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Impresa & Stato n°43 

 

RIFORMARE LE CAMERE PER RIFORMARE LO STATO

di
LUIGI MASTROBUONO

La spinta al decentramento: note sul dibattito 
sulla legge Bassanini e sul ruolo di Unioncamere.

Scrivo queste note nei giorni in cui il dibattito sull'attuazione della legge 59/97, la cosiddetta "Bassanini 1", è nel vivo. Sono infatti sul tavolo le prime bozze dei decreti legislativi che il Governo ha commissionato ad un gruppo di esperti, e che a giorni si trasformeranno nel testo da sottoporre al Parlamento per i previsti pareri.
L'iter per giungere alla decisione finale ha una scadenza: la fine del mese di marzo.
Seppure non siamo a conoscenza di quella che sarà la redazione finale della norma, è essenziale approfondire gli orientamenti e gli sviluppi che si vanno definendo nell'ordinamento, per concentrarsi poi sul ruolo e l'azione dell'Unioncamere e delle Camere di Commercio.
Sul piano normativo siamo entrati nel pieno di una fase ad altissima intensità e velocità di cambiamento: sono stati affrontati in contemporanea interi complessi di norme, che - riscritte - sono via via rese efficaci attraverso una articolata serie di strumenti: gran parte delle norme fiscali, una vasta azione di decentramento amministrativo trasversale ai settori dell'istruzione e della ricerca, così come per la sanità e il mercato del lavoro, l'istituzione delle Autorithies, sono alcuni dei grandi capitoli già affrontati dal legislatore, ed ora in progressiva attuazione.
Sullo sfondo, procede la riscrittura della Costituzione che incide su altri complessi corpi normativi: definizione dei poteri, giustizia, sistemi di Governo ed elettorali.
In sintesi, i cittadini, le imprese, le istituzioni stesse, sono quotidianamente interessate dalla riscrittura delle regole. Questo è un fatto di per sé complesso, sul quale si determinano velocità diverse di attuazione e di reazione. E dal momento che la qualità della legislazione non è migliorata, questo processo non risulta assistito da una reale semplificazione giuridica.
Più incoraggiante il fatto che di semplificazione amministrativa ci si occupa all'interno di varie norme, e che il tentativo operato in tal senso dalle leggi Bassanini è un tentativo organico ed estremamente serio.
Per cogliere la portata dei provvedimenti - anche per il sistema camerale italiano - occorre entrare nella filosofia che li ispira: non una semplice ripartizione di competenze, non aggiustamenti procedurali, ma un vero decentramento che sulla base di alcuni principi ben definiti, operi il massimo di trasferimento delle funzioni verso il territorio e verso i soggetti funzionalmente idonei a svolgerle in prossimità all'utenza.
L'operazione è talmente trasversale e incisiva da costringere tutti gli attori della scena istituzionale e privata a riconfigurarsi rispetto ai processi decisionali e nei rapporti fra loro. Tanto che - ritengo - tutte le ipotesi di federalismo (contenute nella riforma costituzionale, che se tutto va bene non sarà definitiva prima del 1999 inoltrato) dovranno fare i conti con la capacità che nel frattempo gli enti locali avranno dimostrato nel gestire il decentramento amministrativo.
In altri termini, la prova delle capacità di gestione vanno date oggi, in questa attuazione delle Bassanini, per poter poi affrontare un disegno federale, di per sé ancora più impegnativo.
Anche per le Camere di Commercio e per l'Unioncamere è un momento della verità. Su due fronti: il fronte delle capacità proprie di esercizio di funzioni complessive nei confronti delle imprese, come richiederanno lo sportello unico, l'assorbimento probabile degli Uffici Provinciali del Ministero dell'Industria, le ulteriori deleghe da parte degli Enti locali, le azioni concertate per l'internazionalizzazione; e poi il fronte della loro collocazione istituzionale, caratterizzata dall'autonomia. Su questo concetto di autonomia si gioca la posizione delle Camere.
Autonomia dalle funzioni ministeriali, sempre più ridotte a pochissime questioni essenziali, ma anche autonomia dalle Regioni, che non sono nuovi centri amministrativi cui sottostare nella dimensione del controllo.
Autonomia dai sistemi privati organizzati di impresa, proprio in quanto la funzione camerale ha un suo contenuto specifico pubblico, e autonomia nella selezione e scelta dei gruppi dirigenti. Autonomia di normazione statutaria e autonomia finanziaria e organizzativa.

