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Impresa & Stato n°43

 

DA IMPRESA NASCE IMPRESA 

I processi di spin-off:
i dati di una ricerca per comprendere il fenomeno della filiazione imprenditoriale.
  
di
 ELISABETTA ARCAINI, ALESSANDRO ARRIGHETTI E MARCO VIVARELLI

Sappiamo molto, ormai, sulla natalità delle imprese, sulle motivazioni che spingono il neo-imprenditore a costituire una nuova unità produttiva e sulle variabili che condizionano la modalità di ingresso nei settori. Conosciamo molto meno, invece, un aspetto rilevante, soprattutto in Italia, dei fenomeni di demografia industriale e che è costituito dai processi di "filiazione" (intenzionale o involontaria) di imprese da parte di altre imprese.  
Si ritiene normalmente, infatti, che il neo-imprenditore prenda in considerazione nella scelta di avviare una nuova attività un insieme di parametri (informazioni, tecnologia, domanda) tratti dal mercato e si trascura, invece, di osservare che frequentemente il progetto di creazione di una nuova unità produttiva viene elaborato all'interno di una precedente organizzazione e che il neo-imprenditore trae dalle conoscenze e dalle esperienze realizzate nell'impresa di origine incentivi e condizionamenti che influenzeranno in modo rilevante la nascita e lo sviluppo delle nuove iniziative. Si dimentica, inoltre, che talvolta proprio le imprese già attive divengono promotrici di nuova imprenditorialità sollecitando gruppi o singoli dipendenti a costituire unità produttive autonome che poi rimangono collegate all'impresa di origine attraverso rapporti commerciali o di fornitura di lungo periodo o attraverso legami azionari di minoranza. 
Una migliore comprensione dei processi di formazione di nuove imprese richiede, quindi, di porre in relazione la scelta di fondare una nuova impresa, oltre che alle caratteristiche personali del nuovo imprenditore e alla struttura del mercato nel quale la nuova impresa deve entrare, anche all'apprendimento accumulato nella precedente organizzazione, alle caratteristiche delle imprese 'incubatrici', ai vantaggi relativi dell'uscita e alla natura delle relazioni che la nuova unità produttiva intrattiene con quella di origine. 
Nella letteratura economica e sociologica le nuove imprese originate direttamente da unità produttive preesistenti vengono denominate "spin-off" (tra la relativamente modesta letteratura su questo tema si veda in particolare Garvin 1983, Ito e Rose 1994, Ito 1995).  
Tra i diversi modelli esplicativi della natalità imprenditoriale tre sembrano particolarmente rilevanti nell'interpretazione del fenomeno: 
a) Il primo ha come riferimento la ricerca di economie di specializzazione (Cfr. Stigler 1951). In questo modello la creazione dell'impresa deriva dai vantaggi collegati alla collocazione di alcune fasi o attività produttive, precedentemente svolte all'interno di una impresa integrata, in una nuova unità produttiva specializzata, giuridicamente e tecnicamente distinta dalla prima. I benefici di tale soluzione consistono nella possibilità di sfruttare economie di scala che nella precedente configurazione gerarchica non potevano essere adeguatamente valorizzate a causa della presenza di vincoli o limitazioni della domanda. L'enucleazione e il trasferimento all'esterno di tale fase o processo produttivo, la definizione di una nuova struttura di coordinamento (l'impresa autonoma) e il conseguente ampliamento del mercato potenziale permettono di aumentare il livello di produzione e di spostare in avanti la frontiera di efficienza.  
b) Una ipotesi interpretativa parallela a quella appena enunciata deriva dai contributi dell'economia evoluzionistica, secondo la quale l'impresa è vista come il luogo di accumulazione di conoscenze il cui sviluppo è condizionato dalla matrice tecnologica originaria e dall'insieme di routines che vengono adottate per il coordinamento delle attività (Cfr. Nelson e Winter 1982 e per alcuni aspetti Richardson 1972). Nel corso della sua evoluzione l'impresa produce conoscenze e opportunità innovative in eccesso, cioè superiori a quelle che possono essere valorizzate internamente a causa della rigidità delle routine o della presenza di vincoli di incompatibilità con le attività preesistenti. Tali opportunità possono essere adeguatamente sfruttate solo a condizione di porle all'esterno dei confini organizzativi iniziali e quindi di inserirle in una nuova impresa. In questo modello l'impresa originaria è vista come una organizzazione che produce innovazioni "ridondanti" e come luogo in cui il futuro imprenditore accumula competenze e risorse conoscitive che potranno essere impiegate esclusivamente a condizione di utilizzarle in una organizzazione diversa da quella iniziale.  
c) Il terzo modello è riconducibile all'ipotesi di self-employment. In tale schema è assunto esplicitamente che il potenziale imprenditore sia un dipendente occupato in un'impresa attiva che decida di fondare una nuova unità produttiva dopo aver comparato il reddito atteso da lavoro dipendente con il reddito atteso (scontato del rischio) da lavoro autonomo (Cfr. Vivarelli 1994). Rispetto al precedente, in questo modello viene sottolineato come la nascita dell'impresa può derivare dall'incertezza sulla continuità del reddito da lavoro dipendente (ristrutturazione e probabilità di cessazione dell'impresa, possibilità di licenziamento) o da previsioni insoddisfacenti sulla crescita professionale (limiti allo sviluppo di carriera, saturazione dei ruoli dirigenziali nell'impresa iniziale, ecc.). La costituzione di una nuova impresa può quindi essere originata da motivazioni difensive o assicurative e non può essere sempre associata all'individuazione di attività innovative o di miglioramento dell'efficienza complessiva del sistema produttivo. Ciononostante non è escluso che la creazione di nuove imprese come reazione alle difficoltà congiunturali o al rischio di licenziamento produca effetti di rivitalizzazione del sistema produttivo locale, o almeno contribuisca a limitare le conseguenze sociali della disoccupazione. 

