
Impresa & Stato N°28 - Rivista della Camera di Commercio di Milano
LA LINEA DI FORMAZIONE PER I QUADRI E TECNICI NEL PROGRAMMA DIT
di Alfonso Feleppa
Nonostante recenti, autorevoli richiami sulla necessita' di
potenziare le politiche educative o sulla formazione quale
fattore integrante delle politiche industriali e del lavoro,
l'Italia continua ad accumulare il suo deficit formativo, ad
avere un sistema di formazione professionale inadeguato,
malamente collegato con il mondo produttivo e
imprenditoriale, scoordinato a causa di dualismi irrisolti e
un'incoerente segmentazione di competenze.
Forse vi e' un vizio di origine nel nostro sistema di
formazione professionale, nato e pensato nell'immediato
dopoguerra come terapia per la disoccupazione, spesso
divenuto invece un parcheggio per disoccupati, e che,
nonostante la riforma del'78 e' tuttora percepito come un
sistema-cenerentola, in cui prevale un'offerta pubblica di
formazione per fasce giovanili con bassa scolarita'.
E invece e' sempre piu' chiaro il ruolo di fattore decisivo di
successo che il sistema formativo ha, e sempre piu' avra',
nelle economie avanzate, le quali in misura crescente
producono, usano e scambiano....conoscenze, in uno scenario
segnato dalla globalizzazione dei mercati e da repentine
accelerazioni nell'evoluzione tecnologica.
La lifelong education, la formazione continua, diventa la
parola diordine, l'imperativo individuale e collettivo, per
cui tutti sono costretti a "manutenere" continuamente il
proprio sapere, le proprie competenze, durante l'intero arco
della vita produttiva. La semplice sequenza scuola-lavoro si
frantuma e si complica, nelle economie piu' competitive, in
percorsi differenziati in cui vanno previste occasioni
ricorrenti di aggiornamento, specializzazione e
riqualificazione.
Quest'articolo intende dar conto di un'esperienza di
formazione, progettata e coordinata dall'Istituto Tagliacarne
in collaborazione con le Camere di Commercio del Mezzogiorno,
ancora in fase di svolgimento, che, a oggi, ha comportato la
realizzazione di 7 corsi modulari, per quadri e tecnici, di
durata variabile da uno a sei mesi.
Il significato di questa sperimentazione va al di la' dei suoi risultati positivi (140
partecipanti inviati da altrettante aziende), perche' il suo
senso vero sta nel tentativo ben piu' ambizioso di verificare
in concreto la fattibilita' di un sistema, o sottosistema
reticolare di formazione continua per l'impresa minore, che
abbia nelle Camere di Commercio riformate i suoi gangli
istituzionali.
La Legge 580/93 riordina le Camere di Commercio facendole a
tutto campo Amministrazioni al servizio delle imprese. Per la
sensibilita' dei loro amministratori, sensori acuti dei mondi
aziendali di cui sono rappresentativi, per le strutture di
rilevazione e studi, di cui dispongono, le Camere di
Commercio hanno una capacita' di lettura, di monitoraggio
puntuale dei bisogni delle imprese - e quindi anche dei
bisogni di professionalita' - che nessun'altra istituzione
puo' vantare.
Puo' essere cio' una premessa sufficiente per creare, anche
in Italia, un nuovo sistema formativo, che mutui alcune
virtu' del sistema duale tedesco, e veda un ruolo accresciuto
delle Camere di Commercio italiane, in analogia con quanto
fanno, in fatto di formazione, le Camere di Commercio
francesi e tedesche?
Certamente non si possono creare
diemble'e o traslare sic et simpliciter le istituzioni (e
tantomeno le istituzioni formative, cosô legate alla storia e
alla cultura di un popolo!).
Ma gia' nel 1983 Piero Bassetti indico' nella formazione una
delle priorita' nell'offerta camerale di servizi alle
imprese. E, oggi, con i 50 organismi che hanno realizzato nel
quadriennio '90-'93 418 corsi per 6.962 partecipanti per
complessive 3.478.948 ore /formazione/uomo con un impegno
finanziario (nel solo 1993) di oltre 30 miliardi, esiste
qualcosa di piu' di un primo nucleo di un nuovo sistema.
