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Impresa & Stato N°28 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

BADEN-WÜRTTEMBERG: IL SISTEMA DUALE DI FRONTE ALLA CRISI

di Reinhard Bahnmüller


Considerati a posteriori, gli anni Ottanta sono stati per il Baden-Wurttemberg un periodo florido dal punto di vista economico.
Soprattutto nella seconda meta' dello scorso decennio, l'economia della regione e specialmente i settori centrali (la costruzione di macchine utensili, l'elettronica e la produzione di automobili) hanno raggiunto livelli prima mai conosciuti.

L'ANDAMENTO ECONOMICO DEI SETTORIE DELLE IMPRESE STUDIATE
All'inizio degli anni Novanta le prospettive positive del sud- ovest della Germania improvvisamente, e per molti inaspettatamente, sono state sostituite da grida di allarme e di aiuto, fino ad allora insolite.
Il Baden-Wurttemberg ha vissuto, a partire dal 1991, la piu' acuta e profonda crisi economica e occupazionale fin dal dopoguerra.
Sia la prosperita' degli anni Ottanta che la successiva crisi dei primi anni Novanta hanno interessato i settori studiati in maniera diversa.
La costruzione di macchine utensili da molti anni e'il settore piu' importante della regione. Nel corso degli anni Ottanta ha mantenuto la sua posizione centrale. Quasi tutte le imprese, soprattutto nella seconda meta' del decennio, hanno avuto un andamento positivo. Tuttavia i perduranti successi hanno coperto i problemi strutturali che gia' nel corso degli anni Ottanta cominciavano a manifestarsi. Il crollo e'avvenuto nel 1991 e nel 1992. e' stato cosi' drammatico che una rilevante parte delle imprese del settore si e' confrontata con gravi problemi di sopravvivenza.
Delle tre imprese studiate, finora due sono scampate alla crisi. Mentre la crisi costituisce un problema nuovo per il settore della costruzione di macchine, essa rappresenta una condizione permanente per l'industria tessile della regione. Tra il 1980 e il 1993 il numero degli occupati si e'quasi dimezzato.
Le imprese di questo settore da noi studiate fino a oggi hanno resistito alla crisi, tuttavia due di loro si trovano costantemente a doversi confrontare con problemi di redditivita'.
Per il settore bancario, invece, gli anni Ottanta hanno rappresentato una fase di espansione sia dal punto di vista economico che dell'occupazione. Il volume d'affari e'aumentato costantemente, l'andamento degli utili anno dopo anno e'stato straordinariamente positivo e anche l'espansione dell'occupazione e'stata continua. L'andamento positivo prosegue tuttora, nonostante alcune previsioni negative.

CAMBIAMENTI NELLA DOMANDA QUALITATIVA DI RISORSE UMANE
Per quanto riguarda la domanda di risorse umane, le condizioni di partenza sono molto diverse fra i vari settori studiati, anche se e'possibile individuare delle tendenze comuni. Cosi' gli intervistati di tutti i settori sono d'accordo che sono cresciute le esigenze di qualificazione tecnica dei dipendenti (cosa che tuttavia ha significati diversi nei diversi settori), le competenze sociali sono diventate piu' importanti, e rilevante e' l'esigenza di una maggiore flessibilita' nell'impiego come pure della capacita' di sopportare lo stress.
Queste tendenze trovano espressione nei diversi settori nel seguente modo.
Tutti gli intervistati del settore della costruzione di macchine utensili sostengono che le esigenze di qualificazione, a partire dagli anni Ottanta, sono aumentate in maniera evidente.
Questo riguarda innanzitutto la preparazione tecnico- professionale e solo in seconda linea gli skills sociali. La qualificazione tecnica tradizionalmente e'stata centrale in questo settore e la sua importanza e'ulteriormente aumentata anche in seguito all'introduzione di nuove tecnologie, materiali e processi produttivi. Riguardo a cio' nulla e'cambiato con la lenta introduzione di nuove forme di organizzazione del lavoro (lavoro di gruppo, per progetti ecc.).
Certamente, in connessione con l'introduzione di modalita' organizzative e processi che valorizzano il lavoro di gruppo, ora sono piu' richiesti anche gli skills sociali e metodologici e quindi nuove esigenze si aggiungono alla preparazione tecnica, ma comunque non la sostituiscono.
