Impresa
& Stato n°43
DA IMPRESA NASCE IMPRESA
I processi di
spin-off:
i dati di una
ricerca per comprendere il fenomeno della filiazione imprenditoriale.
di
ELISABETTA
ARCAINI, ALESSANDRO ARRIGHETTI
E MARCO VIVARELLI
Sappiamo
molto, ormai, sulla natalità delle imprese, sulle motivazioni che
spingono il neo-imprenditore a costituire una nuova unità produttiva
e sulle variabili che condizionano la modalità di ingresso nei settori.
Conosciamo molto meno, invece, un aspetto rilevante, soprattutto in Italia,
dei fenomeni di demografia industriale e che è costituito dai processi
di "filiazione" (intenzionale o involontaria) di imprese da parte di altre
imprese.
Si ritiene normalmente,
infatti, che il neo-imprenditore prenda in considerazione nella scelta
di avviare una nuova attività un insieme di parametri (informazioni,
tecnologia, domanda) tratti dal mercato e si trascura, invece, di osservare
che frequentemente il progetto di creazione di una nuova unità produttiva
viene elaborato all'interno di una precedente organizzazione e che il neo-imprenditore
trae dalle conoscenze e dalle esperienze realizzate nell'impresa di origine
incentivi e condizionamenti che influenzeranno in modo rilevante la nascita
e lo sviluppo delle nuove iniziative. Si dimentica, inoltre, che talvolta
proprio le imprese già attive divengono promotrici di nuova imprenditorialità
sollecitando gruppi o singoli dipendenti a costituire unità produttive
autonome che poi rimangono collegate all'impresa di origine attraverso
rapporti commerciali o di fornitura di lungo periodo o attraverso legami
azionari di minoranza.
Una migliore comprensione
dei processi di formazione di nuove imprese richiede, quindi, di porre
in relazione la scelta di fondare una nuova impresa, oltre che alle caratteristiche
personali del nuovo imprenditore e alla struttura del mercato nel quale
la nuova impresa deve entrare, anche all'apprendimento accumulato nella
precedente organizzazione, alle caratteristiche delle imprese 'incubatrici',
ai vantaggi relativi dell'uscita e alla natura delle relazioni che la nuova
unità produttiva intrattiene con quella di origine.
Nella letteratura economica
e sociologica le nuove imprese originate direttamente da unità produttive
preesistenti vengono denominate "spin-off" (tra la relativamente modesta
letteratura su questo tema si veda in particolare Garvin 1983, Ito e Rose
1994, Ito 1995).
Tra i diversi modelli esplicativi
della natalità imprenditoriale tre sembrano particolarmente rilevanti
nell'interpretazione del fenomeno:
a) Il primo ha come riferimento
la ricerca di economie di specializzazione (Cfr. Stigler 1951). In questo
modello la creazione dell'impresa deriva dai vantaggi collegati alla collocazione
di alcune fasi o attività produttive, precedentemente svolte all'interno
di una impresa integrata, in una nuova unità produttiva specializzata,
giuridicamente e tecnicamente distinta dalla prima. I benefici di tale
soluzione consistono nella possibilità di sfruttare economie di
scala che nella precedente configurazione gerarchica non potevano essere
adeguatamente valorizzate a causa della presenza di vincoli o limitazioni
della domanda. L'enucleazione e il trasferimento all'esterno di tale fase
o processo produttivo, la definizione di una nuova struttura di coordinamento
(l'impresa autonoma) e il conseguente ampliamento del mercato potenziale
permettono di aumentare il livello di produzione e di spostare in avanti
la frontiera di efficienza.
b) Una ipotesi interpretativa
parallela a quella appena enunciata deriva dai contributi dell'economia
evoluzionistica, secondo la quale l'impresa è vista come il luogo
di accumulazione di conoscenze il cui sviluppo è condizionato dalla
matrice tecnologica originaria e dall'insieme di routines che vengono adottate
per il coordinamento delle attività (Cfr. Nelson e Winter 1982 e
per alcuni aspetti Richardson 1972). Nel corso della sua evoluzione l'impresa
produce conoscenze e opportunità innovative in eccesso, cioè
superiori a quelle che possono essere valorizzate internamente a causa
della rigidità delle routine o della presenza di vincoli di incompatibilità
con le attività preesistenti. Tali opportunità possono essere
adeguatamente sfruttate solo a condizione di porle all'esterno dei confini
organizzativi iniziali e quindi di inserirle in una nuova impresa. In questo
modello l'impresa originaria è vista come una organizzazione che
produce innovazioni "ridondanti" e come luogo in cui il futuro imprenditore
accumula competenze e risorse conoscitive che potranno essere impiegate
esclusivamente a condizione di utilizzarle in una organizzazione diversa
da quella iniziale.
c) Il terzo modello è
riconducibile all'ipotesi di self-employment. In tale schema è assunto
esplicitamente che il potenziale imprenditore sia un dipendente occupato
in un'impresa attiva che decida di fondare una nuova unità produttiva
dopo aver comparato il reddito atteso da lavoro dipendente con il reddito
atteso (scontato del rischio) da lavoro autonomo (Cfr. Vivarelli 1994).
