc.: la cosiddetta moneta scritturale). 
Eurolabel (dal nome dell’accordo siglato nelle scorse settimane a Bruxelles dalle associazioni dei consumatori e dalle organizzazioni di categoria del commercio) è un marchio di qualità di cui potranno avvalersi tutti quegli esercizi che - dal 1° gennaio 1999 - vorranno vendere anche in Euro prodotti di vario genere e beni di consumo, sia al dettaglio che all’ingrosso. 
L’iniziativa intende garantire sia il venditore che l’acquirente da eventuali problemi di scarsa trasparenza o di cattiva informazione, scoraggiando per esempio il rialzo ingiustificato dei prezzi, impedendo arrotondamenti arbitrari, tutelando le categorie meno informate e soprattutto favorendo - sia pure con gradualità - il passaggio dalla gestione in Lire a quella in Euro per il cittadino e per il venditore. 
Le Camere di Commercio, sulla base di accordi ancora in corso di definizione, svolgeranno la funzione di “Osservatorio provinciale” dell’accordo, garantendo validità ufficiale all’Eurolabel, gestendo l’albo degli esercenti aderenti all’iniziativa e - ove ce ne fosse bisogno - risolvendo le eventuali controversie per il tramite degli sportelli di conciliazione. 
Si tratta di un programma che le parti, proprio in questi giorni, stanno mettendo a punto, con l’obiettivo preciso di contribuire alla pratica diffusione della nuova moneta nella vita quotidiana. 
- La formazione degli ordini professionali 
L’impresa di dimensioni minori, nei suoi rapporti con le amministrazioni, sia per le procedure ordinarie che per gli aspetti fiscali e contabili, è “intermediata”, nella stragrande maggioranza dei casi, da un professionista: un commercialista, un consulente, ecc. 
L’Euro - considerato erroneamente un tema esclusivamente contabile o, al massimo, di tipo economico - è spesso delegato al sistema delle categorie e degli ordini professionali, soprattutto per la fase di preparazione e di assistenza all’azienda e alle sue componenti.
Proprio per questo diventa strategico accompagnare il processo di formazione delle professioni, impostandolo verso una logica che veda la moneta unica come un’opportunità e non come un problema.
A tale proposito, in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, è in corso di realizzazione un programma - cui ha partecipato anche il sistema nazionale delle Camere di Commercio - finalizzato alla corretta impostazione dell’informazione e, soprattutto, dell’informazione delle categorie professionali in materia di Euro.