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Impresa & Stato N°32 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

NASCITA E SVILUPPO DI UNA FUNZIONE DI COMUNICAZIONE: LA CAMERA DI COMMERCIO DI MILANO

di Patrizio Surace e Antonio Marazza


ANNO 1995: anche per gli enti e le organizzazioni del nostro Paese la comunicazione può essere finalmente considerata a pieno titolo una funzione strategica. Il fenomeno non nasce però da sporadiche manifestazioni di edonismo aziendale (o personale, dei suoi amministratori) o dal passivo adeguamento a mode d’oltreoceano: affonda semmai le sue radici nei profondi mutamenti che hanno caratterizzato i nostri ultimi dieci anni.
Possiamo dire di vivere in una società a tecnologia avanzata: una società sempre più demassificata, in cui cresce il numero degli attori sulla scena socio-politica, in cui il potere risulta sempre più diffuso e frammentato, in cui si registra una crescente differenziazione e complessità. L’organizzazione moderna si trova quindi al centro di un fitto reticolo di relazioni. Il suo successo e il suo consenso dipendono in modo sempre più decisivo dalla qualità di queste relazioni, il cui numero e la cui intensità portano fatalmente a dover sviluppare la propria capacità comunicativa. Ecco perché comunicare diventa una dimensione fondamentale ed emblematica delle organizzazioni moderne: dove ci sono turbolenza, discontinuità e complessità la comunicazione diviene una condizione strutturale; la capacità di gestire adeguatamente i flussi di comunicazione assume un ruolo cruciale.
A questa dinamica non è sfuggita la Camera di Commercio di Milano che, assecondando l’impulso innovatore che da anni ne caratterizza l’azione, ha animato in questo campo un’esperienza a nostro avviso del tutto originale e peculiare, certamente non ancora esauritasi, in cui lo sforzo profuso a tutti i livelli sta iniziando a manifestare proprio ora i suoi frutti più tangibili. Per comprendere pienamente il quadro in cui è maturata questa esperienza è però necessario avere sottomano alcune chiavi di lettura: innanzitutto è necessario considerare come l’evoluzione storica del rapporto Stato-cittadino in Italia abbia influito sulle forme e le modalità della comunicazione politico-istituzionale; in secondo luogo bisogna operare una distinzione drastica tra quest’ultima e la comunicazione aziendale; in terzo luogo non si può rinunciare a richiamare l’evoluzione più recente dell’Istituto camerale, di cui la Legge 580/93 rappresenta un vero e proprio "giro di boa".

L’EVOLUZIONE STORICA DEL RAPPORTO STATO-CITTADINO IN ITALIA E LA COMUNICAZIONE POLITICO-ISTITUZIONALE

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, al momento della ricostruzione del Paese, il giustificabile timore di assistere a nuove scalate al potere di figure in grado di influenzare il sistema informativo e l’impossibilità, soprattutto economica, di rifondare completamente le strutture pubbliche, non hanno permesso di ottenere un adeguato rinnovamento della Pubblica Amministrazione e, di conseguenza, delle sue modalità di comunicazione. Anziché studiare interventi sul sistema di erogazione dei servizi pubblici e riprogettare le tecniche di comunicazione, le istituzioni hanno utilizzato infrastrutture prodotte, sperimentate e codificate dal fascismo, limitandosi soltanto a eliminare censura e profilo propagandistico dai contenuti delle informazioni.
Questo ha portato a uno stile di comunicazione che possiamo ben definire autoreferenziale, in cui l’interazione tra istituzioni e cittadini è animata da due princìpi: il garantismo giuridico (lo Stato opera sulla base di norme giuridiche per garantirne il rispetto) e l’imparzialità. La prima caratteristica permette alla Pubblica Amministrazione di comunicare soltanto quando il diritto all’informazione del cittadino è specificatamente previsto dalla legge, utilizzando messaggi unidirezionali, formulati unicamente sulla base di indicazioni giuridico-burocratiche. I canali di comunicazione vengono quindi scelti dall’organo legislativo anziché sulla base della capacità di "colpire" il target prefissato. La seconda caratteristica, l’imparzialità, porta alla considerazione del pubblico come di un grande insieme omogeneo di soggetti, il che induce all’impiego di strumenti di comunicazione standardizzati. Così, fino alla fine degli anni Settanta, l’unica attività che il sistema pubblico cura con notevole attenzione, riportando un discreto successo in termini di interesse e partecipazione dei cittadini, è l’informazione proveniente dai movimenti e dalle forze politiche; continua invece a esprimersi con modi e forme arcaiche la comunicazione relativa a informazioni di pubblica utilità o al funzionamento dei servizi pubblici.
Solo a partire dagli anni Ottanta, potenti fattori di sviluppo come il diritto all’informazione dei cittadini, la crescita dell’associazionismo, la domanda di servizi sempre più personalizzati, la necessità di adottare anche nella Pubblica Amministrazione una gestione di tipo manageriale, hanno portato alla richiesta di uno Stato più efficiente e trasparente, la cui diretta conseguenza sono forme di comunicazione più chiare e complete.