LA FASE DI COSTITUZIONE 
Le considerazioni appena sviluppate e una sorta di 'intuizione' sulla consistenza effettiva del fenomeno hanno sollecitato l'avvio di una indagine empirica diretta ad analizzare i fattori influenti sulla formazione di spin-off, con particolare riguardo all'identificazione delle condizioni favorevoli alla creazione di questo tipo di impresa, alle eventuali barriere specifiche all'entrata e alle variabili influenti sulle performance e sulla sopravvivenza di tali imprese nella fase di avvio.  
L'indagine è stata limitata alle imprese del settore manifatturiero localizzate in provincia di Milano e ha avuto come oggetto un campione casuale di spin-off sorti nel 1990 e ancora attivi nel 1995 (147 osservazioni) e un campione di spin-off nati contemporaneamente ai precedenti, ma non sopravvissuti oltre il quinto anno di attività (50 osservazioni). Ai due campioni è stato somministrato un questionario strutturato, quanto possibile simile, orientato a raccogliere informazioni sulle caratteristiche iniziali dell'impresa di nuova costituzione, sulla rilevanza dell'apprendimento accumulato dal neo-imprenditore nella precedente esperienza di lavoro dipendente, sulle caratteristiche dell'impresa di origine e gli ostacoli incontrati dall'impresa spin-off nel periodo successivo alla costituzione. 
Una prima evidenza di notevole interesse è emersa già nella fase preliminare della rilevazione statistica. La necessità di distinguere gli spin-off dalle altre forme di natalità ha permesso di accertare la consistenza quantitativa del fenomeno e di segnalare come le imprese spin-off risultano essere una componente significativa dei processi di entrata in quanto rappresentano oltre il 51% della totalità delle società nuove nate nel periodo di riferimento. È opportuno sottolineare inoltre che l'incidenza degli spin-off sul totale delle imprese cessate (59%) appare sensibilmente più elevato dell'analogo rapporto riferito alle imprese sopravvissute. Anche se la limitatezza del campione non consente di trarre conclusioni definitive, tale evidenza sembra comunque indicare che la probabilità di sopravvivenza delle imprese spin-off è minore di quella relativa ad altre forme di entrata. 
Un secondo elemento degno di nota riguarda le dimensioni delle imprese. Come gran parte delle imprese manifatturiere, le imprese spin-off nascono prevalentemente con dimensioni molto contenute. Oltre il 90% dei casi esaminati, infatti, dopo un anno dalla costituzione, è caratterizzato da dimensioni inferiori ai 6 addetti e appena il 7,5% si colloca nella classe tra 6 e 10 addetti. Le imprese che già dalla fase di avvio operano con una struttura relativamente complessa costituiscono, quindi, limitate eccezioni (vedi tab. 1).  
Nella maggioranza dei casi gli spin-off, a loro volta, risultano 'generati' da unità produttive altrettanto modeste (vedi ancora tab. 1). Questa evidenza sembra indicare che nel nostro sistema industriale il processo di filiazione è prevalentemente circoscritto all'interno del segmento delle imprese minori. Questa osservazione deve essere comunque corretta dalla constatazione che un non trascurabile flusso di nuove entranti proviene da imprese medie e in misura minore da unità produttive grandi. Circa un terzo delle imprese esaminate hanno origine infatti in aziende con dimensione superiore ai 20 addetti e un numero più contenuto, ma significativo (il 13%), proviene da imprese che occupano più di 100 addetti. 
In prima approssimazione si può quindi osservare che il fenomeno degli spin-off è la risultante di due processi simultanei: uno derivante da una sorta di mobilità orizzontale che si sviluppa all'interno del comparto delle imprese minori e l'altro che ha origine in una particolare forma di mobilità verticale (discendente) che interessa il segmento delle imprese maggiori. 
L'estrema semplicità della struttura organizzativa iniziale delle imprese in esame è testimoniata dalla coincidenza tra risorse imprenditoriali-gestionali e risorse esecutive. Nella maggioranza dei casi e in particolare nelle imprese molto piccole si rileva, infatti, che il rapporto tra numero dei soci e numero degli addetti si approssima all'unità (vedi tab. 2). Questa evidenza sembra indicare che il modello prevalente di nascita dello spin-off è costituito dalla scelta di cooperazione attuata da pochi soci che si uniscono per dar vita alla nuova iniziativa impegnandosi, poi, direttamente nello svolgimento delle attività produttive e senza assumere inizialmente dipendenti.  
Oltre che dalla semplicità della struttura organizzativa adottata, la diffusione del fenomeno degli spin-off è sicuramente favorito in Italia dalla assenza di rilevanti barriere all'entrata di natura istituzionale e tecnologica che rendono minimo il fabbisogno finanziario iniziale e i costi di ingresso della nuova impresa. Come si può constatare dalla lettura della tab. 3, le spese di avviamento non superano nei due terzi dei casi i 100 milioni e nella quasi totalità delle imprese i 500 milioni. La possibilità di attuare un 'esperimento imprenditoriale' che non richiede la mobilitazione di elevate risorse e non incontra, diversamente da altri paesi, significativi ostacoli di natura istituzionale e regolativa, contribuisce a ridurre il rischio associato all'avvio di una nuova attività e rappresenta quindi un incentivo indiretto all'abbandono dell'impresa originaria. 
Tale incentivo è ulteriormente rafforzato dalla presenza di altrettanto contenute barriere all'uscita. I dati raccolti nella tab. 4 segnalano che il grado di recuperabilità dell'investimento iniziale, se appare relativamente modesto (33,3%) in corrispondenza della classe di spesa di avviamento più bassa (dove peraltro il valore assoluto dell'investimento realizzato è effettivamente molto ridotto), cresce invece in maniera sensibile all'aumentare del livello delle risorse investite tanto da raggiungere nei (pochi) casi di investimenti superiori a 500 milioni un livello superiore al 60%. Sembra quindi in generale che l'eventualità della cessazione dell'attività comporti relativamente contenute penalità finanziarie sia nel caso di contenuti che in quello di più elevati investimenti di costituzione. 

