Impresa
& Stato n°43
SONO PICCOLE, MA CRESCERANNO?
Gli ostacoli finanziari,
il ruolo delle banche e le nuove prospettive
per l'espansione
delle imprese spin-off.
di
LUIGI
MANSANI
L'accurata
ricerca di Arcaini, Arrighetti e Vivarelli solleva numerose questioni interessanti,
una delle quali riguarda le potenzialità di crescita delle imprese
che nascono da spin-off. La ricerca illustra i molteplici motivi per i
quali lo spin-off costituisce normalmente una soluzione di maggiore efficienza,
indicando le condizioni che ne favoriscono l'attuazione e che rendono più
probabile la sopravvivenza delle imprese che attraverso di esso vengono
generate.
Un significativo dato strutturale
che emerge dalla ricerca è quello della dimensione prevalentemente
molto modesta delle imprese spin-off. Si tratta infatti, in più
del 90% dei casi, di imprese con meno di 6 addetti iniziali, e il cui avviamento
ha richiesto, nel 62% dei casi, costi inferiori a 100 milioni. L'analisi
dei tassi di crescita dimensionale, misurata sul numero degli addetti,
nei cinque anni successivi alla loro costituzione mostra tuttavia che,
se in generale le imprese spin-off crescono in misura significativamente
superiore alla media, quelle che nascono piccolissime quasi nella metà
dei casi non riescono a raggiungere una dimensione più consistente
(senza peraltro incorrere per questo in elevati rischi di sopravvivenza),
mentre le imprese la cui dimensione iniziale è maggiore riescono
più frequentemente ad incrementarla.
Il dato avrebbe bisogno
di trovare conferma attraverso un'analisi relativa agli incrementi di fatturato,
che potrebbero essere più significativi di quelli degli addetti,
ma mostra comunque come, almeno in certi casi, l'incapacità di raggiungere
una maggiore soglia dimensionale al momento della costituzione o nei primi
anni di attività possa influire negativamente sulle potenzialità
di crescita dell'impresa spin-off. Può dunque essere utile cercare
di individuare alcuni degli ostacoli che, alla nascita di un'impresa spin-off,
si frappongono al raggiungimento di una dimensione sufficientemente consistente
da permettere di sfruttare appieno le potenzialità di crescita che
si offrono all'impresa, e accennare a quali possano esserne le cause.
RISORSE PER INVESTIRE
Dalla ricerca emerge che,
se l'assenza di rilevanti barriere all'entrata di natura istituzionale
e tecnologica consente di ridurre al minimo il fabbisogno finanziario di
partenza, una volta che l'impresa è sorta i principali ostacoli
che essa incontra nell'esercizio della sua attività, e che costituiscono
un freno al suo sviluppo, sono soprattutto di ordine finanziario. Le ragioni
più numerose di difficoltà che la ricerca ha evidenziato
sono costituite dalla scarsità di risorse finanziarie per investimenti
in macchinari e impianti, per la crescita, e dall'insufficienza dei flussi
di cassa per il finanziamento della produzione, oltre che dalla difficoltà
di reperimento di personale qualificato, che pure può discendere
dalle prime.
Le buone performances medie
di successo e di crescita delle imprese spin-off, e il fatto che esse potrebbero
essere migliorate soprattutto se quelle imprese riuscissero a coprire il
loro fabbisogno finanziario, in un mercato dei finanziamenti efficiente
dovrebbero stimolare l'offerta di servizi finanziari ritagliati sulle necessità
delle imprese spin-off. Si tratta di servizi che, se si eccettua soprattutto
il leasing dei macchinari e di certi impianti, vengono offerti essenzialmente
dalle banche, anche per la scarsa propensione delle imprese di piccole
dimensioni ad intrattenere rapporti di consulenza finanziaria con soggetti
diversi dal commercialista e dagli interlocutori abituali degli istituti
di credito. L'eccessiva tendenza dei normali istituti creditizi alla deresponsabilizzazione
e all'avversione al rischio, e la loro scarsa propensione alla specializzazione,
riducono tuttavia la gamma dei servizi offerti a strumenti finanziari elementari
come l'apertura di credito su conto corrente, o i mutui coperti da garanzie
fidejussorie o ipotecarie, favorendo il fenomeno del "multiaffidamento"
e disincentivando più in generale le imprese piccole dal richiedere
ad un solo interlocutore servizi più sofisticati. Gran parte dei
rapporti banca-impresa piccola finisce così con l'essere governata
da relazioni personali, dirette o indirette, conducendo a scelte alle quali
sono sovente estranee rigorose valutazioni di efficienza.
