Parlare del distretto industriale di Lecco significa tracciare
un po' la storia del tessuto industriale della provincia e come
questo tessuto si sia andato modificando, subendo fortissime trasformazioni
che hanno determinato la configurazione ambientale della stessa
provincia. Il territorio di Lecco fin dalle origini si è
caratterizzato per una precoce vocazione manifatturiera concentrata
nella lavorazione della seta e del metallo. Le ragioni erano da
ricercarsi principalmente nella presenza delle materie prime.
Nei primi anni del dopoguerra il territorio imboccò la
strada di uno sviluppo industriale intensivo, caratterizzato dal
moltiplicarsi di iniziative imprenditoriali locali, sulla scia
della ripresa postbellica, tanto che la disponibilità di
molti lavoratori, spesso di maestranze qualificate, e una spiccata
imprenditorialità, anche in settori diversi, costituirono
le premesse per il futuro sviluppo. Vale ricordare che molte
grandi industrie lecchesi nel frattempo si erano trasferite a
Milano, senza peraltro troncare i rapporti con le industrie locali.
Il forte legame con l'ambiente milanese e il conseguente interscambio
di conoscenze, costituì l'occasione per rafforzare e ampliare
iniziative produttive nate sul territorio e per acquisire, con
rapidità, quanto la tecnica offriva, soprattutto nel campo
della metallurgia e della produzione di energia idroelettrica.
Gli anni Cinquanta furono anni di espansione per tutto il sistema
industriale nel suo complesso: la domanda interna ed estera era
in aumento, la pressione concorrenziale non era forte. Lecco godeva
di due vantaggi comparati: il basso costo del lavoro e la notevole
esperienza accumulata nei settori dell'industria del ferro, e
quindi lo sviluppo metalmeccanico poteva essere sostenuto da una
componente imprenditoriale diffusa e spontanea caratterizzata
da soggetti con elevata professionalità e competenza tecnica.
Tale fenomeno interessò tutto il distretto in maniera orizzontale,
determinando la costituzione di una classe imprenditoriale molto
omogenea, sia sotto il profilo generazionale che culturale.
Negli anni successivi si accentuò il declino del settore
tessile, caratterizzato da poche aziende di grandi dimensioni.
Per quanto riguarda il metalmeccanico, invece, vi fu complessivamente
una sostanziale tenuta del settore.
Nel 1965 venne fondato da quindici imprenditori il consorzio Ilexport
di Lecco, il primo consorzio all'esportazione sorto in Italia,
con lo scopo di sviluppare le esportazioni delle piccole e medie
imprese e dell'artigianato.
La situazione di debolezza dell'industria lecchese emerse in tutta
la sua gravità verso la fine degli anni Settanta, contestualmente
alla nascita di un nutrito numero di aziende di medie dimensioni,
capace di fornire una risposta dinamica alle condizioni di instabilità
dei mercati e all'andamento altalenante dell'economia.
Nel primo quinquennio degli anni Ottanta si registrò l'acquisizione
di un nuovo orientamento strategico comune a più aziende
del territorio. All'interno della filiera produttiva - produzione
e prima lavorazione dei metalli, costruzione di prodotti in metallo
e meccanica - si assistette al ridimensionamento selettivo dell'offerta,
con trattenimento, all'interno dell'impresa, delle fasi con maggior
valore aggiunto. L'offerta venne differenziata verso produzioni
di qualità più elevata, e rifocalizzata in ambiti
competitivi meno esposti a fattori di crisi mentre il portafoglio
clienti fu ampliato verso nuovi mercati di sbocco, con il conseguente
aumento della diversificazione dei rischi. Anziché aumentare
le dimensioni delle unità locali si decise di aprire unità
produttive, o filiali all'estero, dando origine a una struttura
a stella, che aveva al centro le funzioni gestionali e di progettazione;
allo stesso tempo si avviò un processo di integrazione
con creazione di società aventi come unico cliente l'azienda
madre.
Il sistema economico produttivo di Lecco costituisce, non da oggi
un polo di assoluto rilievo nel contesto lombardo e dell'intero
Paese. È stato il processo di consolidamento e di diversificazione
della primitiva attività metallurgica verificatosi nel
corso del tempo a rappresentare la premessa necessaria alla nascita
e allo sviluppo del moderno distretto meccanico lecchese.
