Impresa
& Stato n°48
UNA NUOVA MONETA
PER I CONSUMATORI
di
ROBERTO
PEIA
I benefici, ma anche
le zone d’ombra, che la grande rivoluzione dell’Euro porterà ai
cittadini europei.
La
moneta è senza alcun dubbio un simbolo forte di appartenenza ad
una entità sociale, politica ed economica ben determinata. Anche
per questo il passaggio alla moneta unica è un avvenimento di portata
senza precedenti.
I rappresentanti dei consumatori
europei e italiani sono fermamente convinti del fatto che l’introduzione
dell’Euro semplificherà, in generale, la vita dei consumatori italiani.
Svariati sono i benefici che la grande rivoluzione del 2000 porterà
a 370 milioni di cittadini europei, in particolare potranno verificarsi
sensibili riduzioni di prezzi e tariffe specialmente nei settori che passano
da un regime monopolistico ad uno concorrenziale.
In questa sede vogliamo
porre l’attenzione su quelle zone d’ombra che ancora restano da fugare
e su alcune problematiche che potranno insorgere nel prossimo futuro.
Il primo problema sorgerà,
ovviamente, con l’emissione di nuove banconote e monete, e gli italiani
dovranno riabituarsi ai centesimi. Oltre alle monete da 1 e 2 Euro, saranno
coniati pezzi da 1, 2, 5, 10, 20 e 50 centesimi. Si dovrà passare
il più presto possibile da un ragionamento in Lire ad uno in Euro,
adattandosi a listini espressi con almeno due decimali, se si vuole affrontare
con più tranquillità il problema degli arrotondamenti, come
vedremo più avanti.
Ad un cambiamento legato
alla fisicità e alla materialità se ne affiancherà
un altro potenzialmente più pericoloso: cambierà la percezione
dei cittadini. Si potrà correre il rischio di una perdita del senso
comune del prezzo. L’immagine che il consumatore, soprattutto quello più
anziano, avrà dell’Euro potrebbe essere analoga a quella che si
ha per una moneta straniera. Per questo è importante la preparazione
del personale che ha rapporto con il pubblico. Non va dimenticato l’allarme
lanciato da alcuni economisti che hanno ipotizzato un possibile calo del
5% dei consumi in un periodo di tre o quattro anni, provocato dalle difficoltà
dei cittadini ad abituarsi alla nuova moneta.
I COSTI DEL PASSAGGIO
Sui costi del passaggio
i media hanno spesso presentato dati privi di fondamento non tenendo conto
che una parte di ciò che viene considerato costo Euro è semplicemente
un normale adeguamento tecnologico o di prodotto indispensabile comunque
per le imprese.
Alcuni costi sono tuttavia
evidenti e riguardano in particolare: la doppia esposizione dei prezzi,
soprattutto per i piccoli negozianti; gli adeguamenti informatici; la doppia
contabilità nella fase di transizione; la formazione del personale;
l’informazione ai consumatori e agli utenti a livello di impresa e generale.
Quest’ultimo aspetto si
presenta particolarmente delicato nella valutazione dei costi del passaggio,
nella trasparenza e nei controlli delle operazioni, nella formazione del
personale, nell’adeguamento dei contratti.
Va ricordato che la Commissione
europea ritiene decisamente che nessun onere speciale debba essere fatto
gravare sui consumatori a seguito del passaggio alla moneta unica: è
indispensabile che i consumatori possano effettuare operazioni in Euro
con piena fiducia.
L’indicazione in Euro dei
prezzi e dei valori indicati nei documenti finanziari è un elemento
chiave per far acquisire ai consumatori familiarità con la nuova
valuta.
Anche la doppia indicazione
dei prezzi sarà fondamentale affinché i consumatori acquisiscano
una certa familiarità con l’Euro.
Le imprese e i dettaglianti,
per ragioni commerciali, avranno incentivi ad indicare i prezzi in entrambe
le valute, in quanto sarà loro interesse suscitare nei consumatori
piena fiducia per le transazioni in Euro. L’indicazione in evidenza del
duplice prezzo dovrebbe contribuire a dissipare i sospetti del consumatore
in merito ad eventuali aumenti di prezzo mascherati.
C’è però da
chiedersi se gli incentivi di carattere commerciale saranno sufficienti
ad indurre alla doppia indicazione dei prezzi o se saranno necessari interventi
legislativi per renderla obbligatoria.