Rispetto al precedente, in questo modello viene sottolineato come la nascita
dell'impresa può derivare dall'incertezza sulla continuità
del reddito da lavoro dipendente (ristrutturazione e probabilità
di cessazione dell'impresa, possibilità di licenziamento) o da previsioni
insoddisfacenti sulla crescita professionale (limiti allo sviluppo di carriera,
saturazione dei ruoli dirigenziali nell'impresa iniziale, ecc.). La costituzione
di una nuova impresa può quindi essere originata da motivazioni
difensive o assicurative e non può essere sempre associata all'individuazione
di attività innovative o di miglioramento dell'efficienza complessiva
del sistema produttivo. Ciononostante non è escluso che la creazione
di nuove imprese come reazione alle difficoltà congiunturali o al
rischio di licenziamento produca effetti di rivitalizzazione del sistema
produttivo locale, o almeno contribuisca a limitare le conseguenze sociali
della disoccupazione.
LA FASE DI COSTITUZIONE
Le considerazioni appena
sviluppate e una sorta di 'intuizione' sulla consistenza effettiva del
fenomeno hanno sollecitato l'avvio di una indagine empirica diretta ad
analizzare i fattori influenti sulla formazione di spin-off, con particolare
riguardo all'identificazione delle condizioni favorevoli alla creazione
di questo tipo di impresa, alle eventuali barriere specifiche all'entrata
e alle variabili influenti sulle performance e sulla sopravvivenza di tali
imprese nella fase di avvio.
L'indagine è stata
limitata alle imprese del settore manifatturiero localizzate in provincia
di Milano e ha avuto come oggetto un campione casuale di spin-off sorti
nel 1990 e ancora attivi nel 1995 (147 osservazioni) e un campione di spin-off
nati contemporaneamente ai precedenti, ma non sopravvissuti oltre il quinto
anno di attività (50 osservazioni). Ai due campioni è stato
somministrato un questionario strutturato, quanto possibile simile, orientato
a raccogliere informazioni sulle caratteristiche iniziali dell'impresa
di nuova costituzione, sulla rilevanza dell'apprendimento accumulato dal
neo-imprenditore nella precedente esperienza di lavoro dipendente, sulle
caratteristiche dell'impresa di origine e gli ostacoli incontrati dall'impresa
spin-off nel periodo successivo alla costituzione.
Una prima evidenza di notevole
interesse è emersa già nella fase preliminare della rilevazione
statistica. La necessità di distinguere gli spin-off dalle altre
forme di natalità ha permesso di accertare la consistenza quantitativa
del fenomeno e di segnalare come le imprese spin-off risultano essere una
componente significativa dei processi di entrata in quanto rappresentano
oltre il 51% della totalità delle società nuove nate nel
periodo di riferimento. È opportuno sottolineare inoltre che l'incidenza
degli spin-off sul totale delle imprese cessate (59%) appare sensibilmente
più elevato dell'analogo rapporto riferito alle imprese sopravvissute.
Anche se la limitatezza del campione non consente di trarre conclusioni
definitive, tale evidenza sembra comunque indicare che la probabilità
di sopravvivenza delle imprese spin-off è minore di quella relativa
ad altre forme di entrata.
Un secondo elemento degno
di nota riguarda le dimensioni delle imprese. Come gran parte delle imprese
manifatturiere, le imprese spin-off nascono prevalentemente con dimensioni
molto contenute. Oltre il 90% dei casi esaminati, infatti, dopo un anno
dalla costituzione, è caratterizzato da dimensioni inferiori ai
6 addetti e appena il 7,5% si colloca nella classe tra 6 e 10 addetti.
Le imprese che già dalla fase di avvio operano con una struttura
relativamente complessa costituiscono, quindi, limitate eccezioni (vedi
tab. 1).
