di Silvio Stizzi
L'IDENTITA' DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE REGIONALE
Credo che un primo problema, se si vuole tentare di mettere
ordine ed evitare confusione e sprechi, sia proprio quello di
definire l'identita' della formazione professionale
regionale.
Se la Regione insistera' nell'nterpretare, come in qualche
caso mi pare si voglia o si tenti ancora di fare, il ruolo
della formazione professionale regionale come una formazione
sostanzialmente di carattere scolastico che ha come modello
la scuola e quindi cerchera' faticosamente di ritagliarsi
degli spazi tra tutti questi soggetti, oltre a tradire un suo
ruolo costituzionale che non e' certamente quello di gestire
la formazione professionale, ma di programmarla e di farne la
regia, sicuramente si trovera' in una situazione senza via
d'uscita.
Si trovera' a essere infatti un soggetto sostanzialmente poco
interessante in un panorama sempre piu' confuso. Quali sono i
punti su cui val la pena di riflettere, se l'obiettivo e'
quello di tentare una regia e di tentare poi piu'
ambiziosamente anche una programmazione di quello che puo'
essere il ruolo dei vari soggetti e quindi orientare gli
investimenti affinche' i vari soggetti siano in grado di
partecipare utilmente a iniziative comuni nel campo della
formazione?
Intanto bisogna riflettere su quello che da una
parte e' il ruolo della formazione aziendale e quello che
invece puo' essere il ruolo fondamentale della partecipazione
delle aziende alla formazione.
La formazione aziendale e' un fatto molto specifico, mirato
all'inserimento all'interno di una specifica organizzazione.
E' un percorso finale, vorrei dire per certi aspetti
"privato" di un piu' generale percorso di formazione. E'
sicuramente sempre piu' forte l'esigenza che le aziende
partecipino (le parti sociali, non solo ovviamente le parti
imprenditoriali) alla definizione degli obiettivi e anche
alle fasi di realizzazione di tutto il percorso di
formazione.
In questo senso recuperare un ruolo ai contratti di
formazione lavoro, affinche' abbiano effettivamente una
valenza di formazione che non hanno potuto o non hanno saputo
avere per tanti motivi rappresenterebbe una tappa importante.
Il problema, in sostanza, e' quello di riuscire a modificare
il ruolo della Regione radicalmente, recuperando le risorse
che questo sistema di formazione professionale ha
integrandolo con le risorse che provengono dal mondo della
produzione e dei servizi. Gli investimenti fatti in
formazione devono ridiventare o diventare, se non lo sono mai
stati, utili a un disegno piu' complessivo teso a fornire
l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, che non puo' tra
l'altro avvalersi solo dello strumento della formazione
professionale.
Se l'obiettivo e' quello di favorire l'incontro tra la
domanda e l'offerta di lavoro, il problema non e' infatti
solo di intervenire con percorsi formativi lunghi,
impegnativi o necessariamente programmati su piu' annualita',
ma e' di riuscire a intervenire con una formazione flessibile
e tempestiva che si inserisce pero' su momenti forti di
orientamento, di informazione, e con una capacita' di
diagnosi delle necessita' di formazione.
MAGGIORE IMPEGNO DA PARTE DELLA REGIONE
Lo sforzo della Regione dovrebbe essere in questa fase
soprattutto rivolto alla capacita' di recuperare le energie
che ci sono nel sistema di formazione professionale, le
risorse umane e le risorse economiche investite, in modo che
queste strutture di formazione riescano a trovare la giusta
integrazione con tutti gli altri soggetti che possono operare
utilmente e quindi ne derivi un sistema fortemente
integrato.Questo richiede una specifica attenzione ai mercati
del lavoro locali.
Si debbono elaborare programmi di carattere generale ma poi
bisogna che si trovi una capacita' di realizzazione effettiva
nei mercati del lavoro locale e in quelle sub-aree in cui e'
possibile effettivamente costruire una strategia concreta di
intervento. E' necessario che vi sia la partecipazione attiva
delle parti sociali.
Concordo sul fatto che il problema non e' di stare a
"osservare" molto e prevedere tra cinque o sei anni di cosa
avremo bisogno. Certamente quella dell'osservazione del
mercato del lavoro e' una componente importante per decidere
che cosa deve essere fatto ma e' fondamentale avere un
contatto diretto con quelli che sono gli utilizzatori di
questo sistema e da li', cioe' dalle parti sociali, dovremmo
avere tempestivamente le indicazioni che servono a
programmare gli interventi.
E' fondamentale quindi riuscire a creare le occasioni di
confronto che consentono nelle situazioni specifiche, che poi
sono situazioni locali, di costruire un sistema di relazioni
e di informazioni che permettono di ritardare continuamente
l'intervento programmato, di tradurlo tempestivamente in una
offerta, che consenta di dare le risposte che si cercano.