Evidenti cambiamenti ci sono stati a proposito delle esigenze di flessibilita' della forza lavoro.
Mai come oggi e'richiesta la disponibilita' e la capacita' di lavorare in diversi posti di lavoro e di cambiare attivita'.
Questo in generale avviene senza grosse resistenze da parte dei dipendenti o anche dei rappresentanti degli interessi a livello d'impresa. Al contrario, non pochi lavoratori e consigli d'azienda vedono in questo una possibilita' per un ampliamento della qualificazione e contro la fossilizzazione e la rigidita'.
I cambiamenti delle esigenze in questa direzione, quindi, vengono accettati favorevolmente, se le condizioni lo consentono (soprattutto se vi e'un sufficiente periodo di addestramento e una retribuzione adeguata alle piu' ampie possibilita' di impiego).
Anche nel settore tessile si registra una crescita delle esigenze sia di qualificazione che di flessibilita' nell'impiego, tuttavia a partire da un livello piu' basso di qualificazione.
L'industria tessile, tradizionalmente, e'il dominio degli operai non- e semi-qualificati, con una grande quota di donne. Questo vale anche per le imprese da noi studiate.
La maggior parte degli occupati non ha un diploma di formazione professionale, ma si tratta di operai semi- qualificati con piu' anni di esperienza professionale.
I tempi di addestramento variano a seconda dell'attivita' e, per i gruppi della forza lavoro piu' importanti, le cucitrici, sono pari a circa un anno.
La posizione di caporeparto (Meister) e'occupata da uomini con un certo grado di istruzione.
Nei settori impiegatizi quasi tutti gli occupati hanno un diploma di formazione professionale e lo stesso vale per le attivita' commerciali.I manager e i rappresentanti dei consigli d'azienda dell'industria tessile prevedono, quasi all'unanimita', un aumento delle esigenze di qualificazione per tutti i gruppi della forza lavoro.
Come ha detto un direttore del personale, i dirigenti, gli impiegati tecnici e commerciali sono le figure professionali il cui profilo e'completamente cambiato, a causa dei tempi di consegna piu' stretti, la varieta' degli articoli in aumento, l'introduzione delle tecnologie Edp e delle macchine a controllo numerico e, non da ultimo, i problemi di coordinamento dei collaboratori. Rilevanti cambiamenti sono attesi anche per le cucitrici, il gruppo principale degli operai semi-qualificati. Mentre in passato esse lavoravano solo con una macchina e svolgevano solo una fase del processo lavorativo, oggi operano con due o tre macchine.
Anche a causa della crescente molteplicita' dei modelli, sono richieste disponibilita' e capacita' di adattamento.
Tuttavia, alcune caratteristiche principali come la precisione non hanno assolutamente perso importanza. In seguito alla maggiore richiesta di qualita' da parte dei clienti, che ha anche portato a un potenziamento dei controlli all'interno delle imprese, si esige una grande precisione nel cucire. Infine e' molto richiesta la destrezza delle cucitrici, dato che i prodotti sono piu' complessi.
Dunque, il profilo delle esigenze per le cucitrici si e'spostato in direzione di un accrescimento della flessibilita', vista la maggiore complessita' dei prodotti, della qualita' nell'esecuzione del lavoro e di una maggiore capacita' di sopportare lo stress, senza tuttavia che si possa parlare di una ridefinizione professionale del lavoro.
Diversi sono gli sviluppi nei rami a elevata automazione.
Le esigenze sono mutate in direzione del controllo, dell'utilizzazione dei programmi e del possedere una visione d'insieme.
Qui sono divenute piu' importanti la comprensione delle interdipendenze fra i processi e la capacita' di lavorare in gruppo.
Infine, anche nelle banche da molti anni si e'verificato un netto innalzamento delle esigenze di qualificazione. In esse dominano attivita' che presuppongono l'apprendistato come Bankkaufmann/frau e ulteriori qualifiche.
Sono pochi i dipendenti che non hanno una formazione tecnica di base. La quota di dipendenti senza apprendistato e', approssimativamente, tra il 10% e il 20 per cento.
