Impresa
&Stato n°48
EURO
di
Gianni
Macheda
L’Euro è la moneta
unica che dal 1° gennaio 1999 sostituirà le monete nazionali
negli undici Paesi dell’Unione europea che hanno completato il processo
di convergenza economica e istituzionale fissato dal trattato di Maastricht
del 1992. È il punto di approdo di una storia iniziata nel 1950
con l’istituzione dell’Unione europea dei pagamenti (Uep) e conclusasi
il 2 maggio 1998, quando l’Ecofin, il consiglio dei ministri delle finanze
e dell’economia, ha stilato l’elenco degli Stati ammessi alla moneta unica:
Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Irlanda, Lussemburgo,
Austria, Finlandia e, ovviamente, Italia.
LA RIVOLUZIONE
DELL’EURO
L’Euro cambierà radicalmente
la vita dei cittadini, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni.
Faciliterà il confronto tra i prezzi di beni e servizi e tra le
opportunità di investimento nei diversi Paesi, rendendo più
agevoli gli scambi nell’Unione europea e rafforzando il mercato unico.
Il cambio Lira-Euro, ancora non fissato, dovrebbe comunque oscillare intorno
alle 1.950 Lire per Euro. A stabilirlo sarà la Banca centrale europea,
il nuovo istituto che da Francoforte sovrintenderà alla gestione
della moneta unica.
I CITTADINI E
L’EURO
Per gli operatori economici,
così come per i cittadini, l’Euro comporterà uno stravolgimento
delle modalità di pagamento. Anche per questo l’Ue ha diluito in
tre anni il passaggio alla moneta unica. Il 1° gennaio 1999 comincerà
la fase di transizione all’insegna del principio “nessun obbligo, nessun
divieto”: fino al 1° gennaio del 2002 nessuno sarà obbligato
a servirsi dell’Euro, né vi saranno proibizioni al suo uso, salve
specifiche eccezioni previste. I lavoratori non saranno obbligati ad accettare
pagamenti in Euro e quindi le retribuzioni saranno corrisposte nella moneta
unica solo previo accordo con l’azienda. Ma accettare il pagamento dello
stipendio in Euro non dovrebbe rappresentare un problema, perché
le banche effettueranno automaticamente la conversione in Lire senza bisogno
di particolari istruzioni. Cittadini e imprese, insomma, hanno tutto il
tempo per assimilare la nuova divisa. C’è da aggiungere, comunque,
che per la Pubblica Amministrazione valgono regole particolari: i debitori
e i creditori degli enti pubblici potranno effettuare o richiedere pagamenti
in Euro fin dal 1° gennaio 1999. Tasse e contributi sociali da una
parte e pensioni dall’altra potranno quindi tenere a battesimo la moneta
unica sin dal 1999.
LE IMPRESE E L’EURO
L’Euro inciderà notevolmente
sulle scelte politiche e strategiche delle imprese. Dal punto di vista
della politica commerciale e finanziaria, le innovazioni che devono essere
analizzate dalle aziende attengono principalmente alle modificazioni dei
mercati internazionali. Occorrerà tenere conto del fatto che l’adozione
di cambi fissi determinerà l’assenza di fluttuazioni nei rapporti
con gli operatori intra-Ue. Nei confronti dei Paesi terzi, invece, le oscillazioni
rimarranno, ma sono destinate ad attenuarsi notevolmente. Ci sarà
poi più trasparenza e confrontabilità dei prezzi e una semplificazione
delle operazioni contabili e di cassa, dovute alla presenza di una sola
valuta. E verranno abbattuti anche i costi delle transazioni con le altre
monete dell’Unione europea e le spese per la copertura dei rischi di cambio,
con vantaggi innegabili per le imprese e qualche sacrificio per le banche
dovuto alla contrazione dei proventi di tale natura. A fronte di tutto
ciò bisogna però ricordare che l’introduzione dell’Euro avrà
i suoi costi commerciali e amministrativi per le imprese, costi che riguardano
soprattutto la modifica del sistema informativo e la formazione del personale.