MOTIVAZIONI ALLA COSTITUZIONE 
Nel corso dell'indagine è stato chiesto agli imprenditori intervistati di indicare le motivazioni alla base della decisione di abbandonare l'impresa di origine e di avviare una attività indipendente. L'ordinamento delle motivazioni basato sulla mediana dei punteggi indicati per ogni singolo item è presentato nella tab. 5. 
Le motivazioni collegate a fattori di ordine psicologico (ricerca di autonomia nello svolgimento del lavoro, rifiuto della subordinazione alla gerarchia aziendale) insieme ad aspettative di incrementare il proprio reddito personale si collocano, come nelle attese, nelle prime posizioni dell'ordinamento (con punteggi compresi tra 9 e 6). Sono, questi, elementi già ripetutamente messi in luce da una ampia letteratura sulla neo-imprenditorialità e che verosimilmente non differenziano le imprese spin-off dalle altre modalità di creazione di impresa.  
Con una posizione particolarmente elevata nell'ordinamento si inseriscono la motivazione collegata all'andamento della domanda nel settore nel quale l'impresa ha deciso di entrare (punteggio 7) e l'opportunità di sfruttamento di innovazioni di marketing e di processo (con punteggio 5 e 4). Sempre nell'ambito delle motivazioni collegate all'innovazione si osserva invece una collocazione nettamente inferiore degli obiettivi di sfruttamento di innovazioni di prodotto (punteggio 2). Di particolare rilevanza, anche se con intensità differenziata, risultano le motivazioni derivanti dall'impossibilità o incapacità dell'impresa di origine di valorizzare le competenze interne o di sfruttare le opportunità tecnologiche o di mercato che si presentano nel tempo. La relativa importanza di questo complesso di motivazioni appare coerente con l'ipotesi evoluzionistica che descrive l'impresa come nucleo di competenze fortemente vincolate alla matrice tecnologica iniziale e alle routines consolidate e quindi soggetta al rischio di trascurare opportunità innovative che siano in conflitto o che risultino incompatibili con le attività preesistenti. In questo caso lo spin-off potrebbe essere interpretato come la creazione di un nuovo sistema organizzativo con regole e procedure specifiche in grado di coordinare più efficacemente attività che non possono essere gestite nell'impresa di origine.  
Accanto alle precedenti, anche se con un rilievo minore (punteggio tra 3 e 1), vi è un'ultima categoria di motivazioni che possiamo definire di carattere difensivo. In questo caso la scelta di costituire la nuova unità produttiva sembra dipendere dall'incertezza sul futuro dell'impresa di origine, dal rischio di perdere il posto di lavoro o di vedere compromessa la propria carriera professionale. 

