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Impresa & Stato n°47 

UN PROGRAMMA GLOBALE PER SCONFIGGERE LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA.

INTERVISTA A PINO ARLACCHI

a cura di 
Gianni Sibilla

Dom.: Quali sono le politiche dell’ONU, nello specifico del Centro per la Prevenzione del Crimine Internazionale e dell’UNDCP, per combattere il fenomeno della criminalità economica?
Risp.: Mi sembra opportuno, innanzitutto, fare una premessa di carattere generale. Il fenomeno della criminalità economica va posto nel contesto più generale della criminalità organizzata. I gruppi criminali sono oggi capaci di modificare rapidamente, ed agevolmente, il proprio campo di azione. Dal traffico di droga alle frodi bancarie, dal traffico in esseri umani al commercio internazionale di auto rubate, dal riciclaggio di denaro sporco al contrabbando di materie prime. Per avere un’idea del volume di affari globale del mondo del crimine, basti pensare che, secondo le nostre stime, circa 300 milioni di dollari vengono immessi giornalmente nel sistema bancario internazionale per essere riciclati.
Con la caduta dell’impero sovietico, il processo di integrazione globale avviato dalla criminalità organizzata sin dalla fine della seconda guerra mondiale si è rafforzato e si è esteso verso nuovi confini. Sono nate nuove alleanze strategiche tra i cartelli sud-americani ed elementi del mondo ex-sovietico, tra le triadi cinesi, le Yakuza giapponesi e altre organizzazioni in varie parti del mondo, per gestire tutta una serie di attività criminali come il traffico della droga, il traffico di donne e di minori e quello di esseri umani in genere. Queste nuove forme di impresa criminale hanno contribuito ad una sempre maggiore richiesta di manovalanza, reperita non solo nel sottobosco del crimine, ma spesso anche tra la delinquenza minorile e nel mondo della prostituzione.
I sostenitori della tesi secondo cui la legalizzazione della droga porterebbe un colpo mortale, e forse definitivo, alla criminalità organizzata, che dal traffico di droga trae grandi profitti, in realtà inseguono una chimera. Importanti organizzazioni mafiose hanno perso il controllo del traffico di droga senza per questo vedere il proprio potere diminuito. Basti pensare a Cosa Nostra, che dopo lo smantellamento - all’inizio degli anni 80 - della rete di traffico intercontinentale di eroina, ha semplicemente spostato il nucleo delle proprie attività dalla droga all’estorsione e alla corruzione.  Altre organizzazioni si sono riciclate nel traffico di denaro sporco, altre ancora verso il traffico di esseri umani.
Malgrado tutto ciò la criminalità organizzata deve essere vista come un fenomeno storico che, come tutti i fenomeni storici, ha un inizio e una fine. La mia esperienza personale e il mio lavoro di ricerca sulla mafia mi hanno insegnato che non c’è nulla di metafisico nel «fenomeno mafia». Il più importante risultato ottenuto in quindici anni di lotta alla mafia è stato proprio quello di sfatare il mito dell’invincibilità dei cartelli criminali. In Colombia i potentissimi cartelli di Medellin e Cali sono stati decimati grazie al deciso attacco portato dallo stato colombiano. Così in Bolivia, dove l’industria «coca» oggi rappresenta non più del 3% del PIL contro un 10% negli anni 80. I grandi signori della droga del famoso triangolo d’oro del Sud-Est Asiatico sono oggi tutti o in pensione o in carcere. La mitica Cosa Nostra siciliana è stata quasi distrutta, anche se - forse - solo temporaneamente.
Il prossimo passo sulla via della lotta alle grandi organizzazioni criminali deve essere quello di concepire e mettere in atto una strategia globale capace di attaccare le strutture su cui esse si basano. Questa strategia deve avere come suo pilastro fondamentale l’adozione di una nuova Convenzione Internazionale sul Crimine Organizzato, uno strumento da me già ipotizzato come indispensabile sin dall’inizio degli anni 80, e poi meglio definito nella parte finale del mio libro «La mafia imprenditrice» (1985).
Questa convenzione, proposta per la prima volta in sede internazionale nel corso della conferenza inter-ministeriale sul crimine organizzato tenutasi a Napoli nel 1994, è oggi in via di elaborazione e si prevede che essa venga adottata durante la «Sessione del Millennio» dell’Assemblea Generale dell’ONU nell’anno 2000. Si tratta di un importante strumento, che permetterà di far sì che le leggi dei vari stati in materia di lotta alla criminalità siano più coerenti e in sintonia soprattutto rispetto a gravi problemi come le associazioni a delinquere, il riciclaggio del danaro sporco, i paradisi fiscali. Essa richiederà agli stati firmatari di adottare efficaci programmi di protezione per i pentiti, e altrettanto efficaci misure per combattere i fenomeni del traffico di esseri umani in genere, e donne e bambini in particolare, un business che oggi vale tra i cinque e i sette miliardi di dollari l’anno.
