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Impresa & Stato N°28 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

POLITICHE DELLE QUATTRO REGIONI FORTI E MOTORI D'EUROPA

di Clelia Boesi


Il 9 settembre 1988 i Presidenti di Lombardia, Baden Wurttemberg, Catalogna e Rhone- Alpes hanno firmato un memorandum, integrato per alcuni progetti, da Ontario e Galles. Si decise di trovare, nell'area omogenea di sviluppo europea (come venne definita dal Giappone), sedi organizzative di confronto su economia, territorio, sociale, per conoscere, valutare, indirizzare un modo regionale di porsi in Europa.
Tale decisione trova le proprie origini nei seguenti motivi:n-la convinzione che l'economia delle Regioni europee fosse in forte crescita nella quota di scambi intra- industriali,1 e che la stessa crescita non fosse tanto attribuibile "a una fondamentale somiglianza delle - dotazioni fattoriali- dei Paesi membri: basti pensare ai forti movimenti migratori che ancora negli anni Sessanta si manifestarono dall'Italia verso la Repubblica Federale Tedesca, Francia, Belgio, Regno Unito, nonch- ai notevoli differenziali di costo del lavoro intra-europei";2-il boom degli investimenti cross border verificatosi alla fine degli anni Ottanta in prospettiva del Mercato Unico europeo. In Lombardia e in Italia, per esempio, si verifico' una forte presenza di capitale estero, che successivamente blocco' la sua stessa crescita, ma che in quel periodo aveva aperto nuove e forti speranze;3-il processo di internazionalizzazione e dell'apertura di nuovi mercati, in grado di offrire mano diopera a basso costo, ha coinvolto anche le piccole e medie imprese, molto numerose in ogni Regione;4-la crisi di welfare state e liesigenza di avere istituzioni per liequita' sociale, funzionali a: a) la sicurezza umana, del lavoro, del reddito, della salute, dell'ambiente, da ogni forma di violenza, liberta' dalla paura e dal bisogno;b) la prevenzione di conflitti localistici, etnici, di disgregazione sociale, d'inquinamento, di traffico di droga.
Queste motivazioni e interessi comuni hanno portato i Presidenti delle Regioni -Motori d'Europa- a trovare una sede di confronto anche per comprendere le forti differenziazioni regionali fra forza lavoro e risorse naturali e gli effetti inerenti gli scambi delle loro stesse specializzazioni: fra Europa dell'est e dell'ovest o fra Canada e Usa o fra Giappone, Australia e sud asiatico.In un mercato sempre piu' integrato non solo in Europa, ma a livello mondiale, si " cercato di riflettere sulle omogeneita' generate dal vecchio sistema industriale: distretti tessili lombardi, tedeschi, aree di sviluppo dell'automobile, per comprendere l'importanza dei fattori istituzionali, della politica industriale, imprenditiva, di qualita' del capitale umano, di evoluzione del mercato locale, sicuramente diversi dalla tradizionale teoria classica e neoclassica che considerava il meccanismo -prezzi e scarsita'- fattoriali.
La disponibilita' ormai decennale delle imprese a dislocare in luoghi diversi le proprie attivita' per ridurre i costi, aumentare la domanda locale, economie e diseconomie esterne (nascita e declino dei distretti industriali), incentivi specifici fiscali e finanziari, fece molto sperare nell'Europa e nel suo avvio reale dal 1993, anno dal quale le merci potevano essere scambiate liberamente. Del resto la Regione Lombardia, in tale contesto, convinta della prospettiva, era al tempo stesso certa che le forti migrazioni e ristrutturazioni occupazionali generate dall'introduzione nei processi produttivi di tecnologie avanzate generassero strozzature e contraddizioni sociali, tensioni e sprechi.
Cosi' come fu convinta che la nuova via fosse in tale contesto, procedere in un'ottica cooperativa, fondata sulla qualita' sia delle politiche che della produzione. Ed ecco l'importanza di una politica -Quattro Motori d'Europa- che fondandosi sul confronto culturale e socio economico di Regioni europee forti costituisse strumento di governo delle economie esterne, attraverso un sistema informativo che rendesse trasparenti le informazioni utili a contenere quelle forme di appiattimento nell'oligopolio, privo di ogni spazio di concorrenza.In tale direzione, la Regione Lombardia " impegnata in settori quali lieconomia, piccola e media impresa, nell'agricoltura, nelle problematiche dell'occupazione e dei suoi riflessi sulla famiglia.Cosi' come deciso dai Presidenti nel luglio 1994.