La loro entita' dipende fortemente dalla misura in cui si tende a far svolgere servizi interni da imprese esterne (es. servizi di pulizia, mensa ecc.).
Sono stati interessati all'innalzamento delle esigenze di qualificazione soprattutto i dipendenti nelle attivita' a contatto con i clienti.
Negli anni Ottanta le banche hanno incominciato a cambiare le loro politiche commerciali in direzione di un maggior orientamento al mercato e alle vendite. Un nuovo tipo di dipendenti e'richiesto. Da impiegati riservati e distinti devono diventare consulenti dei clienti e orientati alla vendita.
A differenza del tradizionale tipo di impiegato di banca, il nuovo deve avere capacita' relazionali e un atteggiamento imprenditoriale, avere una buona preparazione generale, saper lavorare in gruppo, essere capace di imporsi e avere una mentalita' commerciale.
Nonostante l'importanza attribuita ad aspetti della personalita', al comportamento sociale e alla formazione generale dei dipendenti, tuttavia, la base del profilo delle qualificazioni richieste rimane una solida preparazione tecnica. Di essi i direttori del personale non parlano quasi piu'; la sua importanza e'data per scontata. L'attenzione per questo aspetto della qualificazione e'business as usual.
Alla preparazione tecnico-professionale (in parte notevolmente allargata) si aggiungono nuove esigenze di qualificazione nell'area sociale e relazionale (disponibilita' alla cooperazione, capacita' di lavorare in gruppo, di risolvere i problemi, di prendere l'iniziativa, di assumersi le responsabilita').
Di conseguenza la preparazione tecnico-professionale perde importanza non in termini assoluti, ma relativi.

LA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE: IL RUOLO DEL DIRETTORE DEL PERSONALE
La gestione delle risorse umane non si e'sviluppata come riflesso diretto dei mutamenti nelle condizioni ambientali in cui operano le imprese. Questi devono essere innanzitutto percepiti e poi tradotti in strategie di mercato, d'impresa e del personale che siano adeguate alle specificita' del settore e di ogni azienda. Vi sono quindi notevoli differenze nelle politiche adottate sia all'interno di un settore che fra essi. Questo porta a sottolineare il ruolo degli attori a livello d'impresa nello sviluppo e nell'elaborazione delle politiche del personale e di qualificazione.
Nelle imprese del settore della costruzione di macchine utensili, nel corso degli anni Ottanta, e'possibile individuare dei tentativi in direzione di un'effettiva gestione delle risorse umane e di una programmazione integrata con le strategie aziendali, che vanno oltre la pianificazione fino ad allora realizzata nell'ambito dell'attivita' formativa prevista dall'apprendistato.
L'impulso e'derivato dalle carenze emerse nel corso del processo di introduzione di macchine a controllo numerico.
Attraverso una pianificazione in questo ambito si volevano individuare in anticipo le lacune e fare in modo che il processo di cambiamento tecnico-organizzativo non fallisse per carenze di qualificazione. Il fine era realizzare una certa armonizzazione fra i bisogni a medio termine e le risorse disponibili. Con il sopraggiungere della crisi economica e l'accrescersi dei problemi delle imprese, i margini d'azione dei direttori del personale sono rapidamente diminuiti.
Si e'imposto all'ordine del giorno il tema della riduzione dei costi. Il potenziale di qualificazione superfluo e le ridondanze sono state eliminate, le spese sono state ridotte e concentrate sui gruppi della forza lavoro considerati piu' importanti dal punto di vista strategico.
Il nuovo motto ora e': lean training.
Nell'industria tessile la gestione delle risorse umane ha un ruolo nettamente inferiore che nel settore della costruzione di macchine utensili, nel quale, nonostante tutte le carenze, sono decisive la qualificazione e la motivazione del personale.
I problemi nell'industria tessile sono diversi.
La formazione iniziale, lo sviluppo e l'attenzione per il capitale umano, a causa dell'elevata quota di forza lavoro semi-qualificata, hanno una minore importanza che nel settore della costruzione di macchine utensili o che nelle banche.
A questo si aggiunge che, nelle piccole e medie imprese del settore, la politica del personale in genere viene gestita dallo stesso imprenditore.