Lo sviluppo recente vede le aziende stesse continuare ad attivare
tattiche di decentramento e le strutture produttive assumere progressivamente
una nuova configurazione dimensionale. La dimensione media delle
unità locali continua a rimanere più elevata di
quella lombarda, caratterizzando il distretto industriale lecchese
come un sistema a prevalente dimensione media. Aumenta però
l'occupazione nelle classi dimensionali minori, sia per il ridimensionamento
di imprese esistenti sia per il progressivo decentramento di fasi
produttive da parte di grandi imprese. Diminuiscono inoltre gli
occupati nella classe dimensionale "grande" (oltre 500
addetti). Tutto ciò crea le necessarie premesse per realizzare
una nuova capacità competitiva attraverso forme di "cooperazione
intrasettoriale".
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Associazione per la promozione degli insediamenti universitari in provincia di Lecco: denominata ora Univerlecco, nata su iniziativa della Provincia, della Camera di Commercio e delle Associazioni di categoria, ha svolto un ruolo determinante per sostenere il processo di decentramento del Politecnico. Network Occupazione: nato da un accordo di collaborazione tra organizzazioni imprenditoriali, sindacali, Amministrazione provinciale, Camera di Commercio e Agenzia per l'impiego della Lombardia con l'obiettivo di facilitare l'incontro tra domanda e offerta occupazionale. C.I.L. (Centro Innovazione Lecco): società consortile mista promossa da Unioni Industriali, Api, Unioni Artigiani, Camera di Commercio, Comune di Lecco e Amministrazione provinciale con il compito di promuovere la cultura dell'innovazione nelle PMI e nell'artigianato. Una tra le principali modalità, attraverso cui raggiungere lo scopo è senza dubbio la formazione del personale sulle nuove tecnologie e innovazioni di processo e di prodotto. Lariolab: Azienda speciale della Camera di Commercio, è un laboratorio di analisi conto terzi per la certificazione di materie prime, semilavorati e, in generale di tutto quanto occorre a un miglioramento competitivo del distretto industriale. L'impianto multisettoriale di Lariolab attrezzato per le analisi chimico-merceologiche opera in stretta collaborazione con il Centro preparazione materiali del Cnr e con il Politecnico.
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FLESSIBILE E ADATTABILE
L'analisi del processo evolutivo del distretto lecchese consente
di affermare che il sistema locale possiede quella che gli economisti
regionali definiscono capacità di adattamento strategico
al cambiamento. Il superamento di periodi transitori di crisi
è stato possibile attraverso precise scelte imprenditoriali,
caratterizzate da ristrutturazioni e razionalizzazioni produttive
e organizzative, con parziale o totale sostituzione di prodotti,
e comunque con un progressivo aumento di diversificazione.
Tra i processi di trasformazione del fattore capitale bisogna
ricordare: la diffusione di procedure informatizzate di gestione;
l'introduzione di nuove tecniche di progettazione e la standardizzazione
nei prodotti intermedi/componenti; la naturale flessibilità
delle tecnologie di lavorazione Cnc, naturale premessa per l'introduzione
di tecnologie Cad, Cam, Cae ecc. Per quanto riguarda il fattore
lavoro va segnalata la crescita professionale delle risorse umane
progressivamente assorbite dal processo produttivo e la nascita
di un livello di quadri intermedi a forte componente tecnica con
buona autonomia decisionale. È da qui che, con un meccanismo
di gemmazione già ricordato in precedenza provengono i
fondatori di nuove aziende, anche se in numero meno significativo
rispetto agli anni precedenti, a causa di condizioni di mercato
meno favorevoli per l'avvio di iniziative imprenditoriali.
L'avvicendamento generazionale della classe imprenditoriale porta
continuamente al sistema risorse nuove e, normalmente, ben preparate,
con un progressivo spostamento delle competenze dall'area tecnica
a quella gestionale. Il presidio della tecnica ha comunque un
ruolo rilevante ed è affidato a persone di "fiducia"
formate in azienda. Con un meccanismo frequente anche in altre
aree, la proprietà è solitamente detenuta dal gruppo
familiare, con una suddivisione funzionale dei ruoli tra i vari
componenti, sotto l'occhio vigile e attento del presidente e fondatore.
L'andamento dei dati congiunturali provinciali relativi agli
anni Novanta evidenzia un'estrema sensibilità del sistema
locale all'andamento congiunturale nazionale: si osserva infatti,
come negli anni Novanta la crisi sia stata avvertita più
acutamente a livello provinciale prima ancora che essa si manifestasse
a livello nazionale; così come la ripresa ai primi del
'93 è stata avvertita anticipatamente e in modo più
marcato nel lecchese.