Nella maggioranza dei casi
gli spin-off, a loro volta, risultano 'generati' da unità produttive
altrettanto modeste (vedi ancora tab. 1). Questa evidenza sembra indicare
che nel nostro sistema industriale il processo di filiazione è prevalentemente
circoscritto all'interno del segmento delle imprese minori. Questa osservazione
deve essere comunque corretta dalla constatazione che un non trascurabile
flusso di nuove entranti proviene da imprese medie e in misura minore da
unità produttive grandi. Circa un terzo delle imprese esaminate
hanno origine infatti in aziende con dimensione superiore ai 20 addetti
e un numero più contenuto, ma significativo (il 13%), proviene da
imprese che occupano più di 100 addetti.
In prima approssimazione
si può quindi osservare che il fenomeno degli spin-off è
la risultante di due processi simultanei: uno derivante da una sorta di
mobilità orizzontale che si sviluppa all'interno del comparto delle
imprese minori e l'altro che ha origine in una particolare forma di mobilità
verticale (discendente) che interessa il segmento delle imprese maggiori.
L'estrema semplicità
della struttura organizzativa iniziale delle imprese in esame è
testimoniata dalla coincidenza tra risorse imprenditoriali-gestionali e
risorse esecutive. Nella maggioranza dei casi e in particolare nelle imprese
molto piccole si rileva, infatti, che il rapporto tra numero dei soci e
numero degli addetti si approssima all'unità (vedi tab. 2). Questa
evidenza sembra indicare che il modello prevalente di nascita dello spin-off
è costituito dalla scelta di cooperazione attuata da pochi soci
che si uniscono per dar vita alla nuova iniziativa impegnandosi, poi, direttamente
nello svolgimento delle attività produttive e senza assumere inizialmente
dipendenti.
Oltre che dalla semplicità
della struttura organizzativa adottata, la diffusione del fenomeno degli
spin-off è sicuramente favorito in Italia dalla assenza di rilevanti
barriere all'entrata di natura istituzionale e tecnologica che rendono
minimo il fabbisogno finanziario iniziale e i costi di ingresso della nuova
impresa. Come si può constatare dalla lettura della tab. 3, le spese
di avviamento non superano nei due terzi dei casi i 100 milioni e nella
quasi totalità delle imprese i 500 milioni. La possibilità
di attuare un 'esperimento imprenditoriale' che non richiede la mobilitazione
di elevate risorse e non incontra, diversamente da altri paesi, significativi
ostacoli di natura istituzionale e regolativa, contribuisce a ridurre il
rischio associato all'avvio di una nuova attività e rappresenta
quindi un incentivo indiretto all'abbandono dell'impresa originaria.
Tale incentivo è
ulteriormente rafforzato dalla presenza di altrettanto contenute barriere
all'uscita. I dati raccolti nella tab. 4 segnalano che il grado di recuperabilità
dell'investimento iniziale, se appare relativamente modesto (33,3%) in
corrispondenza della classe di spesa di avviamento più bassa (dove
peraltro il valore assoluto dell'investimento realizzato è effettivamente
molto ridotto), cresce invece in maniera sensibile all'aumentare del livello
delle risorse investite tanto da raggiungere nei (pochi) casi di investimenti
superiori a 500 milioni un livello superiore al 60%. Sembra quindi in generale
che l'eventualità della cessazione dell'attività comporti
relativamente contenute penalità finanziarie sia nel caso di contenuti
che in quello di più elevati investimenti di costituzione.
MOTIVAZIONI ALLA
COSTITUZIONE
Nel corso dell'indagine
è stato chiesto agli imprenditori intervistati di indicare le motivazioni
alla base della decisione di abbandonare l'impresa di origine e di avviare
una attività indipendente. L'ordinamento delle motivazioni basato
sulla mediana dei punteggi indicati per ogni singolo item è presentato
nella tab. 5.
Le motivazioni collegate
a fattori di ordine psicologico (ricerca di autonomia nello svolgimento
del lavoro, rifiuto della subordinazione alla gerarchia aziendale) insieme
ad aspettative di incrementare il proprio reddito personale si collocano,
come nelle attese, nelle prime posizioni dell'ordinamento (con punteggi
compresi tra 9 e 6). Sono, questi, elementi già ripetutamente messi
in luce da una ampia letteratura sulla neo-imprenditorialità e che
verosimilmente non differenziano le imprese spin-off dalle altre modalità
di creazione di impresa.