COMUNICAZIONE AZIENDALE E COMUNICAZIONE POLITICO-ISTITUZIONALE

È sempre stato piuttosto difficile identificare con chiarezza somiglianze e divergenze tra la comunicazione delle aziende e quella degli organismi di natura politico-istituzionale. Una sola cosa è certa: aziende, istituzioni e organismi politici non comunicano - e non possono comunicare - nello stesso modo. Accantonata la possibilità di fare ragionare e quindi comunicare le istituzioni con la stessa logica delle aziende, sembra emergere da più parti una tendenza contraria.
Se nell’epoca moderna ogni organizzazione (impresa, ente, istituzione ecc.) si legittimava socialmente in base al contributo tecnico specifico che ne aveva motivato l’esistenza (produzione di beni, assistenza sanitaria, istruzione ecc.), oggi le organizzazioni si sono progressivamente caricate di valori e di obiettivi di efficacia sociale. L’organizzazione diventa un centro al quale si rivolgono le aspettative, le attenzioni, le critiche e le preoccupazioni di un numero sempre maggiore di "portatori di interesse" e di nuovi attori sociali, che essa deve continuamente soddisfare per garantire - attraverso la legittimazione e il consenso - la propria sopravvivenza. Questo è tanto più vero per quelle organizzazioni, come quelle di natura statuale, che nascono già con lo scopo di incidere positivamente in un dato tessuto sociale, sia esso costituito da individui che da altri soggetti, come le imprese. In queste organizzazioni la continua ricerca di legittimazione e di consenso rappresenta la condizione essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo, così come per l’impresa lo è l’economicità della gestione.
Ciò influisce in modo strutturale sull’attività di comunicazione, lasciandone distinguere con chiarezza alcune caratteristiche peculiari: la comunicazione delle organizzazioni pubbliche, in primo luogo, è un’attività in continuo divenire, sia dal punto di vista della definizione degli obiettivi, che dei messaggi, che della loro articolazione nei vari media a disposizione. È una "navigazione a vista", per definizione programmabile solo a grandi linee, in cui appare realistico pianificare soltanto priorità di intervento e sinergie. In secondo luogo, la comunicazione delle organizzazioni pubbliche si caratterizza per la costruzione di un’alta visibilità sul contingente, forse complementare al raggiungimento degli obiettivi politici, ma poco funzionale alla corretta costruzione dell’immagine di un ente nel medio-lungo periodo.
La scelta della Camera di Commercio di Milano, e più in generale del sistema camerale italiano, di autoriformarsi per modificare nella sostanza il proprio ruolo e i contenuti della propria attività ha certamente amplificato queste tendenze, con evidenti conseguenze sulle performance della comunicazione.