Specifiche divisioni del personale ci sono solo in un limitato numero di imprese. Anche dove ci sono, come nelle imprese da noi studiate, i proprietari dell'azienda continuano a svolgere un ruolo decisivo in quest'area.
Si tratta infatti di imprese familiari, in cui i proprietari si occupano della gestione anche nell'area del personale.
Certamente ci si preoccupa che i quadri intermedi in produzione abbiano una formazione per Meister, ma poi di regola non si hanno ulteriori attivita' formative per dirigenti.
Lo sviluppo della gestione delle risorse umane nelle banche non e'completamente differente da quello del settore della costruzione di macchine utensili, dato che gli anni Ottanta hanno dato avvio a una fase di cambiamento. Le banche hanno sviluppato strategie piu' orientate al cliente e alle vendite, hanno realizzato una riorganizzazione interna, cosa che, volenti o nolenti, ha posto le divisioni del personale di fronte a nuovi problemi e compiti.
Doveva essere reclutato, formato e motivato un personale adeguato alle nuove strategie aziendali. A differenza del settore della costruzione di macchine utensili, le precondizioni istituzionali per lo sviluppo di una gestione delle risorse umane sistematica erano nettamente migliori.
Gia' da tempo le banche avevano una divisione del personale con dipendenti qualificati.
Comunque, nonostante le migliori condizioni dal punto di vista istituzionale, le banche si dovevano confrontare con problemi specifici. Il maggior handicap era il loro conservatorismo. Questo riguardava anche le politiche del personale e gli stessi responsabili di quest'area.
Questo conservatorismo doveva essere prima attaccato e poi superato. Negli anni Ottanta si e'intrapreso a farlo. Le banche hanno cominciato a recuperare in fretta quello che gia' nell'industria si faceva. Sono stati fatti i primi passi in direzione di una pianificazione del personale e del suo sviluppo che fosse sistematica e lungimirante.
Questo processo e'attualmente in corso nelle grandi banche, mentre in quelle medie e piccole e'ancora in una fase iniziale.

L'ATTIVITA' FORMATIVA
Nelle imprese studiateTradizionalmente, la formazione iniziale nelle imprese tedesche ha una certa importanza.
Tuttavia l'attivita' delle aziende e'piuttosto differenziata.
Mentre le imprese del settore artigianale e quelle piccole e medie mettono a disposizione un numero di posti di apprendistato superiore alla media e a volte formano in misura eccessiva rispetto ai loro bisogni, l'attivita' formativa delle grandi imprese, in termini strettamente numerici, tende a essere inferiore alla media.
Se si considera la qualita' della formazione, la situazione si presenta rovesciata. Ci sono grandi differenze anche a seconda dei settori. Questo emerge anche dai nostri studi di caso.
Mentre nel settore della costruzione di macchine utensili e nel bancario tra il 10% e il 12% degli occupati sono apprendisti, nel settore tessile sono solo l'1,5-3 per cento.
Questo ha a che fare soprattutto con la struttura della qualificazione dei dipendenti, che e'molto differenziata.
Mentre nell'industria tessile, come gia' detto, la quota degli operai semi-qualificati e'molto alta e quindi le necessita' di investimenti nella formazione iniziale e continua delle risorse umane sono piuttosto limitate, nel settore della costruzione di macchine utensili e nel bancario domina la forza lavoro qualificata.
In questi settori, l'aver concluso un periodo di formazione professionale e'quasi obbligatorio.
Le imprese di questi settori, in genere, sono solite reclutare giovani sufficientemente qualificati, e se possibile con una formazione specifica. L'approvvigionamento nel mercato esterno del lavoro non e'escluso (e proprio in momenti di crisi come gli attuali viene preso in considerazione o praticato); questa strategia pero' implica dei rischi che, a lungo andare, poche imprese intendono sostenere.
La situazione e'diversa nel settore tessile. Qui troviamo imprese che per ragioni di costi rinunciano quasi completamente alla formazione di personale qualificato e confidano sul fatto che lo possono reclutare da altre imprese, grazie a retribuzioni superiori alla media.
Finora questa prassi, nonostante alcuni periodi di difficolta' nel reclutamento, si e'dimostrata vincente e piu' economica della realizzazione di un'attivita' formativa.