Infatti, l'8 luglio 1994 i Presidenti delle Regioni -Motori diEuropa- hanno deciso di istituire quattro commissioni ognuna delle quali affidata al coordinamento di una Regione.
Ogni Commissione e' poi articolata in gruppi di lavoro o progetto come segue:
1) Commissione Territorio (Rhone-Alpes)­-Trasporti e Comunicazione (Rhone-Alpes)­-Ambiente (Rhone-Alpes)­-Scambi informatici (Baden Wurttemberg)­-Telepresenza (Baden Wurttemberg)
2) Commissione Istruzione e giovani (Baden Wurttemberg)­- Istruzione e Formazione Professionale (Baden Wurttemberg)­- Giovani e Sport (Baden Wurttemberg)
3) Commissione Economia (Lombardia)­-Agricoltura (Lombardia)­-Piccola e Media Impresa (Lombardia)­- Occupazione Famiglia (Lombardia)
4) Commissione Cultura e Affari Sociali (Catalogna)­-Cultura (Catalogna)­-Affari Sociali (Catalogna)
Le decisioni dei Presidenti dei -Quattro Motori- hanno interpretato e tradotto le indicazioni del Summit del G7 del marzo 1994 a Detroit, inerenti i problemi della disoccupazione e degli strumenti per combatterla.
Se da un lato le imprese devono sviluppare una sempre maggiore capacita' di adeguamento al veloce mutare della domanda e quindi devono assumere il massimo di flessibilita' del lavoro, dall'altro lato devono porsi il problema occupazionale pur incrementando i propri investimenti nel capitale umano.
Cio' significa che, in questa fase dellieconomia, " sempre piu' importante porsi obiettivi per politiche di qualificazione della propria forza lavoro sia per l'educazione e per la formazione che per incentivi nelle imprese.Di conseguenza le istituzioni devono adeguarsi a questo mutamento strutturale ed e' questo il punto critico e complesso che ogni realta' sta vivendo e in essa ogni Regione dei -Quattro Motori d'Europa-.
Tutto questo facendo i conti con tre fenomeni emergenti nei Paesi maggiormente industrializzati:5-il Prodotto Interno Lordo (Pil) dal 3,2% nel 1989 e' passato nel 1990 al 2,1% per giungere allo 0,5% nel 1991, con una tendenza in aumento nel 1992, pari a circa li1,6% nel 1993;-la stagnazione europea, trasformatasi in recessione, che relazionata alla profonda crisi del Giappone e degli Stati Uniti ­ anche se recentemente sembrano in ripresa ­ non puo' che destare preoccupazioni per l'intero mondo;-i forti scrolloni della moneta.
Le autorita' europee il 13 settembre 1992 decisero un allineamento tra le differenti valute, in particolare con riferimento al marco, ma gli effetti della diminuzione dei tassi di sconto non hanno invertito la tendenza in atto. Prima Inghilterra e poi Italia sono usciti dagli accordi inerenti i cambi definiti da Maastricht.Certo, in tale quadro, la Regione Lombardia, inserita nei -Quattro Motori diEuropa-, si e' assunta compiti complessi.
Essa, infatti, sta cercando di pensare le proprie politiche come strumenti di garanzia di nuove equita' socio-economiche conoscendo e, per quanto possibile, prendendo in carico le nuove contraddizioni del mercato globale, in diversi ambiti.

AMBITO GENERALE
Considerato che in Europa la competizione cresce notevolmente a favore delle imprese forti,6 compito delle Regioni e degli Stati e' mantenere un governo e un controllo delle regole per valutarle e trasformarle difendendo interessi localistici e di scambio, pur non limitandosi a essi.
Il processo strutturale di cambiamento, discusso a Tokyo dai sette Paesi maggiormente industrializzati, sembra aver generato due effetti strutturali che coinvolgono fortemente l'Italia e in particolare la Lombardia cosi' come le altre Regioni dei -Quattro Motori diEuropa-: l'inflazione e la disoccupazione.
L'ambito generale delle politiche istituzionali e regionali deve riguardare e misurarsi con gli aspetti strutturali delle imprese locali, ma anche delle societa' multinazionali presenti nei propri territori regionali.
