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Impresa & Stato n°35

IL DISTRETTO MECCANICO
DI LECCO

I progetti per supportare la competitività del distretto meccanico lecchese.
Il ruolo degli enti locali, della C.d.C., delle associazioni.

di
VICO VALASSI

Parlare del distretto industriale di Lecco significa tracciare un po' la storia del tessuto industriale della provincia e come questo tessuto si sia andato modificando, subendo fortissime trasformazioni che hanno determinato la configurazione ambientale della stessa provincia. Il territorio di Lecco fin dalle origini si è caratterizzato per una precoce vocazione manifatturiera concentrata nella lavorazione della seta e del metallo. Le ragioni erano da ricercarsi principalmente nella presenza delle materie prime.
Nei primi anni del dopoguerra il territorio imboccò la strada di uno sviluppo industriale intensivo, caratterizzato dal moltiplicarsi di iniziative imprenditoriali locali, sulla scia della ripresa postbellica, tanto che la disponibilità di molti lavoratori, spesso di maestranze qualificate, e una spiccata imprenditorialità, anche in settori diversi, costituirono le premesse per il futuro sviluppo. Vale ricordare che molte grandi industrie lecchesi nel frattempo si erano trasferite a Milano, senza peraltro troncare i rapporti con le industrie locali. Il forte legame con l'ambiente milanese e il conseguente interscambio di conoscenze, costituì l'occasione per rafforzare e ampliare iniziative produttive nate sul territorio e per acquisire, con rapidità, quanto la tecnica offriva, soprattutto nel campo della metallurgia e della produzione di energia idroelettrica. Gli anni Cinquanta furono anni di espansione per tutto il sistema industriale nel suo complesso: la domanda interna ed estera era in aumento, la pressione concorrenziale non era forte. Lecco godeva di due vantaggi comparati: il basso costo del lavoro e la notevole esperienza accumulata nei settori dell'industria del ferro, e quindi lo sviluppo metalmeccanico poteva essere sostenuto da una componente imprenditoriale diffusa e spontanea caratterizzata da soggetti con elevata professionalità e competenza tecnica. Tale fenomeno interessò tutto il distretto in maniera orizzontale, determinando la costituzione di una classe imprenditoriale molto omogenea, sia sotto il profilo generazionale che culturale.
Negli anni successivi si accentuò il declino del settore tessile, caratterizzato da poche aziende di grandi dimensioni. Per quanto riguarda il metalmeccanico, invece, vi fu complessivamente una sostanziale tenuta del settore.
Nel 1965 venne fondato da quindici imprenditori il consorzio Ilexport di Lecco, il primo consorzio all'esportazione sorto in Italia, con lo scopo di sviluppare le esportazioni delle piccole e medie imprese e dell'artigianato.
La situazione di debolezza dell'industria lecchese emerse in tutta la sua gravità verso la fine degli anni Settanta, contestualmente alla nascita di un nutrito numero di aziende di medie dimensioni, capace di fornire una risposta dinamica alle condizioni di instabilità dei mercati e all'andamento altalenante dell'economia.
Nel primo quinquennio degli anni Ottanta si registrò l'acquisizione di un nuovo orientamento strategico comune a più aziende del territorio. All'interno della filiera produttiva - produzione e prima lavorazione dei metalli, costruzione di prodotti in metallo e meccanica - si assistette al ridimensionamento selettivo dell'offerta, con trattenimento, all'interno dell'impresa, delle fasi con maggior valore aggiunto. L'offerta venne differenziata verso produzioni di qualità più elevata, e rifocalizzata in ambiti competitivi meno esposti a fattori di crisi mentre il portafoglio clienti fu ampliato verso nuovi mercati di sbocco, con il conseguente aumento della diversificazione dei rischi. Anziché aumentare le dimensioni delle unità locali si decise di aprire unità produttive, o filiali all'estero, dando origine a una struttura a stella, che aveva al centro le funzioni gestionali e di progettazione; allo stesso tempo si avviò un processo di integrazione con creazione di società aventi come unico cliente l'azienda madre.
Il sistema economico produttivo di Lecco costituisce, non da oggi un polo di assoluto rilievo nel contesto lombardo e dell'intero Paese. È stato il processo di consolidamento e di diversificazione della primitiva attività metallurgica verificatosi nel corso del tempo a rappresentare la premessa necessaria alla nascita e allo sviluppo del moderno distretto meccanico lecchese.
Lo sviluppo recente vede le aziende stesse continuare ad attivare tattiche di decentramento e le strutture produttive assumere progressivamente una nuova configurazione dimensionale. La dimensione media delle unità locali continua a rimanere più elevata di quella lombarda, caratterizzando il distretto industriale lecchese come un sistema a prevalente dimensione media. Aumenta però l'occupazione nelle classi dimensionali minori, sia per il ridimensionamento di imprese esistenti sia per il progressivo decentramento di fasi produttive da parte di grandi imprese. Diminuiscono inoltre gli occupati nella classe dimensionale "grande" (oltre 500 addetti). Tutto ciò crea le necessarie premesse per realizzare una nuova capacità competitiva attraverso forme di "cooperazione intrasettoriale".