La quasi totalita' dei corsi camerali e' rivolta alla
qualificazione di giovani diplomati o laureati da inserire in
azienda.
I partecipanti ai corsi per quadri-tecnici - che
l'Istituto Tagliacarne ha organizzato tra il '93 e il '94 -
erano nella stragrande maggioranza dipendenti di piccole e
medie imprese.
Questa linea di formazione e' in realta' una
componente importante di un complesso di servizi (di
formazione imprenditoriale e manageriale, di informazione e
brokeraggio informativo, di assistenza tecnica e progettuale
ecc.) messo in atto dal Programma Dit, che a partire dal 1991
l'Istituto Tagliacarne, in collaborazione con le Camere di
Commercio va realizzando a favore delle piccole medie imprese
meridionali (Figura 1).
Orientare la produzione al mercato, affinare le capacita' di
gestione degli aspetti critici del processo produttivo e - in
generale - contribuire ad arricchire di contenuti le
professionalita' intermedie nella piccola e media impresa
sono alcuni degli indirizzi progettuali che hanno contribuito
alla definizione dell'offerta formativa della linea
quadri.
Orientamenti originati da alcuni momenti di confronto
con le realta' produttive del Mezzogiorno: il primo,
propedeutico all'avvio del Programma, rappresentato
dall'indagine campionaria su oltre 1.000 imprese che ha
rivelato - oltre a una generale carenza di risorse
professionali qualificate - come alcune funzioni aziendali
fossero ritenute cruciali e al tempo stesso deboli
dall'imprenditore; il secondo, manifestatosi nelle molteplici
occasioni di incontro promosse (a piu' livelli) nell'ambito
delle iniziative locali, espressione di una committenza da
parte delle imprese e delle associazioni di categoria
coinvolte.
Inoltre, l'indagine intensiva realizzata visitando oltre 300
aziende meridionali, il portato delle rilevazioni e analisi
delle Camere di Commercio e la continua attivita' di studio
dell'impresa minore da parte dell'Istituto Tagliacarne, hanno
guidato la caratterizzazione settoriale del Programma Dit e
la conseguente specializzazione delle diverse tipologie di
offerta di servizi per le imprese destinatarie finali degli
interventi.
Il Programma ha identificato nel settore agro-
alimentare - con le diverse declinazioni dei comparti -
l'habitat consueto dell'impresa meridionale e alcuni altri
settori (il legno e mobilio, il tessile e abbigliamento, il
ceramico, il meccanico) quali espressione di circoscritte
aree provinciali.
Le categorie dei destinatari - quadri e tecnici - oltre che
diverse competenze professionali, sottendono un diverso
sistema di relazioni con l'azienda nel suo complesso e un
diverso utilizzo e organizzazione dei "saperi": a ciascuna di
queste istanze il Programma Dit ha cercato di dare una
risposta (Figura 2).
Una prima tappa di questo itinerario di conoscenza e di
servizio ha riguardato il tentativo di esplicitazione del
profilo dei destinatari delle iniziative.
Per quadri abbiamo
inteso quanti, a prescindere dalla loro posizione
contrattuale, dirigono funzioni o settori dell'azienda e ne
hanno la responsabilita' operativa, nel quadro delle scelte
strategiche dell'imprenditore, che essi contribuiscono a
formulare.
Questa accezione forse e' poco consona alla piccola
impresa, nella quale e' frequente la commistione fra
attivita' strategiche e attivita' operative.
In ogni caso i quadri sono i "vettori" della strategia: essi
cioè contribuiscono fortemente a trasformarla in azione e,
inoltre, pur non essendo coinvolti direttamente nel rischio
imprenditoriale, devono comprenderne e condividerne la
dinamica.
Per tecnici, invece, abbiamo identificato un
segmento di utenza comprensiva di quanti - in azienda - sono
chiamati a gestire materialmente gli impianti, i processi, i
macchinari.
