Impresa & Stato N�28 - Rivista della Camera di Commercio di Milano
LO SVILUPPO DELLE RISORSE UMANE NELLE REGIONI FORTI D'EUROPA
di Marino Regini
E' sempre piu' ricorrente l'osservazione che, nei nuovi
sistemi di organizzazione della produzione e nella struttura
delle economie post-industriali, le "risorse umane"
costituiscono un fattore assai piu' cruciale che nel passato.
Sia il dibattito sul funzionamento dei sistemi di produzione
post-fordisti, sia l'enfasi sui progetti di qualita' totale
come risposta alla competizione fra sistemi economici
nazionali, sia ancora le diverse teorie sulla societa'
dell'informazione, rinviano all'idea che, nei tardi anni
Novanta, proprio quei Paesi o regioni che saranno in grado di
fornire al proprio sistema economico risorse umane adeguate,
piu' ancora che nuove tecnologie o servizi efficienti,
godranno di un vantaggio competitivo e si troveranno
all'avanguardia del progresso economico e sociale.
Ma quali sono esattamente le "risorse umane" cruciali, e
attraverso quali processi sociali e istituzionali si
producono (e riproducono) nei diversi contesti territoriali?
La letteratura economica, sociologica e manageriale
solitamente prende in esame solo alcuni "pezzi" del processo
di produzione di queste risorse (il sistema di formazione
professionale o quello di istruzione piu' in generale, il
comportamento delle imprese e le relazioni industriali, le
politiche formative degli Enti pubblici, il ruolo delle
relazioni comunitarie o delle organizzazioni degli interessi,
e cosi' via), ma non tale processo nel suo insieme, cioe' i
modi in cui questi pezzi si legano fra loro e le coerenze, i
limiti, gli effetti inattesi che ne risultano.
Da cio' derivano le gravi deformazioni analitiche spesso
riscontrabili negli studi comparativi esistenti, che si
limitano a concludere che il sistema di formazione
professionale tedesco e' piu' efficiente di quello inglese, o
che la forza lavoro giapponese favorisce la produzione di
qualita' perche' e' piu' flessibile e cooperativa di quella
francese, o ancora che il sistema universitario americano
consente alla grande impresa o al terziario avanzato quel
tasso di innovazione che in Italia puo' avere solo carattere
esogeno.
Tuttavia, non e' chiaro in primo luogo quali siano
esattamente le "risorse umane" necessarie al buon
funzionamento di un sistema economico nazionale o
territoriale, perche', in una certa misura, esse variano
dall'uno all'altro, e perche' la mancanza di alcune puo', in
determinate circostanze, essere compensata dall'abbondanza di
altre. Il primo problema di chi voglia affrontare con rigore
queste tematiche e' dunque quello di individuare qual e'
effettivamente la domanda di diverse "risorse umane" presente
in un determinato sistema nazionale o territoriale, e qual e'
il ruolo che ciascuna di esse svolge nel buon (o cattivo)
funzionamento dell'economia.
In secondo luogo, occorre analizzare i diversi meccanismi
sociali e istituzionali attraverso cui tali risorse si
producono. In altri termini, dopo avere esaminato i processi
di definizione sociale della domanda di risorse umane
presente in un sistema economico, si tratta di analizzare i
processi di produzione sociale dell'offerta.
Per affrontare queste problematiche in un contesto di
crescente competizione fra aree economicamente sviluppate,
l'Ires Lombardia, su incarico della Camera di Commercio di
Milano, ha condotto una ricerca nelle regioni che si auto-
definiscono "i quattro motori" europei, cioe' Lombardia,
Baden-Wurttemberg, Rhone-Alpes e Catalogna.
La ricerca ha cercato di rispondere a due gruppi principali
di problemi. Il problema a valle e' quale sia la relazione
fra risorse umane disponibili o carenti nei diversi gruppi
della forza lavoro da un lato e performance aziendale
dall'altro, in regioni caratterizzate da economie innovative
e diversificate e da imprese che tendono a competere piu' su
fattori quali la qualita' che sul prezzo.
Vi sono modelli diversi (e quali) di gestione, utilizzo,
domanda di risorse umane che si rivelano compatibili con
livelli analoghi di performance?
Il problema a monte e' invece quale sia la relazione fra
risorse umane disponibili o carenti nei diversi gruppi della
forza lavoro da un lato, e i sistemi di formazione
professionale ed educativi presenti in queste regioni
dall'altro.
Vi sono modelli diversi (e quali) di produzione sociale delle
risorse umane che costituiscono dei sostituti funzionali
l'uno dell'altro, sia pure con gradi diversi di efficienza e
di equita'?
Gli articoli della prima parte di questo numero monografico
presentano una breve sintesi dei risultati della ricerca. In
ciascuna delle quattro regioni considerate, sono stati
condotti nove studi del caso di imprese fra loro comparabili
per dimensione e settore di appartenenza (una grande impresa,
una media e una piccola, appartenenti al settore tessile, a
quello delle macchine utensili, e a quello bancario).
Le 36 imprese sono state studiate da e'quipe di ricerca
locali - rispettivamente dell'Ires Lombardia e delle
Universita' di Tubinga, Grenoble e Barcellona - coordinate da
chi scrive, mediante interviste a direttori del personale,
manager di linea e rappresentanti dei lavoratori condotte
sulla base di tracce comuni. In ciascuna regione, sono stati
inoltre intervistati esperti, rappresentanti delle
Associazioni e responsabili delle istituzioni formative.
Il saggio introduttivo propone una interpretazione generale
delle tendenze rilevate in una chiave comparativa, mentre i
quattro saggi che seguono offrono brevissime sintesi dei
risultati del lavoro compiuto nelle rispettive regioni.
Nella seconda parte del numero, vengono invece offerti una
serie di commenti e interventi da parte di operatori,
esperti, esponenti del mondo delle Associazioni.
Al di la' delle pur diverse posizioni, emerge con forza la
convinzione non solo che l'investimento sul sistema formativo
costituisca una risorsa essenziale per sostenere lo sviluppo,
ma anche che tale sforzo deve essere capace di non ripetere
gli errori del passato, scommettendo sulla qualita' piu' che
sulla quantita' e soprattutto riuscendo a trovare soluzioni
innovative di tipo organizzativo e di accordo tra le diverse
parti interessate; un modo anche questo, estremamente
importante oggi, per costruire una nuova statualita'.
NOTE
1)-Per i dati relativi alla struttura economica, al mercato
del lavoro e alle relazioni industriali in queste regioni, si
veda Ires Lombardia (a cura di), Economia e lavoro nelle
regioni forti d'Europa, Cariplo-Laterza 1993.
Per cio' che riguarda le tendenze della domanda e dello
sviluppo di risorse umane nei paesi a cui appartengono le
regioni considerate, si veda invece M. Regini, Strategie
manageriali e risorse umane in Europa, Il Mulino 1994, n. 6.