L'INTERMEDIAZIONE
BANCARIA
Più in generale la
banca non riesce a mettere a frutto la sua potenziale capacità di
essere insider all'impresa fornendo servizi di consulenza su misura o di
intermediazione nel reperimento di capitali per la crescita. È cioè
difficile che la banca utilizzi la sua possibilità di avere conoscenze
dirette sull'andamento della gestione dell'impresa e sulle sue prospettive
di sviluppo per ritagliare su di esse l'offerta di servizi diretti di finanziamento
o di intermediazione finanziaria. Al contrario, è normale che la
banca si disinteressi dall'assumere ed elaborare dati riguardanti le prospettive
di crescita dell'impresa, basando le sue decisioni relative ai servizi
finanziari offerti essenzialmente su istruttorie standardizzate, riguardanti
soprattutto l'esistenza di garanzie reali, quasi esclusivamente ipotecarie,
o personali. Accade dunque molto raramente che un'impresa di piccole dimensioni,
normalmente esercitata nelle forme della società a responsabilità
limitata, nel momento in cui presenta interessanti potenzialità
di crescita che suggeriscono l'adozione della forma della società
per azioni, ottenga dalla banca finanziamenti garantiti non dal patrimonio
dei soci o dal suo patrimonio immobiliare, ma dalle sue potenziali performances,
come ad esempio attraverso la costituzione di pegno sulle azioni. E ancor
più raro è che la banca si proponga come intermediario nella
raccolta di capitale di rischio, offrendo la garanzia di un proprio monitoraggio,
diretto o indiretto, sulle principali scelte di gestione, almeno finanziaria,
dell'impresa. Né gli strumenti finanziari predisposti ad hoc da
investitori istituzionali appaiono avere finora incontrato una domanda
minimamente significativa.
Una funzione di intermediazione
che talvolta viene svolta dalle banche è quella di coordinamento
nell'erogazione di finanziamenti agevolati, attraverso convenzioni con
associazioni di categoria o più semplicemente nella gestione di
alcuni dei rapporti fra l'impresa e istituti di mediocredito. Anche queste
forme di finanziamento, tuttavia, difficilmente sono in grado di assecondare
le potenzialità di crescita dell'impresa, essendo anch'esse caratterizzate
da un'istruttoria rigida, basata sulla verifica di condizioni d'accesso
obiettivamente predeterminate per l'intera categoria delle imprese assistite
e non dipendenti da una previsione delle capacità di profitto dell'impresa
e da una valutazione dell'efficienza della sua gestione. Maggiormente incentrati
su una verifica delle potenzialità di crescita delle piccole imprese
sono certi finanziamenti di fonte comunitaria, ai quali tuttavia viene
ancora fatto scarsamente ricorso per la difficoltà delle imprese
di averne informazione e di ricevere un'assistenza completa, spesso indispensabile
per la complessità dell'istruttoria e per la necessità di
un coordinamento con altre imprese operanti nel medesimo distretto o con
istituzioni pubbliche o private.