E' certamente minore il loro coinvolgimento nel
sistema organizzativo e decisionale, ma rilevante e' il loro
apporto professionale poiche' il risultato reale di tutto il
processo produttivo e' determinato dalle caratteristiche
della loro performance.
A queste va aggiunta una categoria nella quale e' frequente
"imbattersi" nelle imprese minori: quella dei figli di
imprenditori, destinati - loro malgrado, a volte - a
sostenere lionere di una eredita' non facile e farsi
portatori di innovazione nella formula aziendale.
Identificati i destinatari e verificato che i fabbisogni
formativi si concentravano soprattutto nell'area processi
produttivi e mercato, si e' posto il problema delle modalita'
realizzative piu' appropriate per poter:
-convogliare in sede
locale l'insieme cospicuo di competenze gia' patrimonio del
Programma e derivante dalla partnership con un composito
gruppo di 10 Universita' (sia del Nord che meridionali),
dalla presenza di un comitato tecnico scientifico i cui
membri hanno atteso in maniera partecipe alla fase di
elaborazione delle proposte formative e, infine, dall'apporto
consulenziale di un gruppo di professionisti di provata
esperienza;
-attivare contatti e stabilire alleanze con i
centri di ricerca applicata, gli istituti sperimentali, le
Universita' presenti nel Mezzogiorno che spesso mantengono
rapporti di sola vicinanza - e mai di scambio - con il
sistema imprenditoriale e con gli esponenti del terziario
locale (Figura 3);
-elaborare un modello di intervento
pragmatico e fattuale che, prendendo le distanze da ogni
tentazione di standardizzazione, potesse consentire "innesti"
didattici in accordo con le vocazioni delle diverse aule;
-
raggiungere l'utenza desiderata, sia con una appropriata
campagna di promozione che - successivamente - con una
efficace attivita' di selezione.
Emblematico, a tale proposito, e' stato il progressivo
affinamento della criteriologia di selezione che ha imposto
ai responsabili di questa attivita' non solo e non tanto una
verifica del curriculum di studi, quanto un'attenzione
globale agli aspetti esperenziali, motivazionali e culturali
del candidato.
Maggiore rilievo pertanto si e' dato alle
cosiddette soft skills, nella misura in cui esse possono
garantire un elevato livello di apprendimento e una capacita'
di trasmissione nelle organizzazioni di provenienza delle
conoscenze e delle tecniche acquisite durante il corso.
Questo anche in considerazione della dimensione temporale e
della struttura leggera dei percorsi formativi.
Per scelta didattica si e' preferita una configurazione piu'
vicina a un insieme coordinato di work-shop teorico-pratici,
con finalita' di stimolo e discussione su aree-problema, per
sollecitare una fruizione attiva e partecipata.
Le aree-
problema da cui hanno avuto origine i 7 corsi finora
realizzati sono state:
-come mantenere un rapporto durevole
con il mercato, come elaborare risposte efficaci alle
richieste del consumatore, come acquisire gli elementi base
del "fare marketing" secondo un'ottica autenticamente
orientata al mercato e non al prodotto;
-come controllare il
processo di produzione, in relazione alle necessita' di
ammodernamento e diversificazione dei prodotti e alle
pressanti esigenze di adeguamento ai sistemi qualita', come
governare armonicamente gli apporti tecnologici al processo
produttivo secondo una logica di razionalizzazione e non
secondo una mera sommatoria dei macchinari (Tabella 1).
Come si e' detto, la scelta della dimensione temporale
relativamente limitata e una struttura corsuale leggera hanno
determinato una formula didattica che, accanto a moduli
costanti, ha consentito una personalizzazione operativa in
relazione ai singoli profili (Tabella 2).
Naturalmente, la
tenuta didattica di un percorso formativo e' la risultante
dell'azione di un complesso di fattori: fra questi l'apporto
docenziale e' senza dubbio centrale.
