Impresa
& Stato n°48
IL SISTEMA ITALIANO
E LA SFIDA DELL’EURO
di
RICCARDO
PERISSICH
La moneta unica non
è solo una questione tecnica ma strategica: bisognerà rivedere
gli obiettivi del fare impresa nel nuovo mercato unificato.
"Il
Consiglio... ha deciso all’unanimità che undici Stati membri, segnatamente
Belgio, Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi
Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia, soddisfano le condizioni necessarie
per l’adozione della moneta unica alla data del 1° gennaio 1999. Tali
paesi parteciperanno pertanto alla terza fase dell’Unione economica e monetaria”
(Consiglio dell’Unione Europea, Bruxelles, 2-3 maggio 1998 - C/98/124).
Da queste parole abbiamo
appreso che la nostra rincorsa alla moneta unica ha chiuso felicemente
la sua prima fase. Anche il “sistema Italia” potrà quindi presentarsi
al nastro di partenza, ma per ora abbiamo solo ottenuto il diritto a partecipare:
la vera sfida, la capacità di massimizzare le opportunità
dell’Euro e di minimizzarne i rischi, comincia adesso.
Cambiamenti importanti comporteranno
infatti la modificazione dello scenario competitivo in cui operano le imprese:
gli effetti principali saranno ravvisabili nella maggiore integrazione
del Mercato Unico e nell’aumento della confrontabilità diretta dei
prezzi. Le imprese osserveranno così un ampliamento del mercato
potenziale: nuovi mercati diverranno più facilmente accessibili
e lo sviluppo degli scambi e degli investimenti transfrontalieri significheranno
molte nuove opportunità da cogliere.
A fianco dell’effetto sui
mercati “reali”, si osserveranno anche effetti dovuti all’integrazione
dei mercati finanziari e alla scomparsa del rischio di cambio fra le valute
partecipanti. Per le imprese operanti in più valute si avrà
una chiara semplificazione contabile, con la riduzione dei rischi di cambio
e degli oneri derivanti da una gestione multivaluta; ci si potrà
inoltre riferire ad un’unica struttura continentale di tassi di mercato
monetario.
Il contesto in cui operare
sarà più stabile rispetto al passato: l’Euro farà
da scudo contro gli effetti delle crisi internazionali su valute e costo
del denaro, lasciando esposte le imprese italiane solo sul fronte dell’evoluzione
della domanda nei paesi esteri; l’efficacia di tale scudo la stiamo già
sperimentando proprio in questi giorni. Inoltre gli accordi e gli strumenti
realizzativi collaterali alla Moneta Unica, come il Patto di Stabilità
e Crescita, contribuiscono a rendere maggiormente prevedibili gli scenari.
D’altro canto, l’abbattimento
delle barriere comporterà anche inevitabilmente
un aumento della pressione concorrenziale, chiamando quindi le imprese
ad affrontare altre sfide: non potendo più godere di (presunti)
“vantaggi” di cambio, saranno necessari più elevati livelli di competitività
per poter restare con successo sul mercato, puntando su vantaggi che non
possano essere erosi dalla trasparenza dei prezzi e dai maggiori scambi.
Si dovrà quindi puntare molto sull’efficienza produttiva in termini
di costi e di processi, sull’innovazione e la qualità dei prodotti
e sull’efficacia del marketing e del mix di offerta.
Se si riuscirà ad
operare in questa direzione, i costi di adattamento alla moneta unica potranno
anche essere ingenti, ma saranno riassorbili grazie alle opportunità
offerte.
LE SFIDE POSTE
DALL’EURO
Quella che ci viene posta
dall’Euro è quindi una sfida non solo tecnica, di revisione di procedure
e sistemi, ma strategica: prima di rivedere i mezzi, gli strumenti, bisognerà
rivedere gli obiettivi del fare impresa nel nuovo mercato unificato dall’Euro.
A questo proposito è cruciale la revisione delle politiche commerciali:
tenendo conto delle modificazioni dell’ambiente competitivo derivanti dall’adozione
di una moneta unica, si dovrà rivedere il proprio posizionamento,
stabilendo fra l’altro i tempi del passaggio dai prezzi in valuta nazionale
ai prezzi in Euro.
Il passo successivo riguarderà
poi una serie di scelte e di processi di aggiustamento in merito agli strumenti
del cambiamento.
