vai al sito della Camera di Commercio di Milano
 
Impresa & Stato n°48

LA STRATEGIA DELLE BANCHE CENTRALI EUROPEE 

La transizione alla moneta unica ha le dimensioni di uno dei più impegnativi sforzi collettivi che l’Europa abbia mai incontrato.

di
 FRANCESCO MAZZAFERRO

A pochi giorni dall'avvio della terza fase dell'Unione economica e monetaria, le attività di preparazione della Banca centrale europea, delle banche centrali nazionali, delle altre istituzioni pubbliche e degli operatori privati si concentrano sul varo dell'intera operazione, ormai imminente. Negli ultimi giorni dell'anno verranno annunciati dal Consiglio direttivo della Banca centrale europea i tassi ai quali essa eserciterà la propria politica monetaria a partire dal 4 gennaio, primo giorno di apertura dei mercati. Il giorno 31 dicembre, nella tarda mattinata, verranno pubblicati i tassi di conversione che definiranno, in via irrevocabile, il rapporto aritmetico tra l'Euro e la Lira. A partire da quel momento, tutti gli operatori che intendono operare in Euro fin dalle prime ore del 4 gennaio 1999 dovranno avviare le procedure per convertire in Euro i riferimenti alla Lira nei sistemi automatizzati, per modificare le banche dati, per adattare le procedure operative ai nuovi strumenti della politica monetaria in Euro. In quei giorni, i titoli del debito pubblico italiano (come quelli degli altri Stati dell'area dell'Euro) verranno ridenominati in Euro e anche la quotazione e il regolamento dei titoli azionari in Borsa transiterà dalla vecchia alla nuova moneta. L'ultimo fine settimana dell'anno, che durerà tre giorni, sarà dunque uno dei momenti più delicati del lungo processo del passaggio alla moneta unica, avviatosi con la pubblicazione dei primi documenti ufficiali nel dicembre 1995 al vertice di Madrid e destinato a concludersi nella prima parte del 2002, con l'introduzione di monete e banconote. È bene che banche e altre imprese attive nel settore finanziario acquisiscano completa consapevolezza delle insidie che l'imminente passaggio della moneta scritturale e dei mercati finanziari dalla Lira all'Euro può, anche se non necessariamente deve, comportare: si tratterà di un percorso tecnicamente delicato, compreso tra due date (il 31 dicembre e il 4 gennaio) che sono tra loro assai vicine, e infine concentrato in un periodo tradizionalmente contraddistinto da assenze per ferie del personale. Inoltre, tutti gli operatori del sistema finanziario negli undici Paesi partecipanti - e anche nelle maggiore piazze finanziarie al di fuori dell'area dell'Euro - saranno chiamati a svolgere, in parallelo, le medesime operazioni. L'ultimo fine settimana dell'anno sarà dunque caratterizzato da una concentrazione di rischi operativi che - per certi aspetti - non ha precedenti in esperienze del passato. I maggiori operatori e i centri finanziari sembrano aver compreso la posta in gioco. Banche, Borse e altre imprese finanziarie stanno compiendo un considerevole sforzo per completare la preparazione in tempo per l'avvio dell' Unione monetaria. Il passaggio alla moneta unica ha ormai assunto le caratteristiche proprie di un vasto e complesso progetto tecnologico: una vera e propria impresa collettiva, cui collaborano all'interno di ogni banca centinaia di persone. Una stima di quanti siano in tutta l'area dell'Euro e nelle maggiori piazze finanziarie del mondo coloro che si preparano a passare l'ultimo fine settimana dell'anno davanti agli schermi dei computer è davvero difficile: probabilmente, alcune decine di migliaia di persone. La transizione alla moneta unica ha forse le dimensioni di uno dei più impegnativi sforzi collettivi che l'Europa abbia mai compiuto. Sarà un esercizio sincronizzato di precisione, puntualità, efficienza. Del resto, per i futuri concorrenti nel grande mercato dell'Euro non si tratta esclusivamente di proteggere genericamente l' immagine, ma di evitare un grave danno alle posizioni competitive con cui si inizierà la battaglia per le quote di mercato.