E' tale convinzione che porta a sintetizzare nelle seguenti azioni le scelte lombarde che sembrano corrispondere, in larga massima, a quelle delle altre Regioni:
1)-conoscere e riflettere sulle differenziazioni regionali della produzione, del costo del lavoro e sul salario reale;
2)-potenziare infrastrutture e servizi, quali i sistemi informativi, i trasporti, la telematica;
3)-sviluppare network degli istituti scientifici e della ricerca;
4)-superare logiche assistenziali all'impresa, e alle Regioni nella loro relazione con la Comunita' europea. In particolare, le Regioni -Quattro Motori d'Europa- intendono porsi con un ruolo propositivo nei confronti comunitari attraverso progetti mirati e coordinati (esempio scambi e formazione, partecipazione comune a programmi europei);
5) sviluppare le politiche di servizi all'impresa a supporto del processo di qualificazione e di razionalizzazione del sistema di impresa;
6) sostenere investimenti di impresa all'esterno del proprio territorio;
7)-elaborare un piano di formazione e di aggiornamento rivolto ai diversi settori produttivi e funzionali oltre che alla Pubblica Amministrazione.
Le azioni esposte sono finalizzate a investire in termini di qualita' e di formazione sui soggetti impresa e Pubblica Amministrazione con un metodo collaborativo e partecipativo.
La scelta di tali soggetti consiste nel fatto che essi corrispondono a quelli chiamati nella competizione del mercato internazionale ed europeo, pur con ruoli diversificati. L'approccio formativo che sembrerebbe piu' efficace per le considerazioni esposte e' quello multidisciplinare e interdisciplinare, perch- permetterebbe di creare sedi di riflessione sui risultati della ricerca e della valutazione critica delle attuali politiche.
Esse dovrebbero servire le istituzioni a trovare il proprio ruolo e cioe' essere strumenti di equita' flessibili e diversificati, efficaci per le realta' attuali, in grado di adeguare il proprio personale, valorizzando le esperienze positive e investendo nelle motivazioni e nella disponibilita' dello stesso ­ ormai assente, forse anche per i troppi cambiamenti e disillusioni subiti ­, investendo nella qualificazione e quindi nelle competenze e in strumenti di gestione specifici.
Tutto cio' cercando di comprendere perche' le imprese non si collegano al mercato formativo da un lato e dall'altro investire per conoscere il nuovo fabbisogno, le esigenze e le soluzioni trovate, quali ad esempio training-on-the-job per la formazione tecnica, lean production per produzioni snelle o lean training.
La Regione Lombardia intende riproporsi con un proprio ruolo finalizzato e competitivo nell'Europa dei 15, ­ privilegiando il Comitato delle Regioni ­-anche grazie all'inserimento nell'Unione europea della Svezia, Austria e Finlandia. Paesi con i quali esistono forti interscambi, utili probabilmente a sviluppare le proprie attivita' al sud europeo e del Mediterraneo, oltre che a trovare elementi stimolanti per affrontare la crisi di welfare.

AMBITO SPECIFICO INERENTE IL RUOLO ISTITUZIONALE DELLE REGIONI
Nelliultimo decennio a un mercato mondiale corrispondono esigenze di identita' locali; la Regione Lombardia come molte altre Regioni desiderano esprimere senza vincoli dello Stato centrale:
1)-le proprie componenti linguistiche ed etniche;
2)-il proprio peso politico-amministrativo;
3)-una maggiore efficienza del sistema pubblico rispetto allo Stato centrale;
4)-innovazione dei pubblici servizi collettivi e regole adeguate alle nuove contraddizioni quali quelle ambientali e dei diritti civili;
5)-una maggiore concorrenza verticale fra Regioni e Stato centrale e una maggiore concorrenza orizzontale fra Regioni e Comuni o Province per giungere a una cooperazione con trasferimenti perequativi fra regioni ricche e povere del Paese-nazione o infraregionali.Richieste maggiormente sentite in Lombardia e Milano sia per il suo ruolo di mediazione fra nord e sud d'Europa, fra est e ovest sia per il peso delliindustria lombarda rispetto a quello nazionale (Pil lombardo 88%, contro li83% italiano).
La produzione industriale lombarda e' del 44% nel 1992-93 e scende al 34% nel 1994. Essa proiettandosi nelliespansione europea e internazionale, ha dovuto richiedere a ogni unita' produttiva e di servizio la capacita' di dotarsi di nuove funzioni e servizi: dalla conoscenza delliinglese alla capacita' di conoscere finanza, valute e capacita' di negoziazione progettuale. Ed e' in questa riconversione che il ruolo delle Regioni, come del resto delle Camere di Commercio, dell'Ice, di Mondoimpresa ecc. deve svilupparsi con funzioni di nuovo management.
