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Impresa & Stato n°42

RIFORMARE LA LEGGE-QUADRO SUL COMMERCIO

Capire gli scenari economici attuali per decidere quali indirizzi imprimere alla revisione della normativa.

di
IGINO SOGARO

S e ci si pone ad esaminare la tematica connessa ai nuovi indirizzi legislativi da imprimere alla riforma della Legge Quadro sul commercio, il primo problema che risulta in evidenza è legato alla conoscenza e alla comprensione degli scenari economici in cui il settore si muove ed a cui è fortemente interconnesso e dei fattori esogeni che determinano i cambiamenti dell'offerta. Con la globalizzazione dei mercati, mentre da un lato si assiste a una omogeneizzazione nei gusti e nei criteri di scelta del consumatore, dall'altro continua a permanere una forte componente locale che radica, soprattutto le attività commerciali al territorio e all'ambiente di riferimento.
Si parla sempre di un mercato europeo uniforme composto da 370 milioni di potenziali consumatori che, soprattutto nella fascia giovanile, dovrebbero condividere una cultura di consumo comune veicolata dai mass media, dal maggior grado di mobilità, dal diffondersi del cosiddetto effetto di imitazione. Una ulteriore conseguenza della globalizzazione può ricondursi ai processi di internazionalizzazione che investono le imprese sia del commercio all'ingrosso che di quello al dettaglio. Questa tendenza è rafforzata dalla creazione di centrali di acquisto europee, di joint venture e dallo stesso franchising: sono sempre più numerose le catene distributive che, in presenza di mercati locali maturi si rivolgono ai mercati vicini, e non solo, in quanto si assiste oggi anche a una nuova dimensione del concetto di prossimità, per non parlare del commercio virtuale.
La globalizzazione dei mercati non sottende comunque ad un uguale sviluppo degli stessi: non bisogna infatti mai dimenticare l'influenza della componente locale nella distribuzione che può ricondurre a tre elementi principali:
- integrazione sociale, favorita dal mercato nel senso classico del termine. é presente anche nei più moderni insediamenti distributivi, dove si cerca di ricreare ambienti che richiamino la piazza del mercato;
- forte differenziazione degli insediamenti commerciali, connessi alle politiche imprenditoriali sempre alla ricerca di differenziazione rispetto alla concorrenza;
- regionalizzazione dell'offerta presente anche all'interno di uno stesso gruppo che ha punti di vendita in regioni diverse. Per capire dunque quali linee di indirizzo dare al settore è indubbiamente necessario intersecare le due componenti globale e locale: la loro unione infatti dà spesso luogo a sfaccettature impreviste.

