di Mauro Bonetto Gandolfi
Rientrano nella prima tipologia tutta una serie di rapporti con la Pubblica Amministrazione aventi
schematicamente come input un fatto dichiarativo, spesso accompagnato dal relativo pagamento, e come
output la restituzione, da parte della Amministrazione, della informazione sullo stato in essere,
aggiornato secondo il progredire delle dichiarazioni nel tempo (sotto forma di certificati, estratti,
attestazioni, visure eccetera).
Tralasciamo volutamente, in questa sede, considerandolo come vantaggio accessorio che può essere
indotto dalla telematizzazione, l’aspetto dei controlli e accertamenti che la Pubblica Amministrazione
deve operare sulle dichiarazioni fornite. Da un lato, infatti, e cioè per quanto concerne i controlli formali,
proprio le modalità telematiche consentono di spostare e automatizzare i controlli quasi totalmente
all’origine, direttamente presso chi produce la dichiarazione risparmiando inutile lavoro per gli impiegati
pubblici. Dall’altro, e cioè per quanto concerne accertamenti e controlli di merito, essi riguardano solo
una percentuale ridotta di circostanze e di casi e richiedono approfondimenti sul campo che certamente
non rientrano nell’ambito delle operazioni telematizzabili o automatizzabili (ma va tenuto presente che
proprio riducendo gli oneri di lavoro legati alle operazioni di routine la Pubblica Amministrazione
potrebbe ritrovare le risorse, anche in termini di organici, per potenziare i controlli di merito e per
rendere più ampi ed efficaci i propri servizi a cittadini e imprese).
Molto spesso la presentazione dei fatti dichiarativi obbligatori di cui si diceva sopra si accompagna ad
atti, progetti, esami ecc. che hanno comportato l’interessamento o di un altra diversa entità della
Pubblica Amministrazione (scuole, esercito, tribunali, comuni, ospedali, uffici finanziari ecc.) o di un
intermediario di tipo professionale (banche, notai, commercialisti, medici, geometri, architetti,
autoscuole, ospedali, farmacie eccetera).
UN RAPPORTO TELEMATICO
In tutti i casi la possibilità di instaurare un rapporto utente-Pubblica Amministrazione di tipo esclusivamente telematico (cioè senza carta e senza firma) si basa sui seguenti elementi:
a) identificazione certa del mittente e del destinatario;
b) sicurezza sui contenuti della informazione trasmessa (errori, rischi di contraffazione...);
c) canale di pagamento certo e affidabile, contestuale alla operazione telematica.
Tutti e tre i requisiti di cui sopra sono oggi ampiamente disponibili con le tecnologie correnti: codici segreti semplici o multipli, schede a microprocessore, sistemi di crittografia, doppie trasmissioni, addebiti in conto corrente bancario, addebiti a scalare eccetera.
Tanto più che i riferimenti con cui occorre confrontarsi, non sono certo modelli di affidabilità, essendo basati su carta e firme, cioè sistemi facilmente contraffattibili. E tenendo conto che per i pagamenti di rilevante entità i sistemi in essere, sempre più basati sul sistema bancario, risultano già oggi sufficientemente semplici e comodi, oltre che affidabili.
Se questa è la situazione per la prima tipologia di rapporti tra Pubblica Amministrazione e utenza, quella che abbiamo chiamato degli adempimenti obbligatori, essa vale ad abundantiam per l’altra.
In questa seconda categoria, che abbiamo chiamato degli aiuti all’utenza e dei nuovi servizi, rientrano
quei rapporti di servizio tra utenza e Pubblica Amministrazione che pur non essendo istituzionalmente
obbligatori stricto sensu, costituiscono di fatto un presupposto indispensabile per l’amministrazione di
un Paese moderno.
Un tipico esempio è costituito dai servizi di prenotazione-accettazione di prestazioni nel campo
sanitario; un altro dalla richiesta di informazioni a distanza sullo stato di avanzamento di pratiche o sulla
posizione in essere di soggetti fisici, giuridici, proprietà eccetera.