LE IMPRESE DEL SETTORE 
Tra gli obiettivi del presente lavoro una rilevanza particolare ha la valutazione dell'impatto che l'entrata di imprese spin-off esercita sul sistema industriale. Uno dei modi per evidenziare le modificazioni della struttura produttiva indotte dal processo di spin-off consiste nel misurare il grado di differenziazione delle nuove entranti rispetto alle caratteristiche medie delle imprese del settore di ingresso.  
In termini generali si osservano alcuni tratti di differenziazione che sembrano più tipici delle imprese 'giovani' che elementi specifici dello spin off. Possono essere valutati in questo senso il ridotto numero di clienti, le inferiori risorse organizzative, la particolare scarsità delle risorse finanziarie e forse, considerato che le valutazioni espresse hanno come riferimento una fase congiunturale recessiva, il minore livello di profittabilità (vedi tab. 6).  
La diversità relativa delle imprese spin-off si manifesta invece essenzialmente su due piani. Il primo riguarda la politica dell'offerta che si concretizza nell'ampliamento della gamma e dell'innovatività dei prodotti e in una marcata propensione alla personalizzazione della produzione. Il secondo riguarda il contenimento dei costi indiretti (non di produzione) attraverso la compressione dei costi gestionali e amministrativi e dei costi fissi in generale e la ricerca di soluzioni organizzative che implichino non solo ridotti costi di coordinamento interno, ma anche il contenimento delle spese di promozione e commercializzazione. 
È interessante notare come in generale le due tendenze di differenziazione appena descritte siano associate all'impiego di tecnologia di processo sostanzialmente standard, non significativamente più aggiornata o più specializzata di quella utilizzata dalle imprese preesistenti.  
In prima approssimazione si è spinti quindi a concludere che: 
a) la specificità e probabilmente il vantaggio competitivo delle imprese spin-off risiede non tanto nella ricerca di efficienza tecnica, ma nella collocazione della tecnologia di processo disponibile (ordinaria) all'interno di un contesto organizzativo che semplifichi e riduca i costi gestionali e di coordinamento e che consenta quindi la realizzazione sia di beni omogenei che di prodotti differenziati a costi relativamente inferiori a quelli dei concorrenti;  
b) l'impatto complessivo del processo di spin-off sul sistema delle imprese determina, da un lato, l'ampliamento della varietà dell'offerta attraverso beni in parte innovativi o semplicemente personalizzati alle esigenze dell'acquirente e, dall'altro, la riduzione dei costi fissi e quindi il contenimento dei prezzi dei beni immessi sul mercato attraverso la riduzione dei costi di coordinamento che la permanenza delle stesse attività in strutture integrate verticalmente non avrebbe reso possibile.  
Le considerazioni appena esposte risultano ulteriormente rafforzate dalla comparazione dell'impresa spin-off con quella di origine (vedi tab. 7). Le prime rispetto alle seconde risultano relativamente più piccole, con un portafoglio clienti più ridotto e dotate di risorse finanziarie, commerciali e organizzative nettamente inferiori. Presentano comunque una maggiore propensione all'innovazione di prodotto e un orientamento più marcato alla personalizzazione dell'offerta. Le tecnologie di processo anche in questo caso risultano molto simili a quelle dell'impresa di origine: l'indice di disuguaglianza e quello di tendenza relativi al livello di aggiornamento tecnologico e al grado di specializzazione degli impianti segnalano infatti valori tra i più bassi dell'intera serie. Ancora una volta è in relazione alla struttura dei costi che le differenze appaiono più marcate: i costi gestionali e amministrativi, altri costi fissi e quelli di produzione, a cui si aggiunge ora il costo del lavoro, appaiono sensibilmente inferiori a quelli presenti nell'impresa di provenienza. È da notare infine che la riduzione dei costi non determina in ogni caso un livello di profitti comparabile con quello dell'impresa di origine. Questo dato in parte è giustificato da fattori congiunturali e dal già ricordato minore radicamento nel mercato delle imprese giovani, ma per altri versi segnala anche squilibri ed elementi di fragilità che, pur non compromettendo la sopravvivenza dell'impresa, sono comunque presenti in tali iniziative.  