LE INIZIATIVE DI PROGETTO LECCO


Associazione per la promozione degli insediamenti universitari in provincia di Lecco: denominata ora Univerlecco, nata su iniziativa della Provincia, della Camera di Commercio e delle Associazioni di categoria, ha svolto un ruolo determinante per sostenere il processo di decentramento del Politecnico.
Network Occupazione: nato da un accordo di collaborazione tra organizzazioni imprenditoriali, sindacali, Amministrazione provinciale, Camera di Commercio e Agenzia per l'impiego della Lombardia con l'obiettivo di facilitare l'incontro tra domanda e offerta occupazionale.
C.I.L. (Centro Innovazione Lecco): società consortile mista promossa da Unioni Industriali, Api, Unioni Artigiani, Camera di Commercio, Comune di Lecco e Amministrazione provinciale con il compito di promuovere la cultura dell'innovazione nelle PMI e nell'artigianato. Una tra le principali modalità, attraverso cui raggiungere lo scopo è senza dubbio la formazione del personale sulle nuove tecnologie e innovazioni di processo e di prodotto.
Lariolab: Azienda speciale della Camera di Commercio, è un laboratorio di analisi conto terzi per la certificazione di materie prime, semilavorati e, in generale di tutto quanto occorre a un miglioramento competitivo del distretto industriale. L'impianto multisettoriale di Lariolab attrezzato per le analisi chimico-merceologiche opera in stretta collaborazione con il Centro preparazione materiali del Cnr e con il Politecnico.