Funzioni inerenti sistema informativo, ricerca, formazione e -garanzia-collegamento- con quella pluralita' di societa' che forniscono:-assistenza finanziaria, spesso erogata da emanazioni bancarie;-consulenza diretta alle imprese per erogare servizi di informazione, di ricerca dei partner e preparazione, predisposizione di pratiche e/o progetti;n- informazioni per la valutazione sull'andamento dei cambi.

INVESTIMENTI PRIORITARI: FORMAZIONE E RICERCA
Convinti che tali strategie non potevano essere perseguite in un contesto nel quale la crescita della spesa superasse la velocita' della formazione delle risorse umane impiegate, la Lombardia con le altre tre Regioni Motori d'Europa hanno inteso avviare una politica di scambio e di formazione accanto alla politica degli investimenti per l'informatizzazione e l'adozione delle tecnologie adeguate nel sistema socio economico regionale, locale, pur in rete con livelli nazionali, europei o internazionali (stage per operatori, sistemi informativi sullioccupazione).
Azioni che partendo da esperienze di gestione dei singoli settori competenti regionali servissero da stimolo e laboratorio di conoscenza, riflessione, valutazione per nuove proposte di eventuale modifica ai propri sistemi formativi regionali.Investimento formativo che, in ogni caso, deve coinvolgere e convincere le imprese (in Italia investono circa il 50% in meno di quelle dei Paesi piu' industrializzati) e deve soddisfare le istituzioni e il terziario (ritenuti nel processo di privatizzazione ambiti evolutivi per lioccupazione).
Convinti inoltre che le produzioni ad alta tecnologia siano in mano a imprese a capitale pubblico o che comunque abbiano servito una domanda pubblica, in qualche misura protetta dalla concorrenza, si " convinti che l'istituzione Regione, in prima fase attraverso la formazione, la ricerca e il sistema informativo, aiuti a spezzare il "circolo vizioso fra basso investimento in innovazione e scarsa redditivita' dello stesso, in contemporanea con la transizione verso il mercato di una quota importante delliindustria ad alta tecnologia"7 perche' obbligati dalle nuove regole non protezionistiche del nuovo mercato europeo.
Fenomeno gia' verificatosi in Giappone, per il quale fondamentali sono le decisioni governative, perch- in ogni caso le imprese non riuscirebbero a farlo.
Per questi motivi, la Regione Lombardia, intende sviluppare investimenti per network di informazione (sistemi informativi), ricerca e di formazione, cercando di aggregare e finalizzare risorse pubbliche e private su un progetto complessivo di sviluppo, nel rispetto delle profonde differenziazioni dei loro sistemi.

LA LOMBARDIA ATTENTA ALL'OCCUPAZIONE E ALLA FAMIGLIA
La produzione di merci e di servizi oggi si indirizza in luoghi dove il lavoro e' a basso costo incrementando cosi' la produttivita'. In tale contesto evolutivo le politiche istituzionali devono equilibrare le proprie azioni fra essere sostegno all'impresa da un lato e dall'altro al lavoratore.In tale mediazione si " posta in crisi la societa' dei servizi riproponendo un ruolo centrale alla famiglia.
La famiglia e' presa in considerazione o come luogo di vita e di solidarieta', con l'effettiva rifondazione dei suoi ruoli interni, ma anche come terminale produttivo al nuovo sistema tecnologico diffuso.In tale ambito le quattro - Regioni Motori d'Europa- hanno deciso di impostare un sistema di rilevazione e monitoraggio nei loro territori sulla situazione occupazionale e delle famiglie, per poter prevenire gli effetti negativi che l'attuale processo produttivo potrebbe generare. Processo che richiede, come gia' detto, ai soggetti gestori e delle politiche a grande capacita' di adattamento e flessibilita' alle esigenze del mercato.9Oltre a questo fenomeno specifico del lavoro a domicilio, a livello generale le problematiche riguardano la conoscenza e il -che fare- in un processo nel quale sembrano emergere i seguenti soggetti:
a)-gruppi o -team di persone- che operano trasversalmente, ricomponendo in progetti di produzione o di servizio alliutente e/o cliente, in modo orizzontale, le funzioni delle strutture produttive tradizionali;10
b)-le funzioni delle strutture produttive tradizionali si trasformano in know how, momenti formativi utili alla conoscenza di base per entrare nei nuovi processi produttivi;
c)-gli investimenti necessari in livelli di professionalita', competenza, capacita' relazionale (skill) e risorse finanziarie anche dei grandi gruppi richiedono una struttura a rete, controllata dalla lean enterprise.
