Impresa
& Stato n°48
FARE LEVA SULL'EURO
PER UNA NUOVA POLITICA AZIENDALE
Istituzioni e
imprese nel nuovo scenario economico: non solo adeguamento, ma occasione
di innovazione delle strategie di mercato.
di
Roberto
Pinza
Una
nuova strategia d’impresa che facendo leva sull’Euro permetta una nuova
politica aziendale. Questo il tema di riflessione e di azione su cui dovranno
confrontarsi le grandi e piccole imprese italiane nei prossimi mesi. Dal
1° gennaio 1999 l’Euro diventerà una realtà: il processo
di trasformazione è già in atto. L’arrivo del nuovo anno
sancirà il passaggio alla nuova moneta. Ne saranno coinvolti tutti
i settori della vita economica del Paese, dalle piccole e medie imprese
alla Pubblica Amministrazione, dalle banche ai mercati finanziari. Vantaggi
competitivi, trasparenza e miglior qualità dei servizi sono alcune
delle opportunità che la moneta unica europea porterà in
tutti i settori d’attività e in particolare nel mondo dell’impresa.
Le trasformazioni saranno, non solo contabili, ma anche e soprattutto di
mercato. Numerosi i cambiamenti che la moneta unica porterà all’interno
del mondo imprenditoriale: dall’adeguamento dei sistemi informatici all’adeguamento
delle politiche finanziarie, commerciali e di marketing delle aziende.
Il mondo imprenditoriale, e in particolare quello delle piccole e medie
imprese, avrà in questo modo la possibilità di realizzare
quei cambiamenti, tanto generali quanto tecnici, che l’evoluzione del mercato,
in particolare nell’ottica dell’internazionalizzazione, richiede da tempo.
I costi dell’innovazione verranno così contenuti, consentendo allo
stesso tempo di rispondere al mercato.
Vi saranno nuove opportunità
di sviluppo per ogni singola impresa e per il Paese: prima tra tutte una
maggior concorrenza.
Nell’ottica dell’azienda
il venir meno dei rischi di cambio, una più immediata e semplice
confrontabilità dei prezzi e il conseguente mutamento delle relative
politiche, minori costi per operare sui mercati internazionali costituiranno
una possibilità in più per il mondo della piccola e media
impresa italiana. Il venir meno dei rischi di cambio permetterà
di calcolare con più precisione i costi e i ritorni di ogni singola
attività ed eliminerà oneri consistenti. Questo è
uno dei punti di forza. Sul fronte dell’andamento economico del Paese il
risanamento del debito ci ha permesso di raggiungere il traguardo di Maastricht.
E un primo riflesso pratico si è già conseguito con il ribasso
del tasso di sconto, destinato ad essere ulteriormente ritoccato al fine
di conseguire un totale allineamento.
II RUOLO DELLE
ISTITUZIONI
Nello scenario qui delineato
un ruolo importante lo avranno le istituzioni. Il processo di cambiamento
del mercato dovrà essere affiancato dall’innovazione e dall’adeguamento
della Pubblica Amministrazione nei confronti della moneta europea. Per
l’introduzione delle norme necessarie al passaggio all’Euro sono state
varate durante il 1997 una direttiva del Presidente del Consiglio e una
legge delega. La scelta del Governo è stata quella di accelerare
e facilitare l’uso più ampio possibile della moneta unica durante
il periodo di transizione. Le imprese italiane saranno, comunque, libere
di decidere il momento e le modalità del passaggio alla nuova valuta.
