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Impresa & Stato n°43 

 

RENDERE PIÙ COMPETITIVA L'AZIENDA ITALIA

di
MARCELLO CLARICH 

Il rapporto tra Pubblica Amministrazione e imprese si è spesso rivelato più conflittuale che collaborativo. Le novità introdotte dalle le leggi Bassanini. 
 

Con i primi provvedimenti attuativi delle cosiddette leggi Bassanini sul federalismo amministrativo e sulla semplificazione amministrativa (legge n. 59 del 1997 e n. 127 del 1997), molte novità si annunciano per il mondo delle imprese. 
Il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione è stato ed è ancor oggi più conflittuale che collaborativo. Il carico degli adempimenti che grava sulle imprese, specie su quelle di piccole dimensioni, l'incertezza sull'iter procedimentale delle singole pratiche e sui tempi (di regola comunque assai elevati) per il rilascio degli atti autorizzativi necessari per avviare un'attività imprenditoriale, la sovrapposizione e l'intreccio di competenze tra più amministrazioni: questi e altri fattori ostacolano lo sviluppo delle imprese e scoraggiano nuove iniziative. 
La pubblica amministrazione, che in altri paesi ha avuto una funzione di stimolo, di creazione delle condizioni per la crescita economica e per la nascita di nuove inizitive imprenditoriali, in Italia è stata ed è vista per lo più come un fattore di freno. Ciò avviene nonostante le ingenti risorse che sono state stanziate a favore delle imprese, soprattutto nelle aree economiche sviluppate, sotto forma di incentivi diretti e indiretti o di esenzioni fiscali. 
Solo di recente il mondo delle imprese ha iniziato a porsi in modo sistematico il problema di essere parte attiva nel processo di riforma della pubblica amministrazione nel segno della liberalizzazione delle attività e della semplificazione dei procedimenti. 
Già nel 1996, il Centro Studi della Confindustria ha avviato un progetto di studio e di analisi empirica sui vincoli amministrativi e legislativi che gravano sulle imprese e sui costi che derivano da tali vincoli. Ciò allo scopo di formulare suggerimenti e proposte. 
In parallelo, la riforma della pubblica amministrazione ha subito un'improvvisa accelerazione. Il primo tentativo significativo di varare un programma di delegificazione e semplificazione amministrativa risale, invero, all'epoca del governo Ciampi. La legge 24 dicembre 1993 n. 537 di accompagnamento alla legge finanziaria per il 1994 conteneva infatti una delega a semplificare una decina di procedimenti amministrativi tra i quali diversi di interesse immediato per le imprese. Quella delega venne utilizzata solo in parte dall'allora ministro per la Funzione pubblica, Sabino Cassese, a causa dello scioglimento anticipato della legislatura. 
I Governi successivi hanno cercato di riprendere il progetto di semplificazione che ora è stato incorporato e potenziato nella legge n. 59 del 1997 (la cosiddetta legge Bassanini 1). 
L'art. 20 della legge n. 59 contiene infatti una delega a delegificare e semplificare 112 procedimenti amministrativi (indicati in un elenco allegato). I criteri della delega sono assai elastici e consentono, variamente, la riduzione delle fasi procedurali, l'accorpamento di procedimenti che si riferiscono alla medesima attività, l'accelerazione delle procedure di spesa, il trasferimento delle competenze ad organi monocratici sopprimendo organi collegiali o sostituendoli con conferenze di servizi, la previsione di un indennizzo automatico forfettario in caso di mancata o ritardata adozione del provvedimento. 
Inoltre la legge n. 59, in occasione dell'ampia operazione di decentramento di funzioni dallo Stato alle Regioni e agli enti locali, ha previsto un'ulteriore delega legislativa che consente al Governo di "ridefinire, riordinare e razionalizzare [...] la disciplina relativa alle attività economiche ed industriali, in particolare per quanto riguarda il sostegno e lo sviluppo delle imprese operanti nell'industria, nel commercio, nell'artigianato, nel comparto agroalimentare e nei servizi alla produzione" (art. 4, quarto comma lett. c). In pratica al Governo è stato conferito il potere, non solo di semplificare le procedure, ma anche di incidere sulle regole sostanziali di disciplina delle attività economiche. 