FLESSIBILE E ADATTABILE
L'analisi del processo evolutivo del distretto lecchese consente di affermare che il sistema locale possiede quella che gli economisti regionali definiscono capacità di adattamento strategico al cambiamento. Il superamento di periodi transitori di crisi è stato possibile attraverso precise scelte imprenditoriali, caratterizzate da ristrutturazioni e razionalizzazioni produttive e organizzative, con parziale o totale sostituzione di prodotti, e comunque con un progressivo aumento di diversificazione.
Tra i processi di trasformazione del fattore capitale bisogna ricordare: la diffusione di procedure informatizzate di gestione; l'introduzione di nuove tecniche di progettazione e la standardizzazione nei prodotti intermedi/componenti; la naturale flessibilità delle tecnologie di lavorazione Cnc, naturale premessa per l'introduzione di tecnologie Cad, Cam, Cae ecc. Per quanto riguarda il fattore lavoro va segnalata la crescita professionale delle risorse umane progressivamente assorbite dal processo produttivo e la nascita di un livello di quadri intermedi a forte componente tecnica con buona autonomia decisionale. È da qui che, con un meccanismo di gemmazione già ricordato in precedenza provengono i fondatori di nuove aziende, anche se in numero meno significativo rispetto agli anni precedenti, a causa di condizioni di mercato meno favorevoli per l'avvio di iniziative imprenditoriali.
L'avvicendamento generazionale della classe imprenditoriale porta continuamente al sistema risorse nuove e, normalmente, ben preparate, con un progressivo spostamento delle competenze dall'area tecnica a quella gestionale. Il presidio della tecnica ha comunque un ruolo rilevante ed è affidato a persone di "fiducia" formate in azienda. Con un meccanismo frequente anche in altre aree, la proprietà è solitamente detenuta dal gruppo familiare, con una suddivisione funzionale dei ruoli tra i vari componenti, sotto l'occhio vigile e attento del presidente e fondatore. L'andamento dei dati congiunturali provinciali relativi agli anni Novanta evidenzia un'estrema sensibilità del sistema locale all'andamento congiunturale nazionale: si osserva infatti, come negli anni Novanta la crisi sia stata avvertita più acutamente a livello provinciale prima ancora che essa si manifestasse a livello nazionale; così come la ripresa ai primi del '93 è stata avvertita anticipatamente e in modo più marcato nel lecchese.
Prima di analizzare le caratteristiche del distretto lecchese sembra opportuno una breve premessa sull'ambiente in cui le imprese svolgono la loro attività, evidenziando alcuni degli elementi strutturali della realtà locale.
La provincia di Lecco è costituita da 90 comuni con una popolazione di oltre 300mila abitanti. La popolazione attiva è composta complessivamente da 130mila unità. Il buon andamento dell'economia lecchese nel corso del 1995 non è stato sufficiente per incidere sui livelli occupazionali. I disoccupati che nell'ultimo trimestre del 1995 erano in media 5.600 sono passati nel primo trimestre del 1996 a 6.868 unità e nel secondo trimestre la quota è salita a 8.104. Le assunzioni che nell'ultimo trimestre 1995 sono state 3.348, nel secondo trimestre 1996 sono scese a 2.775. Le imprese iscritte al Registro sono circa 24.000: vale a dire che vi è un'impresa ogni 13 abitanti, a testimonianza del buon tessuto imprenditoriale presente in provincia, a queste bisogna aggiungere circa 5.000 unità tra imprese agricole e piccoli agricoltori. All'interno dell'industria meccanica lecchese la parte più considerevole è giocata dalle industrie per la costruzione di prodotti in metallo, oltre 18.000 addetti in oltre 2.000 stabilimenti (dati Aspo 1992). Gli altri comparti significativi sono quelli delle costruzioni e installazioni di macchine e attrezzature meccaniche con oltre 5.300 addetti in 520 unità locali e quello della costruzione e installazione di materiale elettrico che conta oltre 5.100 addetti e 390 unità locali. La presenza industriale è costituita prevalentemente da unità locali di piccole dimensioni, per i fenomeni del ridimensionamento di imprese esistenti e del progressivo decentramento di fasi produttive da parte di grandi imprese. Le unità produttive con oltre 500 addetti erano soltanto 2 nel 1990 e assorbivano solo l'1,7 % dell'occupazione totale; viceversa la classe più piccola, con uno o due addetti, comprende circa il 64 % di tutte le unità locali (ovvero 12.558).
L'elevato orientamento verso le piccole-medie dimensioni di impresa ha permesso sia una migliore gestione dei processi produttivi, sia lo sviluppo di ampie interdipendenze produttive (soprattutto a livello di sub-fornitura), nonché ha garantito una forte flessibilità produttiva, che agevola, in tempi brevi, la modificazione dei livelli produttivi dell'impresa e l'introduzione di nuovi prodotti. In particolare la tipologia di produzione ha evidenziato un orientamento verso i prodotti intermedi anziché verso i prodotti finali. La caratteristica fondamentale resta comunque quella di perseguire strategie di "nicchia", operando in mercati specifici e dalle dimensioni quantitative relativamente ridotte. La concentrazione di piccole imprese, orientate verso determinati mercati, ha permesso lo sviluppo di un alto livello di specializzazione produttiva, accompagnato da una forte conoscenza tecnico-professionale, nell'ambito determinato. Per questo si è potuto giungere a un risultato di alta qualità, frutto di un elevato grado di attenzione per specifici problemi tecnici.


PROGETTI PER LA COMPETITIVITA' DEL DISTRETTO MECCANICO DI LECCO


Per supportare la competitività delle aziende del distretto, sono stati elaborati dei progetti (in corso di attuazione), cui partecipano - sia in termini progettuali che finanziari - Enti pubblici (Regione Lombardia, Camera di Commercio) e privati (associazioni imprenditoriali, aziende). Le linee di intervento prioritarie sono le seguenti:

1) Sperimentazione di nuove tecnologie-trasferimento tecnologico.
L'obiettivo è la sperimentazione di nuove tecnologie con la disponibilità di attrezzature presso un'area comune a più imprese, ove sia possibile sviluppare delle esperienze. Lo strumento individuato è il cosiddetto demo-center, un'area di sperimentazione in officina dove alcune tecnologie, di particolare interesse per una filiera del territorio, sono disponibili per:
- installazione produttiva integrata;
- valutazione durante l'uso-learning by doing;
- addestramento-training on the job;
- industrializzazione del processo-avviamento in azienda.

2) Potenziamento dei centri servizi (CIL, Network occupazione, Lariolab).
L'elemento principale per consentire un processo di diffusione e aggiornamento delle opzioni tecnologiche è la costante interazione con i centri servizi del territorio in grado di realizzare per l'azienda tutte le azioni di R&S e innalzare così il tasso di innovazione nei prodotti e nei processi.
La presenza sul territorio di un'ampia e articolata infrastruttura tecnologica, cioè di una rete di organismi a partecipazione mista pubblico-privato operanti conto terzi per l'assistenza tecnica e servizi scientifici, rappresenta un traguardo fondamentale.

