Impresa & Stato n°42
IL PIANO REGOLATORE DEGLI ORARI
Progettare e attuare le politiche urbane attraverso
modalità partecipative che coinvolgano i soggetti interessati.
di
ALESSANDRA DE CUGIS
P
resso l'Ufficio Tempi della città di Milano,
ha preso avvio nel 1990 l'elaborazione del Piano Regolatore degli
Orari, conclusasi nel 1994 con la sua approvazione definitiva
e unanime da parte del Consiglio Comunale. Il documento di piano
si compone di tre volumi, di cui due dedicati alle analisi e uno
alle proposte, ed è strutturato nella forma di un "atlante"
che enfatizza l'assenza di relazioni gerarchiche o sequenziali
tra le diverse politiche delineate.
Un elemento di grande interesse del P.R.O. è
indubbiamente costituito dal suo forte contenuto innovativo in
merito alle modalità di attuazione che privilegiano un
approccio partecipativo. La pianificazione temporale, a causa
dei vincoli di reciprocità che condizionano il quadro complessivo
degli orari, non si presta infatti ad essere regolata da normative
di tipo prescrittivo (come la dizione "piano regolatore"
indurrebbe erroneamente a pensare), ma implica piuttosto la costruzione
di un accordo su base negoziale tra le parti sociali interessate.
Rispetto ad un approccio tradizionale il P.R.O. prende
inoltre le distanze da una concezione del servizio pubblico per
la quale all'individuazione di un bisogno corrisponde l'erogazione
di un servizio (quale risposta "unica" al problema)
e favorisce piuttosto la moltiplicazione delle opzioni di scelta
degli utenti.
Il carattere negoziale del Piano viene ulteriormente
rafforzato, poco dopo la sua approvazione, con la sigla di un
Protocollo di Intesa (da parte di Comune, Prefettura, Camera di
Commercio e Organizzazioni Sindacali Confederali) che sancisce
una prima forma di accordo tra soggetti rappresentanti degli interessi
generali nella città nella regolamentazione delle attività
commerciali nella città in riferimento alle modalità
di relazione che struttureranno il processo decisionale in fase
di attuazione delle politiche.
Tale Protocollo d'Intesa impegna infatti i firmatari
a "realizzare un progetto d'intervento che sia efficace e
di forte impatto strutturale sull'organizzazione degli interessi
metropolitani in rapporto alla variabile tempo".
In corrispondenza di ciascuna delle cinque politiche
di rilevanza strategica delineate ("Code e attese",
"Equilibrio tra vita e lavoro", "Mobilità
nella metropoli dei flussi", "Città Permanentemente
Attiva", "Riorganizzazione del Comune di Milano")
il P.R.O. individua: definizione del problema, slogan, argomenti,
proposte, settori del Comune e altri soggetti coinvolti e procede,
quindi, nell'indicare in riferimento all'attuazione della politica:
programmi di sviluppo, azioni di sollecitazione, programmi di
collaborazione. Questo scritto tratta in modo particolare la fase
di implementazione di una delle cinque politiche delineate nel
piano, ovvero quella indicata con il titolo "Città
Permanentemente Attiva". L'attuazione di tale politica è
stata elaborata in stretto riferimento alla "vision"
strategica del piano e con un approccio al processo decisionale
che ha privilegiato il coinvolgimento di un ampio numero di attori
al fine di individuare soluzioni creative e cooperative entro
un contesto altamente complesso. Le modalità relazionali
sottoscritte nel Protocollo d'Intesa hanno costituito una "infrastruttura
negoziale-decisionale" cioè una rete interistituzionale
debolmente connessa (l'organigramma funzionale che individua attori,
mission e processi nell'attuazione del P.R.O. è riportato
in Figura 1).
E' questo il denominatore comune sotteso alle tre
diverse esperienze di cui si darà conto.
LA "CITTA' PERMANENTEMENTE ATTIVA"
Allo stato attuale dell'arte, tra le cinque politiche
del PRO quella denominata "Città Permanentemente Attiva"
è quella in fase di più avanzata attuazione.
Quale problema viene individuato il "Calendario
generale delle attività urbane", ossia il coordinamento
tra esse e in particolare l'integrazione tra i rispettivi orari.
La giustificazione della politica deriva dai mutamenti
sociali in corso, legati soprattutto alla compresenza, nella città,
di differenti popolazioni, anche temporanee, con stili di vita
e forme di lavoro diversificati.
Quale Priorità del problema viene segnalata
la divergenza del calendario delle attività (commerciali
ad esempio) rispetto a quello dei servizi pubblici. Proprio a
partire da questa indicazione sono nate le prime proposte riguardanti
i temi del commercio, dei pubblici esercizi e della mobilità.