Si impone un ripensamento
della propria organizzazione, anche perché l’allargamento dei mercati
impone nuove decisioni sulla consistenza e l’ubicazione del personale di
vendita.
Si dovrà poi scegliere,
fra Euro e altre divise nazionali, quale valuta utilizzare per le varie
operazioni, fra cui i rapporti con i propri dipendenti; sarà anche
possibile scegliere valute diverse per amministrare diversi aspetti della
gestione aziendale. Conseguentemente si dovrà scegliere in quale
valuta tenere la contabilità. Si consideri che l’azienda si troverà
ad affrontare fornitori e clienti che avranno a loro volta effettuato una
scelta in base alle proprie esigenze, e dovrà quindi intrattenere
rapporti in Euro o in valuta nazionale a seconda delle controparti. Scegliere
la Lira o l’Euro non comporta l’eliminazione della moneta scartata, che
verrà trattata come una qualsiasi moneta straniera, poiché
sul mercato vi sarà chi opererà in Lire e chi lo farà
in Euro.
Nell’effettuare tale scelta
si deve tener presente che l’orientamento italiano è l’opzione totale:
le società avranno il diritto di redigere la contabilità,
presentare le dichiarazioni fiscali ed effettuare i pagamenti in Euro o
in valuta nazionale a partire dal 1 gennaio ’99. I pagamenti verso e dalle
pubbliche amministrazioni potranno quindi essere effettuati in Euro; nel
rivolgersi al contribuente le pubbliche amministrazioni utilizzeranno la
stessa denominazione da questi adottata. La documentazione in Euro verrà
convertita in Lire in sede di esame, senza oneri aggiuntivi per il contribuente.
Si ha quindi un contesto flessibile in cui pressoché ogni scelta
è ammissibile. Si potranno anche emettere azioni, obbligazioni e
altri strumenti finanziari in Euro.
La gestione del cambiamento
che tale situazione comporta finirà quindi necessariamente per coinvolgere
tutte le funzioni aziendali: dagli aspetti legali al marketing e alle vendite,
dall’amministrazione alla finanza, dalla pianificazione fiscale alla gestione
delle risorse umane.
Snodo cruciale (ma non certo
unico) di questi cambiamenti saranno e già sono le strutture informatiche,
che devono essere coerentemente modificate.
I PROBLEMI DELLE
PMI ITALIANE
Di
fronte a tutti questi cambiamenti e processi da avviare, qual è
il livello di preparazione delle imprese italiane? Non molto confortante,
neppure sugli aspetti di base, soprattutto per quanto riguarda le piccole
e medie imprese.
A
luglio ’98 Unioncamere e Confindustria hanno commissionato un’indagine
sui problemi e le prospettive dell’utilizzo dell’Euro da parte delle PMI
italiane. Dall’indagine si evince una forte lacuna informativa orizzontale
a tutti i settori produttivi: chi si ritiene molto/abbastanza informato
non supera il 40% del totale; solo il 46% degli intervistati sa che l’Euro
entrerà in vigore all’inizio dell’anno prossimo; fra questi, il
45,6% ritiene di poter effettuare e ricevere pagamenti in contanti in Euro
già dal 1999. Circa l’80% non ha ricevuto informazioni sull’Euro
relative alle operazioni bancarie da parte degli istituti di credito. Il
54% degli imprenditori adotterà la gestione contabile in doppia
valuta, la più onerosa; tuttavia il 70% degli intervistati ha esplicitato
tale scelta senza averne valutato i costi.
C’è
quindi ancora molto da fare prima che le imprese italiane siano in condizione
di affrontare con piena consapevolezza e successo il cambiamento, cogliendone
appieno le opportunità.
Per
parte sua Confindustria ha già da tempo (marzo ’97) avviato il “Progetto
Euro”, che ha visto la realizzazione di numerose iniziative di monitoraggio
della preparazione delle imprese e di formazione in tutto il territorio
nazionale.
Nell’ambito
del Progetto è stato realizzato, in collaborazione con Arthur Andersen,
uno studio dal titolo “Considerazioni sui principali effetti dell’introduzione
dell’Euro sulle imprese”. Oltre a fornire una esauriente informazione in
merito ai modi e ai tempi d’introduzione della moneta unica, il documento
esamina, per ogni funzione aziendale, rischi e opportunità connessi
all’introduzione dell’Euro, evidenziando gli aspetti critici che l’impresa
dovrà affrontare per adeguare la propria struttura alla nuova realtà.