Dom.: Quali sono le tendenze del fenomeno globale, soprattutto per quanto riguarda il traffico di droga?
Risp.: Una parte considerevole dei grandi profitti del crimine certamente viene dal traffico di droga.  Al volume crescente di droga prodotta su scala mondiale fa da contrappunto un prezzo di mercato che tende ad essere stazionario, e in certi casi, come quello della cocaina, a diminuire. Segno probabile di una flessione della domanda. D’altro canto, le nostre analisi ci mostrano un consumo crescente sia di droghe sintetiche che di droghe cosiddette leggere.
È difficile stimare, anche in maniera approssimativa, il valore totale del traffico di droga. Purtuttavia si tratta certamente di cifre dell’ordine di alcune centinaia di miliardi di dollari. Somme assai ingenti quindi, che vengono immesse nel sistema bancario e riciclate per poi essere investite in attività commerciali o imprenditoriali. L’altro aspetto, forse ancora più preoccupante, è la capacità delle organizzazioni criminali di usare gli ingenti proventi del traffico di droga nell’ambito politico ed economico di un paese per rafforzare le proprie posizioni o per garantirsi forti protezioni a livello politico. I potenti cartelli dei narcotrafficanti colombiani e la mafia siciliana sono due chiari esempi di organizzazioni che, in un recente passato, hanno saputo gestire il proprio potere finanziario in questo senso. È anche necessario domandarsi quanto il recente collasso economico della Russia, di cui oggi il mondo occidentale è spettatore pressoché impotente, sia stato anche solo in parte catalizzato dal potere finanziario della tanto giovane quanto intraprendente e agguerrita criminalità organizzata russa.
Dom.:  Cosa possono fare gli stati nazionali per combattere questo fenomeno?
Risp.: Il problema deve essere affrontato sul piano globale, perché, come ho indicato innanzi, il nemico da sconfiggere opera anch’esso sul piano globale. In questo senso, l’adozione da parte degli Stati Membri dell’ONU al «Drug Summit» recentemente conclusosi a New York di una «dichiarazione politica» che non solo stabilisce nuovi e concreti traguardi per la riduzione del consumo e della produzione di droga nel mondo, ma anche impegna la comunità internazionale a condurre un’azione comune nel campo del riciclaggio del danaro sporco è fatto di grande importanza.
Innanzitutto è necessario che il segreto bancario, per tutte le investigazioni su fatti criminali o su operazioni ad essi connesse, sia abolito anche in quei paesi che non hanno ancora adottato una adeguata legislazione al riguardo. Dobbiamo continuare a rispettare il diritto alla privacy nel sistema bancario, ma allo stesso tempo non si può tollerare che esso offra protezione ai criminali e ai loro profitti. Lo stesso dicasi per i paradisi fiscali. Un investigatore che si occupa di riciclaggio di danaro sporco ha bisogno di risposte in tempi reali, non dopo un mese o dopo un anno.
In termini più generali, vorrei qui ricordare che l’Ufficio per il Controllo della Droga e la Prevenzione del Crimine delle Nazioni Unite, con sede a Vienna e da me diretto, ha recentemente varato il «Programma Globale per la lotta al riciclaggio di danaro ‘sporco’», che è stato concepito esattamente allo scopo di potenziare la capacità dei singoli stati nella lotta alla criminalità fiscale. Il Programma si articola attraverso tutta una serie di attività sia nel campo della ricerca ed analisi dei fenomeni connessi al crimine, sia mediante progetti di cooperazione tecnica ed assistenza nel campo legislativo. Esso si prefigge anche di contribuire alla creazione di efficaci organismi investigativi nel campo finanziario, per migliorare la capacità dei singoli stati di raccogliere ed analizzare informazioni sulle attività e le identità dei criminali.
In ultima analisi il Programma Globale si pone come obiettivo principale di ridurre la vulnerabilità del sistema finanziario al riciclaggio del danaro «sporco».
Dom.:   In particolare, qual è la situazione in Italia e quali politiche andrebbero adottate per il nostro contesto nazionale?
Risp.: Qui mi pare che si potrebbe citare il fatto che la legislazione italiana è una delle più avanzate del mondo in materia di riciclaggio di danaro sporco e di lotta alla criminalità organizzata. Come esempio potremmo citare la legislazione sulla confisca dei proventi del crimine che è stata così efficace nella lotta alla mafia.
Potremmo anche dire che, malgrado ciò, è necessario introdurre leggi che consentano una più efficace lotta all’evasione fiscale e al danaro sporco.