Con una posizione particolarmente
elevata nell'ordinamento si inseriscono la motivazione collegata all'andamento
della domanda nel settore nel quale l'impresa ha deciso di entrare (punteggio
7) e l'opportunità di sfruttamento di innovazioni di marketing e
di processo (con punteggio 5 e 4). Sempre nell'ambito delle motivazioni
collegate all'innovazione si osserva invece una collocazione nettamente
inferiore degli obiettivi di sfruttamento di innovazioni di prodotto (punteggio
2). Di particolare rilevanza, anche se con intensità differenziata,
risultano le motivazioni derivanti dall'impossibilità o incapacità
dell'impresa di origine di valorizzare le competenze interne o di sfruttare
le opportunità tecnologiche o di mercato che si presentano nel tempo.
La relativa importanza di questo complesso di motivazioni appare coerente
con l'ipotesi evoluzionistica che descrive l'impresa come nucleo di competenze
fortemente vincolate alla matrice tecnologica iniziale e alle routines
consolidate e quindi soggetta al rischio di trascurare opportunità
innovative che siano in conflitto o che risultino incompatibili con le
attività preesistenti. In questo caso lo spin-off potrebbe essere
interpretato come la creazione di un nuovo sistema organizzativo con regole
e procedure specifiche in grado di coordinare più efficacemente
attività che non possono essere gestite nell'impresa di origine.
Accanto alle precedenti,
anche se con un rilievo minore (punteggio tra 3 e 1), vi è un'ultima
categoria di motivazioni che possiamo definire di carattere difensivo.
In questo caso la scelta di costituire la nuova unità produttiva
sembra dipendere dall'incertezza sul futuro dell'impresa di origine, dal
rischio di perdere il posto di lavoro o di vedere compromessa la propria
carriera professionale.
LE IMPRESE DEL
SETTORE
Tra gli obiettivi del presente
lavoro una rilevanza particolare ha la valutazione dell'impatto che l'entrata
di imprese spin-off esercita sul sistema industriale. Uno dei modi per
evidenziare le modificazioni della struttura produttiva indotte dal processo
di spin-off consiste nel misurare il grado di differenziazione delle nuove
entranti rispetto alle caratteristiche medie delle imprese del settore
di ingresso.
In termini generali si osservano
alcuni tratti di differenziazione che sembrano più tipici delle
imprese 'giovani' che elementi specifici dello spin off. Possono essere
valutati in questo senso il ridotto numero di clienti, le inferiori risorse
organizzative, la particolare scarsità delle risorse finanziarie
e forse, considerato che le valutazioni espresse hanno come riferimento
una fase congiunturale recessiva, il minore livello di profittabilità
(vedi tab. 6).
La diversità relativa
delle imprese spin-off si manifesta invece essenzialmente su due piani.
Il primo riguarda la politica dell'offerta che si concretizza nell'ampliamento
della gamma e dell'innovatività dei prodotti e in una marcata propensione
alla personalizzazione della produzione. Il secondo riguarda il contenimento
dei costi indiretti (non di produzione) attraverso la compressione dei
costi gestionali e amministrativi e dei costi fissi in generale e la ricerca
di soluzioni organizzative che implichino non solo ridotti costi di coordinamento
interno, ma anche il contenimento delle spese di promozione e commercializzazione.
È interessante notare
come in generale le due tendenze di differenziazione appena descritte siano
associate all'impiego di tecnologia di processo sostanzialmente standard,
non significativamente più aggiornata o più specializzata
di quella utilizzata dalle imprese preesistenti.
In prima approssimazione
si è spinti quindi a concludere che:
a) la specificità
e probabilmente il vantaggio competitivo delle imprese spin-off risiede
non tanto nella ricerca di efficienza tecnica, ma nella collocazione della
tecnologia di processo disponibile (ordinaria) all'interno di un contesto
organizzativo che semplifichi e riduca i costi gestionali e di coordinamento
e che consenta quindi la realizzazione sia di beni omogenei che di prodotti
differenziati a costi relativamente inferiori a quelli dei concorrenti;
b) l'impatto complessivo
del processo di spin-off sul sistema delle imprese determina, da un lato,
l'ampliamento della varietà dell'offerta attraverso beni in parte
innovativi o semplicemente personalizzati alle esigenze dell'acquirente
e, dall'altro, la riduzione dei costi fissi e quindi il contenimento dei
prezzi dei beni immessi sul mercato attraverso la riduzione dei costi di
coordinamento che la permanenza delle stesse attività in strutture
integrate verticalmente non avrebbe reso possibile.