L’EVOLUZIONE RECENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MILANO E LA COMUNICAZIONE

Uno studio condotto dall’Università Bocconi sull’attività della Camera di Commercio di Milano nel triennio 1987-1989 rilevava una netta prevalenza della comunicazione di tipo istituzionale e culturale, distinguendo tra attività dovute per legge (pubblicazioni camerali, attività di rappresentanza e pubbliche relazioni) e attività intraprese autonomamente.
I costi determinati dalle prime assommavano, nel 1989, a circa il 45% dei costi sostenuti per le attività di comunicazione esterna, articolandosi essenzialmente in tre aree: la sponsorizzazione di studi, ricerche e progetti di rilevanza economico-sociale; l’organizzazione di convegni, seminari e manifestazioni e la pubblicazione della rivista "Impresa & Stato". Nello stesso periodo, la comunicazione esterna avente per oggetto i servizi si concentrava prevalentemente sull’attività delle aziende speciali, le quali facevano ricorso, perlopiù, a pubblicazioni proprie, pubblicità e forme di direct marketing. Molta meno enfasi veniva invece posta sull’informazione relativa ai servizi primari e secondari erogati dall’Ente, ed è su questo terreno che il mix comunicazionale risultava certamente meno equilibrato. Nell’analisi degli interlocutori, lo studio rilevava come fossero state privilegiate le relazioni con le organizzazioni di categoria e gli ordini professionali, considerati, da un punto di vista generale, come soggetti influenzatori della domanda, e, da un punto di vista più specifico, come veri e propri intermediari nei confronti dei singoli utenti.
Ci possiamo chiedere quanto questo sistema fosse equilibrato rispetto alle esigenze. La risposta non è facile, ma va ricercata considerando gli obiettivi politici e strategici dell’Ente in quel preciso momento storico. A questo riguardo, è da sottolineare che, proprio in quel periodo, l’Istituto camerale scontava la difficoltà di definire con chiarezza il proprio ruolo e la propria identità: una circostanza indotta dalla mancanza di un quadro normativo chiaro e dalle modificazioni portate dal conseguente processo di autoriforma avviato a partire dai primi anni Ottanta.

1992: NASCE LA FUNZIONE DI COMUNICAZIONE

Nel 1992, uno studio commissionato a un autorevole consulente esterno ravvedeva una situazione "difficile" per la comunicazione della Camera di Commercio di Milano: la funzione era infatti frantumata in vari servizi interni ed esterni, privi di un forte coordinamento che sapesse contribuire a tracciare chiari piani strategici di comunicazione in relazione alle attività e alle finalità dell’Ente. Lo stesso studio suggeriva quindi la costituzione di un servizio dotato di risorse umane e di strutture all’altezza delle necessità, legittimato, in nome del vertice del sistema, a gestire in modo professionale tutte le attività di comunicazione, senza intralci burocratici o gerarchici; anche per l’editoria, inoltre, già si prefigurava la costituzione di un unico centro di coordinamento, delegato a gestire tutte le iniziative editoriali, di marketing e di diffusione. Il Servizio Comunicazione veniva quindi istituito presso l’Azienda Speciale PROMOS nel novembre del 1992.
Fin da una prima analisi risultava evidente una relativa mancanza di indicazioni precise e dettagliate su come l’Ente era percepito dagli interlocutori esterni e dai dipendenti. Inoltre, il riconoscimento, da parte dei vertici camerali, della difficoltà di definire una identità comunicabile della Camera di Commercio, rendeva difficile stabilire un obiettivo generale per le attività di comunicazione. Peraltro, non risultava possibile rispondere a queste domande astraendosi dalla gestione quotidiana della comunicazione dell’Ente.
Il primo piano di attività di comunicazione per l’Ente camerale, elaborato di lì a pochi mesi, proponeva quindi tre obiettivi: compiere almeno alcuni dei passi di un processo logico che mirasse a stabilire un obiettivo generale di comunicazione a medio termine; gestire il quotidiano, cercando di ottenere risulti qualitativi migliori in relazione alle possibilità allora offerte dalla struttura; migliorare alcuni dei processi di comunicazione esistenti proponendo nuovi strumenti e attività.
Il primo obiettivo trovò un suo sviluppo solo verso la fine del 1993, grazie all’approvazione, avvenuta proprio in quel periodo, della Legge 580 di riordino delle Camere di Commercio, che iniziò a indurre una profonda fase di analisi e approfondimento del ruolo politico-istituzionale e degli obiettivi strategici dell’Ente camerale.
Venne poi avviata una fase di coordinamento delle attività di comunicazione della Camera e delle aziende speciali (sia in veste consultiva che esecutiva). Dopo pochi mesi, il Servizio Comunicazione era pienamente accreditato nell’Ente camerale come una vera e propria "agenzia di comunicazione" interna e punto di riferimento per la definizione, impostazione, implementazione e controllo di queste attività. Compito che veniva facilitato dal costante contatto con i vertici camerali e da una serie di riunioni e incontri di coordinamento periodici con funzionari e dirigenti della struttura. Il terzo obiettivo consisteva nell’avvio di una progressiva razionalizzazione e coordinamento delle attività e dei progetti di comunicazione dell’Ente camerale: ufficio stampa, monitoraggio dei media, razionalizzazione delle tariffe e della presenza pubblicitaria istituzionale e legale, pubblicazione di svariati opuscoli, brochure e altri stampati, progressiva omogeneizzazione dell’immagine coordinata dell’Ente camerale nelle sue articolazioni. Nello stesso tempo proseguiva la pubblicazione di "Impresa & Stato" e di "Linea Diretta", quindicinale di informazione sull’attività convegnistica camerale, mentre, alla conclusione di una fase di ripensamento congiunta sui propri strumenti di comunicazione verso l’utenza, Camera di Commercio di Milano e ICE decidevano di dare vita a Sistema Italia, quindicinale di informazione sul commercio con l’estero. Ma il 1993 era anche l’anno del primo esperimento, nel mondo camerale, di una Guida ai Servizi per l’utenza: uno strumento realizzato dalla Camera di Milano sia in versione cartacea che informatica, composto da più di 90 "schede di servizio" aggregate con la tecnica dell’ipertesto, che sarebbe poi stato ripreso da altre realtà della rete camerale nazionale.
Molto rimaneva però da fare per sviluppare una sensibilità verso la comunicazione (i suoi limiti, i suoi tempi, i suoi vincoli, le sue possibilità operative) da parte dei funzionari camerali, come pure per costruire una immagine della Camera di Commercio corrispondente alla nuova identità delineata dalla legge di riordino.

LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA IMMAGINE

Un’identità statuale - qual è strutturalmente quella della Camera - comporta, nella percezione del pubblico, connotazioni allo stesso tempo positive e negative: positive in quanto essere parte dello Stato significa - pur sempre - essere super partes e garantire il rispetto delle regole; negative in quanto l’abitudine dei cittadini a strutture organizzative inadatte e a strumenti di comunicazione inefficienti hanno consolidato una cattiva reputazione e una mancanza di credibilità nei confronti dello Stato.
Oltre a questo, nel caso specifico della Camera di Commercio di Milano, si scontava l’indeterminatezza, nella percezione delle imprese, su quali fossero e quali ruoli e funzioni specifiche avessero le istituzioni e gli enti (pubblici o privati) di riferimento per la business community.
Le modificazioni indotte dalla legge di riordino presentavano quindi per la Camera di Commercio di Milano una occasione storica per intervenire sull’immagine ma, soprattutto, per essere un esempio di nuova statualità.
Ed è questa la direzione in cui si sta attualmente operando. Il problema della comunicazione camerale è stato approcciato avendo ben chiaro il contesto e la possibile evoluzione dello scenario dei sistemi di comunicazione e utilizzando questi ultimi come leva strategica per favorire il cambiamento culturale e organizzativo della struttura.

