di A. Martin Artiles, Fausto Miguèlez,
Inma Pastor
LA TENDENZA ALLA DUALIZZAZIONE DELLA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
In questo scenario le politiche di formazione e
riqualificazione si dirigono di preferenza al "nucleo" di
occupazione stabile e qualificata, o che riveste una posizione
strategica nell'azienda. Le relazioni sono impostate in
termini individuali, di integrazione o risocializzazione
corporativa.
Il management mira a una certa identificazione dei lavoratori
con i valori e gli obiettivi dell'impresa. E' guidato da una
logica organizzativa, e il suo scopo e' la ricerca di
cooperazione in cambio di promozioni e incentivi selettivi. In
questo caso, la formazione gioca un ruolo importante non solo
per la riqualificazione del "nucleo", ma anche come
procedimento di ritualizzazione dell'accesso al "nucleo" e per
rinsaldare il microcorporatismo. Per questi motivi, buona
parte dell'investimento nello sviluppo delle risorse umane e'
diretto al "nucleo": programmi di master specializzati, studi
universitari, riqualificazione tecnica e formazione
professionale avanzata.Inoltre, le varie tecniche di
comunicazione, le dinamiche di gruppo e di leadership sono
fondamentali nella qualificazione comportamentale del "nucleo"
e sono utili come tecniche guida per i dirigenti, i quadri
intermedi e i coordinatori di gruppi e squadre di lavoratori
qualificati.
Al contrario, alla periferia, dove si trovano i lavoratori
meno qualificati e dove si applicano i contratti a tempo
determinato, la gestione delle risorse umane tende a essere
guidata da criteri di disciplina del mercato (contratti
flessibili) oppure dalla negoziazione e dalla regolazione
attraverso i sindacati.
Questo segmento non riceve formazione, ma addestramento e
riqualificazione occasionali sullo stesso luogo di lavoro
(training on-the-job), quando viene introdotta nuova
tecnologia. Per la riqualificazione professionale di questo
segmento periferico e' importante l'aiuto dei fondi pubblici e
dei programmi di formazione continua (Programma Fip, Anfc
ecc.). Raramente il capitale privato investe nella
riqualificazione di questo segmento.Nelle aziende in cui la
presenza sindacale e' rilevante, la pressione delle politiche
delle risorse umane puo' essere attenuata a favore di un
trattamento piu' generale ed egualitario.
Inoltre, dove i rappresentanti dei lavoratori e i sindacati
esprimono un maggiore livello di partecipazione, essi riescono
a influire su alcuni aspetti delle decisioni
imprenditoriali.
Ad ogni modo, per i due segmenti e' importante
la tendenza verso una politica di coinvolgimento individuale e
di gruppo: acquistano importanza gli strumenti di connessione
fra i gruppi per contribuire al mutuo coordinamento. In altre
parole, si tratta di un salto di qualita' rispetto alla
concezione passiva del fattore umano nell'organizzazione
taylorista del lavoro.
Ora bisogna mobilizzare i fattori di intelligenza e abilita'
personali per ottenere la mobilita' e la polivalenza nella
forza lavoro, in modo tale da raggiungere una maggiore
qualita', piu' elevata produttivita' e, in particolare,
migliori flussi di comunicazione attraverso la struttura
organizzativa.
LA TENDENZA ALLA TERRITORIALIZZAZIONE DELLO SVILUPPO DELLE RISORSE UMANE
Questa tendenza e' collegata alla politica di esclusione della
grande impresa, ovvero al decentramento produttivo, al
trasferimento di mansioni a subappaltatori e gruppi di
lavoratori ricollocati come autonomi.
Tale strategia di decentramento comporta il trasferimento di
alcune funzioni e del peso politico-organizzativo delle parti
sociali verso la base del territorio.