Le considerazioni appena
esposte risultano ulteriormente rafforzate dalla comparazione dell'impresa
spin-off con quella di origine (vedi tab. 7). Le prime rispetto alle seconde
risultano relativamente più piccole, con un portafoglio clienti
più ridotto e dotate di risorse finanziarie, commerciali e organizzative
nettamente inferiori. Presentano comunque una maggiore propensione all'innovazione
di prodotto e un orientamento più marcato alla personalizzazione
dell'offerta. Le tecnologie di processo anche in questo caso risultano
molto simili a quelle dell'impresa di origine: l'indice di disuguaglianza
e quello di tendenza relativi al livello di aggiornamento tecnologico e
al grado di specializzazione degli impianti segnalano infatti valori tra
i più bassi dell'intera serie. Ancora una volta è in relazione
alla struttura dei costi che le differenze appaiono più marcate:
i costi gestionali e amministrativi, altri costi fissi e quelli di produzione,
a cui si aggiunge ora il costo del lavoro, appaiono sensibilmente inferiori
a quelli presenti nell'impresa di provenienza. È da notare infine
che la riduzione dei costi non determina in ogni caso un livello di profitti
comparabile con quello dell'impresa di origine. Questo dato in parte è
giustificato da fattori congiunturali e dal già ricordato minore
radicamento nel mercato delle imprese giovani, ma per altri versi segnala
anche squilibri ed elementi di fragilità che, pur non compromettendo
la sopravvivenza dell'impresa, sono comunque presenti in tali iniziative.
L'EREDITÀ
DELL'IMPRESA DI ORIGINE
Le imprese spin-off si differenziano
sensibilmente dall'impresa di provenienza, ma risultano anche profondamente
condizionate dalle caratteristiche di quest'ultima, dall'apprendimento
che il nuovo imprenditore ha accumulato nell'impresa di origine e dalle
relazioni di scambio che si vengono ad instaurare tra le due unità
produttive.
Un primo aspetto del legame
'genetico' tra impresa spin-off e quella di provenienza si manifesta nella
scelta del settore di ingresso della nuova impresa. Il processo di spin-off
si sviluppa in larga misura, infatti, all'interno dei confini della filiera
dell'impresa di origine. Solo il 28,6% delle nuove imprese attua infatti
una scelta di diversificazione radicale. La gran parte delle nuove iniziative
prende avvio nella filiera di origine divenendo concorrente diretto dell'impresa
di origine (47,6% dei casi), sviluppando una attività in un settore
contiguo e quindi non entrando in concorrenza diretta con l'impresa di
provenienza (39,1% dei casi) oppure diventando suo fornitore (28,6). Talvolta
la collocazione dello spin-off è più complessa, dal momento
che viene segnalato un numero non trascurabile di casi di concorrente-fornitore
o di non concorrente-fornitore dell'impresa di origine.
Una seconda componente del
legame 'genetico' tra spin-off e impresa di origine è costituito
dall'apprendimento accumulato dal neo-imprenditore come lavoratore dipendente
nell'impresa madre e dall'insieme di informazioni e di opportunità
di cui è venuto a conoscenza durante questo periodo.
Le caratteristiche dell'apprendimento
possono essere valutate esaminando la tab. 8 che ordina i singoli aspetti
dell'esperienza accumulata secondo la mediana dei punteggi. Le conoscenze
riguardanti i processi tecnologici e la formazione tecnica rappresentano
gli elementi di maggior rilievo dell'esperienza lavorativa precedente all'avvio
delle nuova impresa (punteggi 8 e 7). Immediatamente dopo si individuano
tre categorie di competenze con rilevanza intermedia: la prima riguarda
la capacità di valutare i rischi e i vantaggi di una nuova iniziativa,
l'individuazione di opportunità non sfruttate e la verifica anticipata
del progetto imprenditoriale (con punteggi 6 e 5) evidenziando il ruolo
dell'impresa di origine come laboratorio di elaborazione e di sperimentazione
indiretta dell'idea imprenditoriale. La seconda riguarda l'importanza delle
esternalità informative delle quali l'ex-dipendente ha beneficiato
(conoscenza del mercato finale e di quello dei beni intermedi, informazioni
sulle imprese concorrenti, sviluppo di contatti personali) (punteggi tra
6 e 4). La terza categoria ha come riferimento le competenze gestionali
sia di tipo organizzativo che di carattere amministrativo e di promozione
e vendita dei prodotti (punteggi tra 6 e 1). Un ultimo insieme di esperienze
che presentano una rilevanza nettamente inferiore alle precedenti riguardano
la partecipazione a progetti innovativi relativi sia allo sviluppo di nuovi
prodotti che alla progettazione di nuovi impianti (punteggi tra 2 e 0).
