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Impresa & Stato n°47 

TELECOMUNICAZIONI DIGITALI E CITTÀ: FUTURO REMOTO ANZI PROSSIMO

 di 
 Maurizio Bolognini

Il progressivo sviluppo del digitale sta creando uno spazio parallelo di luoghi elettronici occupati da un numero sempre più ampio di soggetti, servizi e attività.


 


Se guardiamo ad alcune ipotesi sullo sviluppo delle telecomunicazioni avanzate nei primi anni Ottanta, quando si riteneva che al traguardo del secolo più di metà degli occupati nel settore terziario avrebbero svolto lavori a distanza, anche la straordinaria velocità delle trasformazioni in atto può sembrarci oggi poco sorprendente. Eppure il passaggio dalle trasmissioni analogiche alle trasmissioni digitali, e la conseguente convergenza di telefonia, informatica e televisione in un unico sistema telematico, sono ormai quasi un dato di fatto. Internet, che a livello mondiale conta già 50 milioni di utenti, sta registrando da alcuni anni una crescita esplosiva e a questo ritmo potrebbe eguagliare il grado di diffusione della rete telefonica in poco più di un decennio. Le iniziative per il cablaggio delle città procedono con programmi diversi, che in alcuni casi stentano a decollare, ma si stanno moltiplicando e, almeno nelle maggiori concentrazioni metropolitane, consentiranno presto di disporre di un’infrastruttura a larga banda in grado di trasportare servizi multimediali avanzati.
Con queste premesse, la capacità di trasmissione a distanza con standard qualitativi elevati costituisce ormai un fattore strategico sia per l’efficienza dei processi aziendali che per lo sviluppo delle aree metropolitane. I dati sull’utenza delle imprese, pur con un certo ritardo italiano rispetto ad altri paesi europei, evidenziano un aumento costante della domanda di linee dedicate e di servizi di rete privata virtuale. La tecnologia intranet, su cui i maggiori produttori di software stanno oggi investendo grandi risorse, permette già di realizzare reti aziendali dotate degli stessi protocolli di trasmissione usati per Internet, consentendo in questo modo la connessione tra reti aziendali diverse (comprese quelle della Pubblica amministrazione), favorendo il lavoro mobile e lo sviluppo di nuovi modelli organizzativi che possono aumentare il grado di efficienza e di integrazione, in particolare nei sistemi di piccola e media impresa.

NUOVI MODELLI URBANI 
Non meno rilevanti sono le conseguenze che si profilano per l’organizzazione territoriale. Nelle economie urbane dei paesi a capitalismo avanzato la produzione e il trasferimento di informazioni svolgono un ruolo sempre più essenziale (Mitchell, 1995; Bangemann, 1995), fino a far prefigurare nuovi modelli urbani, disegnati da un’urbanistica finalmente «leggera», caratterizzata da un uso più flessibile degli spazi e dall’apertura di interfacce tra spazio fisico e spazio elettronico.
Il rapporto tra tecnologia e città è sempre stato complesso perché c’è un’inerzia nell’organizzazione delle spazio fisico e nelle sue conseguenze per i rapporti economici e sociali che fino ad oggi, anche nelle fasi di maggiore accelerazione dello sviluppo tecnologico, ha determinato una certa continuità. Ma la città digitale - quasi una città parallela, costituita da luoghi elettronici occupati da un numero sempre più ampio di soggetti, servizi, attività - non è fisica e può fare eccezione a questa regola. Trascinando un numero crescente di funzioni nel flusso delle reti, tende anzi a sostituire luoghi fisici e percorsi con nodi e connessioni informative. Questo può determinare conseguenze più rapide e pervasive, offrendo grandi opportunità. 
Certo, di fronte a trasformazioni di questa portata è forte il rischio di confondere i fatti con le potenzialità, il futuro remoto con il futuro prossimo. Un modo per limitare questo rischio è cercare di mettere a fuoco gli sviluppi attesi muovendo dal piano più concreto delle previsioni riguardanti le tecnologie, la dotazione infrastrutturale, l’utenza. Partendo da questa considerazione, all’interno dell’Indagine Delphi sulle politiche infrastrutturali per Milano produttiva (Camera di Commercio, 1997) abbiamo costituito un panel composto da esperti e rappresentanti delle maggiori imprese del settore delle telecomunicazioni (industrie manifatturiere, fornitori di servizi e fornitori di servizi a valore aggiunto) e ne abbiamo raccolto e messo a confronto alcune previsioni riferite all’Europa (a 12 paesi). In questo articolo elenchiamo in sintesi i principali sviluppi attesi.

