Impresa & Stato N°28 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

SISTEMA POST-SECONDARIO E OBBLIGO SCOLASTICO: DUE SEGMENTI STRATEGICI

di Giorgio Scanavacca


Tra i tanti problemi che riguardano il sistema della formazione delle risorse umane nel nostro Paese, due meritano una attenzione particolare, quello del sistema post-secondario e quello dell'elevamento dell'obbligo scolastico e della alternanza scuola-lavoro.
Si tratta di due segmenti del sistema formativo cruciali su cui è bene svolgere qualche riflessione.In considerazione della velocità delle trasformazioni tecnologiche e produttive non è piùpossibile immaginare che la formazione post-secondaria continui a essere incardinata presso un unico soggetto istituzionale.
A fronte di evidenti esigenze di flessibilita', e' infatti del tutto evidente che i diplomi universitari fanno parte dell'offerta formativa delle università e che invece dal punto di vista formale il soggetto piu' idoneo a essere il referente istituzionale della formazione post-secondaria è la Regione.Il sistema post-secondario dovrebbe avere carattere di grande flessibilita', facilitando la mobilita' degli studenti e dei docenti e organizzando le docenze e la certificazione su base modulare.In un sistema siffatto acquistano un ruolo strategico le iniziative promosse nell'ambito del sistema di impresa (Cefriel, Mip, iniziative con le Universita'). Iniziative come queste devono essere moltiplicate proprio perche' l'importanza strategica della formazione esige la crescita della qualita'. Sarebbe utile che il mondo dell'istruzione pubblica e quello delle Regioni guardassero con maggiore attenzione a questi centri dieccellenza di cui il sistema d'impresa si è dotato nel campo della formazione post- secondaria e post-laurea.È indispensabile pero' armonizzare la situazione italiana con quella europea, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli post-diploma e la libera circolazione dei titoli di studio professionali.
Da questo punto di vista sembra preferibile valorizzare esperienze locali, collegate ai bisogni delle imprese, nate sulla base di Enti consortili che coinvolgano Regioni, Enti locali, Universita', Scuole Secondarie, Associazioni imprenditoriali e imprese. A tale proposito non sembra necessaria una legge nazionale sulla formazione post- diploma in quanto esiste già una norma cui fare riferimento (art. 9, comma 16 della Legge 236) che introduce espressamente la dizione "corsi post-secondari di perfezionamento o di specializzazione" istituiti sulla base di convenzioni o di accordi tra l'amministrazione scolastica o le singole scuole e le Regioni interessate, anche in relazione alle proposte delle Associazioni dei datori di lavoro, delle organizzazioni sindacali e degli ordini professionali.
Nella stessa linea si pongono le intese stipulate tra Confindustria e sindacati e quella piùrecente del 16 febbraio 1994 tra le Regioni e il Ministero della Pubblica Istruzione. In particolare con queste ultime intese si rompono le tradizionali barriere tra scuola e formazione professionale e si avvia un processo ispirato al modello europeo di un sistema formativo davvero integrato.