UNA TIPOLOGIA
DI IMPRESE SPIN-OFF
Il processo di spin-off
non è un fenomeno omogeneo. Se si escludono alcuni aspetti delle
motivazioni e dell'esperienza accumulata, che risultano costantemente presenti
nella maggioranza delle imprese in esame, molti altri elementi appaiono
invece fortemente differenziati da impresa a impresa, tanto da far ritenere
che il processo di spin-off non sia riconducibile ad un unico modello,
ma in realtà sottintenda distinte tipologie di organizzazione.
L'impiego di tecniche statistiche
di raggruppamento ha consentito di confermare questa ipotesi e di individuare
le caratteristiche delle singole tipologie di impresa.
In questo senso si osserva
che imprese raccolte nel gruppo (cluster) 1 evidenziano una forte propensione
all'innovazione. Si connotano, infatti, per la rilevanza delle motivazioni
di sperimentazione di nuovi processi produttivi, per l'introduzione di
nuovi prodotti e per la scarsa attenzione o impossibilità dell'impresa
di origine di valorizzare tali opportunità. Appaiono dotate di relativamente
elevate risorse interne di progettazione, ma risultano carenti sul piano
della commercializzazione. Tendono inoltre ad operare sostenendo costi
gestionali e produttivi più elevati della media del settore e dell'impresa
di origine. Presentano infine una redditività relativamente elevata.
Complessivamente non si differenziano in maniera significativa dall'impresa
di origine se non per l'accentuazione della componente innovativa della
produzione e per una più estesa gamma dei prodotti offerti.
La tipologia appena descritta
appare coerente con l'ipotesi evoluzionista che collega i processi di spin-off
alla difficoltà dell'impresa preesistente nel conservare e valorizzare
in forma completa i risultati dei processi di ricerca e di apprendimento
a causa di vincoli manageriali o del sistema di routines consolidato, ma
forse anche per incompatibilità delle nuove attività con
quelle originarie. Le imprese appartenenti alla tipologia innovativa, infine,
rappresentano poco più del 15% dei casi esaminati.
Il secondo cluster, più
ampio del precedente (39,3% delle imprese) si caratterizza per la rilevanza
delle motivazioni difensive. In questo caso, pur riscontrando una conferma
delle ipotesi derivate dai modelli di self-employment, risultano comunque
necessarie alcune importanti qualificazioni. L'urgenza di reagire al rischio
di veder compromessa la propria carriera professionale o di perdere il
posto di lavoro non danno origine ad imprese marginali e con scarse connotazioni
specifiche. La forte propensione alla personalizzazione e all'ampliamento
della gamma dell'offerta, associata a significativi investimenti organizzativi
e di gestione della produzione, indicano lo sviluppo da parte del neo-imprenditore
di una strategia deliberata di differenziazione. Inoltre se questo gruppo
di imprese, ad esclusione degli elementi appena ricordati, non sembra distinguersi
in maniera significativa dalle altre imprese del settore in cui opera,
il confronto con l'impresa di origine mette in evidenza un impegno nell'attività
di innovazione di prodotto che risulta addirittura superiore a quello delle
imprese innovative appartenenti al cluster 1. Risulta quindi verosimile
l'ipotesi che per le imprese di questo raggruppamento le motivazioni difensive
si coniughino con il tentativo di replicare rivitalizzandolo il modello
di impresa da cui provengono, impresa probabilmente soggetta al processo
di declino organizzativo e perdita di efficienza che spesso caratterizza
le unità produttive più piccole e di più antica costituzione.
Nel terzo cluster (45,7
dei casi) sono raccolte imprese che hanno origine da unità produttive
di dimensioni maggiori e si caratterizzano essenzialmente per due aspetti:
la minimizzazione degli investimenti in innovazione e il contenimento dei
costi fissi di struttura. Se la propensione ad innovare risulta estremamente
ridotta, non si osservano comunque indizi di arretratezza tecnologica:
il grado di aggiornamento e di specializzazione degli impianti è
infatti sostanzialmente allineato agli standard medi del settore e non
risulta inferiore a quello dell'impresa di provenienza. Non si tratta quindi
di imprese marginali, quanto piuttosto di una tipologia specifica di organizzazioni
che adottano obiettivi di efficienza incentrati essenzialmente sull'abbattimento
dei costi indiretti. È possibile quindi collegare questo modello
di spin-off ad una variante dell'ipotesi di sfruttamento di economie di
specializzazione, che pone l'accento non tanto sulla componente strettamente
tecnologica delle curve di costo, ma sulla rilevanza della riduzione dei
costi di gestione. È infatti probabile che queste imprese siano
semplicemente funzioni di produzione separate dall'impresa di origine per
essere collocate in un contesto organizzativo e gestionale in grado, a
causa delle dimensioni più ridotte e delle basse spese di coordinamento,
di comprimere sensibilmente i costi totali di produzione. L'elevata numerosità
delle imprese che sono state classificate in questa tipologia appare in
fondo coerente con la presenza di una articolata divisione del lavoro tra
imprese che caratterizza la struttura industriale italiana, nella quale
la ricerca di efficienza e di competitività si basa in larga misura
su un esteso e complesso sistema di relazioni di scambio tra imprese di
diverse dimensioni e specializzazione tecnologica.