Prima di analizzare le caratteristiche del distretto lecchese
sembra opportuno una breve premessa sull'ambiente in cui le imprese
svolgono la loro attività, evidenziando alcuni degli elementi
strutturali della realtà locale.
La provincia di Lecco è costituita da 90 comuni con una
popolazione di oltre 300mila abitanti. La popolazione attiva è
composta complessivamente da 130mila unità. Il buon andamento
dell'economia lecchese nel corso del 1995 non è stato sufficiente
per incidere sui livelli occupazionali. I disoccupati che nell'ultimo
trimestre del 1995 erano in media 5.600 sono passati nel primo
trimestre del 1996 a 6.868 unità e nel secondo trimestre
la quota è salita a 8.104. Le assunzioni che nell'ultimo
trimestre 1995 sono state 3.348, nel secondo trimestre 1996 sono
scese a 2.775. Le imprese iscritte al Registro sono circa 24.000:
vale a dire che vi è un'impresa ogni 13 abitanti, a testimonianza
del buon tessuto imprenditoriale presente in provincia, a queste
bisogna aggiungere circa 5.000 unità tra imprese agricole
e piccoli agricoltori. All'interno dell'industria meccanica lecchese
la parte più considerevole è giocata dalle industrie
per la costruzione di prodotti in metallo, oltre 18.000 addetti
in oltre 2.000 stabilimenti (dati Aspo 1992). Gli altri comparti
significativi sono quelli delle costruzioni e installazioni di
macchine e attrezzature meccaniche con oltre 5.300 addetti in
520 unità locali e quello della costruzione e installazione
di materiale elettrico che conta oltre 5.100 addetti e 390 unità
locali. La presenza industriale è costituita prevalentemente
da unità locali di piccole dimensioni, per i fenomeni del
ridimensionamento di imprese esistenti e del progressivo decentramento
di fasi produttive da parte di grandi imprese. Le unità
produttive con oltre 500 addetti erano soltanto 2 nel 1990 e assorbivano
solo l'1,7 % dell'occupazione totale; viceversa la classe più
piccola, con uno o due addetti, comprende circa il 64 % di tutte
le unità locali (ovvero 12.558).
L'elevato orientamento verso le piccole-medie dimensioni di impresa
ha permesso sia una migliore gestione dei processi produttivi,
sia lo sviluppo di ampie interdipendenze produttive (soprattutto
a livello di sub-fornitura), nonché ha garantito una forte
flessibilità produttiva, che agevola, in tempi brevi, la
modificazione dei livelli produttivi dell'impresa e l'introduzione
di nuovi prodotti. In particolare la tipologia di produzione
ha evidenziato un orientamento verso i prodotti intermedi anziché
verso i prodotti finali. La caratteristica fondamentale resta
comunque quella di perseguire strategie di "nicchia",
operando in mercati specifici e dalle dimensioni quantitative
relativamente ridotte. La concentrazione di piccole imprese, orientate
verso determinati mercati, ha permesso lo sviluppo di un alto
livello di specializzazione produttiva, accompagnato da una forte
conoscenza tecnico-professionale, nell'ambito determinato. Per
questo si è potuto giungere a un risultato di alta qualità,
frutto di un elevato grado di attenzione per specifici problemi
tecnici.
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Per supportare la competitività delle aziende del distretto, sono stati elaborati dei progetti (in corso di attuazione), cui partecipano - sia in termini progettuali che finanziari - Enti pubblici (Regione Lombardia, Camera di Commercio) e privati (associazioni imprenditoriali, aziende). Le linee di intervento prioritarie sono le seguenti:
1) Sperimentazione di nuove tecnologie-trasferimento tecnologico.
2) Potenziamento dei centri servizi (CIL, Network occupazione,
Lariolab).
3) Immagine del territorio
4) Qualità e impatto ambientale
5) Formazione
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HIGH TECH ANCHE NELLE PICCOLE IMPRESE
Un discorso a parte va fatto per la quantità certificata:
in questo campo si è solo all'inizio di un fenomeno di
trasformazione culturale che, con meccanismo a cascata, ha interessato
dapprima le aziende di grandi dimensioni e con prodotti molto
specialistici, ora si va estendendo al mondo della sub-fornitura,
caratterizzata da realtà medio-piccole e, soprattutto,
imprese artigiane.
Il successo del distretto è stato determinato molto dalla
qualità del prodotto raggiunto sia grazie alla spinta alla
specializzazione, sia grazie a tecniche produttive particolarmente
avanzate. La specializzazione ha permesso di sviluppare numerosi
comparti produttivi all'interno di settori e, conseguentemente,
ha dato l'opportunità di ridurre la competizione con altre
imprese locali.