PIU' COINVOLGIMENTO DELLE IMPRESE IN CAMPO FORMATIVO
Alla luce di una formazione post-secondaria frutto di un insieme di formazione scientifica, di specializzazione professionale e di inserimento nel mondo del lavoro è auspicabile un coinvolgimento delle imprese e delle Associazioni industriali fin dalla fase di programmazione e di progettazione formativa, per conoscere i bisogni del mondo produttivo e assicurare al percorso formativo la piu' ampia valenza professionalizzante.
A testimonianza di una integrazione efficace tra mondo produttivo e sistema scolastico appare opportuno citare l'esperienza dell'inserimento di Praktikanten (Studenti a livello post-secondario che effettuano un periodo di inserimento in azienda) in Siemens Ag. Siemens Ag e' infatti la prima azienda per numero di Praktikanten inseriti annualmente; sono mediamente dai 3.500 ai 4.000, provenienti dalle Hochschulen, soprattutto di indirizzo ingegneristico.
Questo principalmente per tre ordini di motivi, il primo dei quali di carattere politico: Siemens Ag, infatti, oltre a essere tra i maggiori fornitori dello Stato e delliAmministrazione Pubblica tedesca, e' con i suoi 238.200 dipendenti (Siemens Ag e società consolidate al 30.9.93) il maggiore datore di lavoro privato in Germania.
Sono quindi evidenti le ripercussioni della politica del personale di Siemens Ag sull'intero mondo del lavoro tedesco. Il secondo motivo e' legato alle caratteristiche dei settori merceologici in cui la Siemens opera: trattandosi di prodotti e impianti ad alto contenuto tecnologico e considerando che mediamente circa il 10% del fatturato viene investito in Ricerca e Sviluppo, e' naturale che Siemens Ag abbia rapporti intensi e privilegiati con il mondo accademico.
Il terzo e' un motivo di opportunità: la collaborazione attiva, seppur temporanea, di giovani qualificati a "basso costo", flessibilita' grazie al contratto a tempo determinato e possibilità di valutare a fondo lo studente per un periodo abbastanza significativo dal punto di vista della preparazione teorica, delle competenze pratico- operative, nonche' della sua capacità di collaborazione, cooperazione e comunicazione con superiori e colleghi in ambito lavorativo. Al termine del Praktikum l'azienda ha l'opportunita' di effettuare una valutazione completa dello studente e cio' le permette di operare una scelta consapevole e quindi trattenere al proprio interno, se possibile, soltanto quelli che ritiene essere, rispetto alle esigenze, quelli piu' adatti.

L'INNALZAMENTO DELL'OBBLIGO SCOLASTICO E L'ALTERNANZA
In Italia, su 100 giovani che iniziano il percorso scolastico, 40 si fermano al massimo alla licenza media, 20 ottengono una qualifica professionale e 40 conseguono il diploma di maturità; di questi ultimi 8 conseguono una laurea.
In considerazione di un tale tasso di dequalificazione giovanile (40%), che rappresenta una quota reale di analfabetismo, Confindustria ha preso posizione esprimendo la propria preoccupazione di fronte alla possibilita' che l'innalzamento dell'obbligo scolastico possa portare a un abbassamento delle conoscenze e delle competenze, ritenendo al contempo inopportuna la scelta del doppio canale (scuola e formazione professionale).
Rispetto a una formazione professionale "alternativa" a quella scolastica, Confindustria propone infatti il concetto dell'alternanza dei corsi formativi, a fronte di una evidente esigenza, da parte del mondo industriale, di una cultura di base improntata "anche" allo sviluppo del pensiero scientifico, alla rivoluzione elettronica, alle tecnologie multimediali e all'approfondimento delle dimensioni tecniche, amministrative e finanziarie.
Alternanza significa che dovrà diventare normale per gli studenti italiani dedicare una parte della loro carriera scolastica a esperienze sia di formazione professionale che di vero e proprio lavoro (stage e project work).
Ciò significa esaltare la vocazione vera della formazione professionale che non è quella di fare da supplenza alla scuola, accogliendone gli impulsi, bensi' di primo inserimento dei giovani e di formazione continua degli occupati.
Con l'innalzamento dell'obbligo il problema diventa quello di innalzare il livello formativo della scuola secondaria superiore e di costruire un sistema di formazione post- secondaria su base regionale e locale. Questo sistema deve valorizzare la vocazione produttiva dei singoli territori, attirare studenti dai Paesi piùavanzati per la qualita' dei percorsi alternativi, soddisfare le esigenze dei giovani e delle imprese.
La scuola a sua volta potrà raccordarsi con il sistema regionale di formazione professionale e valorizzarne le competenze, sia attraverso i cosiddetti progetti mirati rivolti ai giovani che non intendano proseguire i percorsi scolastici, sia attraverso la formulazione di moduli aggiuntivi e integrativi di quei percorsi che prevedono professionalita' a breve termine.
Non e' comunque pensabile una trasposizione meccanica, nel nostro Paese, di formule e di esperienze realizzate in altri Paesi; bisognerebbe invece costruire una sorta di "via italiana" all'alternanza, che valga a ridurre il fossato tuttora esistente tra istruzione scolastica e formazione professionale e piu' in generale tra sistema formativo e sistema produttivo.