È stata anche messa a punto e distribuita una checklist di autodiagnosi
per le aziende, in modo che esse possano valutare l’impatto dell’Euro sulla
loro operatività.
Questo
materiale è stato alla base di vari incontri di formazione, cui
hanno partecipato 500 imprese. Queste iniziative hanno assunto varie forme:
a Bari, Roma e Milano sono state organizzate tre giornate di lavoro, in
cui ad un workshop di introduzione e formazione al tema Euro è seguita
la realizzazione di “progetti pilota” relativi all’introduzione della moneta
unica nelle imprese presenti; a Bologna, Marghera e Napoli sono state svolte
conferenze di sensibilizzazione. Sono stati infine realizzati otto seminari
di formazione rivolti a 200 funzionari delle Associazioni confindustriali,
con l’obiettivo di garantire omogeneità delle informazioni e fornire
alle Associazioni territoriali gli strumenti per provvedere a loro volta
alla formazione delle imprese.
Infine
il “Comitato Piccola Industria” di Confindustria e Microsoft hanno siglato
a giugno ‘98 un accordo per aiutare le piccole e medie imprese italiane
ad affrontare l’Euro e la globalizzazione dei mercati. Il primo risultato
della collaborazione è “Eurokit”, un cd-rom che aiuterà le
imprese a saperne di più su come modificare la propria organizzazione
in vista della Moneta Unica Europea.
IL SUPPORTO DELLA
P.A.
Al
di là di queste iniziative associative, sono comunque indispensabili
la guida e il supporto da parte della Pubblica Amministrazione.
Nel
settembre ’96 il Ministero del Tesoro ha istituito il Comitato Euro, con
il compito di coordinare le iniziative connesse con l’introduzione della
moneta unica europea nel sistema economico e nell’ordinamento giuridico
italiani. Il Comitato è organizzato in tre sottocomitati settoriali
(Pubblica Amministrazione, Finanza, Imprese); ciascuno si è assunto
il compito di individuare le questioni relative all’introduzione dell’Euro
nel settore di propria competenza. L’attività del Comitato si è
anche articolata in gruppi di lavoro per l’approfondimento delle questioni
giuridiche, di quelle informatiche e degli aspetti inerenti la formazione.
Ai
sottocomitati e ai gruppi di lavoro è stato affidato il compito
di predisporre le rispettive parti del Piano Nazionale per l’adozione dell’Euro;
stilando il Piano Nazionale il Comitato ha definito le opzioni che il Consiglio
europeo ha lasciato alla valutazione dei singoli Paesi membri, ispirandosi
a due principi guida:
·
facilitare la scelta di coloro che intendono utilizzare l’Euro fin dal
primo gennaio 1999;
·
dare la certezza del calendario.
Per
quanto riguarda poi la transizione all’Euro nei mercati finanziari, il
Comitato ha pubblicato nel dicembre 1997 lo “Schema Nazionale di Piazza”.
Sono
stati anche costituiti i “Comitati Euro provinciali” (CEP): questi organismi
operano in stretto collegamento con il Comitato Euro, trasmettendo a livello
locale le indicazioni per l’introduzione della moneta unica, con l’obiettivo
di coinvolgere nel processo le autonomie locali e i soggetti che ivi operano
e di recepirne le istanze (dei CEP, coordinati dai prefetti, faranno parte
tra gli altri le amministrazioni statali periferiche, le Direzioni Provinciali
del Tesoro, le Camere di Commercio, le associazioni di categoria, le filiali
Banca d’Italia, le banche commerciali, i comuni principali).
Sono
quindi numerosi gli sforzi e gli strumenti dispiegati per permettere al
nostro sistema imprenditoriale di cogliere con successo le opportunità
del nuovo mercato domestico europeo e del rafforzato ruolo dell’Europa
nel contesto globale. Rimane chiaro che l’impegno più cruciale ed
efficace non può che venire dalle imprese stesse, dalla loro capacità
di ripensare se stesse nel nuovo contesto.
È
un’operazione a cui le imprese italiane sono ormai abituate: le modificazioni
dello scenario competitivo causate dalla globalizzazione non le hanno certo
trovate impreparate. Comprendere l’impatto strategico dell’Euro nella sua
completezza, al di là delle complicazioni tecniche che ne sono solo
il corollario, è la premessa per chiudere la nostra precedente rincorsa
e affrontare con nuovo slancio l’occasione che ci viene offerta.
  
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