I PRIMI RISULTATI 
In queste settimane, le deleghe contenute nella legge n. 59 cominciano a dare i primi frutti. 
La riforma del commercio, che sta sollevando tante resistenze e polemiche, nasce come esercizio della delega da ultimo ricordata. Lo schema di decreto legislativo varato dal Governo è in questi giorni all'esame del Parlamento per i prescritti pareri. Se il Governo non altererà l'impostazione dello schema di decreto legislativo, il settore del commercio verrà avviato verso una significativa liberalizzazione, anche se l'aggettivo "selvaggia", che quasi sempre si accompagna al sostantivo, appare obiettivamente esagerato. Infatti, lo schema di decreto legislativo mantiene un impianto regolatorio assai sfruttato, in grado di tutelare gli interessi pubblici direttamente o indirettamente collegati con l'attività commerciale. 
La stessa delega è stata utilizzata da uno schema di decreto legislativo, ora in attesa del parere parlamentare, per semplificare l'erogazione di contributi di incentivazione alle imprese, erogati secondo tre tipi di procedimenti: automatico, quando non risulti necessaria un'istruttoria tecnico-economico-finanziaria, valutativo, per progetti e programmi di interventi più complessi, e negoziale, per i programmi di sviluppo territoriale o settoriali. 
Per quanto riguarda invece, i procedimenti per i quali la legge n. 59 consente una semplificazione, va ricordato anzitutto lo schema di regolamento per la riforma della certificazione antimafia. Da anni il legislatore era alle prese con il tentativo di porre una disciplina più razionale a questa delicata materia. Il Governo, in base a una disposizione contenuta nella legge n. 127 del 1997 (la cosiddetta Bassanini 2) avrebbe potuto addirittura sopprimere del tutto questo strumento forse non così efficace di lotta alla criminalità organizzata. Lo schema di regolamento non si spinge a tanto. Tuttavia rappresenta un passo avanti positivo nella giusta direzione. 
Molto più importante è un altro schema di "Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione per la realizzazione di impianti produttivi, per il loro ampliamento, ristrutturazione e riconversione, per l'esecuzione di opere interne ai fabbricati nonché per la determinazione delle aree destinate agli insediamenti produttivi". Il titolo del Regolamento, che riguarda quattro procedimenti elencati nell'allegato alla legge n. 59, dà già un'idea generale dell'ampiezza dell'intervento ipotizzato. Riduzione dei tempi amministrativi per il rilascio delle autorizzazioni (specie se l'interessato utilizza l'autocertificazione), conferenza dei servizi, silenzio-assenso, comunicazioni in tempo reale per via telematica: queste e altre misure sono contenute nello schema di regolamento all'esame del Parlamento. 

IL DECENTRAMENTO 
Per finire, un accenno allo schema di decreto legislativo (ben 158 articoli) volto ad esercitare la delega contenuta nella legge n. 59 sul decentramento. Esso prevede anzitutto la liberalizzazione di una serie di attività sopprimendo varie autorizzazioni, talune risalenti addirittura al vecchio Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1931, che interessano direttamente l'attività delle Camere di Commercio. Fondamentale è poi la previsione del cosiddetto sportello unico per le attività produttive che deve essere istituito a livello comunale e che dovrebbe semplificare in misura rilevante il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione. 
Anche senza entrare nei particolari dei provvedimenti disposti dal Governo sulla base delle deleghe contenute soprattutto nella legge n. 59 del 1997, si può certo affermare che la "carne al fuoco" è davvero molta. Come accade sempre nelle fasi di cambiamento rapido, è probabile che queste novità in un primo momento creeranno disorientamento e incertezze sia per gli operatori sia per le pubbliche amministrazioni chiamate a gestirle. Si tratta di riforme sicuramente impegnative che andranno eseguite e monitorate passo passo. 
La legge n. 59 contiene in sé gli strumenti per correggere eventuali errori e per introdurre ulteriori miglioramenti: la possibilità di emanare una serie di decreti correttivi entro un anno dall'entrata in vigore dei decreti legislativi. Sarà dunque importante che il mondo delle imprese dia il proprio contributo propositivo per il perfezionamento di una riforma che dovrebbe rendere più competitiva l'intera "Azienda Italia".