Nella forte divergenza che esiste nel campo della formazione fra, da un lato, le imprese del settore tessile e, dall'altro, quelle del settore della costruzione di macchine utensili e le banche, gioca un ruolo anche la domanda di posti di apprendistato, oltre al diverso fabbisogno di forza lavoro qualificata. In particolare ha problemi da questo punto di vista l'industria tessile.
Il settore tradizionalmente ha un'immagine negativa. Di conseguenza ci sono grossi problemi di reclutamento e le imprese fanno molta fatica a occupare i posti di apprendista soprattutto nelle attivita' manuali.
Le imprese del settore della costruzione di macchine utensili finora non hanno problemi di reclutamento in questa misura.
Tuttavia anche loro avvertono le conseguenze del calo demografico sul numero di usciti dalla scuola, e della continua tendenza verso diplomi superiori.
Anche nelle banche questi sviluppi vanno certamente segnalati, pero' il numero di candidati supera ampiamente l'offerta di posti come apprendista.
La valutazione dell'efficienza del sistema duale da partedelle imprese
Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta il sistema duale e'stato sottoposto a forti pressioni per un cambiamento.
Negli anni Ottanta e'stata intrapresa una fase di modernizzazione, in cui sono stati soprattutto rielaborati i piani di studio.
Nonostante il rinnovamento degli ordinamenti, tuttavia, le critiche e i dubbi sull'efficienza del sistema duale non sono venuti meno. Due problemi sono ritenuti cruciali.
Il primo e'il difficile adattamento strutturale degli ordinamenti alle esigenze delle imprese. In diversi settori, come il tessile e il bancario, la riforma dell'ordinamento per adeguarlo ai recenti sviluppi era ancora in corso all'inizio degli anni Novanta. La discussione e' particolarmente vivace.
In termini di prospettiva, ancor piu' importante e'il fatto che nello scorso decennio i notevoli sforzi necessari per rinnovare i piani di studio potevano seguire solo in misura limitata i continui cambiamenti nelle esigenze di qualificazione delle aziende, e quindi le imprese erano costrette ad attivarsi sempre piu' di propria iniziativa per integrare e in alcuni casi rimpiazzare la formazione prevista.
Il secondo problema irrisolto e'la scarsita' di apprendisti.
Mentre fino alla meta' degli anni Ottanta c'era un'offerta eccessiva di giovani che cercavano un posto come apprendisti nel sistema duale, ora la situazione e'profondamente cambiata.
Il numero di candidati per i posti di apprendista continua a diminuire. Per gli anni Novanta, sia sulla base degli sviluppi demografici che della continua tendenza a proseguire gli studi per conseguire diplomi piu' elevati, ci si aspetta un acutizzarsi del problema.
Si teme che il sistema duale non sia piu' nella condizione di garantire alle imprese una sufficiente quantita' di forza lavoro qualificata.
Anche le persone da noi intervistate nelle imprese individuano queste e altre carenze.
Viene criticato soprattutto il fatto che la formazione spesso avviene sulla base di piani di studio e nozioni superate.
Le imprese (soprattutto le banche e quelle del settore della costruzione di macchine) si sono attivate per superare le carenze attraverso i loro interventi e la loro iniziativa (in generale a livello di singola azienda).
Vengono criticate anche le scuole professionali, quindi la parte pubblica del sistema duale.
Nella maggior parte dei casi esse sono considerate di bassa qualita'.
Queste critiche, comunque, non portano a mettere in discussione il sistema duale in linea di principio.
Fondamentalmente, esso e' valutato positivamente.
Nonostante le sue mancanze, il sistema duale porta a ottenere le qualificazioni desiderate, offre delle risorse che possono essere impiegate in maniera flessibile e crea i presupposti per poter soddisfare le permanenti esigenze di aggiornamento della qualificazione.

LA FORMAZIONE CONTINUA NELLE IMPRESE STUDIATE
Come tendenza generale, si puo' dire che il valore della formazione continua nelle imprese e'nettamente aumentato nel corso degli anni Ottanta. Sempre meno si ritiene che le qualificazioni ricevute nella formazione iniziale siano sufficienti per tutta la vita lavorativa.
La formazione iniziale e'vista come un momento, anche se di grande rilievo, che deve poi essere abbinato a interventi di formazione continua.