Le linee su cui si e' intervenuti fino a oggi per modificare
la strategia della Regione Lombardia sono sostanzialmente
due: quella di ricomporre a livello regionale interventi che
erano vissuti e gestiti separatamente, cioe' le politiche del
lavoro, con alcune leggi molto settoriali sull'imprenditoria
ecc., e le politiche della formazione e quindi tentare di
ricomporre in un disegno unitario strutture, linee di
finanziamento, interventi, con l'obiettivo di riconvertire il
sistema dei centri di formazione professionale, il sistema
dei centri per l'innovazione tecnico-educativa, il sistema
dell'osservatorio del mercato del lavoro, cioe' riuscire a
ritrovare li' delle energie che possano rappresentare
effettivamente un punto di riferimento pubblico fondamentale.
Piu' che affermare in astratto l'esigenza di una
collaborazione, di una integrazione forte tra il pubblico e
il privato, l'intervento regionale deve riuscire a creare
condizioni perche' concretamente si riconoscano, a livello
locale, i reciproci interessi ad agire per la valorizzazione
delle risorse umane.
Un lavoro che in parte agisce sulla struttura, sul recupero
di efficienza di questa struttura che e' particolarmente
ricca in Lombardia, anche se molto datata negli obiettivi e
nell'organizzazione. Necessita, quindi, non solo di una
generica manutenzione ma di un'importante revisione degli
obiettivi e in parte anche di un rinnovamento del personale.
Tutte cose che richiedono investimenti economici e tempo; non
sono operazioni facili da realizzare.
La Regione ha una competenza piena per quanto riguarda la
formazione professionale, non ne ha per quanto riguarda, per
esempio, i problemi del lavoro, per evitare che la confusione
aumenti a tutti i livelli, quindi e' necessario riuscire a
rideterminare anche i ruoli istituzionali. Vi e' la
necessita' di rivedere tutta la legislazione nazionale in
materia.L'altra linea importante di cambiamento e' legata
proprio a una delega che e' stata avviata per dare un ruolo
alle amministrazioni provinciali, nel tentativo di avvicinare
il piu' possibile le politiche del lavoro ai mercati del
lavoro locali.
Dall'inizio del '95 la formazione professionale e' delegata
alle amministrazioni provinciali. Attualmente e' invece
all'attenzione della commissione consigliare una legge che
riguarda i problemi dell'occupazione che dovrebbe riordinare
l'altro comparto in una logica di integrazione, di coerente
rapporto. Questo e' il tentativo di portare il tema della
formazione professionale a un dibattito ampio dove le parti
sociali possano effettivamente, al di la' delle intenzioni
gia' manifestate, riuscire a individuare tutti i luoghi di
partecipazione che consentono non semplicemente di
manifestare una volonta', come sostanzialmente e' accaduto
fino a oggi, ma anche di diventare operativi, di entrare con
un ruolo decisivo nei momenti importanti di programmazione e
nelle situazioni concrete di realizzazione.
Questo processo potra' ottenere dei risultati a medio termine
piu' visibili di quanto e' avvenuto fino a ora. L'obiettivo
e' di ampliare sempre di piu' questo spazio per gli
interventi flessibili che sono stati piu' volte richiamati e
che pero' diventano significativi se non sono solo degli
interventi di carattere episodico. In Lombardia sono stati
realizzati molti interventi di formazione professionale di
ottimo livello, soprattutto nella formazione post-diploma, ma
molto spesso si e' trattato di prototipi che sono stati
costruiti e poi abbandonati perche' il sistema non e' stato
capace di mantenerli e di potenziarli.
Un'altra recente iniziativa regionale riguarda una legge
sulla formazione superiore che dovrebbe consentire
l'incontro, non occasionale, tra il mondo universitario e
della ricerca, il mondo imprenditoriale e della formazione,
affinche' ci si possa confrontare in modo continuativo sulle
strategie e sugli interventi specifici.
L'obiettivo e' quello di costruire dei centri di eccellenza o
degli istituti superiori, garantendo in sostanza che queste
occasioni di confronto siano delle occasioni stabili.
L'importante e' che non si perda il know-how accumulato ma
che si tesaurizzino le esperienze fatte e si ripropongano a
un livello qualitativo superiore. Questi mi sembrano gli
elementi piu' interessanti del tentativo che e' stato fatto
nell'ultimo biennio, fra mille difficolta' perche' il sistema
della formazione professionale sconta una serie di
"disavventure" che l'hanno notevolmente scosso e quindi
l'operazione si e' svolta in una continua emergenza. Il
tentativo di realizzare una strategia di questo genere
consente anche un risanamento sostanziale e puo' fare della
Regione un interlocutore e un coordinatore credibile per
tutti gli altri soggetti interessati al cambiamento e allo
sviluppo della societa'.