Le modalita' di svolgimento dell'attivita' di reclutamento
dei docenti e l'attenzione alla qualita' delle prestazioni
didattiche sono state espressione della rete di relazioni
stabilite in seno al Programma: attivate sia in sede
centrale, dall'Istituto Tagliacarne, sia in sede locale dai
25 presidi camerali (i Punti Dit).
Molti docenti provenivano
da Istituti di ricerca applicata quali l'Istituto di San
Michele all'Adige, l'Istituto Zootecnico e Caseario per la
Sardegna, l'Istituto Regionale della Vite e del Vino in
Sicilia; oppure da Universita' locali gia' coinvolte dal
Programma in attivita' di sperimentazione (Potenza, Napoli-
Portici, Palermo, Catania, Sassari); oppure da aziende
leader (esemplare a tale proposito il coinvolgimento della
Duca di Salaparuta in attivita' di sperimentazione presso i
propri laboratori e di docenza da parte dei responsabili
marketing e produzione) o da strutture quali ad esempio
l'importante Mercato dei Fiori di Ercolano.
Questa condizione ha facilitato l'attivita' di monitoraggio
della didattica (dosaggi fra parte teorica e applicativa,
selezione del materiale didattico, verifiche
dell'apprendimento) garantita da numerosi incontri di
briefing e dalla forte condivisione degli obiettivi.
I risultati di questa intensa attivita' risiedono
innanzitutto nel tentativo, che puo' dirsi riuscito, di
attivare un processo di organizational learning
(catalizzatori i 140 quadri e tecnici, le cui aziende hanno
colto l'opportunita' formativa proposta dal Programma Dit):
situazione nella quale ad agire non e' la somma degli
apprendimenti individuali, ma l'organizzazione stessa intesa
come una sorta di soggetto collettivo che adotta, sviluppa e
conserva nel tempo comportamenti, norme, interpretazioni
degli avvenimenti, valori
Per il 1995 altri 5 corsi per
quadri sono in programma e saranno puntualmente realizzati se
saranno tempestivi i finanziamenti dell'Azione Organica 2
gestiti dal Ministero dell'Universita' e della Ricerca
Scientifica. Liesperienza, quindi, continua e svolgera' un
servizio importante per altre 100 imprese. Ma gia' ora si
possono trarre alcune conclusioni provvisorie che i fatti
futuri potranno confermare o smentire.
-Per le imprese
piccole e' necessaria e vincente un'offerta formativa vicina,
proposta da un soggetto credibile e stimato, che dimostra di
conoscere bene i problemi del settore, anzi dell'azienda.
L'accesso alla formazione dei quadri dipendenti e' facilitato
quando lo stesso titolare diimpresa e' coinvolto in processi
formativi.
Questi ultimi debbono essere brevi, pragmatici e
inseriti in un piu' generale progetto di sviluppo
aziendale.
E' possibile - realizzando opportune economie di
scala - offrire, anche nel Sud, una formazione di qualita' a
prezzi abbastanza contenuti.
-Il modello formativo messo in
atto dal Dit puo' costituire un modello di formazione
continua estensibile a tutto il sistema delle Camere di
Commercio italiane, con i dovuti aggiustamenti relativi al
diverso tessuto diimpresa.
I filoni della mondializzazione, dell'innovazione
tecnologica, della deindustrializzazione potrebbero essere i
motivi conduttori degli interventi.
-Inoltre da una piu'
ricca consuetudine di rapporti tra Camere e imprese, notevoli
progressi potrebbe fare anche la formazione iniziale dei
giovani, a cui potrebbero essere offerti percorsi formativi
basati su una reale alternanza studio-lavoro.
Quanto e' stato detto e fatto legittima la domanda: puo'
essere la formazione un'opzione strategica nell'attivita' di
promozione e servizio alle imprese svolta dalle Camere di
Commercio?
Puo' il sistema camerale essere comprimario che
accanto alla Regione, nel quadro della programmazione
regionale, lavori per realizzare un nuovo sistema di
formazione professionale e continua che raggiunga l'impresa
minore?