LA STRADA DELL'AUTONOMIA
Il futuro ci pone una chiara linea di progresso: giocare fino in fondo la strada di questa autonomia, sapendo ridurre le dipendenze gerarchiche, ma risolvendo anche organizzativamente nei rapporti di rete le funzioni, comprese quelle di coordinamento e servizio che l'Unioncamere può assolvere. 
In questo quadro le funzioni di assetto finanziario (diritti, perequazione, efficienza), di assetto normativo (decreti di regolazione, statuti), di assetto organizzativo e di servizio (albo dei segretari, registro delle imprese e poco altro) si concentrano all'essenziale per garantire quegli standard di funzionamento che caratterizzano la rete: tutto il resto è nell'autonomia delle Camere e dei soggetti del sistema.
Sistema e specificità territoriale possono integrarsi così in una realtà di prossimità alle imprese per rispondere con adeguata rapidità alle esigenze di chi opera con la spinta del mercato.
Il rapporto con le altre istituzioni diviene allora di servizio e integrazione (l'interconnessione burocratica a favore delle imprese), di partenariato (azione di collaborazione e tramite con le associazioni), di partnership (azione progettuale con soggetti pubblici e privati).
Nel ridisegno del ruolo si inserisce una semplificazione particolare di procedure e di organizzazione, le cui misure progressive sono ispirate dalle richieste dell'utenza.
Linea guida è la realizzazione di un unico referente amministrativo per le imprese, capace poi di interloquire "nel back-office" con le altre amministrazioni, per fornire un servizio integrato e completo.
Non ci nascondiamo le difficoltà di un tale progetto, ma i primi risultati nei rapporti con gli uffici IVA, nella certificazione antimafia, nella possibilità di attribuzione del codice fiscale, sono incoraggianti.
Mentre svolgiamo questo lavoro, guardiamo anche in casa, e mettiamo a punto ulteriori semplificazioni procedurali - soprattutto nel Registro delle imprese, nelle dichiarazioni ambientali - e moltiplichiamo la vicinanza all'impresa attraverso i sistemi di certificazione a distanza.
Tutto questo sta avvenendo nel giro di pochi mesi, con velocità differenziate, ma con nessun punto del sistema che segna il passo.
Ecco perché, di fronte all'ulteriore spinta di decentramento dell'attuazione delle leggi Bassanini, ci sentiamo di cavalcare fino in fondo l'onda dell'autonomia e del completo decentramento: abbiamo assunto a nostro criterio di condotta la guida del processo, e pertanto non possiamo che correre alla sua stessa velocità.
Le iniziative più importanti che l'Unioncamere sta assumendo - oltre alla rappresentanza del sistema sui luoghi di dibattito della riforma - sono di incontro e confronto con gli altri attori del sistema delle autonomie, che esprime posizioni a volte concorrenti, ma a volte coincidenti con la nostra impostazione. E contemporaneamente la preparazione della nostra rete di uomini e strutturale a gestire questo passaggio: le interfacce regionali, le strutture amministrative camerali, i nuovi Consigli, i Centri Estero - per citare i più esposti - sono punti di contatto e di incubazione delle nuove funzioni e dei nuovi ruoli. Ed è perciò in primis la cultura camerale che deve maturare l'avanzamento del concetto di autonomia e del concetto di sussidiarietà.
Come spesso accade nei momenti di forte cambiamento, vince la visione giusta perseguita con coerenti comportamenti; vince la strategia sulla tattica fine a se stessa; vince la capacità di interpretazione degli scenari, in cui trovare la collocazione più idonea.
Oggi non si riformano le Camere di Commercio: oggi, attraverso le Camere, si compie una riforma dell'intera organizzazione dello Stato. 
La sfida si è alzata per tutti noi.