LA FUNZIONE DI COMUNICAZIONE DELLA CAMERA DI COMMERCIO OGGI

Oggi, il focus della comunicazione della Camera di Commercio non si articola solo sul contenuto (l’identità istituzionale dell’Ente) ma è centrato sulla modalità, sul modo in cui essa "è" pezzo dello Stato. La Camera di Commercio, anche in virtù della recente riforma, è una istituzione "nuova", che - in primo luogo - deve sostanziare anche nel linguaggio, nelle forme e nei media utilizzati il suo essere una punta avanzata della Pubblica Amministrazione. La struttura si sta impegnando in questa direzione, potenziando le forme di dialogo e contatto con i suoi interlocutori e sottolineando, anche nella comunicazione, il proprio orientamento alla trasparenza e alla qualità del rapporto con l’utente. In secondo luogo la Camera di Commercio, anche nella comunicazione, applica la modalità d’azione "a rete" che da sempre ne ispira l’azione politico-istituzionale, valorizzando i rapporti con gli enti attraverso i quali e con i quali la Camera adempie alle proprie finalità. Tutto questo si traduce nella scelta di usare media il più possibile interattivi, esplorando tutte le possibili applicazioni offerte dalla tecnologia delle reti e utilizzando linguaggi il più possibile vicini a quelli delle diverse categorie di interlocutori.
La Camera di Commercio, infatti, già oggi può contare su una significativa presenza sui new media telematici, che si articola in una completa pagina WEB su Internet (al sito http://www. mi.camcom.it), nella BBS "NINFEA" (al numero telefonico 02-804462) - entrambe sviluppate direttamente all’interno dell’Ente camerale - e in una finestra su Rete Civica Milanese, il primo esperimento di rete civica no- profit avviato nel capoluogo lombardo dal Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi (numero telefonico 02-55182133).
Tutto questo, tuttavia, non significa presenzialismo o sovrapposizioni inutili: infatti la fisionomia dei diversi strumenti è molto ben marcata. Nel sito WEB un "navigatore" di Internet può trovare, in italiano e in inglese, una descrizione della Camera di Commercio di Milano (i suoi servizi; i servizi erogati telematicamente; le sue aziende speciali); un ipertesto su cosa sono le Camere di Commercio; informazioni e rimandi ad altri siti WEB su Milano e la sua provincia, sia dal punto di vista della realtà economica che del territorio e del tempo libero; indirizzi utili per il business; collegamenti con siti WEB di numerosissime istituzioni ed enti di tutto il mondo interessanti per chi fa affari; pubblicazioni on line (della Camera di Commercio e di altri) di stampo economico. Ogni giorno si connettono con il WEB camerale un centinaio di utenti da tutto il mondo, ma la cifra sta crescendo in modo esponenziale.
Su NINFEA, caratterizzata a differenza del WEB da una modalità di consultazione solo testuale, si possono trovare bollettini, file, banche dati e aree di discussione specialistiche per il mondo degli affari. Su Rete Civica Milanese, infine, si è deciso di privilegiare i contenuti di "prima necessità", utili per chi non è un utente abituale della Camera di Commercio, come orari, indirizzi, servizi, manifestazioni e convegni organizzati o ospitati dalla Camera di Commercio e così via. Da segnalare che l’Ufficio Relazioni con il Pubblico - pronta risposta della Camera ai dettami della Legge 241/90 e al Decreto 29/93 - ha aperto i battenti all’inizio del 1996 contemporaneamente in versione fisica (numero verde 167-271.709) e virtuale, su Rete Civica Milanese. Qui, direttamente dal proprio PC, senza spostarsi dalla scrivania, gli utenti possono trovare assistenza nell’esercizio del diritto di partecipazione ai procedimenti amministrativi, avere risposte sullo stato di avanzamento dei loro procedimenti e delle loro pratiche, chiedere informazioni utili per orientarsi meglio all’interno della struttura camerale o comunicare le proprie osservazioni sulla qualità dei servizi erogati.
A questo punto una domanda legittima potrebbe essere la seguente: quale struttura, quale funzione organizzativa della Camera di Commercio di Milano pilota e alimenta il "motore" della comunicazione? La risposta è meno scontata di quanto possa sembrare: in effetti non stiamo parlando di un nucleo direttivo che detta e declina messaggi e informazioni a interlocutori passivi all’interno e all’esterno della struttura. Oggi la direzione Comunicazione, Immagine ed Editoria assomiglia più a un gruppo interattivo di stimolo e animazione, che si propone di far crescere una cultura della comunicazione diffusa all’interno del sistema camerale milanese. Un gruppo composto da una salda base di personale camerale legato a importanti interlocutori tecnici esterni e professionisti del settore da una fitta rete di rapporti di collaborazione.
L’attività svolta dalla direzione Comunicazione, Immagine ed Editoria è, per questo, estremamente complessa e frammentata, anche se sempre lucidamente riferibile agli obiettivi politico-istituzionali espressi dell’Ente camerale. Volendola in qualche modo sistematizzare, l’attività svolta può essere articolata in alcune categorie: progetti di comunicazione; brochure e strumenti informativi; pubblicazioni periodiche; gestione degli investimenti pubblicitari (pubblicità legale, commerciale e istituzionale); produzioni video; ufficio stampa.