La produzione del distretto industriale di Lecco ha potuto svilupparsi
in specifici "poli", così da individuare aree
di specializzazione: l'area della trafileria (Lecco), l'area dei
prodotti forgiati e trafilati (Meratese), l'area della produzione
delle macchine tessili (Brianza oggionese), l'area del motociclo
(Lungolago), l'area della coltelleria e delle forbici (Premana),
le minuterie metalliche, la componentistica per il settore auto
eccetera.
Grazie anche al grande contributo dell'innovazione, che va intesa
come capacità di trovare nuove soluzioni che coinvolge
l'intero sistema aziendale locale, i risultati conseguiti sono
sicuramente significativi: sul totale delle esportazioni della
provincia di Lecco, il 56 % proviene dai diversi prodotti dei
comparti metalmeccanici con un valore che ha raggiunto nel primo
trimestre del 1996 quota 840 miliardi di lire. E tra i mercati
di sbocco, dopo Germania, Francia, Svizzera - che costituiscono
le aree di maggior penetrazione dei prodotti lecchesi - vanno
annoverati anche diversi Paesi dell'area mediterranea.
Le imprese operanti in settori tradizionali svolgono sostanzialmente
innovazione di processo più che di prodotto, attraverso
l'introduzione di nuovi macchinari e l'automazione del lavoro.
L'innovazione di prodotto è orientata a un aumento di qualità
e di affidabilità. La crescente interazione tra fornitore
e cliente favorisce una cooperazione stretta tra Pmi e grandi
aziende con un travaso di conoscenze reciproche e una rapida diffusione
di innovazione nell'ambito della fileria produttiva. Al contrario,
la mancanza di contatti con il consumatore finale, non sempre
consente una visione netta delle esigenze del mercato e si traduce
con un rallentamento del grado di innovazione del "sub-fornitore",
più motivato a recuperi in termini di produttività
e al contenimento dei costi. Si sta inoltre formando un gruppo
intermedio di piccole imprese nei settori ad alta tecnologia (principalmente
nel settore elettronico, del software e dei servizi) e
piccole e medie imprese produttrici di beni strumentali (in particolare
macchine utensili e robotica). Queste imprese sono strettamente
collegate a grandi imprese che svolgono R&S; la loro attività
spesso si concretizza nell'integrazione di componenti e servizi
per soddisfare richieste specifiche di utilizzatori finali.
Sono queste, infatti, le imprese nate da spin-off, cioè
fondate da ingegneri, tecnici, o ricercatori provenienti da grandi
imprese o da centri di ricerca. Queste imprese generalmente mantengono
stretti contatti con le università e con altri centri di
ricerca. Nonostante in esse l'impiego di laboratori formali di
R&S sia nel complesso piuttosto limitato, l'interazione produttore-utilizzatore
e le capacità ingegneristiche le rendono ideali per lo
sviluppo tecnologico.
Ma sono sicuramente le imprese artigiane che nel distretto hanno
svolto un ruolo significativo: la loro consistenza complessiva
è di oltre 9.600 (dati al 31/12/95 - Albo Imprese) e per
la zona di Lecco rappresentano il 37 % circa di tutte le iscrizioni
al Registro Imprese (dati al 31/12/95). Spicca soprattutto la
differenza di attività artigiane metalmeccaniche esistente
tra la provincia lecchese e comasca: il 22,5 % a Lecco e il 12,6
% per la zona di Como.
Le aziende artigiane sono diffuse nel territorio senza soluzione
di continuità, anche se possono essere rilevate nelle concentrazioni
locali a elevata specializzazione produttiva; ad esempio, nella
parte meridionale della provincia, vi è una consistenza
decisa di attività metalmeccaniche. Nel distretto metalmeccanico
di Lecco l'attenzione all'innovazione di processo è superiore
rispetto alla media nazionale come testimonia la presenza di quel
complesso di iniziative conosciute sotto la denominazione di Progetto
Lecco; un piano articolato di iniziative - progettate dalle associazioni
imprenditoriali, con la collaborazione della Camera di Commercio
e delle altre istituzioni territoriali - che persegue l'intento
di sviluppare le strutture scientifiche e tecniche idonee a sostenere,
insieme a Università e Cnr, la crescita della società
industriale lecchese.
In questi dieci anni sono sorti a Lecco, in sinergia tra pubblico
e
privato, laboratori di ricerca, centri di innovazione e di studio,
il polo
universitario, e sono stati portati avanti progetti comuni per
adeguare le
infrastrutture necessarie.