ALCUNE PREVISIONI
Il primo aspetto che emerge in uno scenario di breve-medio periodo è la crescita della domanda di servizi avanzati (interactive multimedia, video-on-demand, videoconferenza, videocomunicazione interpersonale).
Consideriamo quindi innanzitutto lo sviluppo delle reti numeriche a banda larga, e in particolare delle reti in fibra ottica, a cui si attribuiscono nel medio termine potenzialità superiori a quelle delle reti basate su altri mezzi trasmissivi (satellite e microonde):
- sulle reti in fibra ottica (HFC, Hybrid Fiber Coax; HFTTx, Hybrid Fiber to the Curb/Building; FTTx, Fiber to the Building/Curb/Exchange, fino all’edificio, al marciapiede o alla centrale locale, dove il segnale ottico viene convertito in segnale elettrico per raggiungere la sede dell’utente finale) queste previsioni ci dicono che il 50% delle imprese europee (compreso Small Office e Home Office, SOHO) potrebbero essere collegate entro l’intervallo 2006-10, attesa che per le aree metropolitane con programmi più avanzati (come Londra o Francoforte) viene anticipata al 2001-05. In queste aree si prevede che entro il 2010 potrà essere collegato il 90% delle imprese;
- un andamento più graduale è previsto per l’utenza residenziale: 10% delle famiglie entro il 2001-05, 50% entro il 2011-15; 
- prima che le fibre ottiche possano raggiungere la sede dell’abbonato (anziché fermarsi all’edificio, al marciapiede o alla centrale) passerà però almeno un decennio: probabilmente solo dopo il 2010 la riduzione dei costi della soluzione in fibra ottica consentirà di iniziare collegamenti di tipo FTTH (Fiber to the Home); 
- nel breve termine, delle due principali soluzione tecnologiche alternative ai collegamenti FTTH (il collegamento senza fili tra l’utente e il primo punto di smistamento, con trasmissioni in microonde ad altissima frequenza, e l’uso del cavo in rame telefonico esistente attraverso la tecnologia di compressione del segnale ADSL: velocità di trasmissione fino a 6 Mbit/s downstream e fino a 640 Kbit/s upstream), viene considerata più facilmente praticabile quest’ultima (Telecom inizierà presto a Milano un test su 2000 utenti). 
Insieme con la realizzazione delle reti a larga banda in cavo, tra gli sviluppi più prossimi si devono indicare la crescita delle comunicazioni mobili e le reti satellitari: 
- l’accesso senza fili alla telefonia tenderà nei prossimi anni ad affermarsi come tecnologia di sostituzione rispetto all’accesso via cavo e un numero crescente di accessi alla rete a banda stretta verrà realizzato con onde radio: la stima è che la telefonia mobile, diventando sempre più competitiva rispetto all’accesso via cavo, possa assorbire metà del traffico entro il 2006-10. A questo graduale spostamento della comunicazione vocale sulla rete mobile corrisponderà un impiego crescente della rete fissa per trasmissione dati e servizi telematici; 
- è ormai imminente l’entrata in funzione delle prime reti satellitari per telecomunicazioni a banda stretta, con copertura planetaria, e delle prime reti satellitari a larga banda con stazioni fisse: telefoni cellulari globali consentiranno a breve di comunicare da qualsiasi luogo attraverso la rete Iridium, basata su una costellazione di 72 satelliti Leo (Low Earth Orbit) in bassa orbita; a questa si aggiungeranno presto le reti di Globalstar (52 satelliti) e, entro il 2001, Teledesic (288 satelliti) trasmetterà dati ad alta velocità.