LA FUNZIONE DI COMUNICAZIONE PER UNA NUOVA CAMERA DI COMMERCIO

Molto è stato fatto, ma la strada da percorrere è ancora lunga. A partire dalla seconda metà del 1995 l’azione di comunicazione dell’Ente camerale si rivolge verso determinate "aree di interesse politico- strategico", per le quali sono state identificate appropriate modalità di intervento.
Animare la rete: in un clima di pluralismo istituzionale, soddisfare un bisogno di nuova statualità significa esprimersi nei confronti degli altri nodi come soggetto che, sulla base della propria esperienza operativa, esercita un ruolo propulsivo e di servizio. Per questo la Camera di Commercio ritiene indispensabile stabilire nuove modalità di relazione con alcuni soggetti chiave, tra cui il mondo degli interessi organizzati, quello delle professioni, la rete camerale nazionale e internazionale e il sistema delle istituzioni.
Il rapporto con le imprese: in questa fase della sua evoluzione storica, fermo restando il ruolo delle associazioni - che tradizionalmente "filtrano" il rapporto con le imprese - la Camera deve attivare modalità di comunicazione diretta alle imprese. Nonostante il quadro si presenti caratterizzato da alcune criticità, l’obiettivo della Camera di Commercio di Milano è quello di realizzare modalità sistematiche di ascolto delle esigenze attuali o latenti delle imprese, stimolando un rapporto interattivo e di dialogo tra l’istituzione e l’utenza e facendo comprendere alla business community come le iniziative e le attività della Camera discendano dalla sua funzione istituzionale.
La regolazione del mercato: è il ruolo in cui si sostanzia maggiormente la nuova fisionomia delle Camere di Commercio alla luce della Legge 580/93. In particolare, gli interventi volti a realizzare il Registro delle Imprese e rendere più facilmente accessibili e trasparenti i servizi anagrafico-certificativi rappresentano una priorità tra gli obiettivi della Camera di Commercio di Milano. Alcuni tra questi interventi hanno una ricaduta significativa in termini di comunicazione, sia nel loro significato intrinseco, sia perché evocano esplicitamente una Pubblica Amministrazione nuova, vicina al cittadino- utente, più trasparente.
Gli osservatori: si tratta di una innovativa modalità di contatto, relazione, ascolto e proposta con alcuni mondi particolari che si pongono come importanti realtà di riferimento per la Camera di Commercio. L’attività degli osservatori si sta sviluppando partendo dalla positiva esperienza dell’Osservatorio Fiscale che, nel corso degli anni, ha contribuito con numerose proposte al miglioramento del rapporto fisco-contribuente. L’esigenza di dare maggiore sistematicità e consistenza all’attività di analisi e studio sul sistema delle imprese ha poi portato, recentemente, alla costituzione di un osservatorio sulle PMI e di altri sui Fenomeni della Criminalità Economica, sul Registro delle Imprese e la Certificazione, sulla Regolazione del Mercato e, infine, sulla evoluzione delle normative ambientali.
I media tradizionali: per ora i media classici rimangono il migliore strumento di contatto con le imprese e l’opinione pubblica. In questo campo la direzione Comunicazione ed Editoria è attualmente impegnata a costruire una rete di rapporti con i media in modo strutturato e non occasionale, attivando un "circolo" di giornalisti che seguano costantemente l’attività della Camera, canalizzandone i flussi informativi. Nello stesso tempo si tende costantemente a valorizzare i contenuti dell’azione della Camera di Commercio in funzione dei pubblici e delle testate interessate, segmentando i messaggi e i mezzi e trasformando le informazioni sulla Camera di Commercio di Milano in "prodotti giornalistici" a valenza sia locale che nazionale.
I nuovi media: la Camera di Commercio è impegnata nel campo dei new media (reti, strumenti multimediali, videogame, cd-rom ecc.) sia per stimolare il sistema produttivo ad adeguarsi alle nuove tecnologie della comunicazione, che per essere in grado di gestirle. Per un ramo della Pubblica Amministrazione, anticipare questa tendenza senza farsi cogliere impreparati è una delle più rilevanti manifestazioni attraverso le quali comunicare un concetto di nuova statualità. D’altra parte, gli asset tecnologici della Camera di Commercio - attraverso Cedcamera - sono una risorsa che in chiave di comunicazione deve essere assolutamente valorizzata. In questo settore la direzione Comunicazione e Immagine è impegnata nella implementazione (assieme agli altri soggetti del sistema camerale milanese) dei nuovi media on line su Internet, stimolando nel contempo il maggior numero di nodi del sistema a proporre sui nuovi media telematici (BBS-WEB) contenuti inerenti alla propria attività.
L’editoria: questa attività, in cui convergono molte delle attività già proposte nell’area "media tradizionali" e new media, riveste un ruolo fondamentale per la diffusione del pensiero politico- istituzionale della Camera, per rafforzare il ruolo della Camera come centro di informazione economica e per consolidare le alleanze con altre istituzioni/enti. Attualmente è allo studio la costituzione di una struttura dedicata in cui convergano le attività relative all’analisi, studio, pianificazione, realizzazione, distribuzione e raccolta pubblicitaria sia dei prodotti cartacei che dei media più innovativi, siano essi su rete o supporto magnetico o digitale.
Comunicare con la convegnistica: l’invito ai convegni (propri o ospitati) è probabilmente la modalità di comunicazione più utilizzata dalla Camera di Commercio di Milano. Occorre pertanto valorizzare e conferire un maggiore impatto di comunicazione a questa attività, utilizzando la convegnistica come strumento di presenza istituzionale e politica, strumento di promozione di servizi specifici e strumento di comunicazione e immagine con target specifici.