Resta da chiarire se sia
necessaria un’iniziativa legislativa comunitaria a tale proposito, anche
se il principio di sussidiarietà lascia sicuramente agli Stati membri
la facoltà di introdurre disposizioni vincolanti a livello nazionale.
Nell’elaborare eventuali
disposizioni che rendano obbligatoria la doppia indicazione dei prezzi,
occorrerà ponderare accuratamente gli interessi dei consumatori
e i costi legati alla messa a punto e all’applicazione dei sistemi di doppia
indicazione (costi che ricadranno in ultima analisi sui consumatori).
Il costo della doppia indicazione
dei prezzi dipende in gran parte dal suo campo di applicazione.
Sarebbe ad esempio molto
costoso e complicato se qualsiasi importo dovesse figurare in entrambe
le valute. Tutti i prodotti esposti dovrebbero infatti riportare una doppia
indicazione: anche i registratori di cassa dovrebbero indicare per ciascuna
transazione gli importi nella valuta nazionale e in Euro.
Una soluzione meno costosa
potrebbe essere quella di richiedere che solo i totali siano espressi nella
valuta nazionale e in Euro (in tal caso infatti dovrebbe essere indicata
sugli scontrini una sola moltiplicazione). Un’altra possibilità,
anche se più difficilmente gestibile, sarebbe quella di imporre
in tutti i punti vendita l’esposizione bene in vista di tabelle di conversione.
Inoltre la Commissione ha
cercato di prevedere, per quanto possibile, i principali problemi che i
consumatori dovranno affrontare. Essa confida tuttavia nella collaborazione
delle organizzazioni che rappresentano i consumatori per ottenere una conferma
della propria valutazione delle principali ripercussioni che saranno determinate
dall’introduzione dell’Euro, e accoglierà favorevolmente qualsiasi
commento o informazione supplementare che contribuisca alla messa a punto
di politiche volte a garantire una transizione senza problemi per i consumatori.
ALCUNI PROBLEMI
SPECIFICI
Fin qui abbiamo visto alcuni
dei problemi di carattere generale, ma restano aperti problemi specifici
di carattere economico-finanziario, individuati all’indomani della pubblicazione
dello Schema nazionale di piazza dalle associazioni dei consumatori e già
sottoposte all’attenzione del Ministro del Tesoro, che qui riproponiamo.
Per quanto concerne i costi
delle operazioni di conversione è stato dichiarato un no convinto
a qualsiasi commissione di cambio con l’esplicita richiesta che nei decreti
legislativi sia espressamente previsto il divieto di applicare oneri di
qualsiasi genere alla conversione.
È inaccettabile che
nello Schema nazionale di piazza si preveda l’eventualità che per
un’operazione di cambio - effettuata in base al valore fisso e irrevocabile
del tasso di conversione tra le monete dei paesi europei che avranno adottato
l’Euro - fatta eccezione per la Banca centrale, tutte le altre banche possano
applicare delle commissioni.
Sia che si tratti del rapporto
con una banca, della Pubblica Amministrazione, di un intermediario o di
un’impresa, al cittadino-consumatore-risparmiatore che intenda passare
dalla Lira all’Euro e viceversa, o passare da un’unità di conto
nazionale all’altra dei paesi facenti parte dell’Unione monetaria europea,
dal 1999 non dovrebbe applicarsi più alcuna commissione di cambio,
che sarebbe un gravissimo deterrente psicologico oltre che economico.
Non solo, è la stessa
Commissione europea - in una recente comunicazione frutto delle proposte
del Gruppo Euro del Comitato Consumatori della Commissione europea in occasione
del Forum di Lussemburgo sui Consumatori e l’Euro - a condannare quelle
pratiche che dalla fine del periodo di transizione dovessero implicare
il prelievo di commissioni supplementari per la conversione dalla Lira
all’Euro, perché comprometterebbero l’equivalenza legale tra Euro
e unità monetaria nazionale.
Anche la continuità
dei contratti è stata individuata dalle associazioni dei consumatori
come uno dei punti fermi su cui non è possibile pensare che si possano
effettuare operazioni speculative. Dev’essere rafforzato e rispettato il
principio di neutralità dell’introduzione dell’Euro così
come già affermato dal Regolamento comunitario 1103, con la consapevolezza
che condizione imprescindibile per la continuità dei contratti dovrà
altresì essere la fissazione dei criteri e delle linee guida necessari
per la conversione dei parametri cui sono legati gli aspetti economici
di taluni contratti (indicizzazione di prestiti ipotecari e obbligazionari).
