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Impresa & Stato N°32 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

"PRENDI L'INIZIATIVA"

di Franz Foti


SI CHIAMA "PRENDI L’INIZIATIVA" il progetto realizzato dalla cooperativa Servizi Informag e da Radio Popolare con il finanziamento della Comunità Europea. Trattasi di una cooperativa che svolge attività prevalentemente nel settore della finanza e imprenditoria sociale. Il progetto radiofonico consisteva nell’esporre ai radioascoltatori di Radio Popolare i programmi a sostegno delle iniziative imprenditoriali.
I radioascoltatori interessati potevano prendere contatti con i responsabili del programma Giovanni Acquati e Antonio Voltolini nel corso della trasmissione o con appositi appuntamenti per sviluppare gli opportuni approfondimenti o mettersi in contatto con altre persone che nutrono interesse per un particolare settore di attività. Nel corso della trasmissione, che si è svolta tutti i lunedì, dalle 17 alle 17.30, sino al 4 dicembre scorso, gli interessati hanno fornito a un’apposita segreteria i dati richiesti da un questionario che è stato permanentemente trasferito in uno specifico programma di monitoraggio. Gli elementi che scaturiscono dallo studio, condotto su un primo campione di trecento questionari, risultano essere di particolare interesse perché si collocano in una fase di trasformazione sociale e produttiva connessa a mutamenti di ordine culturale e generazionale.
La prima osservazione riguarda la composizione per sesso. In genere nel settore del lavoro autonomo la componente femminile supera con difficoltà il 30% del totale degli occupati mentre attraverso "Prendi L’iniziativa" si è registrato un tasso d’interesse femminile alle attività imprenditoriali del 45 per cento.
Verosimilmente tra la fase progettuale e la fase realizzativa del progetto femminile d’impresa insorgono ostacoli tali da scoraggiare lo slancio iniziale. Attraverso i contatti radiofonici conseguenti all’iniziativa, alcune donne sembra che abbiano già formato un primo nucleo per la costituzione di una cooperativa per l’erogazione di servizi multifunzionali per l’infanzia. Un gruppo editoriale si è già configurato attorno a un progetto editoriale per la storia della cultura indiana. L’informazione e le modalità di sostegno finanziario al progetto sembrano rappresentare i due maggiori ostacoli allo sviluppo delle attività imprenditoriali, pur in presenza di un’articolazione di potenziali iniziative abbastanza ricca (Tabella 1).
L’area dei servizi sociali, dopo quella delle attività produttive varie, rappresenta l’aspetto su cui si concentra la maggiore propensione imprenditoriale assorbendo il 32% dell’intera domanda. Anche il notevole interesse verso le attività imprenditoriali rivolte al sociale delinea il grado di mutazione dei bisogni e la configurazione socio-culturale del "post moderno".
In quest’area confluiscono progetti di volontariato, associazionismo, cooperazione. Appena dieci anni orsono, una dinamica del genere, di questa consistenza, era appena abbozzata. Se a questa consistente quota di domanda imprenditoriale di mercato sociale si affianca una quota del 6% collocata nell’area delle attività produttive varie e che interessa iniziative dell’ecologia e della medicina alternativa, si può facilmente constatare che la propensione imprenditoriale orientata verso il sociale tende a eguagliare il cosiddetto mercato tradizionale. La riflessione sulle motivazioni dell’impegno sociale volontario organizzato o sotto forma d’imprenditoria sociale è già campo aperto e le dispute si profilano di grande interesse perché sono strettamente connesse alla mutazione di fase economica, sociale, culturale e politica.
Un dato è risultato tendenzialmente rafforzato da questa indagine radiofonica: i giovani sino a 30 anni manifestano nel 60% dei casi la propensione verso attività orientate ai servizi sociali. Nel campo dei servizi sociali la maggior parte degli interessati ha richiesto informazioni circa l’assistenza all’infanzia, mentre soltanto 6 sono state le richieste riguardanti servizi per gli anziani.
Nel cosiddetto mercato tradizionale non sono emersi particolari segnali innovativi, a eccezione di alcuni concernenti il lavoro interinale, la formazione di una redazione, broker per diritti televisivi.
Di particolare interesse sembra la tipologia delle classi d’età (Tabella 2).