3) Immagine del territorio
L'obiettivo è quello di realizzare un'azione di marketing territoriale, che determini nel potenziale cliente la consapevolezza che la residenza nel distretto non sia un fatto marginale, ma in qualche misura contribuisce alla qualità finale della produzione.
Numerose sono le aziende che possono avere un beneficio di immagine quando collocate entro un'area ad alta concentrazione tecnologica, esistente di fatto ma non riconosciuta.
Si vuole aumentare la presenza e la visibilità di un settore attraverso un'attività di comunicazione integrata, atta a valorizzare le competenze professionali delle singole aziende, per recuperare posizioni verso potenziali clienti e aumentare la quota di mercato in aree critiche. Altro obiettivo di primaria importanza è il recupero di attrattività del settore verso possibili addetti, tramite un maggior impatto sulle famiglie e il mondo della scuola. Tutto ciò per far fronte alla costante penuria di manodopera specializzata, lamentata dalle imprese del distretto. Tale obiettivo potrà essere raggiunto mediante la creazione e la gestione di immagine vincente di area con iniziative atte a riposizionare l'immagine dei settori produttivi nei confronti del territorio, attraverso una comunicazione interna che renda note le concrete opportunità di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, recuperando il tradizionale radicamento alla tradizione industriale del territorio.

4) Qualità e impatto ambientale
In Europa e in Italia è sempre più vivo l'interesse della pubblica opinione verso le problematiche di impatto delle imprese sull'ambiente. In futuro le aziende saranno giudicate anche da un corretto modo di utilizzo dell'ambiente e della adozione di tecnologie - "a basso impatto"- nel processo di produzione. La UE, già da tempo opera in questa direzione attraverso la definizione di alcuni regolamenti in grado di realizzare un sistema di controllo sulle aziende a tutela della popolazione. Numerosi sono i settori che saranno interessati dalle nuove normative UE, in particolare sul territorio vi è la presenza di numerose aziende di galvanica caratterizzate da una notevole produzione di scarichi ad alto indice di rischiosità per l'ambiente. Inoltre, tutti i processi di pulitura dei semilavorati metallici implicano l'uso di acidi e solventi, con i successivi problemi di smaltimento.
La presenza di una elevata concentrazione di aziende manifatturiere determina la generazione di rifiuti industriali che indipendentemente dal livello di tossicità, devono essere distrutti, smaltiti o riciclati. Il trasporto degli stessi dalle unità produttive ai centri di raccolta, lo stoccaggio preliminare in un' azienda sono fasi estremamente rischiose e con un alto rischio di impatto ambientale.

5) Formazione
Lo sviluppo delle aziende implica l'esigenza di notevoli competenze, pesanti investimenti e opportuna pianificazione del percorso formativo. Il piccolo imprenditore ha imparato facendo: dalla formazione, quindi, si aspetta risposte precise, vuole casi concreti e testimonianze dirette. Lo schema di una possibile formazione ad hoc ritagliata sulle necessità delle Pmi prende l'avvio da una approfondita analisi dei suoi bisogni, spesso inespressi ma non per questo meno importanti. Una variabile critica per la piccola media impresa è il fattore tempo: la capacità di adattamento in un tempo reale alle nuove situazioni è in molti casi un elemento di successo, quando addirittura non determina la capacità di sopravvivenza dell'azienda stessa. La formazione non ha mai preso questi fattori in considerazione, cercando di rimodellare l'imprenditore su dei valori che non sono, ovviamente condivisi.
Per raggiungere questo obiettivo, dunque, le Pmi devono rendere esplicite le proprie richieste, mentre il mondo della formazione deve essere più ricettivo alle nuove esigenze sviluppando adeguati percorsi formativi, una più approfondita conoscenza della complessa realtà produttiva potrà consentire una personalizzazione a livello settoriale e interventi direttamente sull'azienda.
L'impresa è chiamata a svolgere una funzione permanente di crescita formativa dei propri tecnici e quadri. E proprio le Pmi, sfruttando appieno la loro flessibilità hanno le caratteristiche per porsi all'avanguardia, diventando i laboratori in cui sperimentare nuove strategie e nuovi modi di fare formazione.