L'EREDITÀ DELL'IMPRESA DI ORIGINE 
Le imprese spin-off si differenziano sensibilmente dall'impresa di provenienza, ma risultano anche profondamente condizionate dalle caratteristiche di quest'ultima, dall'apprendimento che il nuovo imprenditore ha accumulato nell'impresa di origine e dalle relazioni di scambio che si vengono ad instaurare tra le due unità produttive.  
Un primo aspetto del legame 'genetico' tra impresa spin-off e quella di provenienza si manifesta nella scelta del settore di ingresso della nuova impresa. Il processo di spin-off si sviluppa in larga misura, infatti, all'interno dei confini della filiera dell'impresa di origine. Solo il 28,6% delle nuove imprese attua infatti una scelta di diversificazione radicale. La gran parte delle nuove iniziative prende avvio nella filiera di origine divenendo concorrente diretto dell'impresa di origine (47,6% dei casi), sviluppando una attività in un settore contiguo e quindi non entrando in concorrenza diretta con l'impresa di provenienza (39,1% dei casi) oppure diventando suo fornitore (28,6). Talvolta la collocazione dello spin-off è più complessa, dal momento che viene segnalato un numero non trascurabile di casi di concorrente-fornitore o di non concorrente-fornitore dell'impresa di origine. 
Una seconda componente del legame 'genetico' tra spin-off e impresa di origine è costituito dall'apprendimento accumulato dal neo-imprenditore come lavoratore dipendente nell'impresa madre e dall'insieme di informazioni e di opportunità di cui è venuto a conoscenza durante questo periodo.  
Le caratteristiche dell'apprendimento possono essere valutate esaminando la tab. 8 che ordina i singoli aspetti dell'esperienza accumulata secondo la mediana dei punteggi. Le conoscenze riguardanti i processi tecnologici e la formazione tecnica rappresentano gli elementi di maggior rilievo dell'esperienza lavorativa precedente all'avvio delle nuova impresa (punteggi 8 e 7). Immediatamente dopo si individuano tre categorie di competenze con rilevanza intermedia: la prima riguarda la capacità di valutare i rischi e i vantaggi di una nuova iniziativa, l'individuazione di opportunità non sfruttate e la verifica anticipata del progetto imprenditoriale (con punteggi 6 e 5) evidenziando il ruolo dell'impresa di origine come laboratorio di elaborazione e di sperimentazione indiretta dell'idea imprenditoriale. La seconda riguarda l'importanza delle esternalità informative delle quali l'ex-dipendente ha beneficiato (conoscenza del mercato finale e di quello dei beni intermedi, informazioni sulle imprese concorrenti, sviluppo di contatti personali) (punteggi tra 6 e 4). La terza categoria ha come riferimento le competenze gestionali sia di tipo organizzativo che di carattere amministrativo e di promozione e vendita dei prodotti (punteggi tra 6 e 1). Un ultimo insieme di esperienze che presentano una rilevanza nettamente inferiore alle precedenti riguardano la partecipazione a progetti innovativi relativi sia allo sviluppo di nuovi prodotti che alla progettazione di nuovi impianti (punteggi tra 2 e 0). 