La propensione imprenditoriale ha presentato una fascia d’età oscillante fra i 21 anni e i 57 anni. Come si può facilmente osservare, dalla tabella delle classi d’età, c’è una triplice suddivisione: la fascia d’imprenditoria giovanile che rappresenta il 31,6% del totale, la fascia dell’età intermedia, col 48%, e la fascia grizzled dell’imprenditoria che alcuni chiamano appunto "brizzolata", che interessa la classe d’età oltre 40 anni e che registra il 20,4% dei casi.
Forse il dato più interessante è rappresentato da quest’ultimo elemento perché sottolinea una caparbietà e uno spirito d’intrapresa encomiabili. Sicuramente fra costoro vi saranno anche persone che hanno perso il posto di lavoro, che cercano un reinserimento in attività magari trovando nuova motivazione e gratificazione professionale attraverso la realizzazione di progetti personali. Resta però di grande rilievo il fatto che il 72,4% di coloro che hanno manifestato interesse per iniziative autonome ha già un lavoro.
La voglia di cambiare è molto evidente. Si tratterebbe di approfondire l’argomento per capire se c’è il desiderio di liberarsi dai vincoli del lavoro dipendente per svolgere autonomamente il proprio ruolo professionale o se si vuole cambiare del tutto attività.
La maggior parte degli interessati è munita di un titolo di studio medio alto: il 60% è in possesso del diploma di scuola media superiore, il 23% della laurea. Soltanto il 13% ha la licenza media. Pochi sono coloro che rivestono la qualifica di studenti o frequentatori di corsi di formazione professionale (17,8%). Un ulteriore elemento di legame fra la scelta di voler svolgere attività autonoma, tipologia del titolo di studio e attività di lavoro attualmente svolta, emerge da un’altra risposta fornita dagli interessati che riguarda la prestazione di lavoro.
Circa il 75% fra quelli che attualmente lavorano e che vorrebbero cambiare attività sono impiegati a tempo pieno, mentre il 21,8% presta attività a tempo parziale.
Pochissimi provengono dal settore della cooperazione. La gran parte dei radioascoltatori (32,7%) indica la libera professione come settore di provenienza e ciò segnala forse il ridimensionamento di professioni che avevano una discreta connessione con la tipologia di sviluppo e di consumi degli anni Ottanta e dei primissimi anni Novanta, a cui si aggiunge, naturalmente, la riorganizzazione produttiva e dei servizi nel quadro del ridimensionamento occupazionale.
Non a caso i settori maggiormente colpiti dai processi riorganizzativi e produttivi, industria-servizi- commercio, risultano costituire i settori di appartenenza dei radioascoltatori, rispettivamente con il 10,9%, il 15,5% e il 10,9 per cento. L’artigianato e il settore della cultura e dello spettacolo registrano, come settori di appartenenza degli interessati, il 6,4% e il 5,5 per cento. Queste ultime percentuali mettono in evidenza aspetti di sofferenza dovuti presumibilmente alla mancanza di sbocchi professionali, occupazionali e di carriera (Tabella 3).
Un discorso a parte meriterebbe il desiderio espresso, nel 10% dei casi, da parte di persone addette all’istruzione, di realizzare percorsi di lavoro autonomo.
Questa percentuale potrebbe rappresentare la simbologia di un malessere diffuso nel corpo docente, ascrivibile prevalentemente alla caduta verticale di ruolo sociale, alla inadeguata politica retributiva, ai continui attacchi d’inefficienza a cui è sottoposto il pubblico impiego, alla impossibilità di far fronte alle complesse problematiche che la società e la famiglia riversano sul corpo docente, al declino d’identità sociale e alla non identificazione con i valori espressi dalla Pubblica Amministrazione tesa più ad accentuare i caratteri dei tagli e del risparmio che non privilegiare il valore sociale della professione didattico-educativa.
Queste interrelazioni si possono dedurre dalla Tabella 4 concernente i motivi della presentazione di un progetto d’impresa a cui il dichiarante poteva dare più risposte.
La scelta sociale nella vocazione imprenditoriale tocca la punta più alta delle risposte fornite col 21%, mentre l’aspetto puramente economico si coglie nella quinta risposta (6,2%) e nella penultima (11,3%). Nella motivazione al progetto si registra la forte spinta a realizzare le proprie aspirazioni (18,5%), mentre le altre voci sottolineano il bisogno di sicurezza nel proprio percorso di vita (20,5%).