QUALI LINEE PER LA RIFORMA?
Le imprese commerciali continueranno, almeno nel breve termine, a confrontarsi con un mercato che non cresce nelle sue dimensioni relative, ma registra essenzialmente modifiche nel paniere di spesa delle famiglie e nei canali distributivi.
In questo contesto si debbono delineare due obiettivi paralleli nei princìpi fondamentali del processo di sviluppo:
- il raggiungimento di maggiori livelli di efficienza e di competitività e di un maggior livello tecnologico delle PMI, oltre che la valorizzazione dell'associazionismo e lo sviluppo di forme integrate;
- l'accentuazione dei processi di concentrazione che consenta alle imprese di maggiore dimensione l'alternativa tra politiche di alleanze con gruppi stranieri e la costruzione di un polo nazionale.
Tutto ciò deve premettersi a soluzioni normative ispirate ad un nuovo e più avanzato rapporto tra istituzioni e mercato, con un apparato pubblico amministrativo che sia in grado di funzionare con criteri di efficienza economica.
In sintesi occorre, a 26 anni dalla entrata in vigore della Legge 426/71, tener conto del processo di ammodernamento già prodottosi nella rete distributiva e quindi privilegiare una normativa che preveda e tuteli la presenza di un sostanziale pluralismo distributivo nelle tipologie, nelle insegne, nei format: premessa unica per garantire la democrazia economica, lo svolgersi della concorrenza in un libero mercato, i diritti di scelta del consumatore, anche nelle fasce più deboli.
Per quanto riguarda le regole, l'esame delle esperienze già maturate negli altri Paesi europei deve rappresentare una importante "lesson learned" per evitare processi involutivi.
Non si può quindi prescindere dal formulare nella legge quadro di riforma precise indicazioni rispetto a temi fondamentali quali l'accesso all'attività e la formazione imprenditoriale con la certezza della massima semplificazione e trasparenza delle procedure tendente a garantire agli utenti la qualità del servizio e non a creare barriere alla libertà di svolgimento di una attività economica. L'UE, secondo il principio fondamentale di sussidiarietà, ha ribadito anche nel Libro verde sul commercio che: in quanto Çil mercato di riferimento delle attività commerciali è soprattutto quello locale, ai Governi nazionali è demandata la regolamentazione delle attività stesse nel rispetto del diritto comunitario fissato dai trattati, in particolare per quanto concerne la concorrenza, la libertà di costituzione e il libero movimento di beni e serviziÈ.
Con questo obiettivo generale di riferimento dovranno, in relazione allo sviluppo della rete commerciale, essere in primo luogo definiti, oltre agli obiettivi, anche metodo e contenuti della programmazione.
In particolare per quanto attiene al metodo questo dovrà prevedere:
- modalità di integrazione tra programmazione urbanistica e commerciale, dati gli oggettivi limiti di campo della sola disciplina urbanistica;
- ambito territoriale delle competenze che, fermo restando la competenza naturale delle regioni sulla programmazione urbanistica, preveda una pianificazione "dedicata" per le grandi aree metropolitane;
- i tempi della pianificazione e gli interventi sostitutivi atti a garantire tempestività e certezza del diritto.
Tutto il sistema pianificativo si deve fondare sul metodo della concertazione che è garanzia del rispetto dei principi cui deve ispirarsi l'azione della P.A.: la trasparenza, l'efficienza, la responsabilità, l'economicità, il controllo.
A tale scopo possono essere adottate, per specifiche aree o per realizzazioni che vanno nel senso della valorizzazione della pluralità del sistema, formule quali gli accordi di programma e le conferenze di servizi opportunamente adattate per consentire la partecipazione dei soggetti privati.

AUTORIZZAZIONI E POLITICHE ATTIVE
Dati i trends delle normative concernenti il settore che stanno interessando i Paesi europei nostri partners-concorrenti, non sembra sia concepibile, almeno nel prossimo futuro, una liberalizzazione totale del mercato.
Questo vale anche a salvaguardia di tutte le imprese nazionali operanti nel sistema. C'è invece lo spazio per snellimenti ispirati all'obiettivo della "certezza del diritto" per dare ulteriori elementi di flessibilità e di accelerazione del processo di sviluppo e di ammodernamento della rete, nonché alla sua diffusione su tutto il territorio.
Norme agevolative dovrebbero essere inoltre previste per gli esercizi di prossimità e per tutte le aggregazioni verticali e orizzontali fra imprese e tipologie di offerta, così come indicato dalla Commissione Europea.
Per dare effettivo impulso al settore distributivo nel quadro della nuova concorrenza la riforma della regolamentazione va accompagnata da politiche attive finalizzate a favorire i processi di ristrutturazione delle imprese, qualunque sia la loro dimensione. In particolare si rende necessaria: la costituzione di un organismo finanziario, anche sotto forma di società di mutua garanzia; la realizzazione di un piano di azione per lo sviluppo del commercio elettronico nel settore distributivo; l'istituzione di centri di assistenza alle imprese; la previsione di agevolazioni fiscali. Una legge quadro del settore non può infine prescindere dall'esame e dalle previsioni di indirizzi per regolare specifici ambiti che possono alterare lo svolgersi della libera concorrenza sul mercato.

CONCLUSIONI
Da sempre la legge dell'economia di mercato ha insegnato che non si ha sviluppo con contrapposizione ideologiche o di cartelli imprenditoriali. La concorrenza oggi è planetaria e le imprese tutte del settore non sono più in grado di operare senza certezza del diritto. Occorre pertanto da operatori del mercato quali tutti noi siamo accelerare in modo politically correct la definizione conclusiva di una nuova disciplina quadro e la prospettiva di una liberalizzazione graduale concertata fra le diverse parti in causa. Questo modus operandi si ritiene possa essere la soluzione più razionale e di buon senso, dopo oltre 25 anni di normativa, quale quella attualmente in vigore.