Il passaggio alla moneta
unica dovrebbe essere un’operazione neutra, senza perdite o guadagni, e
soprattutto non può essere invocata l’introduzione dell’Euro per
modificare o rescindere unilateralmente un contratto, perché ciò
si tradurrebbe in disequilibrio delle posizioni di forza delle parti, non
certamente a vantaggio del consumatore.
Un’ulteriore area problematica
è quella delle cosiddette spezzature: secondo il sopracitato Schema
nazionale tutto il debito pubblico negoziabile dovrà essere rinominato
in Euro.
È stata adottata
la scelta di un taglio minimo unitario sottoscrivibile, pari al centesimo
di Euro, che produrrà inevitabilmente la formazione di spezzature,
penalizzando i detentori di titoli del debito pubblico che dovranno sostenere
i costi di una ricollocazione sul mercato delle loro frazioni di titolo,
a tutto vantaggio degli intermediari e delle banche. Difficile pensare
che tale operazione di intermediazione possa avere qualche garanzia di
trasparenza ed equità delle commissioni, che si sommeranno a quelle
già sostenute per la vendita del lotto tondo sul mercato ufficiale.
Per tali motivi sarebbe
quindi opportuno che venissero considerati dei provvedimenti volti a compensare
i risparmiatori dei costi di rinegoziazione delle spezzature che si troveranno
a dover sostenere. In questo modo sarà rispettata la raccomandazione
della Commissione europea che esorta gli emittenti a farsi carico degli
oneri di conversione.
Infine, rispetto al problema
degli arrotondamenti legati alla conversione, va sottolineata l’importanza,
psicologica prima ancora che economica, della salvaguardia degli interessi
dei cittadini-consumatori in qualsiasi operazione e che le regole fissate
a livello comunitario siano il più possibile divulgate e rispettate.
LA QUESTIONE DELL’INFORMAZIONE
Affinché
l’introduzione della moneta unica possa davvero godere del consenso dei
consumatori occorre che ci sia una corretta ed esaustiva informazione,
in qualsiasi momento, volta a far conoscere le modalità pratiche
dell’adattamento all’Euro nelle operazioni di tutti i giorni: non potranno
e non dovranno esistere delle zone d’ombra, perché la transizione
ad una nuova moneta possa essere compresa e accolta e non imposta.
Tutte
le disposizioni che verranno adottate in merito a procedure di conversione,
arrotondamenti e ridenominazione del debito pubblico dovranno essere rese
note ufficialmente ai cittadini-risparmiatori, passando attraverso la spiegazione
di tutte le conseguenze che porta con sé il passaggio alla moneta
unica.
Tra
pochissimo tempo (non sembra, ma la corsa dell’Euro procede ormai molto
velocemente) tutti i risparmiatori, cioè tutti i consumatori di
prodotti finanziari, potranno inoltre investire in titoli esteri aventi
una chiara e immediata indicazione di prezzo, essendo quest’ultimo espresso
in Euro in tutti i mercati finanziari europei dal primo gennaio 1999.
Il
livello di accesso a questo mercato unico, probabilmente più efficiente
dei singoli mercati nazionali, sarà influenzato dal tipo di informazione
che il cittadino percepirà a partire fin da oggi.
Ma
chi provvederà a fornire tale informazione: gli intermediari finanziari
esteri o quelli nazionali, le associazioni dei consumatori o l’ente pubblico
?
Probabilmente
ognuno dovrà fare la sua parte (e la stampa “consumerista” sta già
facendo molto), ma è risaputo che le possibilità di comunicazione
e di penetrazione non sono, anche in termini di risorse, ripartite omogeneamente.
Le
condizioni ottimali per una serena e progressiva utilizzazione della moneta
unica da parte dei cittadini-consumatori si traducono nella garanzia della
neutralità degli effetti giuridici ed economici di questo passaggio,
che dovrà essere il più trasparente possibile per poter essere
compreso, e questo va al di là di qualsiasi campagna d’informazione.
Anzi,
le campagne informative rischiano di essere vanificate qualora tali presupposti
non vengano rispettati, con un ulteriore danno economico che graverà
non solo sui cittadini, ma anche sulle imprese, sulla Pubblica Amministrazione,
sull’intero mercato.
  
|