Impresa
& Stato n°44-45
IL DECENTRAMENTO DEL
SISTEMA AMMINISTRATIVO
di
Carlo
Sangalli
Le Camere di Commercio
vengono investite da un processo di riordino delle pubbliche funzioni basato
su una formula organizzativa alternativa al centralismo.
La
recente approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del decreto
legislativo n. 112 del 1998 che conferisce funzioni e compiti dello Stato
alle Regioni e agli Enti locali, induce a qualche riflessione sul tema
del decentramento amministrativo. Un tema che Impresa & Stato ha spesso
affrontato, e che in questo numero occupa la sezione "Dibattito".
Il decentramento amministrativo,
formula organizzativa alternativa al centralismo e alle sue note degenerazioni,
comporta la valorizzazione del ruolo di tutte le autonomie, a prescindere
dall’elemento localistico. In tale ottica, le Camere di Commercio, espressione
del cosiddetto ‘policentrismo autonomistico’, vengono investite dal processo
di riordino e redistribuzione delle pubbliche funzioni messo in atto dal
decreto.
Una Pubblica Amministrazione
non più arroccata su posizioni autoritarie ma pronta al confronto
e alla collaborazione con la società civile, deve essere prossima
al cittadino: il sistema camerale, con il suo radicamento nel territorio,
è in grado di ricoprire perfettamente il ruolo di struttura di servizio
voluta dal legislatore per i centri di potere amministrativo locali.
L’attribuzione alle Camere
di funzioni già esercitate dagli uffici metrici provinciali e dagli
Upica, che già operavano nell’ambito camerale, non rappresenta una
vera e propria innovazione. Anche l’abolizione di determinati tipi di controllo
sugli atti non costituisce una sorpresa, ma risulta in linea con il rafforzamento
in senso autonomistico del sistema delle Camere. Forse ciò che si
può definire un passo indietro, rispetto alle aspettative suscitate
dalla legge 580, è il mancato ricorso alla delega di funzioni dello
Stato in favore delle Camere, senza la mediazione degli enti territoriali.
È pur vero che è prevista la possibilità di stipulare
convenzioni, espressamente citata nel caso dello sportello unico; ma un
ricorso alla delega in via diretta avrebbe incontrato maggiore consenso.
Le Camere di Commercio sono
pronte a dare il proprio contributo al governo del territorio, tramite
la delega di quelle funzioni che riguardano lo sviluppo del sistema delle
imprese.
L’intero sistema delle Camere
ha dimostrato in questi ultimi tempi una capacità di innovarsi in
modo profondo e di svolgere l’attività istituzionale come una Pubblica
Amministrazione moderna; la "richiesta politica", da parte del sistema
camerale, di una piena partecipazione in questa stagione di riforma, parte
proprio dal fatto che esse hanno raggiunto un alto livello di affidabilità
operativa.
La Camera di Milano risponderà
prontamente alla sfida di coadiuvare le organizzazioni sociali nel caso
in cui queste non possano perseguire i propri interessi senza il sostegno
dell’autorità pubblica. Ma sarà altrettanto attiva nel proporsi
quale indispensabile strumento di disciplina dei soggetti operanti sul
mercato. Una Camera di Commercio che non guarda più soltanto alla
situazione imprenditoriale, ma alla complessa realtà del mercato.
Questo, infatti, trascende il sistema delle imprese e riassume molteplici
interessi, tra cui quelli di figure di crescente importanza come la categoria
dei consumatori.
Una conferma circa la possibilità
e l’idoneità a svolgere un ruolo di garante del regolare svolgimento
dei rapporti economici viene proprio dal decreto: è presso le Camere
che opererà la nuova figura del responsabile della tutela del consumatore
e della fede pubblica.
La Camera di Commercio è
pronta a gestire i nuovi rapporti che si instaureranno con gli enti territoriali
in uno spirito di collaborazione e senza alcuna sudditanza gerarchica.
È necessaria la consapevolezza che l’efficacia del decentramento
dipenderà non solo dall’abolizione delle vecchie logiche accentratrici,
ma anche dall’eliminazione sul nascere dei nuovi potenziali centralismi.
L’esigenza di un decentramento
funzionale si coniuga quindi con quella di un decentramento territoriale
delle stesse funzioni delegate, ovvero di una presenza capillare sul territorio
di competenza delle singole Camere, anche al fine di utilizzare nel modo
più efficiente possibile le informazioni che la Camera raccoglie
e fornisce al territorio.
La Camera di Commercio di
Milano si è già impegnata in questo senso, con la creazione
delle sedi decentrate di Assago, Cesano Maderno, Desio, Legnano, Magenta,
Mazzo di Rho, Melzo, Monza e Sesto San Giovanni che le consentono di essere
presente sul territorio in modo capillare.
Il decreto, dunque, individua
negli enti locali e nelle autonomie funzionali, e quindi anche nelle Camere
di Commercio, gli amministratori del futuro che potranno gestire i propri
compiti in modo sempre più autonomo rispetto al potere centrale.
Amministratori che proprio per questo saranno più efficienti ed
attenti agli interessi emergenti a livello locale.
È ancora troppo presto
per fare un bilancio del funzionamento della legge Bassanini, in quanto
siamo ancora in attesa delle normative regionali in materia e quindi non
abbiamo tutti gli elementi necessari per verificarne l’idoneità
agli scopi prefissi. Tuttavia possiamo dire fin da ora che, anche se non
rivoluziona le attribuzioni delle Camere, il decreto, valorizzando le autonomie
locali e funzionali, rafforza e rilancia la posizione delle Camere stesse,
pronte a rispondere all’esigenza di essere concretamente di aiuto sia al
cittadino che alle imprese, e quindi a divenire sempre più "motori
di sviluppo" del territorio.
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