HIGH TECH ANCHE NELLE PICCOLE IMPRESE
Un discorso a parte va fatto per la quantità certificata: in questo campo si è solo all'inizio di un fenomeno di trasformazione culturale che, con meccanismo a cascata, ha interessato dapprima le aziende di grandi dimensioni e con prodotti molto specialistici, ora si va estendendo al mondo della sub-fornitura, caratterizzata da realtà medio-piccole e, soprattutto, imprese artigiane.
Il successo del distretto è stato determinato molto dalla qualità del prodotto raggiunto sia grazie alla spinta alla specializzazione, sia grazie a tecniche produttive particolarmente avanzate. La specializzazione ha permesso di sviluppare numerosi comparti produttivi all'interno di settori e, conseguentemente, ha dato l'opportunità di ridurre la competizione con altre imprese locali.
La produzione del distretto industriale di Lecco ha potuto svilupparsi in specifici "poli", così da individuare aree di specializzazione: l'area della trafileria (Lecco), l'area dei prodotti forgiati e trafilati (Meratese), l'area della produzione delle macchine tessili (Brianza oggionese), l'area del motociclo (Lungolago), l'area della coltelleria e delle forbici (Premana), le minuterie metalliche, la componentistica per il settore auto eccetera.
Grazie anche al grande contributo dell'innovazione, che va intesa come capacità di trovare nuove soluzioni che coinvolge l'intero sistema aziendale locale, i risultati conseguiti sono sicuramente significativi: sul totale delle esportazioni della provincia di Lecco, il 56 % proviene dai diversi prodotti dei comparti metalmeccanici con un valore che ha raggiunto nel primo trimestre del 1996 quota 840 miliardi di lire. E tra i mercati di sbocco, dopo Germania, Francia, Svizzera - che costituiscono le aree di maggior penetrazione dei prodotti lecchesi - vanno annoverati anche diversi Paesi dell'area mediterranea.
Le imprese operanti in settori tradizionali svolgono sostanzialmente innovazione di processo più che di prodotto, attraverso l'introduzione di nuovi macchinari e l'automazione del lavoro. L'innovazione di prodotto è orientata a un aumento di qualità e di affidabilità. La crescente interazione tra fornitore e cliente favorisce una cooperazione stretta tra Pmi e grandi aziende con un travaso di conoscenze reciproche e una rapida diffusione di innovazione nell'ambito della fileria produttiva. Al contrario, la mancanza di contatti con il consumatore finale, non sempre consente una visione netta delle esigenze del mercato e si traduce con un rallentamento del grado di innovazione del "sub-fornitore", più motivato a recuperi in termini di produttività e al contenimento dei costi. Si sta inoltre formando un gruppo intermedio di piccole imprese nei settori ad alta tecnologia (principalmente nel settore elettronico, del software e dei servizi) e piccole e medie imprese produttrici di beni strumentali (in particolare macchine utensili e robotica). Queste imprese sono strettamente collegate a grandi imprese che svolgono R&S; la loro attività spesso si concretizza nell'integrazione di componenti e servizi per soddisfare richieste specifiche di utilizzatori finali.
Sono queste, infatti, le imprese nate da spin-off, cioè fondate da ingegneri, tecnici, o ricercatori provenienti da grandi imprese o da centri di ricerca. Queste imprese generalmente mantengono stretti contatti con le università e con altri centri di ricerca. Nonostante in esse l'impiego di laboratori formali di R&S sia nel complesso piuttosto limitato, l'interazione produttore-utilizzatore e le capacità ingegneristiche le rendono ideali per lo sviluppo tecnologico.
Ma sono sicuramente le imprese artigiane che nel distretto hanno svolto un ruolo significativo: la loro consistenza complessiva è di oltre 9.600 (dati al 31/12/95 - Albo Imprese) e per la zona di Lecco rappresentano il 37 % circa di tutte le iscrizioni al Registro Imprese (dati al 31/12/95). Spicca soprattutto la differenza di attività artigiane metalmeccaniche esistente tra la provincia lecchese e comasca: il 22,5 % a Lecco e il 12,6 % per la zona di Como.
Le aziende artigiane sono diffuse nel territorio senza soluzione di continuità, anche se possono essere rilevate nelle concentrazioni locali a elevata specializzazione produttiva; ad esempio, nella parte meridionale della provincia, vi è una consistenza decisa di attività metalmeccaniche. Nel distretto metalmeccanico di Lecco l'attenzione all'innovazione di processo è superiore rispetto alla media nazionale come testimonia la presenza di quel complesso di iniziative conosciute sotto la denominazione di Progetto Lecco; un piano articolato di iniziative - progettate dalle associazioni imprenditoriali, con la collaborazione della Camera di Commercio e delle altre istituzioni territoriali - che persegue l'intento di sviluppare le strutture scientifiche e tecniche idonee a sostenere, insieme a Università e Cnr, la crescita della società industriale lecchese.
In questi dieci anni sono sorti a Lecco, in sinergia tra pubblico e privato, laboratori di ricerca, centri di innovazione e di studio, il polo universitario, e sono stati portati avanti progetti comuni per adeguare le infrastrutture necessarie.