Un altro elemento di lettura interessante delle risposte fornite mediante il questionario è dato dalle modalità costitutive della forma societaria. La maggior parte degli interessati sceglie la forma societaria per lo sviluppo del progetto e, nello specificare il tipo di società, fa riemergere alcuni elementi che ci riconducono alla selezione del settore di interesse.
La Tabella 5 mostra con molta nettezza che fra quelli che hanno scelto la forma societaria per dar vita al proprio progetto, il 51,2% ritiene di doverlo realizzare attraverso una società cooperativa e il 4,9% di una società tipo sociale, cioè non a scopo di lucro.
Si può anche presumere che lo sviluppo della forma sociale della cooperativa stenti a diffondersi per le enormi difficoltà che si riscontrano nella fase costitutiva.
Infatti non solo occorre una cospicua somma solamente per gli atti costitutivi (Notaio, Tribunale, Camera di Commercio, Prefettura, Ispettorato del Lavoro, Regione), ma il tempo necessario per il rilascio dell’iscrizione definitiva presso l’albo regionale delle cooperative sociali non è mai inferiore ai sei mesi qualora ci si impegni per un certo periodo a tempo pieno.
E come se non bastasse, una cooperativa sociale, che si alimenta quasi esclusivamente di commesse pubbliche, può partecipare alle gare d’appalto indette dalle istituzioni solamente se ha registrato nell’arco di un anno un bilancio recante un volume d’affari non inferiore a duecento milioni.
A questa serie di difficoltà, si deve aggiungere l’ulteriore carico di spesa di avviamento da attribuire alle cosiddette spese d’impianto (affitto, telefono, fax, contratto luce eccetera).
Anche per queste ragioni, molto probabilmente, questa iniziativa radiofonica ha fornito l’occasione a molte persone di porre parecchie richieste agli organizzatori (Tabella 6).
Nonostante l’interesse circa la possibilità di poter avviare un’attività autonoma, il 59% degli intervistati non ha ancora preso alcuna iniziativa per la concretizzazione del progetto, mentre il 35% ha già assunto le opportune iniziative. Evidentemente la rete di supporto informativo e di sostegno finanziario alle iniziative imprenditoriali, soprattutto per imprese di piccole dimensioni, non è adeguata alla potenzialità della domanda.
La inadeguatezza della strumentazione di supporto istituzionale emerge anche dalle risposte contenute nella Tabella 7.
Nel contesto della speranza per poter realizzare un progetto imprenditoriale, il 71% degli interessati non ha avviato alcun piano di fattibilità, mentre il 23% ha già prodotto le opportune verifiche.
In questo universo sconosciuto di creatività imprenditoriale, molte persone (53%) dichiarano che il loro progetto non assume il carattere della riservatezza. Infatti la maggior parte di esse vorrebbe realizzarlo insieme ad altri o con compagni di lavoro, mentre solamente il 19% vorrebbe mantenerne la riservatezza.
Due ultime osservazioni circa la localizzazione del progetto e le spettative connesse alla chiamata dei radioascoltatori.
La natura solidaristica dell’iniziativa imprenditoriale si attaglia particolarmente ai segmenti del mercato metropolitano, per cui non dovrebbe stupire la segnalazione del 60% degli intervistati che sceglie l’ambito provinciale per la concretizzazione del proprio progetto.
In un quadro d’internazionalizzazione dei mercati solamente il 6,6% indica il livello comunitario quale possibile campo operativo della propria iniziativa, mentre l’11% si riferisce al livello nazionale, l’8% a quello regionale e soltanto l’1,3% al livello interregionale.
A questa posizione localistica della propensione imprenditoriale andrebbe forse dedicata maggiore attenzione poiché vige troppo spesso il luogo comune secondo cui un’impresa è tale se la sua ramificazione mercantile supera almeno la linea del Po.
Un sistema economico complesso, aperto alla penetrazione interna e internazionale può trovare elementi di propulsività e di ricchezza anche in un ambito imprenditoriale "minore" e locale, soprattutto in una fase di mutamenti strutturali della Pubblica Amministrazione circa il suo assetto centrale, regionale e locale e in previsione di profonde trasformazioni nelle modalità erogative di alcuni servizi sociali.
L’ultima domanda posta ai radioascoltatori riguarda naturalmente le aspettative generate dalla partecipazione a questa che taluni definiscono "Indagine-azione" (Tabella 8).
Con queste ultime risposte a un questionario molto articolato, si conclude una prima lettura di un’indagine che non cesserà di porre interrogativi alle istituzioni preposte a facilitare l’impianto di attività imprenditoriali.