LE BANCHE CENTRALI
Il passaggio alla moneta unica e l'organizzazione dell'ultimo fine settimana dell'anno non sono problemi esclusivi degli operatori finanziari privati. Lo stesso Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC) - che comprende la Banca Centrale Europea (BCE) e le banche centrali dei Paesi membri (BCN-banche centrali nazionali: per l'Italia, come ovvio, la Banca d'Italia) - affronta questi temi sotto due differenti profili, che coincidono nel tempo e sono caratterizzati da numerose correlazioni. In primo luogo, il SEBC è impegnato a fornire all'intero sistema finanziario europeo, fin dal mattino del 4 gennaio, l'intera infrastruttura per l'esecuzione delle politiche monetarie e di cambio, per l'esecuzione di pagamenti lordi in tempo reale, per la mobilizzazione nell'intera zona dell'Euro di titoli stanziabili come garanzia del credito erogato dalla banca centrale. A tal fine, da circa sei mesi il SEBC effettua il collaudo di tutte le nuove procedure automatizzate. Inoltre, un particolare meccanismo di monitoring è stato predisposto per seguire, ora per ora, le fasi della migrazione dei sistemi elettronici e delle banche dati interne alle banche centrali durante l'ultimo fine settimana dell'anno. In secondo luogo, il SEBC deve porsi il duplice obiettivo di circoscrivere l'impatto degli incidenti operativi che si possano verificare al momento del simultaneo adattamento dei sistemi di intermediazione, di pagamento, di regolamento dei titoli e delle infrastrutture elettroniche dei singoli operatori, e di impedire che improvvise situazioni di emergenza possano contribuire a creare condizioni di grave disordine nei mercati. Pertanto, la rete di "monitoraggio" durante l'ultimo fine settimana dell'anno non si limiterà alle operazioni di conversione interne al SEBC, ma sarà estesa anche ai maggiori operatori bancari e finanziari. Il necessario impegno tecnologico del settore bancario e finanziario non deve far dimenticare che l'avvio del mercato unico avrà un significativo impatto sulle condizioni di mercato nell'ambito delle quali si muovono le imprese, con riferimento sia allo specifico settore di banca e finanza, sia al sistema economico in generale. Alcuni degli effetti più rilevanti dell'Euro si sono già verificati. In primo luogo, l'abbassamento dei tassi di interesse. È significativo che tale movimento verso il livello più basso della Francia e della Germania abbia coinvolto tutte le scadenze della curva. Non è dunque la semplice conseguenza delle aspettative del mercato che il tasso di interesse dell'Euro si posizioni al livello di quelli praticati dalla Banque de France e da Bundesbank. È soprattutto la conseguenza di un quadro di aspettative più positive e durature - rispetto alle esperienze degli ultimi decenni - circa il mantenimento di condizioni di stabilità monetaria nei prossimi anni. A ciò hanno contribuito sia i recenti successi raggiunti in tutti i Paesi dell'area dell'Euro nel contenimento delle pressioni inflazionistiche e nella riduzione degli squilibri finanziari; sia la sempre maggiore credibilità di tutte le istituzioni monetarie nazionali e di quelle europee; sia, infine, gli atteggiamenti responsabili tenuti ovunque dalle parti sociali. Questi risultati vanno consolidati, non mettendo a repentaglio nessuno dei tre pilastri su cui poggiano. Se questi comportamenti verranno preservati nei Paesi membri, l'Euro potrà acquisire col tempo le caratteristiche di una delle grandi monete di riferimento dei mercati globali, come lo sono state la sterlina dall'inizio dell'Ottocento fino alla prima guerra mondiale e il dollaro statunitense a partire dalla seconda guerra mondiale fino ad oggi, inserendosi in un quadro di coesistenza e collaborazione tra i grandi poli monetari mondiali. In secondo luogo, la protezione dal contagio dell'instabilità finanziaria, i cui venti pur sono soffiati così forti in questi ultimi mesi, fino ad interessare l'Asia, la Russia e l'America Latina. È interessante notare come la stabilità dell'area dell'Euro sia divenuta un fattore di protezione non solamente per i paesi che partecipano all'UEM ma, dopo una fase acuta di crisi tra agosto e settembre, anche per le economie limitrofe. L'UEM è un elemento di stabilizzazione perché induce le economie limitrofe ad adottare - nei limiti delle differenti compatibilità con la situazione economica interna - i medesimi comportamenti che dovrebbero seguire se ne facessero parte, rendendo sempre più indipendenti le banche centrali, perseguendo una politica di stabilità della moneta e di rigore delle politiche finanziarie. Dopo una fase in cui i mercati mondiali sono stati caratterizzati da una fuga indistinta