LE DIFFICOLTÀ
NELLA FASE DI AVVIO
Un'ampia letteratura ha
messo in evidenza come la fase di avvio della nuova iniziativa imprenditoriale
rivesta un ruolo di particolare importanza nel condizionare le performance
successive e soprattutto la sua stessa continuità nel tempo. Il
disegno della ricerca ha previsto quindi di raccogliere informazioni sull'intensità
delle difficoltà incontrate dalle imprese neocostituite nei primi
tre anni di attività. Limitando l'analisi alle sole imprese sopravvissute,
si osserva che gli ostacoli di maggior rilievo incontrati dalle imprese
esaminate sono rappresentati non solo dalle consuete difficoltà
collegate al razionamento del credito nei confronti delle imprese piccole
e di recente costituzione, ma anche dalla scarsità di personale
qualificato e dall'insufficienza della redditività (vedi tab. 9).
A questi si aggiungono, con un rilievo inferiore ma comunque molto significativo,
la scarsa trasparenza dei mercati, la difficoltà ad acquisire reputazione
e l'eccessiva instabilità dei mercati. Anche variabili di contesto
sembrano avere una rilevanza notevole: lo scarso supporto ricevuto dalle
istituzioni e la difficoltà nel reperimento di servizi di consulenza
a costi accettabili si collocano in una posizione piuttosto elevata nell'ordinamento
generale. Le difficoltà di ordine organizzativo o gli errori di
previsione della domanda, inoltre, vengono segnalati dalle imprese intervistate
come ostacoli di rilevanza non trascurabile. Nella parte inferiore dell'ordinamento
troviamo infine difficoltà collegate al finanziamento dell'attività
innovativa, all'insufficienza del sostegno fornito dall'impresa di origine,
alla presenza di conflitti tra i soci. In questo caso le misure della varianza
indicano che siamo di fronte, non tanto alla scarsa importanza assoluta
di tali difficoltà, ma ad una netta dicotomia delle imprese: quelle
in cui questi ostacoli hanno avuto una rilevanza nulla e una minoranza
che hanno incontrato su questo piano difficoltà molto elevate.
I FATTORI DI SOPRAVVIVENZA
Sulla base delle informazioni
raccolte sulle imprese attive e su quelle cessate, emerge che la probabilità
di sopravvivenza di un'impresa nata da spin-off sembra essere significativamente
influenzata da alcune caratteristiche genetiche relative al profilo del
neo-imprenditore, alle caratteristiche dell'esperienza maturata nell'impresa
d'origine e al rapporto con gli altri soci fondatori (per i dettagli dell'analisi
si rinvia ancora una volta ad Arcaini, Arrighetti, Vivarelli 1997). Distintamente,
un imprenditore schumpeteriano - che ha l'innovazione tra le proprie spinte
motivazionali, che ha maturato esperienza su impianti innovativi e che
persegue una crescita basata sull'investimento e sul personale qualificato
- ha maggiori chances di sopravvivere alla prova del mercato. Analogamente,
un neo-imprenditore con elevato titolo di studio ed una precedente esperienza
dirigenziale ha anch'egli maggiori probabilità di sopravvivenza.
Al contrario, un'esperienza limitata al comparto della produzione e alle
caratteristiche del prodotto non sembra essere di buon auspicio per un
nuovo imprenditore. Tra le difficoltà che condizionano la sopravvivenza
vanno infine ricordate le erronee aspettative sulla risposta del mercato,
sul ruolo delle istituzioni e sull'apporto dei soci. In riferimento a questi
ultimi, un elevato numero di soci e i difficili rapporti tra soci sono
fattori significativamente correlati con la probabilità di fallimento
prematuro.
La probabilità di
sopravvivenza, oltre che sul piano delle caratteristiche genetiche del
neo-imprenditore, può essere messa in relazione anche al contesto
concorrenziale in cui l'impresa decide di operare e alle modalità
attraverso le quali intende confrontarsi con le altre imprese del settore.