L’EURO E I CONTRATTI
I principi da osservare
nel passaggio dalla Lira all’Euro per quanto riguarda i contratti sono
stati sintetizzati nella legge n. 433 del 17 dicembre 1997: continuità,
neutralità e gradualità. Sono in sostanza gli stessi principi
che qualche mese prima il Consiglio europeo aveva fissato con proprio regolamento.
Il passaggio dalla Lira all’Euro sarà quindi effettuato assicurando
continuità agli strumenti giuridici: sarà “neutrale”, senza
effetti sostanziali. Nel periodo transitorio i contratti continueranno
ad essere espressi in Lire, salva diversa pattuizione delle parti. Per
i contratti di nuova stipulazione, i consumatori potranno scegliere liberamente
tra la Lira e l’Euro. Per le imprese si tratta di adeguare, nei tre anni
della fase transitoria, la contabilità, i listini e le strutture
di vendita. Un’operazione che tocca anche (così come avverrà
nella Pubblica Amministrazione) il software e le procedure di gestione.
LA PA E L’EURO
Una direttiva della presidenza
del consiglio dei ministri ha chiarito che le pubbliche amministrazioni,
fin dall’avvio della fase transitoria (1° gennaio 1999), dovranno assicurare
ai cittadini la possibilità di utilizzare l’Euro nei pagamenti che
non avvengano in contanti, di richiedere versamenti nella nuova moneta
e di “comunicare” con gli uffici in Euro. Per quanto riguarda invece le
procedure interne, nella fase transitoria le pubbliche amministrazioni
utilizzeranno per la contabilità di bilancio esclusivamente la Lira:
il passaggio all’Euro per bilanci, entrate, uscite e atti di natura contabile
verrà effettuato simultaneamente dal 1° gennaio 2002. Fino a
quella data gli uffici pubblici dovranno effettuare conversioni valutarie
e documentali per i pagamenti, la riscossione di entrate e il ricevimento
di documenti in Euro perché la contabilità, come visto, resterà
espressa in Lire.
GLI EFFETTI DELL’EURO
SULL’ECONOMIA
Più in generale,
i riflessi dell’entrata in vigore della moneta unica sono di grande rilievo
per tutta l’economia. Vediamone alcuni, a partire dai sistemi di pagamento:
si costituirà una grande area monetaria unificata che comporterà
l’adeguamento tanto dei sistemi più semplici (assegni, bonifici)
quanto di quelli più complessi (carte in plastica, sistema all’ingrosso
transeuropeo). Carte di credito e Bancomat saranno abilitati a operare
in doppia valuta dal 1° gennaio 1999: sarà quindi possibile
effettuare acquisti e pagamenti tanto in Lire quanto in Euro, con apposita
conversione del corrispettivo che verrà effettuata automaticamente
dalle banche.
E poi c’è la questione
dei prestiti. Le politiche di convergenza economica condotte nei diversi
Paesi in preparazione all’Unione monetaria europea determinano un’omogeneizzazione
della struttura dei tassi d’interesse a livello europeo e quindi una netta
tendenza alla loro riduzione (il trend italiano degli ultimi mesi è
un classico esempio). I tassi d’interesse sui mutui sono già diminuiti
e l’introduzione dell’Euro potrebbe determinarne un’ulteriore flessione.
In Italia gli effetti della moneta unica sul credito sono anche di altro
tipo. Trattandosi del Paese con il più elevato rischio sui crediti,
soprattutto in alcune regioni meridionali, il miglioramento delle condizioni
economiche generali e il consolidamento delle strutture produttive nell’ambito
dell’Unione monetaria europea dovrebbero contribuire a migliorare la solvibilità
delle imprese, creando quindi spazio per un’ulteriore riduzione dei tassi
d’interesse italiani, in modo da portarli su livelli simili a quelli di
altri Paesi europei (per esempio Germania, Francia, Olanda, Belgio).
Una buona semplificazione
dei risvolti positivi della moneta unica sull’economia è infine
rappresentata dal mercato assicurativo. L’Euro agevolerà il confronto
tra gli importi fondamentali delle polizze offerte dagli assicuratori italiani
e stranieri (valori assicurati, premi, massimali, franchigie eccetera)
che saranno espressi finalmente in una medesima valuta e senza rischi di
cambio.
  
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