da investimenti in monete percepite come rischiose (coinvolgendo anche le monete europee al di fuori dell'area dell'Euro, spesso anche del tutto indipendentemente dalle effettive condizioni delle economie) verso i titoli di stato del Tesoro americano e dei governi dell' area dell' Euro - veri e propri nuovi beni rifugio per gli investitori di tutto il mondo -, i tassi e i rendimenti si stanno riducendo non solamente nel Regno Unito e in Scandinavia, ma in quei Paesi dell'Europa centro-orientale che più strettamente sono legati alla prospettiva dell'allargamento dell'Unione europea (UE). La stessa crisi della Russia e di altri Stati della Comunità degli Stati Indipendenti non ha fondamentalmente intaccato Paesi che rientrano nella prima cerchia dei candidati ad aderire all'UE, come la Polonia, l'Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovenia e la stessa Estonia. Fino a qualche anno fa, ciò sarebbe stato difficile da credere. In terzo luogo, l'ulteriore intensificazione del processo di integrazione finanziaria in Europa. Gli eventi di questi ultimi mesi hanno mostrato come stia divenendo fondamentale il ruolo delle reti di sistema tra i centri finanziari europei, sia nel settore dei titoli azionari di riferimento (le blue chips), sia in quello delle azioni delle imprese in crescita, sia in quello del reddito fisso, sia in quello dei mercati derivati. Per ognuno di questi settori si vanno creando una o più piattaforme - a volte in forte competizione tra loro - che, grazie alle nuove tecnologie del cosiddetto "accesso remoto" ai mercati, consentono agli operatori di avvicinarsi ai mercati e ai centri finanziari in modo più snello. La maggiore integrazione finanziaria, se comporterà nel giro di qualche tempo un significativo riassetto dei portafogli degli investitori, avrà anche il merito di rendere gli investitori meno dipendenti da rischi di possibili andamenti puramente locali o regionali delle economie dell'area dell'Euro, facendo del grande mercato finanziario unificato uno strumento di redistribuzione dei rischi regionali. In quarto luogo, l'incentivo ad approfondire l'integrazione economica anche nei settori non finanziari. Le alleanze e le fusioni tra grandi operatori economici dell'area dell'Euro, pur in presenza di ordinamenti giuridici e di trattamenti fiscali ancora diversi, hanno ormai le caratteristiche di legami e investimenti all'interno della medesima area monetaria "domestica". Se progressi si verificheranno nei prossimi mesi su dossiers di cui si dibatte nel quadro comunitario da molti anni - come quello dello statuto della società di diritto europeo o dell'armonizzazione fiscale - queste caratteristiche tenderanno ad accentuarsi. Il salto di qualità si avrà quando anche le piccole e medie imprese - le grandi produttrici di impiego in Europa - percepiranno l'area dell'Euro come il mercato domestico, profittando a pieno delle opportunità del mercato unico. La Banca centrale europea ha già annunciato sia le grandi linee della propria strategia monetaria sia gli strumenti con cui condurrà le politiche monetarie. La strategia sarà ispirata sia all'evoluzione degli aggregati monetari sia all'analisi di una ampia serie di indicatori e prenderà in considerazione solamente gli andamenti dell'economia dell'intera area dell'Euro. Sviluppi nazionali, situazioni ristrette ad uno o a pochi Stati membri, avranno uno spazio più limitato nelle decisioni della BCE, che guarderà agli orientamenti dell'economia nell'intera area. Gli strumenti per la conduzione della politica saranno gestiti a livello locale dalle banche centrali, ma l'allocazione della liquidità tramite meccanismi d'asta avverrà al di fuori di qualsiasi sistema di quote nazionali. Non vi sarà dunque un mercato interbancario solamente italiano, anche se è possibile che, in una prima fase, gli operatori italiani (come quelli di altri Stati) debbano prendere confidenza con il grande mercato della liquidità europea. Sia la strategia sia gli strumenti della politica monetaria creeranno comunque incentivi ad analizzare la condotta della Banca centrale ed a cercare di anticiparne la condotta in termini europei. Ciò significherà anche ripensare in termini più europei i commenti sulla congiuntura che verranno pubblicati sui giornali, l'analisi dell'andamento dei mercati nella stampa specializzata, il dibattito dell'accademia sul mix ottimale delle politiche, e lo stesso dibattito politico sulla conduzione dell'economia. Non solamente le pagine economiche, sia nella stampa specializzata sia nei quotidiani di riferimento, ma anche quelle sulla vita politica e sociale dei nostri Paesi avranno probabilmente un profilo diverso tra qualche anno.