O ancora, dalla vasta serie di informazioni utili alla produzione e al commercio che possono essere
messe a disposizione delle imprese; o di quelle sugli iter e gli adempimenti che il cittadino deve
rispettare in una vastissima serie di circostanze; o ancora da notizie e riferimenti concreti e operativi in
campi di utilità e interesse sociale elevato e generalizzato, come la sanità. Si tratta evidentemente di una
tipologia di rapporti con requisiti di sicurezza, riservatezza, pagamento ecc. simili a quelli precedenti e
semmai leggermente inferiori: le soluzioni tecnologiche oggi esistenti e già citate sopra possono quindi,
a maggior ragione, essere considerate adeguate anche per questa categoria.
Tenendo allora presenti queste considerazioni e affermando che la tecnologia esiste ed è praticabile,
possiamo ritornare sui problemi che abbiamo individuato in precedenza come i più rilevanti: cultura
dell’utenza, diffusione di personal computer e collegamenti telematici, soluzioni organizzative da
adottare per una telematizzazione generalizzata dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadino-
impresa.
Poiché l’assunto che vogliamo dimostrare consiste nella possibilità di abolire, e in tempi brevi, buona
parte degli sportelli fisici presenti oggi nelle varie entità della Pubblica Amministrazione, cominciamo
col dire che, risolti i tre problemi tecnologici di firma elettronica, affidabilità trasmissiva e pagamento
elettronico, il colloquio telematico risulterebbe possibile rapidamente per una gran parte dell’utenza
professionale e imprenditoriale, oltre che per una fascia diretta di popolazione, in particolare gli strati più
giovani.
Per coloro, e all’inizio sarebbero tanti, non dotati né della attrezzatura né della cultura necessarie per un
rapporto telematico, la soluzione potrebbe comunque essere resa disponibile a breve e cioè:
a) in tutti i casi in cui il rapporto utente-Pubblica Amministrazione richiede l’intervento di un intermediario professionale formale (notai, geometri, medici, autoscuole ecc.) realizzando il rapporto telematico attraverso tale intermediario, con tariffe all’inizio controllate, poi liberalizzate;
b) nei casi in cui il rapporto utente-Pubblica Amministrazione non richieda tali interventi, appoggiandosi ad agenzie private, a banche, a sportelli self service (magari ubicati presso piccoli comuni e altri Enti pubblici) o ancora agli stessi intermediari di cui sopra, se interessati a farlo.
Se allora pensiamo con l’una o l’altra delle soluzioni a) e b), di poter raggiungere con facilità e a basso
costo, la totalità della utenza, cittadini e imprese, restano da fare i conti con la notevole entità del
cambiamento organizzativo che una scelta di questo genere (abolizione di tutti o quasi gli sportelli fisici
di routine della Pubblica Amministrazione e loro sostituzione con il canale telematico) porterebbe per gli
uffici e le strutture della amministrazione italiana.
Si può fare o non si può fare?
Occorre prima organizzare, migliorare, raddrizzare e solo successivamente pensare a soluzioni così
avanzate?
Si possono già immaginare le obiezioni e le difficoltà, le critiche di "fuga in avanti", i sorrisetti con i
"sarebbe bello" e i "chissà quando saremo pronti".
A nostro avviso invece, come già si è accennato, questo salto in avanti, paradossalmente, è reso
possibile, e in tempi brevi, proprio dal grave stato di arretratezza e di obsolescenza culturale della
Pubblica Amministrazione italiana, che tende a rendere velleitari i tentativi di riforma progressiva, dal
basso, e rende invece preferibile e necessario un approccio che dia una forte e decisiva scossa a tutto
l’apparato, con un’inversione di rotta, per intenderci.
Molte delle resistenze a queste ipotesi di cambiamento nascono, come è stato dimostrato anche da vari
recenti casi concreti, dal desiderio di mantenere intatto un potere discrezionale burocratico che certo non
giova al Paese, che ha già dato molti dispiaceri, e che costituisce un pericolo costante di abusi.