Per dare corpo alle iniziative, fin dalla stesura dell'Atlante,
si sono individuati i possibili attori coinvolgibili nell'implementazione
della politica: soggetti istituzionali e non.
Il percorso che è stato seguito nella fase
successiva non è stato affatto "lineare". Si
è proceduto attraverso una continua ricerca di metodi e
approcci innovativi dal punto di vista dell'amministrazione pubblica,
con il coinvolgimento di molteplici esperienze e saperi, portati
da professionisti-consulenti, docenti e ricercatori (e studenti)
universitari, attori della stessa pubblica amministrazione appartenenti
a diversi settori, nonché dai soggetti e dalle parti più
direttamente interessati alle problematiche in questione.
Nelle note che seguono si darà conto brevemente
degli elementi di maggior interesse delle tre esperienze attuative
della politica "Città Permanentemente Attiva"
ovvero:
- della "rete allargata" a sostegno dell'iniziativa
Milano Aperta d'Agosto;
- dell'approccio negoziale alla costruzione del consenso
nell'ambito del Tavolo Progettuale del Commercio;
- degli elementi di innovazione e sperimentazione
nell'approccio ai problemi di Vitalità e Sicurezza nella
Zona di Decentramento 17.
MILANO APERTA D'AGOSTO
L'intervento Milano Aperta d'Agosto si è attivato
per la prima volta nel 1995 ed è stato ripreso e migliorato
negli anni successivi. Lo strumento/prodotto di tale iniziativa
consiste in un fascicolo informativo che illustra attività,
esercizi commerciali e servizi a disposizione del cittadino in
un periodo dell'anno caratterizzato da un esodo di massa per le
vacanze estive e dalla conseguente desertificazione "temporanea"
della città.
Tale iniziativa ha richiesto il coordinamento di
una grande quantità di soggetti e la sua realizzazione
è stata possibile solo grazie all'attivazione di una rete
cittadina di decisori (accomunati dall'orientamento/obiettivo
verso la diffusione delle infomazioni e una maggior vivibilità
della città) che coinvolge più di quaranta tra Settori
interni al comune ed Enti e Associazioni esterne. Il coordinamento
delle variabili nel funzionamento della città in agosto
è stato affrontato attraverso modalità partecipative
di collaborazione tra soggetti pubblici e privati riuniti attorno
a tavoli di progettazione e di azioni di sollecitazione in corrispondenza
di ciascuna area di attività (negozi e pubblici esercizi,
artigianato, eventi, turismo, servizi sociali e sanitàÉ).
Il risultato conseguito, di fatto, non consiste solo
nella produzione di una guida informativa piuttosto, nell'interpretazione
del quadro delle dinamiche di cambiamento che caratterizzano le
attività urbane e nella successiva valorizzazione di quegli
elementi che possono essere orientati verso una maggiore flessibilità
dell'organizzazione cittadina e dunque verso un miglioramento
della qualità di vita dei cittadini. Un esempio tra tutti
è riferibile alla maggior flessibilità registrata
nei comportamenti vacanzieri dei cittadini: un numero crescente
di persone infatti, rinuncia a concentrare le proprie ferie estive
nel mese di agosto; questo fenomeno, viene rilevato e monitorato
con indagini statistiche e dei risultati viene data informazione
agli operatori commerciali e artigiani, contribuendo a far sì
che sempre più attività siano sensibili ad una domanda
non ancora del tutto manifesta e a ritmi di vita più "equilibrati".
Tra gli effetti dell'iniziativa, quello più
rilevante a livello di processo consiste indubbiamente in un'accelerazione
del processo adattivo di cambiamento della città. Tale
dinamica è resa possibile attraverso il coinvolgimento
di una pluralità di attori, il riconoscimento e la raccolta
nella città di una conoscenza organizzata e diffusa che
viene riversata nuovamente sulla città sotto la forma di
azioni in cui il soggetto pubblico è promotore, facilitatore
e coordinatore.
IL TAVOLO DEL COMMERCIO
L'esperienza acquisita nella gestione operativa dell'intervento
Milano Aperta d'Agosto è stata ripresa e trasferita al
trattamento di un altro ambito di azione della politica "Città
Permanentemente Attiva", e cioè all'insieme di questioni
connesse con la regolamentazione complessiva degli orari del sistema
commerciale della città.
