Impresa
& Stato n°43
Rafforzare l'autonomia
delle Camere attraverso gli statuti
di
CARLO
SANGALLI
Il
trasferimento delle funzioni dallo Stato centrale alle Regioni e da queste
agli enti locali, che si sta concretizzando in questi mesi, sta ridisegnando
i livelli di potere. Il primo impegno per le Camere di Commercio è
quello allora di rafforzare il senso dell'autonomia e il profilo istituzionale
dei nostri enti.
Lo statuto deve rappresentare
la carta fondante dell'istituzione del mercato e delle imprese. Il suo
rilievo non è solo quello di organizzare la Camera di Commercio,
ma soprattutto quello di definire concetti come quello di "autonomia funzionale".
A ben considerare, la portata
autonomistica dei nostri statuti è ancora più "forte" rispetto
a quella degli altri enti locali. E ciò non solo per il venire meno
di controlli esterni, come previsto dallo schema di decreto legislativo
di attuazione della Bassanini, ma perché gli statuti delle Camere
di Commercio dovranno essere "per forza" originali, tagliati su ciascuna
realtà economica. In altre parole, lo Statuto del Comune può
essere simile tra città e città, perché riguarda le
persone, "uguali" per definizione. Lo statuto dell'istituzione delle imprese
si occupa invece di due "cittadinanze" certamente differenti, come appunto
i sistemi economico-produttivi propri di ogni provincia.
Bisogna però essere
consapevoli che la forza strategica delle Camere di Commercio in questo
momento non corrisponde pienamente ai processi di ridistribuzione dei poteri
in atto.
La nostra novità
istituzionale, come spesso abbiamo sostenuto, non è solo la recente
individuazione giuridica come autonomie funzionali (un concetto che va
riempito di sostanza, di attività, di presenza, di progetto), ma
è data invece dall'organizzazione in sistema. Ogni Camera può
contare sulla forza propria e sul "sistema" al quale è collegata.
A mio parere questo nostro
essere sistema rischia di essere poco compatibile rispetto ad un'organizzazione
tradizionale per ambiti territoriali, a cannocchiale.
Il "problema" dunque è
quello di avere chiara che questa nostra novità rischia di essere
difficilmente compresa a pieno dal legislatore regionale il quale, in sede
di delega, tenderà a privilegiare gli enti locali territoriali.
La situazione attuale va
affrontata partendo dalle recenti norme che rafforzano l'identità
istituzionale della Camera, a partire dalla Legge di riforma 580/93, dalla
legge "Bassanini 1" e dai decreti di attuazione, dal testo della Bicamerale.
In questo frangente dobbiamo
recuperare la tradizione istituzionale delle Camere di Commercio, insieme
alla nostra naturale attitudine a operare nel territorio ed essere
aperti, al tempo stesso, al rapporto continuo e consolidato con l'estero.
La nostra forza è
proprio quella di dimostrare, giorno per giorno, di saper fare bene - o
di saper far meglio di altre pubbliche amministrazioni - la nostra attività
istituzionale.
Ecco, la nostra "vertenza
politica", per una piena partecipazione in questa stagione di ridistribuzione
di poteri, deve partire da questa raggiunta affidabilità operativa.
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