Certamente ancora una volta l'investimento e' culturale e non certo fondato sull'emergenza, anche se la stessa preme.E' la cultura infatti che permette di usare la gerarchia in generale e in particolare dei manager integrata con altre funzioni non sempre diffuse: sviluppo di competenze (autorevolezza), capacita' relazionali, di comprensione di obiettivi regolati dal soddisfacimento dei bisogni dei clienti e realizzabili attraverso processi.Aspetti qualitativi e importanti che si vorrebbero assumere fra le nostre finalita':
1)-i ruoli di gestione dei team (sistemi informativi e di comunicazione), composti dalle diverse parti interessate a raggiungere uniunica strategia;11
2) evoluzione dei ruoli nella rete;
3) incentivi sempre piu' rivolti all'iniziativa e al progetto non solo economico, ma anche di coinvolgimento per chi investe non solo tecnicamente sul medio-lungo periodo;
4) trovare misurazioni e valutazioni su tutti quei protagonisti che concorrono all'immagine e alla legittimazione del gruppo di progetto nella societa' e nel mercato, perchè ciò può moltiplicarsi in una rete complessa di mercato.
Qualita' che diviene il centro vitale per lo sviluppo e la competizione aziendale e dello Stato-Pubblica Amministrazione.
La politica di qualita' si deve fondare sulla soddisfazione del soggetto cui e' rivolta, utente o cliente, e sul diritto del consumatore, sulla formazione, sulla motivazione e sviluppo del personale e sulla protezione ambientale. Per concludere, gli investimenti per le politiche delle - Quattro Regioni d'Europa- sono ricerca, informazione, formazione e aggiornamento, finalizzate a rispondere sia alla domanda della Pubblica Amministrazione che delle imprese lombarde.Investimenti che non possono partire da zero, in quanto devono fare i conti sia con personale istruito, con elevati titoli di studio (effetto della maggiore scolarizzazione) che con operatori dotati di formazione polivalente, capaci di operare con tempestivita' e duttilita' nelle diverse situazioni relazionali e intellettuali.12
L'innovazione tecnologica infatti se da un lato ha profondamente modificato l'organizzazione del lavoro dall'altro ha richiesto grosse modificazioni alle risorse umane impiegate, chiedendo loro da un lato titoli di studio e capacita' psicologico-professionale di superare forti selezioni,13 oltre alla scontata lunga esperienza da dimostrare.
Il lavoro manuale sembra quasi annullarsi e l'azienda non soddisfatta del sistema formativo istituzionale pubblico o privato, torna alliorganizzazione degli anni Settanta aggiornando il proprio personale per funzioni urgenti alla produzione e cerca forme collaborative con il sistema esterno, offrendo borse di studio in cambio di esperienza diretta.
L'azienda sembrerebbe di nuovo essere luogo di formazione e di apprendimento e investe in formazione contro i nuovi rischi dei lavoratori.
Cambiamento culturale e strutturale che genera nuove contraddizioni da cui partire per avviare gli investimenti: disoccupazione, squilibri fra esigenze del dipendente e dell'impresa, che generano demotivazioni, distacco dal lavoro, l'andamento demografico (Lombardia: calo della natalita', diminuzione della fascia giovanile, incremento della forza lavoro femminile, resistenza alla mobilita' territoriale), nuovo management, policentricita' del sistema formativo pubblico e dei produttori sia locale sia delle organizzazioni di interessi settoriali sia di fornitori di macchinari o tecnologie che dei centri di consulenza o Universita'.