UNA TIPOLOGIA DI IMPRESE SPIN-OFF 
Il processo di spin-off non è un fenomeno omogeneo. Se si escludono alcuni aspetti delle motivazioni e dell'esperienza accumulata, che risultano costantemente presenti nella maggioranza delle imprese in esame, molti altri elementi appaiono invece fortemente differenziati da impresa a impresa, tanto da far ritenere che il processo di spin-off non sia riconducibile ad un unico modello, ma in realtà sottintenda distinte tipologie di organizzazione.  
L'impiego di tecniche statistiche di raggruppamento ha consentito di confermare questa ipotesi e di individuare le caratteristiche delle singole tipologie di impresa.  
In questo senso si osserva che imprese raccolte nel gruppo (cluster) 1 evidenziano una forte propensione all'innovazione. Si connotano, infatti, per la rilevanza delle motivazioni di sperimentazione di nuovi processi produttivi, per l'introduzione di nuovi prodotti e per la scarsa attenzione o impossibilità dell'impresa di origine di valorizzare tali opportunità. Appaiono dotate di relativamente elevate risorse interne di progettazione, ma risultano carenti sul piano della commercializzazione. Tendono inoltre ad operare sostenendo costi gestionali e produttivi più elevati della media del settore e dell'impresa di origine. Presentano infine una redditività relativamente elevata. Complessivamente non si differenziano in maniera significativa dall'impresa di origine se non per l'accentuazione della componente innovativa della produzione e per una più estesa gamma dei prodotti offerti.  
La tipologia appena descritta appare coerente con l'ipotesi evoluzionista che collega i processi di spin-off alla difficoltà dell'impresa preesistente nel conservare e valorizzare in forma completa i risultati dei processi di ricerca e di apprendimento a causa di vincoli manageriali o del sistema di routines consolidato, ma forse anche per incompatibilità delle nuove attività con quelle originarie. Le imprese appartenenti alla tipologia innovativa, infine, rappresentano poco più del 15% dei casi esaminati. 
Il secondo cluster, più ampio del precedente (39,3% delle imprese) si caratterizza per la rilevanza delle motivazioni difensive. In questo caso, pur riscontrando una conferma delle ipotesi derivate dai modelli di self-employment, risultano comunque necessarie alcune importanti qualificazioni. L'urgenza di reagire al rischio di veder compromessa la propria carriera professionale o di perdere il posto di lavoro non danno origine ad imprese marginali e con scarse connotazioni specifiche. La forte propensione alla personalizzazione e all'ampliamento della gamma dell'offerta, associata a significativi investimenti organizzativi e di gestione della produzione, indicano lo sviluppo da parte del neo-imprenditore di una strategia deliberata di differenziazione. Inoltre se questo gruppo di imprese, ad esclusione degli elementi appena ricordati, non sembra distinguersi in maniera significativa dalle altre imprese del settore in cui opera, il confronto con l'impresa di origine mette in evidenza un impegno nell'attività di innovazione di prodotto che risulta addirittura superiore a quello delle imprese innovative appartenenti al cluster 1. Risulta quindi verosimile l'ipotesi che per le imprese di questo raggruppamento le motivazioni difensive si coniughino con il tentativo di replicare rivitalizzandolo il modello di impresa da cui provengono, impresa probabilmente soggetta al processo di declino organizzativo e perdita di efficienza che spesso caratterizza le unità produttive più piccole e di più antica costituzione.  
Nel terzo cluster (45,7 dei casi) sono raccolte imprese che hanno origine da unità produttive di dimensioni maggiori e si caratterizzano essenzialmente per due aspetti: la minimizzazione degli investimenti in innovazione e il contenimento dei costi fissi di struttura. Se la propensione ad innovare risulta estremamente ridotta, non si osservano comunque indizi di arretratezza tecnologica: il grado di aggiornamento e di specializzazione degli impianti è infatti sostanzialmente allineato agli standard medi del settore e non risulta inferiore a quello dell'impresa di provenienza. Non si tratta quindi di imprese marginali, quanto piuttosto di una tipologia specifica di organizzazioni che adottano obiettivi di efficienza incentrati essenzialmente sull'abbattimento dei costi indiretti. È possibile quindi collegare questo modello di spin-off ad una variante dell'ipotesi di sfruttamento di economie di specializzazione, che pone l'accento non tanto sulla componente strettamente tecnologica delle curve di costo, ma sulla rilevanza della riduzione dei costi di gestione. È infatti probabile che queste imprese siano semplicemente funzioni di produzione separate dall'impresa di origine per essere collocate in un contesto organizzativo e gestionale in grado, a causa delle dimensioni più ridotte e delle basse spese di coordinamento, di comprimere sensibilmente i costi totali di produzione. L'elevata numerosità delle imprese che sono state classificate in questa tipologia appare in fondo coerente con la presenza di una articolata divisione del lavoro tra imprese che caratterizza la struttura industriale italiana, nella quale la ricerca di efficienza e di competitività si basa in larga misura su un esteso e complesso sistema di relazioni di scambio tra imprese di diverse dimensioni e specializzazione tecnologica.  