E' una questione importante per le Regioni stesse, per
i Sindacati e le Associazioni di categoria, ma anche per
quanti dentro le Camere - amministratori e funzionari - ogni
giorno lavorano per ammodernarle e riformarle.
NOTE
1)-Vedi Trattato di Maastricht dove si fa esplicito
riferimento alla formazione professionale (art.127) e vedi
anche Libro Bianco della Commissione Europea su "Crescita,
Competitivita', Occupazione", segnatamente la parte terza
"Occupazione".
2)-Sovrapposizioni fra sistema di formazione statale e
regionale, fra indirizzi scolastici (tecnico e
professionale), fra sistema di acquisizione delle qualifiche
mediante l'apprendistato e i contratti di formazione lavoro.
3)-Nato nel 1986 l'Istituto e' una Fondazione dell'Unione
Italiana delle Camere di Commercio, che svolge compiti di
formazione manageriale (pubblica e privata) e di ricerca
economica.
4)-Indicativa, in tal senso, e' l'attivita' realizzata
nell'ambito del progetto Excelsior, finanziato dal Fondo di
Rotazione del Ministero del Lavoro e dal Fondo Sociale
Europeo e realizzato da Unioncamere e Istituto Guglielmo
Tagliacarne.
Finalita' del progetto e' stata la realizzazione di un
sistema informativo per la programmazione della formazione
professionale, mediante la messa a punto di due prototipi:
a) banca dati sulla struttura dell'occupazione nelle
imprese;
b) osservatorio previsionale sui profili
professionali di interesse per le imprese
5)- Osservazioni conclusive del Presidente dell'Unioncamere
all'Assemblea degli Amministratori camerali
6)-Attivita' realizzate nell'ambito del progetto "Formazione
Impresa", iniziativa poliennale avviata nel 1990 e co-
finanziata dal Fondo Sociale Europeo. Per il sessennio '94-
'99 la programmazione degli interventi formativi comportera'
un impegno finanziario complessivo di oltre 400 miliardi.
Va inoltre menzionato il progetto "Ponte" (avviato alla fine
del 1993) che ha promosso la collaborazione fra Camere di
Commercio, Aziende Speciali per la formazione e istituzioni
universitarie per facilitare il raccordo fra mondo accademico
e mondo delle imprese.
Le attivita' formative finora realizzate hanno riguardato 6
regioni, 9 istituzioni universitarie e 18 diplomi
universitari afferenti a 6 Facolta'. Le attivita' formative
realizzate per l'anno accademico i93-i94 si sono
concretizzate in 18 corsi rivolti a 395 studenti per 438.250
ore/corso/allievi di formazione. Il progetto "Ponte"
proseguira' nel 1995 con la realizzazione di 48 corsi rivolti
a 958 studenti per 3.046.441 ore /corso/allievi/formazione.
7)-Il Programma Dit (Diffusione Innovazione Tecnologica) e'
finanziato dalla Legge n.64 azione Organica n.2 e inserito
nel Programma di Iniziativa Comunitaria Stride. Promosso da
Unioncamere e Ministero dell'Universita' e della Ricerca
Scientifica e' divenuto operativo in seguito a una
convenzione stipulata tra Formez e Istituto G.Tagliacarne.
Fra le attivita' finora realizzate nell'ambito del Programma
sono da annoverare l'assistenza tecnica e progettuale per 600
imprese (effettuazione di 250 check-up, realizzazione
seminari tecnici, creazione di consorzi e marchi di qualita',
avvio di studi di fattibilita' per l'introduzione di
innovazioni tecnologiche, implementazione dei sistemi
qualita'...), l'erogazione di servizi informativi e
l'evasione di oltre 3.500 quesiti, l'invio periodico di 4
newsletter settoriali a 6.100 imprese e del bollettino
informativo periodico a 17.000 imprese, la realizzazione di
corsi per quadri aziendali e di incontri seminariali per
imprenditori.
8)-Vedi Formez, Istituto Guglielmo Tagliacarne, I
comportamenti innovativi delle piccole e medie imprese del
Mezzogiorno, Franco Angeli, Milano, 1994.