CONCLUSIONI

La comunicazione sta velocemente uscendo dall’ambito degli adempimenti obbligatori per lo Stato per entrare a pieno titolo nel quadro dei diritti del cittadino, che chiede di rendere più agevoli gli adempimenti di legge e più visibili i servizi e le opportunità sociali offerti dal sistema pubblico. Il principio della inammissibilità dell’ignoranza dell’atto da parte del cittadino, anche per effetto di recenti normative come la Legge 241/90 sta lasciando il passo a una maggiore responsabilizzazione dell’Ente pubblico; l’abilità di quest’ultimo di essere anche un abile comunicatore determina la reale possibilità d’accesso ai servizi per l’utenza; attraverso campagne di educazione e formazione del cittadino lo Stato può ottenere cambiamenti sociali anche rilevanti. In conclusione, la legittimazione e la visibilità dello Stato, nelle sue più varie articolazioni, passa per la comunicazione, ovvero attraverso la capacità delle Amministrazioni di comporre in modo professionale in ogni situazione il mix interlocutore/canale/messaggio e nella capacità di soddisfare l’informazione di ritorno raccolta dall’utenza. La Camera di Commercio di Milano è consapevole di tutto questo e si sta impegnando per essere, anche nella comunicazione, un esempio di nuova statualità. Lo testimonia, tra l’altro, la tempestività con cui - in risposta alla Legge 241/90 e al Decreto 29/93 - è stato allestito l’Ufficio Relazioni con il Pubblico: uno strumento che rappresenta una vera e propria rivoluzione organizzativa, degli atteggiamenti e delle priorità della Pubblica Amministrazione, alla cui base sta una parola sola. Trasparenza.

Patrizio Surace, direttore Comunicazione, Immagine ed Editoria della Promos, Azienda Speciale della CCIAA di Milano.

Antonio Marazza, responsabile Comunicazione, Immagine ed Editoria della Promos, Azienda Speciale della CCIAA di Milano.