Il decentramento e il subappalto implicano che la
responsabilita' dello sviluppo delle risorse umane si
trasferisca alle istituzioni locali, a cui accedono le piccole
imprese, cooperative eccetera. In questo senso, abbiamo potuto
rilevare quattro precise domande di formazione e
riqualificazione: una dovuta ai controlli di qualita' e
all'omogeneizzazione e alla standardizzazione dei prodotti che
le grandi imprese impongono alle piccole; la seconda e' legata
all'innovazione tecnologica, che implica necessita' di
consulenza e di riqualificazione; la terza domanda e' riferita
alla formazione in materia di gestione aziendale (diplomi
universitari, carriere intermedie) per questi gruppi che sono
in molti casi composti da lavoratori anziani; la quarta deriva
dalla necessita' di ricostituire le qualifiche artigianali, le
abilita' e le capacita' tipiche della comunita' locale.
Di conseguenza, la sfida per lo sviluppo delle risorse umane
tende a essere una prova per le istituzioni pubbliche locali,
in particolare se consideriamo che nell'ultimo decennio il
numero delle piccole imprese in Catalogna e'
aumentato.Riassumendo, il territorio diviene una chiave per
ridefinire le politiche e i programmi di formazione
professionale e per lo sviluppo delle risorse umane.
La prospettiva del territorio, come elemento di analisi,
permetterebbe di adeguare e rendere flessibile l'offerta di
formazione rispetto alle richieste della domanda locale.In
particolare, questo ruolo potrebbe essere assunto dalla
formazione continua e dalla formazione in azienda. Invece, la
formazione iniziale pubblica ha un carattere piu' rigido,
difficilmente adattabile alle specificita' del territorio.In
poche parole, il territorio diviene uno spazio di azione,
dialogo e negoziazione per la regolazione sociale delle
risorse umane. In questo secondo scenario, le parti sociali
affrontano la sfida della formazione professionale, dello
sviluppo delle risorse umane, dell'innovazione tecnologica
nelle piccole imprese e, inoltre, della regolazione sociale
delle condizioni di lavoro.
ISTITUZIONI E OFFERTA FORMATIVA
Bisogna sottolineare che si registra una tendenza alla
modificazione dell'offerta pubblica di formazione, sia
universitaria, sia professionale, per superare il ritardo di
entrambe rispetto allo sviluppo tecnologico e adeguarle alle
nuove caratteristiche della domanda. In modo specifico, si
tende a rendere flessibile e a diversificare l'offerta per
adattarla alla domanda del mercato del lavoro; si rafforza il
ruolo della formazione tecnica universitaria di tipo
intermedio e quello della formazione professionale.
Questa tendenza si riflette nell'aumento degli accordi di
cooperazione fra universita' e aziende e nella crescita del
dialogo e della negoziazione fra le parti sociali e le
istituzioni pubbliche. Questo negoziato e' volto ad avviare
programmi di sviluppo delle risorse umane e a ridefinire i
contenuti della formazione professionale iniziale e della
formazione in azienda.
In questo senso, bisogna evidenziare che il recente Accordo
Nazionale sulla Formazione Continua ha favorito lo sviluppo di
una legislazione che rafforza il ruolo dei rappresentanti dei
lavoratori nella formazione professionale sui luoghi di
lavoro. Da cio' deriva il fatto che, nelle grandi imprese,
dove il ruolo istituzionale dei sindacati e' piu' efficace,
sembra registrarsi la tendenza a offrire formazione e
riqualificazione generalizzate a tutto l'insieme dei
lavoratori.In altre parole, gli adattamenti fra offerta e
domanda di risorse umane e qualifiche hanno bisogno del
concorso delle parti sociali e dei meccanismi di regolazione
sociale. Il riequilibrio fra il sistema produttivo e quello
educativo comporta un ruolo attivo dei sindacati, delle
associazioni imprenditoriali e delle istituzioni pubbliche.
SPECIFICITA' NELLA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE: UN CONFRONTO FRA CATALOGNA E SPAGNA
Una domanda inevitabile riguarda le differenze nelle forme di
gestione delle risorse umane fra la Catalogna e la Spagna in
generale. Rispondere a tale questione comparativa ci porta a
evidenziare tre punti, che possono considerarsi utili per
individuare i caratteri distintivi del caso catalano.In primo
luogo, si deve segnalare l'esistenza di differenze e
somiglianze nel mercato del lavoro. Negli anni Ottanta, le
differenze erano maggiori e le somiglianze minori.