L'estensione e la dinamica delle attivita' di formazione continua sono pero' molto differenziate tra i settori e anche al loro interno.
Nell'industria tessile il valore attribuito alla formazione continua e'molto modesto. Le imprese di questo settore hanno appena incominciato a occuparsi di questo tema.
Si qualificava e si qualifica quando non se ne puo' fare a meno.
Non viene effettuata un'analisi prospettica dei bisogni di qualificazione: in molti casi ne mancano i presupposti sia dal punto di vista istituzionale che personale.
Percio' le istituzioni a livello sovra-aziendale, specialmente le Camere di Commercio, hanno un ruolo maggiore nella formazione continua, sia con finalita' di aggiornamento che di avanzamento di carriera, rispetto agli altri due settori.
Molto piu' dinamico rispetto al tessile era ed e'il settore della costruzione di macchine utensili, anche se la crisi economica ha provocato dei contraccolpi.
I direttori del personale in questo settore si mostrano molto interessati al tema. Solo pochi lo considerano una moda. La maggior parte e'del parere che la formazione continua e'stata trascurata nel passato e che in futuro si dovranno impiegare piu' energie e mezzi. L'elevata attenzione mostrata a parole per il tema della formazione continua da non pochi direttori del personale nel settore della costruzione di macchine utensili non puo' pero' nascondere le carenze dal punto di vista operativo. Questo vale soprattutto per l'adeguatezza e la sistematicita' delle politiche di qualificazione.
Nella maggior parte delle imprese del settore non c'e'alcun piano scritto in quest'area. La situazione e'solo leggermente migliore per quel che riguarda la rilevazione dei bisogni di qualificazione.
Nonostante le prescrizioni contrattuali in proposito, che nel Baden-Wurttemberg, unica regione della Germania, sono previste per l'industria metallurgica, essa viene fatta regolarmente al massimo in un terzo delle imprese.
La crisi nel settore della costruzione di macchine utensili ha avuto delle conseguenze anche sulle politiche di qualificazione, nel senso che non ha risparmiato la formazione continua.
Solo poche imprese hanno utilizzato la qualificazione del personale come una componente delle strategie per superare le difficolta'.
Nel settore bancario, sia da parte dei direttori del personale che dei consigli d'azienda, viene attribuita una grande importanza alla formazione continua. Sullo sfondo ci sono i gia' descritti cambiamenti nelle strategie aziendali (segmentazione dei clienti, sviluppo delle attivita' di consulenza, forte orientamento alle vendite, differenziazione della gamma dei prodotti).
Il numero dei partecipanti a interventi formativi a livello aziendale e sovra-aziendale, nel corso degli anni Ottanta, e'addirittura esploso.
Nonostante il consistente numero dei partecipanti e degli interventi, le politiche di formazione continua rimangono poco sistematizzate.
Come ammette il direttore del personale di una grande banca, la rilevazione dei bisogni e il processo di pianificazione ¦sono come sempre deficitari'. Finora non viene fatta una pianificazione del personale e della qualificazione orientata al lungo periodo e abbinata con la politica generale dell'azienda e con la programmazione delle altre divisioni.
I diversi gruppi della forza lavoro beneficiano in misura piuttosto differenziata del potenziamento dell'offerta formativa delle imprese, come e'emerso nel corso della nostra ricerca.
L'offerta formativa si concentra sui gruppi della forza lavoro considerati come importanti dal punto di vista strategico e questo avviene in misura tanto piu' accentuata, quanto piu' limitati sono i mezzi investiti per la formazione continua.
Questi gruppi sono diversi nei vari settori. Nel settore della costruzione di macchine utensili, la maggior parte degli interventi formativi e'per gli impiegati tecnici, seguiti dagli operai specializzati, che precedono i dirigenti. Nelle banche, per le quali non abbiamo dati precisi, gli interventi si concentrano sui giovani consulenti e sugli specialisti nelle divisioni operative (es. divisione credito). A loro viene offerta una grande quantita' di addestramento e di corsi, mentre sono nettamente inferiori le possibilita' per chi e'occupato in attivita' amministrative, in attivita' ausiliarie come la dattilografia, nei pagamenti e in servizi generici.