Il quadro delineato dalle
sommarie considerazioni che precedono appare dunque poco adatto a favorire
le occasioni di crescita che imprese spin-off presentano in misura più
significativa delle concorrenti di settore, soprattutto ove siano in grado
di raggiungere una dimensione iniziale, o successiva alla costituzione,
non piccolissima. Gli ostacoli che si frappongono al reperimento delle
risorse finanziarie essenziali per la crescita appaiono infatti consolidati
dalla reciproca accettazione, nei rapporti banca-impresa relativi al reperimento
di capitale di credito, dei ruoli più tradizionali e deresponsabilizzanti,
e dall'altrettanto tradizionale assenza di strumenti e ruoli idonei ad
attirare capitale di rischio al di fuori della cerchia dei soggetti legati
all'imprenditore da vincoli familiari o fiduciari stretti.
NUOVE PROSPETTIVE
Negli ultimi anni sono tuttavia
intervenuti alcuni elementi che, se opportunamente sfruttati, potrebbero
segnare una discontinuità rispetto al passato. Si è anzitutto
sviluppato un maggior grado di concorrenza nel mercato dei servizi bancari,
dovuto sia agli interventi delle Autorità di vigilanza, sia all'ingresso
di operatori stranieri in grado di far valere la loro maggiore esperienza
nell'offerta di servizi di investment e merchant banking. In secondo luogo,
la regola inserita nella L. 335/1995 sui fondi pensione, che attribuisce
al Ministero del Tesoro il potere di favorire la partecipazione dei fondi
alle piccole e medie imprese, potrebbe essere interpretata non in modo
da imporre limiti dimensionali ai fondi o da obbligarli a svolgere funzioni,
estranee ai loro compiti istituzionali, di semplice assistenza alle PMI,
ma di assicurare a queste ultime flussi finanziari in grado di favorire
effettive e documentabili potenzialità di crescita. Ancora, i fondi
chiusi istituiti dalla L. 334/1993, che peraltro fino a oggi hanno riscosso
assai scarso interesse da parte degli investitori, potrebbero favorire,
soprattutto se saranno previsti adeguati incentivi fiscali, operazioni
di venture capital in imprese spin-off che presentano buone potenzialità
di crescita per aver saputo differenziarsi in una certa nicchia di mercato
o per il fatto di operare in settori caratterizzati da forte innovazione
tecnologica. Infine, l'emanazione, con delibera Consob n. 8469/1994, del
regolamento speciale del Metim, il mercato telematico delle borse locali,
potrebbe creare le condizioni per la nascita di mercati locali privati
nei quali le imprese di piccole dimensioni con maggiori prospettive di
crescita avrebbero la possibilità di raccogliere i capitali di rischio
necessari per affrontare con maggiore tranquillità il salto dimensionale.
In questa prospettiva, il fatto che il regolamento preveda la partecipazione
degli intermediari non solo nella fase di assistenza e consulenza alle
imprese in vista della quotazione, ma anche come market makers obbligati
a formare il prezzo del titolo e ad assicurare una trattazione continua,
delinea fra l'altro la scelta di un modello idoneo ad offrire ai potenziali
investitori sufficienti garanzie. Né va trascurato il fatto che
certe istituzioni, come la Camera di commercio di Milano, hanno iniziato
ad offrire servizi di consulenza per l'accesso a finanziamenti di fonte
comunitaria che riscuotono crescente interesse da parte delle imprese di
piccole dimensioni.
Tutto sta naturalmente nel
vedere se queste linee di tendenza, al momento ancora molto incerte, saranno
in grado di segnare un avvicinamento ai modelli anglosassoni, che soprattutto
negli Stati Uniti hanno consentito un più efficiente sfruttamento
delle potenzialità delle piccole imprese, offrendo loro in alcuni
casi, relativi soprattutto a settori a forte sviluppo tecnologico con modeste
barriere all'entrata (come quelli dei prodotti e servizi informatici e
telematici), l'opportunità di una crescita impetuosa. Al momento
attuale, la crescita delle imprese spin-off appare purtroppo ancora pesantemente
condizionata da fattori indipendenti dalle loro performances attuali o
prevedibili, in particolare per quanto attiene alle inefficienze che condizionano
il reperimento di capitali di credito o di rischio.
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