Possiamo dire che ora stiamo assistendo a un processo di
convergenza nelle tendenze del mercato del lavoro delle due
aree. Cosō, in entrambe decresce la popolazione agricola
occupata, anche se in Spagna continua a essere un poi
superiore a quella della Catalogna. In tutte e due diminuisce
anche la popolazione occupata nell'industria e questo, in un
certo modo, riflette un declino generalizzato dell'industria.
Infine, in entrambe cresce la popolazione occupata nei
servizi, mostrando una tendenza alla terziarizzazione
dell'economia registrata nell'ultimo decennio. A questo
bisogna aggiungere che il tasso di attivita' femminile tende a
eguagliarsi nelle due regioni.
Per quanto riguarda la struttura professionale dell'offerta,
le differenze fra Spagna e Catalogna nel livello delle
professioni tecniche (che si utilizza di solito come
indicatore del grado globale di qualificazione e di
modernizzazione del sistema produttivo del Paese) non sono
significative. Detto in altre parole, la comparazione degli
indicatori dell'ultimo decennio mostra una tendenza alla
convergenza.
Il secondo insieme di differenze e somiglianze fra Spagna e
Catalogna riguarda il ruolo assunto o meno dalle istituzioni
pubbliche nella regolazione delle risorse umane. Il punto di
partenza puo' essere il fatto che la Catalogna ha goduto di un
processo di trasferimento delle competenze, in materia di
lavoro e di istruzione, prima di altre regioni della Spagna.
Questo processo ha permesso alle Istituzioni Pubbliche
Autonome di sviluppare alcune politiche di attuazione che non
hanno avuto, fino a poco tempo fa, eguali in altre regioni
della Spagna. In Catalogna possiamo parlare, percio', di un
modello particolare di sviluppo delle risorse umane
caratterizzato dalla volonta' di legare l'offerta di risorse
umane alla domanda di lavoro, attraverso centri privati di
formazione finanziati da fondi pubblici.
La presenza di competenze in questa materia e di attori
(imprenditoriali e sindacali) sensibilizzati alla necessita'
di giungere ad accordi che rendano dinamico e regolino il
mercato del lavoro, spiega come in Catalogna vi sia una
tendenza delle istituzioni a stabilire una certa "regolazione
sociale" delle risorse umane, in un modo diverso rispetto al
resto della Spagna.Malgrado questo, pero', gli indicatori del
sistema di formazione professionale pubblico mostrano che la
distanza fra le due aree non e' cosō rilevante come appare dai
discorsi ufficiali.
In terzo luogo, e' necessario riflettere sul ruolo regolativo
delle aziende.
Su questo terreno, i dati ottenuti sia dal mondo
imprenditoriale sia da quello sindacale e dalle istituzioni,
pongono la questione della convergenza delle politiche
imprenditoriali nella gestione delle risorse umane. Variabili
non territoriali relative alle imprese, come il dinamismo di
mercato, l'appartenenza a gruppi multinazionali, la natura di
impresa pubblica, le dimensioni, il settore di attivita' e le
caratteristiche delle parti sociali aziendali, sembrano piu'
significative delle prime nello spiegare la politica di
gestione delle risorse umane.
Il processo di convergenza delle caratteristiche delle risorse
umane, che si indicava al primo punto, appare percio'
determinante nell'escludere strategie eccessivamente
differenziate secondo il territorio.
(Traduzione di Roberto Pedersini)
NOTE
1)-Per il lavoro sul campo hanno collaborato Andreu Lope,
Xavier Coller e Reyes Varella. Questa ricerca e' stata
realizzata all'interno del Grup diEstudis sobre la Vida
Quotidiana i el Treball (Gruppo di Studio sulla Vita
Quotidiana e il Lavoro), Dipartimento di Sociologia,
Universidad Autonłma Barcelona.
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