Il principio “nessun obbligo nessun divieto” è stato interpretato
dal Governo e dalle autorità italiane nel senso di facilitare le
scelte delle imprese cercando di rimuovere i possibili ostacoli, ridurre
i costi connessi con l’adozione dell’Euro e offrire una cornice chiara
e trasparente del processo di transizione. Le scelte operate dal Comitato
per l’Euro in riferimento al sistema finanziario e alla Pubblica Amministrazione
vanno nel senso di assicurare le condizioni migliori per il passaggio alla
nuova valuta delle imprese. Il decreto legislativo definisce con chiarezza
il quadro giuridico nel cui ambito avverrà la transizione fissando
le regole per l’utilizzo dell’Euro quale moneta di conto nei documenti
obbligatori a rilevanza esterna, nonché per la conversione del capitale
sociale e per la ridenominazione degli strumenti di debito. Le imprese
hanno così tutti gli elementi per effettuare consapevolmente le
loro scelte. Ciò si concretizza sostanzialmente attraverso il ruolo
di stimolo che è stato attribuito alla Pubblica Amministrazione.
Anche se questa passerà definitivamente all’Euro soltanto il 1°
gennaio 2002, già dal 1999 consentirà a tutti i cittadini,
debitori o creditori, la scelta dell’unità monetaria da utilizzare
nei pagamenti da e verso l’Amministrazione stessa.
COLLOQUIARE IN
EURO
Gli
operatori potranno colloquiare in Euro con l’Amministrazione pubblica:
ciò significa, ad esempio, che le dichiarazioni fiscali e previdenziali
come pure le offerte per la partecipazione a gare di appalto potranno essere
presentate in Euro. Più in generale, tutte le comunicazioni indirizzate
alla Pubblica Amministrazione potranno essere effettuate in Euro.
I
documenti programmatici e di finanza pubblica conterranno l’indicazione
dei valori maggiormente significativi in Euro. Più semplice dunque
per gli operatori, ma anche fattore di stimolo per la Pubblica Amministrazione
italiana che si inserisce in un processo di innovazione degli apparati
amministrativi partito all’inizio degli anni Novanta. L’unione economica
e monetaria renderà più visibili i differenziali tra prestazioni
e servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni nei diversi paesi e renderà
ancora più necessari gli sforzi di miglioramento dei rispettivi
apparati amministrativi. A maggio scorso il Comitato Euro ha pubblicato
il “Piano per l’ adozione dell’Euro nelle amministrazioni pubbliche” proprio
per iniziare il lungo viaggio verso la moneta unica. In questi mesi sono
state individuate le modifiche normative, organizzative e procedurali necessarie
per dare concreta attuazione alle indicazioni generali. Sono state individuate
alcune aree interessate dal cambio della valuta e in quest’ambito sono
stati realizzati progetti specifici che precisano le misure da adottare,
le modalità e i tempi di cambiamento.
Secondo
le informazioni a disposizione del Comitato per l’Euro, l’orientamento
del tessuto imprenditoriale italiano è piuttosto frammentato: mentre
le grandi imprese si dicono orientate a passare da subito alla nuova valuta,
la situazione si presenta molto più diversificata per le imprese
di dimensioni minori. Tra queste sembra più diffusa la posizione
di wait and see.
Esse
però dovranno fare attenzione alle attitudini e agli orientamenti
dei propri partners commerciali. Le analisi da condurre per una propria
strategia dunque non devono essere solo interne alla propria azienda o
nei confronti della Pubblica Amministrazione, ma anche di connessione con
l’ambiente esterno: la dipendenza nei confronti di altre entità
economico-produttive costituisce un fattore che non può essere trascurato
al momento di scegliere la strategia Euro.
Il
cambiamento, dunque, va colto, non solo come puro adeguamento da un metro
monetario ad un altro, ma come occasione di innovazione delle politiche
d’impresa e di mercato. Un passaggio e una transizione che possono essere
stimolo per un maggior sviluppo e per un nuovo approccio al finanziamento.
Con
una certezza in più che proprio le turbolenze di mercato di queste
ultime settimane hanno con chiarezza dimostrato, e cioè che l’insieme
dei Paesi dell’ Euro è molto solido e resiste bene anche a tensioni
su scala mondiale, mentre Paesi non fortissimi che ne sono restati fuori
ne risentono in modo significativo.
Non
v’è dubbio quindi che le nostre imprese possano operare in una situazione
di maggiore stabilità ed effettuare investimenti con più
ampia prospettiva.
  
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