A questo riguardo emerge, infatti, che:
a) una eccessiva omologazione
dell'impresa spin-off alle caratteristiche dei concorrenti, e di converso
una bassa propensione alla differenziazione della propria configurazione
strutturale da quella delle altre imprese del settore, accentua sensibilmente
la probabilità di espulsione dal mercato;
b) la scelta di personalizzazione
della produzione e un orientamento volto all'aumento della qualità
dell'offerta insieme, ancora una volta, all'innovazione di prodotto aumentano
le probabilità di sopravvivenza della nuova impresa;
c) infine la decisione di
ingresso attuata con dimensioni inferiori alla media tende ad aggravare
il rischio di cessazione.
L'analisi dei fattori influenti
sulla performance dell'impresa spin-off hanno fornito risultati analoghi
a quelli della sopravvivenza. La performance, che è stata misurata
in termini di profittabilità e di crescita media annua del fatturato
e del numero degli addetti, è risultata positivamente influenzata,
infatti, da variabili quali la propensione all'innovazione e la posizione
lavorativa ricoperta dal neo-imprenditore nell'impresa di origine.
In conclusione, chi nasce
con motivazioni ed attitudini innovative ha maggior probabilità
di sopravvivenza e maggior possibilità di successo. Tale relazione
risulta significativa in tutte le stime presentate e ci consente di affermare
l'importante ruolo del fattore innovazione nel caratterizzare positivamente
i fenomeni di demografia imprenditoriale.
CONSIDERAZIONI
CONCLUSIVE
Dal complesso delle evidenze
esaminate emergono le seguenti valutazioni di sintesi:
1) i processi di spin-off
costituiscono una componente rilevante, probabilmente maggioritaria, del
fenomeno di natalità imprenditoriale;
2) l'esperienza e l'apprendimento
accumulato nell'impresa di origine influenzano in modo significativo le
scelte tecnologiche, le modalità competitive e le caratteristiche
organizzative della nuova impresa;
3) l'impatto del fenomeno
sulla struttura industriale, almeno nella realtà esaminata, si concretizza
essenzialmente nell'aumento della differenziazione e personalizzazione
dell'offerta, nella specializzazione tecnologica e produttiva delle singole
imprese e nella riduzione dei costi di gestione. Meno rilevante, anche
se non trascurabile, è il contributo in termini di innovazione di
prodotto o di processo;
4) il fenomeno di spin-off
non è riconducibile ad un unico modello interpretativo. Emergono
invece differenti tipologie organizzative e comportamentali. Sono individuabili
spin-off sorti con la finalità di collocare un particolare processo
produttivo in un contesto operativo funzionale alla minimizzazione dei
costi indiretti e allo sfruttamento di economie di specializzazione. Altri
sono orientati alla valorizzazione di progetti innovativi. Altri ancora
nascono per sostituire o affiancare l'impresa di origine superando le deficienze
di coordinamento che ne hanno determinato il declino organizzativo e la
perdita di efficienza;
5) oltre due terzi delle
imprese in esame non sorgono per contrapporsi sul piano concorrenziale
all'impresa di origine. Ne viene rafforzata l'impressione che gran parte
della natalità da spin-off non possa essere interpretata nei termini
suggeriti dalla letteratura tradizionale sull'entrata nei settori, e cioè
come accentuazione dei processi concorrenziali, ma piuttosto come ulteriore
estensione delle forme di divisione del lavoro e delle relazioni di scambio
tra le imprese;
6) la nascita di imprese
spin-off non appare condizionata da rilevanti barriere all'entrata. Risultano
invece significative le barriere alla crescita o comunque al consolidamento
dell'iniziativa imprenditoriale derivanti da vincoli gestionali, tecnologici
e finanziari che emergono nella fase successiva alla costituzione. Tali
vincoli sono all'origine di un tasso di mortalità precoce elevato
e probabilmente superiore alla media.
L'articolo è una
sintesi di un più ampio saggio a cui si rimanda per una più
completa illustrazione della metodologia e per approfondimenti analitici
(cfr. Arcaini, Arrighetti, Vivarelli 1997). La ricerca è stata promossa
dalla Camera di Commercio di Milano ed è stata realizzata presso
l'Ires Lombardia.
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Arcaini E., Arrighetti A., Vivarelli
M., 1997, Imprese che producono imprese. Motivazioni e fattori influenti
sulla formazione di spin-off, Camera di Commercio di Milano, mimeo.
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Economy, 59, pp. 185-193
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Vivarelli M., 1994, La nascita
delle imprese in Italia: teorie e verifiche empiriche, Egea, Milano
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