LA RETE INTERNET
Una considerazione a parte riguarda la rete Internet, che ha raggiunto un tale grado di sviluppo da sembrare ormai destinata a costituire la base della futura infrastruttura globale dell’informazione.
Superata l’attuale fase sperimentale, verranno presto introdotti protocolli di trasmissione di nuova generazione (Dècina, 1997), adatti anche per comunicazioni con media sincroni (telefonia e videoconferenza). Questo determinerà una certa specializzazione delle sottoreti, da quelle a bassa velocità fino a quelle a larga banda di tipo ATM (Asychronous Trasfer Mode), che avranno standard e tariffe differenziati. Nella fase di decollo le imprese costituiranno i principali destinatari dei servizi trasportati sulle reti a larga banda, che potranno dare nuovo impulso soprattutto alla diffusione del telelavoro, oggi ancora limitata (escludendo i lavoratori autonomi e i lavoratori mobili, il telelavoro riguarda oggi pochi milioni di occupati nel mondo e meno di un milione in Gran Bretagna, paese europeo dove ha avuto fin qui maggiore considerazione: cfr. Bracchi, 1998). Ma le attese non sono inferiori per quanto riguarda i servizi per l’utenza residenziale: con il passaggio alla banda larga anche la distinzione tra Internet e televisione tenderà gradualmente a venire meno e nel medio termine si ritiene che potranno essere trasportate su piattaforma Internet anche immagini video ad alta definizione. Per quanto riguarda l’utenza vengono previsti i seguenti sviluppi: 
- entro il 2000 il numero di imprese che utilizzeranno Internet sarà almeno il 10%; in questo stesso intervallo sarà raggiunta una sufficiente sicurezza delle transazioni in rete che renderà possibile una maggiore diffusione di applicazioni business-oriented, a partire dal commercio elettronico e dalle transazioni finanziarie;
- entro il 2001-05, il numero di imprese equipaggiate per l’accesso a Internet potrebbe salire al 50%, mentre le intranet (reti private virtuali realizzate con standard Internet) saranno ormai diventate di uso comune nelle attività di gestione aziendale; 
- entro il 2006-10, infine, la penetrazione di Internet potrebbe aver raggiunto il 90% delle imprese (più prudenti le attese per quanto riguarda l’utenza residenziale: 50% entro l’intervallo 2006-10).
Certamente i tempi, per quanto riguarda sia lo sviluppo della domanda che la realizzazione dell’infrastruttura a larga banda in cavo, non saranno gli stessi nei diversi paesi europei. In Italia (con l’eccezione di alcune aree, tra cui quella milanese –  su quest’ultima cfr. Morganti, 1995; AIM, 1996) si devono fare i conti con seri limiti riguardanti innanzitutto i consumi di tecnologia: se escludiamo la telefonia mobile, che da noi ha avuto uno sviluppo superiore, tutti gli indicatori, a partire dall’uso del personal computer, evidenziano un sensibile ritardo dell’utenza italiana rispetto a quella europea (Pontarollo, 1996).
Anche la dotazione infrastrutturale di rete ci vede per ora in posizione arretrata: 5 km di cavi in fibra ottica per mille abitanti in Italia, 6 in Francia, 9 nel Regno Unito e 10 in Germania (Trondoli, 1998). C’è dunque uno svantaggio da rimontare e se si deve ritenere che metà delle imprese europee potranno avere accesso a servizi interattivi a larga banda in poco più di dieci anni, come risulta dalle valutazioni presentate, i tempi per farlo sono limitati.

BIBLIOGRAFIA