Non siamo in grado di fare delle affermazioni precise sulla distribuzione degli interventi formativi per le imprese del settore tessile, nel quale comunque la formazione continua svolge un ruolo limitato.
Non abbiamo trovato nessuna prova a sostegno della tesi che gli sforzi e le spese per la formazione iniziale e continua dei lavoratori qualificati siano in calo o che siano considerate meno importanti. Ad esempio, per gli operai qualificati nel settore della costruzione di macchine vi e'un'offerta formativa di rilievo.
Per quanto concerne gli obiettivi della qualificazione e'degno di nota uno sviluppo, che pur non essendo completamente nuovo, tuttavia acquista una maggiore rilevanza.
Per il successo nel mercato di molte imprese e'sempre piu' importante non solo la qualita', il prezzo e i tempi di consegna dei prodotti, ma anche che le relazioni esterne con i clienti funzionino.
Viene posta una maggiore attenzione sul rapporto fra imprese e clienti/ambiente. Questo ha delle conseguenze sia all'interno che all'esterno delle imprese.
All'interno, i dipendenti che hanno contatti con i clienti (ad esempio i montatori e gli addetti all'esterno) devono essere formati meglio e in un campo piu' ampio, e questo sia nell'area tecnico-professionale, che commerciale, che sociale.
All'esterno, viene aumentata l'offerta formativa per i clienti e per i venditori dei prodotti.
In alcune imprese questa parte della formazione porta allo sviluppo di specifiche subimprese. Dunque le imprese non vendono piu' solo un prodotto materiale, ma anche dei servizi aggiuntivi.
La formazione continua in futuro, sia all'interno che all'esterno, non dovra' essere intesa e utilizzata come un'offerta addizionale gratuita, ma anche come un servizio per terzi, per il quale si dovra' pagare.
Per quanto riguarda gli aspetti didattici e metodologici, soprattutto nelle imprese piu' esperte e attive nel campo della formazione e'possibile riscontrare una tendenza a decentrare la formazione anche per ridurre i costi.
La formazione in forma di seminari non e'stata eliminata, ma ha perso nettamente importanza. Si aspira a realizzare interventi formativi vicini al posto di lavoro, collegati e armonizzati a programmi di sviluppo aziendale e a progetti.
L'importanza di forme di apprendimento all'interno del lavoro e di progetti aumenta.
Le modalita' formative lontane dal posto di lavoro e in forma di seminari si alternano con attivita' on-the-job e vicine al posto di lavoro (training along the job).
Questo ha delle conseguenze anche sul tipo di offerta.
Come per i prodotti, anche nell'offerta formativa l'individualizzazione prevale sulla standardizzazione.
Accanto a programmi preconfezionati ora vengono offerti interventi formativi su misura rispondenti alle esigenze specifiche.
Per quanto riguarda i rapporti fra gli attori, cioe'i direttori del personale e i consigli di azienda, sul tema della qualificazione non vi e'molta cooperazione. Il management e'bloccato non per ragioni di principio, ma dall'inesperienza e dall'insicurezza.
Raramente ci sono delle coalizioni fra le due parti che siano utili ai fini dello sviluppo della formazione continua in azienda, e questo per paura e insicurezza.
Per i consigli di azienda, per lo piu' questo tema e'considerato di secondaria importanza, e anche quando se ne occupano con impegno, nella maggior parte dei casi non sono nella condizione di operare in maniera innovativa.
Cio' nonostante il loro impegno non e'privo di effetti. Il loro ruolo consiste nel rafforzare le tendenze in atto. Ma per ottenere dei risultati, hanno bisogno che il management sia un partner disponibile e cooperativo.
Dunque, per portare avanti il tema della qualificazione e'richiesto un superamento del conflitto in maniera cooperativa.
La situazione nel campo della formazione nel Baden- Wurttemberg Nell'ambito della formazione il Baden-Wurttemberg presenta numerose specificita'.
Il primo aspetto e'relativo alla presenza particolarmente consistente di universita', Fachhochschulen, accademie musicali e artistiche, Fachschulen, accademie professionali e istituti di ricerca, che si riflette nella struttura della qualificazione della forza lavoro.