La telematizzazione della Pubblica Amministrazione italiana sotto tale profilo, agirebbe certamente e
fortemente in senso inverso rispetto a questo blocco di interessi: nessuno si illude che ciò possa essere
globalmente risolutivo, ma fortemente migliorativo.
LA TELEMATIZZAZIONE A LIVELLO NAZIONALE
Un progetto nazionale di telematizzazione e abolizione degli sportelli si potrebbe compiere a nostro
avviso in un periodo di tre anni, cioè prima del 2000, e avrebbe come notevoli vantaggi collaterali quello
di obbligare le diverse Pubbliche Amministrazioni italiane a parlarsi in via diretta e telematica, senza
obbligare gli utenti a trasportare inutili pacchi di carta per conto loro. Provocherebbe inoltre una vera
rivoluzione organizzativa interna nelle varie amministrazioni italiane e com’è noto da tante esperienze
organizzative, proprio questa è la strada da seguire quando c’è molto da cambiare, c’è da far presto e c’è
poco da perdere, poiché peggio di così è difficile andare.
Ma il potenziale di un progetto nazionale, triennale, di completa telematizzazione della Pubblica
Amministrazione italiana è ben più ampio.
Esso in primo luogo darebbe un chiaro segnale a tutto il mondo economico internazionale e nazionale
sul fatto che questo Paese intende liberarsi definitivamente e presto della sua tradizionale palla al piede
costituita da una burocrazia centralistica e oscurantista.
Costituirebbe inoltre un decisivo contributo all’industria informatica e telematica italiana per cercare di
sviluppare sistemi e competenze innovative, vendibili anche all’estero: un’ultima speranza per cercare di
tirarla fuori dalle secche in cui l’ha messa negli ultimi anni il sommarsi della crisi economica
internazionale, di quella nazionale, della paralisi da Tangentopoli nelle decisioni della Pubblica
Amministrazione italiana e dei gravi errori di management strategico.
Attraverso poi il ruolo assegnato a intermediari, professionisti, agenzie, soggetti terzi verrebbe dato, tra
l’altro, uno stimolo alla occupazione privata, positivo contraltare all’opposto contenimento degli
organici del pubblico impiego che verrebbe potenzialmente a determinarsi.
Tale contenimento risulterebbe ben più ampio rispetto ai soli organici di sportello, poiché è ben noto
come una informazione telematica, già corretta e controllata all’origine, semplifichi fortemente a cascata
anche tutte le operazioni successive agli sportelli stessi, oltre a renderle assai più trasparenti.
Quindi anche un cambiamento di filosofia e di archittettura, con un arretramento della frontiera della
gestione pubblica diretta (cioè sportelli) e una sua concentrazione nei compiti più sostanziali e
importanti, cercando di conseguire obiettivi di miglioramento qualitativo e organizzativo.
Cosa serve allora per varare un progetto nazionale di questo tipo? Pochi soldi e una sola legge.
Pochi soldi perché il livello di investimenti necessario non è elevatissimo e perché nella maggior parte
dei casi si tratta di spendere più utilmente, in un’unica sinergica direzione, quattrini già stanziati nei
bilanci degli Enti pubblici, spesso per finalità discutibili o con risultati inconsistenti. Una sola legge
perché è sufficiente:
a) stabilire la obbligatorietà del progetto e i suoi tempi limite per tutte le Pubbliche Amministrazioni italiane, riferendolo a tutte le comunicazioni ordinarie con l’utenza e a tutte le attività di sportello;
b) precisare i criteri di base (e non i dettagli) per la firma elettronica, il pagamento elettronico e la sicurezza delle trasmissioni, rimandando a una convalida per silenzio-assenso dell’AIPA sulle soluzioni tecniche via via adottate;
c) individuare le categorie di intermediari possibili, sia in riferimento a quelli già esistenti, sia a nuovi (agenzie civiche, banche, supermercati, agenzie di viaggio, self-service ecc.) nonché i criteri base per la loro operatività.
E quando questa legge ci fosse, già oggi potremmo dire di essere entrati concretamente nel domani.