LE DIFFICOLTÀ NELLA FASE DI AVVIO 
Un'ampia letteratura ha messo in evidenza come la fase di avvio della nuova iniziativa imprenditoriale rivesta un ruolo di particolare importanza nel condizionare le performance successive e soprattutto la sua stessa continuità nel tempo. Il disegno della ricerca ha previsto quindi di raccogliere informazioni sull'intensità delle difficoltà incontrate dalle imprese neocostituite nei primi tre anni di attività. Limitando l'analisi alle sole imprese sopravvissute, si osserva che gli ostacoli di maggior rilievo incontrati dalle imprese esaminate sono rappresentati non solo dalle consuete difficoltà collegate al razionamento del credito nei confronti delle imprese piccole e di recente costituzione, ma anche dalla scarsità di personale qualificato e dall'insufficienza della redditività (vedi tab. 9). A questi si aggiungono, con un rilievo inferiore ma comunque molto significativo, la scarsa trasparenza dei mercati, la difficoltà ad acquisire reputazione e l'eccessiva instabilità dei mercati. Anche variabili di contesto sembrano avere una rilevanza notevole: lo scarso supporto ricevuto dalle istituzioni e la difficoltà nel reperimento di servizi di consulenza a costi accettabili si collocano in una posizione piuttosto elevata nell'ordinamento generale. Le difficoltà di ordine organizzativo o gli errori di previsione della domanda, inoltre, vengono segnalati dalle imprese intervistate come ostacoli di rilevanza non trascurabile. Nella parte inferiore dell'ordinamento troviamo infine difficoltà collegate al finanziamento dell'attività innovativa, all'insufficienza del sostegno fornito dall'impresa di origine, alla presenza di conflitti tra i soci. In questo caso le misure della varianza indicano che siamo di fronte, non tanto alla scarsa importanza assoluta di tali difficoltà, ma ad una netta dicotomia delle imprese: quelle in cui questi ostacoli hanno avuto una rilevanza nulla e una minoranza che hanno incontrato su questo piano difficoltà molto elevate.  

I FATTORI DI SOPRAVVIVENZA 
Sulla base delle informazioni raccolte sulle imprese attive e su quelle cessate, emerge che la probabilità di sopravvivenza di un'impresa nata da spin-off sembra essere significativamente influenzata da alcune caratteristiche genetiche relative al profilo del neo-imprenditore, alle caratteristiche dell'esperienza maturata nell'impresa d'origine e al rapporto con gli altri soci fondatori (per i dettagli dell'analisi si rinvia ancora una volta ad Arcaini, Arrighetti, Vivarelli 1997). Distintamente, un imprenditore schumpeteriano - che ha l'innovazione tra le proprie spinte motivazionali, che ha maturato esperienza su impianti innovativi e che persegue una crescita basata sull'investimento e sul personale qualificato - ha maggiori chances di sopravvivere alla prova del mercato. Analogamente, un neo-imprenditore con elevato titolo di studio ed una precedente esperienza dirigenziale ha anch'egli maggiori probabilità di sopravvivenza. Al contrario, un'esperienza limitata al comparto della produzione e alle caratteristiche del prodotto non sembra essere di buon auspicio per un nuovo imprenditore. Tra le difficoltà che condizionano la sopravvivenza vanno infine ricordate le erronee aspettative sulla risposta del mercato, sul ruolo delle istituzioni e sull'apporto dei soci. In riferimento a questi ultimi, un elevato numero di soci e i difficili rapporti tra soci sono fattori significativamente correlati con la probabilità di fallimento prematuro. 
La probabilità di sopravvivenza, oltre che sul piano delle caratteristiche genetiche del neo-imprenditore, può essere messa in relazione anche al contesto concorrenziale in cui l'impresa decide di operare e alle modalità attraverso le quali intende confrontarsi con le altre imprese del settore. A questo riguardo emerge, infatti, che: 
a) una eccessiva omologazione dell'impresa spin-off alle caratteristiche dei concorrenti, e di converso una bassa propensione alla differenziazione della propria configurazione strutturale da quella delle altre imprese del settore, accentua sensibilmente la probabilità di espulsione dal mercato; 
b) la scelta di personalizzazione della produzione e un orientamento volto all'aumento della qualità dell'offerta insieme, ancora una volta, all'innovazione di prodotto aumentano le probabilità di sopravvivenza della nuova impresa; 
c) infine la decisione di ingresso attuata con dimensioni inferiori alla media tende ad aggravare il rischio di cessazione. 
L'analisi dei fattori influenti sulla performance dell'impresa spin-off hanno fornito risultati analoghi a quelli della sopravvivenza. La performance, che è stata misurata in termini di profittabilità e di crescita media annua del fatturato e del numero degli addetti, è risultata positivamente influenzata, infatti, da variabili quali la propensione all'innovazione e la posizione lavorativa ricoperta dal neo-imprenditore nell'impresa di origine.  
In conclusione, chi nasce con motivazioni ed attitudini innovative ha maggior probabilità di sopravvivenza e maggior possibilità di successo. Tale relazione risulta significativa in tutte le stime presentate e ci consente di affermare l'importante ruolo del fattore innovazione nel caratterizzare positivamente i fenomeni di demografia imprenditoriale. 
  