Il secondo aspetto e'la stretta integrazione fra economia e formazione. Mentre gli altri Lènder negli anni Sessanta e Settanta si sono dedicati soprattutto allo sviluppo e alla riforma delle scuole che fornivano una preparazione generale e delle Hochschulen, il Baden-Wurttemberg si e'impegnato a garantire all'economia regionale del personale con una adeguata qualificazione orientata alle imprese.
Questo e'cominciato con le scuole professionali, che hanno avuto uno sviluppo superiore che altrove, e'continuato con l'introduzione di accademie professionali e con il potenziamento e con la regionalizzazione delle Fachhochschulen, per concludersi con l'attivazione di una cooperazione fra universita' e industria.
Gia' da anni e'stata posta una grande attenzione sulla rapida traduzione dei risultati della ricerca in nuovi prodotti. Per realizzarla e'stata creata una fitta rete di istituzioni.
Le Fachhochschulen e le universita', in base a una decisione presa recentemente, sono state e sono dotate di centri di trasferimento delle tecnologie.
Il terzo aspetto riguarda un elemento poco lodevole della situazione nel Baden-Wurttemberg: la promozione della formazione continua.
Le iniziative legislative della regione in questo campo della politica formativa sono nettamente inferiori rispetto ad altre regioni.
Non vi e'una legge sui permessi per studio per adulti, come nelle regioni governate dai socialdemocratici gia' a partire dagli anni Settanta.
Nella meta' degli anni Ottanta una commissione sulla formazione continua costituita dal governo regionale ha affermato che le risorse per la promozione della formazione continua erano molto inferiori a quelle di altre regioni e non confrontabili con le spese complessive fatte nell'area dell'istruzione.
Vi era una mancanza di trasparenza nell'offerta formativa, il controllo sulla qualita' era insufficiente, vi era un limitato collegamento fra gli Enti di formazione, e il sostegno finanziario della regione era inadeguato e discontinuo.
I problemi a tutt'oggi non sono stati ancora risolti.
In seguito alla crisi che ha colpito la regione, un'altra commissione, denominata -Economia 2000', ha ricordato le proposte non ancora realizzate della precedente commissione.
Il governo regionale, nel frattempo, ha dato avvio all'attuazione di una serie di raccomandazioni dell'attuale commissione e di quella precedente. Nell'ambito della politica economica orientata al dialogo (-Iniziative comuni in economia e politica'), le parti coinvolte, soprattutto nel settore metallurgico, si sono accordate su alcune attivita' di promozione della formazione continua per i soggetti meno qualificati e sul potenziamento della formazione iniziale e continua nell'artigianato.
Sono stati avviati dei progetti; tuttavia il nuovo dibattito finora non ha prodotto effetti sulla qualificazione e la condotta aziendale nel campo della formazione.

LA FORMAZIONE CONTINUA E IL RUOLO DELLE PARTI SOCIALI
Visti i limitati successi nell'attuazione pratica delle loro richieste, i sindacati in Germania negli anni scorsi hanno cercato di regolamentare l'area della formazione continua a livello contrattuale.
Le parti sociali nel settore dell'industria metallurgica del Baden-Wurttemberg hanno svolto un ruolo di avanguardia sia per il Paese che per gli altri sindacati. Con questa regolamentazione i sindacati sono riusciti per la prima volta a superare le resistenze dei datori di lavoro in un settore centrale e a disciplinare a livello contrattuale il tema della qualificazione e della formazione continua.
I diritti riconosciuti al consiglio di azienda nel contratto non superano quanto stabilito dalla legislazione in materia di impresa.
Cio' nonostante, le disposizioni in materia contenute nel contratto costituiscono una pietra miliare, poichè per la prima volta e'fissato un processo regolamentato per affrontare la questione della formazione continua.
Per questo al contratto e'stato subito riconosciuto un ruolo di modello, sia da parte di altri sindacati, che nel dibattito in corso all'interno dell'Ig Metall, che nelle proposte per -La riforma contrattuale nel 2000'.
Fino a oggi la regolamentazione definita nell'industria metallurgica del Baden-Wurttemberg rappresenta il punto di riferimento e di partenza per affrontare con successo a livello contrattuale la tematica della qualificazione e della formazione continua.(Traduzione di Marco Trentini)