Tab. 1 - Tipologia delle attività d'interesse
Area ricreativo culturale 13%
Area servizi sociali 32%
Attivita' produttive varie 46%
Attivita' didattiche e formative 3%
Attivita' di libera professione 6%

Tab. 2 - Classi d'eta'
Fino a 25 anni 8,6%
Da 26 a 30 anni 23,0%
Da 31 a 35 anni 28,9%
Da 36 a 40 anni 19,1%
Oltre 40 anni 20,4%

Tab. 3 - Settore di provenienza
Industria 10,9%
Commercio 10,9%
Servizi 15,5%
Artigianato 6,4%
Cooperative 0,9%
Cooperative Sociali 2,7%
Istruzione 10,0%
Cultura e spettacolo 5,5%
Libere professioni 32,7%

Tab. 4 - Motivi del progetto
Per avere un lavoro 15,4%
Per avere un lavoro indipendente 15,4%
Perche' il mio attuale lavoro e' precario 5,1%
Per realizzare le mie aspirazioni 18,5%
Per migliorare la condizione ec./sociale 6,2%
Per creare occasioni di lavoro per altri 6,2%
Per offrire nuovo servizio alla comunita' 21,0%
Per espandere l'attivita' che gia' svolgo 11,3%
Altro 1,0%

Tab. 5 - Tipo di societa' che scegliereste
Societa' individuale 2,4%
Societa' nome collettivo 3,7%
Societa' cooperativa 51,2%
Soc. coop. sociale 4,9%
Soc. resp. limitata 17,1%
Soc. per azioni 4,9%
Associazione 15,9%

Tab. 6 - Motivi delle richieste telefoniche
Informazioni sulla legislazione vigente 16,9%
Consulenza finanziaria 7,9%
Consulenza economica 4,6%
Informazioni sui tipi di societa' 13,9%
Consulenza sulla progr. del progetto 7,3%
Consulenza di mercato2,6%
Richiesta di finanziamenti o contributi14,9%
Richiesta di partner 18,5%
Informazioni generiche 13,2%

Tab. 7 - Da quanto tempo pensa al progetto
Da meno di 6 mesi 33,6%
Da 6 mesi a 1 anno 32,9%
Da 1 a 3 anni 12,5%
Da piu' di 3 anni 10,5%

Tab. 8 - Aspettative
Verifica fattibilita' 25,1%
Assistenza tecnica e organizzativa 20,5%
Informazioni sui finanziamenti 17,9%
Appoggio professionisti in futuro 5,1%
Conoscere altre persone 27,7%
Altro3,6%
Possibilita' di piu' risposte