In tal senso si sta investendo in due direzioni.La prima per creare un sistema informativo di base, ricostruendo le diverse fonti delle Regioni Motori diEuropa finalizzandole ad ampliare il patrimonio dei servizi regionali per i seguenti scopi:
1)-conoscenza delle risorse umane per ambito territoriale;
2)-riflessione sulle possibili policy on-the-job nelle imprese, ma in stretta connessione con le istituzioni, sviluppandone la specificita';
3)-investimento a rete per conoscere gli elementi di innovazione formativa e di relativa valutazione;
4)-di ricerca di metodi criteriologici comuni con le altre realta' comunitarie, ipotizzando strumenti di certificazione riconosciuti, come esistono in altri Paesi (esempio master);
5)-coinvolgere su una base concreta conoscitivo-valutativa i soggetti gia' presenti nelle policy delle Regioni interessate: sindacati e forze sociali, Universita' e istituti di ricerca o formazione, consiglieri regionali.
La seconda sviluppando come Regione Lombardia network funzionali alle diverse materie (ricerca), utili a garantire la qualita' dei programmi da presentare come Regioni a livello europeo.
NOTE
1)-Fenomeno gia' registrato nella fase di avvio della Cee.
2)-Ispi, Italia e Germania protagoniste delliintegrazione europea, a cura di Maurizio Ferrera ed Elfride Regelsberger, 1990.---Articolo di Fabrizio Onida, Competizione, ristrutturazione, sviluppo e integrazione internazionale dell'industria europea, pagg. 272, 273.
3) In Italia, come risulta dalla ricerca Cnel, svolta da R. e P. Ricerche e Progetti del Politecnico di Milano, l'internazionalizzazione del sistema produttivo avviene a meta' degli anni Ottanta. Fenomeno che subì un arresto anche per la svalutazione della lira. Alliinizio del 1994 le imprese industriali all'estero partecipate con investitori italiani sono 1.457, esse occupano 575.069 addetti con 143.912 miliardi di lire di fatturato.
Le imprese industriali italiane partecipanti dall'estero sono 1.474 con 868 investitori e con 497.126 unita', con un fatturato nel 1993 pari a 170.956 miliardi di lire.
4) Dialtro canto le prospettive di sviluppo si rilevano in buona parte dei Paesi dell'America Latina: Brasile, Africa, Medio Oriente, quali ad esempio la Cina che hanno raggiunto interessi positivi.
5) I sette Paesi industrializzati -G7- sono Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania Federale, Francia, Regno Unito, Italia.
6) Ibm con un fatturato nel 1993 di circa 8.648 miliardi, Olivetti, Alcatel Alsthom Wallenberg con meno azionisti (liElectrolux, Ericsson, Skt, con 25.000 occupati- dipendenti).
7) Gian Maria Gros Pietro, Ricercare alla Giapponese, -Il Sole 24 Ore-, 3 maggio 1994, n. 117, pag. 7.
8) In Lombardia si possono individuare sistemi produttivi simili all'impostazione dell'impresa giapponese:---­ il tessile, con imprese esportatrici, diffuse, con grossa interazione con le associazioni industriali, accademiche, ministeriali dello Stato centrale;---­ mobilio, calzature, alimentari eccetera.
9) Simone Fubini, Presidente Projecta, Le trasformazioni organizzative delle multinazionali arrivano ai grandi gruppi italiani ­ Carriere in rivoluzione ­ Scompaiono i ruoli intermedi e la crescita professionale si sgancia dalla scala gerarchica, -Il Sole 24 Ore-, Sabato 5 novembre 1994, pag. 9.
10) R.Bo, La subfornitura si riorganizza, -Il Sole 24 Ore-, 16 novembre 1994, n. 312, pag. 13.---Significativo a proposito liesempio delle case automobilistiche per la loro radicale organizzazione deverticalizzante. Circa il 60-65% dei componenti proviene dalliestero a fronte del 50% di alcuni anni fa. Ci ha ridotto drasticamente i fornitori diretti per esempio, la Fiat e' passata da 1.500 a 500, dei quali 190 sostengono solo il 90% del lavoro.---Francia, Germania, Italia sono i maggiori produttori di componentistica.
11) Al team " richiesta capacita' di dominare la rete.
12) Le figure carenti oggi in Lombardia (fonte: Ricerca delliIres 1993, Selettivita' e reattivita' degli interventi formativi, a cura di Asher Colombo e Ida Regalia) su dati della Federlombarda e Intersind:---a) le professioni strategiche mancanti riguardano per le banche i responsabili di aree commerciali, i venditori, gli sviluppatori; per la manifattura gli addetti alla vendita e l'assistenza al cliente;---b) le figure a carattere tecnico-scientifico acquisite sia dal sistema formativo che operativo.
13) Progettisti, personale per collaudi, personale del settore meccanico, disegnatori, stilisti eccetera.