UNO SPARTIACQUE
Il fine settimana che segnerà sia il passaggio all'anno nuovo sia l'avvio dell'Unione monetaria sarà dunque un importante spartiacque per chiunque voglia interrogarsi sul futuro della nostra società in generale e del nostro sistema economico. Molto di ciò che sarà stato scritto prima di quella data apparirà, agli occhi dei lettori più attenti, inevitabilmente "datato". Molti dei problemi con i quali abbiamo convissuto negli ultimi trent'anni perderanno lentamente di attualità e altri verranno in evidenza. Sarà necessario un grande sforzo di flessibilità intellettuale per seguire quella che sarà l'evoluzione della nostra società. Il Sistema europeo delle banche centrali, con la Banca centrale europea a Francoforte, la Banca d'Italia a Roma e le altre banche centrali nazionali nelle rispettive sedi, è pronto a questa sfida, che non ha solamente i connotati dell'introduzione di nuovi sistemi operativi e di nuove procedure per la conduzione della politica monetaria, ma è anche una questione che ha molti riflessi per l'identità di una società. La moneta ha bisogno di una politica monetaria indipendente e orientata alla stabilità; ma ovviamente la moneta non è esclusivamente un fattore tecnico. Per questo motivo la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali cercheranno il dialogo diretto con l'opinione pubblica europea, in un'ottica dove alla piena indipendenza della politica monetaria deve corrispondere la disponibilità a sostenere un dialogo serrato con la società. Del resto, l'atteggiamento che una società ha nei confronti dello scambio monetario, del risparmio, della ricchezza, della trasmissione dei patrimoni da una generazione all'altra, è molto legato ai valori di base che la società stessa coltiva. Non solamente attraversando l'Europa con le medesime banconote e monete in uno spazio senza frontiere interne, ma anche riflettendo sulle nuove regole comuni di funzionamento del sistema economico e confrontandosi in modo critico con le argomentazioni della banca centrale dell'Europa unita, i cittadini acquisiranno giorno dopo giorno consapevolezza di quanto la moneta unica non sia una semplice tappa di un percorso di integrazione dei mercati, ma un fattore di arricchimento della loro identità comune.