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 
Dal complesso delle evidenze esaminate emergono le seguenti valutazioni di sintesi: 
1) i processi di spin-off costituiscono una componente rilevante, probabilmente maggioritaria, del fenomeno di natalità imprenditoriale; 
2) l'esperienza e l'apprendimento accumulato nell'impresa di origine influenzano in modo significativo le scelte tecnologiche, le modalità competitive e le caratteristiche organizzative della nuova impresa; 
3) l'impatto del fenomeno sulla struttura industriale, almeno nella realtà esaminata, si concretizza essenzialmente nell'aumento della differenziazione e personalizzazione dell'offerta, nella specializzazione tecnologica e produttiva delle singole imprese e nella riduzione dei costi di gestione. Meno rilevante, anche se non trascurabile, è il contributo in termini di innovazione di prodotto o di processo; 
4) il fenomeno di spin-off non è riconducibile ad un unico modello interpretativo. Emergono invece differenti tipologie organizzative e comportamentali. Sono individuabili spin-off sorti con la finalità di collocare un particolare processo produttivo in un contesto operativo funzionale alla minimizzazione dei costi indiretti e allo sfruttamento di economie di specializzazione. Altri sono orientati alla valorizzazione di progetti innovativi. Altri ancora nascono per sostituire o affiancare l'impresa di origine superando le deficienze di coordinamento che ne hanno determinato il declino organizzativo e la perdita di efficienza; 
5) oltre due terzi delle imprese in esame non sorgono per contrapporsi sul piano concorrenziale all'impresa di origine. Ne viene rafforzata l'impressione che gran parte della natalità da spin-off non possa essere interpretata nei termini suggeriti dalla letteratura tradizionale sull'entrata nei settori, e cioè come accentuazione dei processi concorrenziali, ma piuttosto come ulteriore estensione delle forme di divisione del lavoro e delle relazioni di scambio tra le imprese; 
6) la nascita di imprese spin-off non appare condizionata da rilevanti barriere all'entrata. Risultano invece significative le barriere alla crescita o comunque al consolidamento dell'iniziativa imprenditoriale derivanti da vincoli gestionali, tecnologici e finanziari che emergono nella fase successiva alla costituzione. Tali vincoli sono all'origine di un tasso di mortalità precoce elevato e probabilmente superiore alla media.  
 
L'articolo è una sintesi di un più ampio saggio a cui si rimanda per una più completa illustrazione della metodologia e per approfondimenti analitici (cfr. Arcaini, Arrighetti, Vivarelli 1997). La ricerca è stata promossa dalla Camera di Commercio di Milano ed è stata realizzata presso l'Ires Lombardia. 

BIBLIOGRAFIA
 

  • Arcaini E., Arrighetti A., Vivarelli M., 1997, Imprese che producono imprese. Motivazioni e fattori influenti sulla formazione di spin-off, Camera di Commercio di Milano, mimeo. 
  • Garvin D.A., 1983, Spin-off and the New Firm Formation Process, California Management Review, Vol XXV, N° 2, pp. 11-32
  • Ito K., 1995, Japanese Spinoffs: Unexplored Survival Strategies, Strategic Management Journal, Vol 16, pp. 431-446
  • Ito K., Rose E., 1994, The Genealogical Structure of Japanese Firms: Parent-Subsidiary Relationships, Strategic Management Journal, Vol. 15, pp. 35-51 
  • Nelson R., Winter S., An Evolutionary Theory of Economic Change, Belknap Press, Cambridge, MA, 1992
  • Richardson G.B., 1972, The Organization of Industry, The Economic Journal, LXXXII. September
  • Stigler G.J., 1951, The Division of Labour is Limited by the Extent of the Market, Journal of Political Economy, 59, pp. 185-193
  • Vivarelli M., 1994, La nascita delle imprese in Italia: teorie e verifiche empiriche, Egea, Milano 
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