Tale problematica risulta altamente complessa e può
essere rappresentata, in forma di metafora, da un iceberg: sulla
punta visibile che emerge dal mare si possono individuare i temi
relativi alla regolamentazione degli orari giornalieri, settimanali,
annuali, delle deroghe per le aperture domenicali nonché
all'organizzazione di Milano città turistica (Figura 2).
In realtà, sotto il pelo dell'acqua si celano
una gran quantità di problematiche sommerse che dibattiti
e stampa stanno portando allo scoperto. Si tratta di questioni
latenti, in particolare il conflitto tra piccola e grande distribuzione
(ma anche il mutamento socioeconomico del Paese, l'esigenza di
ridefinire il ruolo del commercio nella città e la contestuale
ridefinizione ed integrazione della legislazione urbanistica e
di quella commerciale) che, se non esplicitate e esplorate nelle
loro molteplici implicazioni economiche e sociali per la città,
agiscono come fattori di disturbo e trasferiscono la conflittualità
latente su qualsiasi dibattito anche solo "tangenziale",
come quello sugli orari.
La fase di problem setting si è rivelata in
questo senso assai laboriosa, poiché si è mirato
proprio a iscrivere tutti gli elementi significativi del contesto
per la risoluzione dei problemi emergenti e, dunque, anche quelli
non immediatamente visibili che possono nei fatti rappresentare
le principali concause.
Alla costituzione di un Tavolo Progettuale del Commercio
si è arrivati individuando una serie di attori a partire
dalla rete già esistente e coordinata dal P.R.O. derivante
da Milano Aperta d'Agosto. Nella prima fase di attività
(che ha preceduto la fase progettuale e negoziale vera e propria
e ha costituito una sorta di fase di "assestamento")
si è registrato un notevole avvicendamento di attori e
soggetti rappresentanti le varie parti. Se questa alternanza nelle
presenze poteva configurarsi come un elemento di disturbo ai lavori
del Tavolo, in realtà, proprio attraverso i contributi
più eterogenei è stato possibile individuare via
via una modalità di lavoro efficace e condivisa da un gruppo
di soggetti che è andato sempre più consolidandosi.
In particolare, il nucleo di rappresentanti delle parti si è
configurato definitivamente nel momento in cui si è proceduto
ad avviare un'indagine conoscitiva per la quale era necessario
assumere una "micro" decisione operativa e cioè
individuare i soggetti da intervistare. In tale fase si è
deciso di intervistare i soggetti esterni al governo locale.
A questo punto, il ruolo del governo locale presso
il Tavolo si è andato chiarendo. Da un lato, l'Ufficio
Tempi della città garantisce al Tavolo il coordinamento
e il supporto alla rete dei soggetti e in associazione con una
consulente esterna agisce da animatore e facilitatore. Dall'altro,
l'Assessorato al Commercio, ha dato mandato al Tavolo di predisporre
gli elementi costitutivi per l'aggiornamento dell'ordinanza sul
commercio (che risale al 1980), legittimandone così l'operato
anche sul piano politico.
VITALITA' E SICUREZZA NELLA ZONA 17
In concomitanza con le altre due esperienze sopra
illustrate, è andata articolandosi una collaborazione tra
Ufficio Tempi della città e Dipartimento Scienze del Territorio
del Politecnico di Milano. Tale collaborazione è stata
possibile grazie ad un accordo informale che ha previsto, da un
lato il contributo di chi scrive, in qualità di Project
Leader del P.R.O., alle attività didattiche nell'ambito
di un Laboratorio di Progettazione Urbanistica, dall'altro il
contributo del Laboratorio didattico alle attività dell'Ufficio
Tempi attraverso la realizzazione di un'indagine integrata sui
temi della vitalità e della sicurezza nella zona di decentramento
17 del Comune di Milano.
La spinta a tale collaborazione è nata da
un'intuizione sulla rielaborazione del ruolo delle politiche temporali
rispetto alle politiche più propriamente urbanistiche.
La questione che si è posta sin da principio è stata
quella di esplorare il tema della sicurezza, due anni fa non ancora
alla ribalta ma piuttosto latente nell'immaginario collettivo,
in relazione all'approccio delle politiche temporali e in una
prospettiva in cui la trasformazione qualitativa dei servizi e
della loro presenza sul territorio viene associata ad interventi
di riqualificazione urbana.
Per esplorare questi possibili nessi si è
attivata una rete, inizialmente informale, tra l'Ufficio Tempi
e il Laboratorio del Politecnico, a cui prendevano parte una docente
di urbanistica, una docente di antropologia urbana, la Project
Leader del P.R.O. e il Consiglio di Zona 17.
L'attivazione di tale rete non è certo operazione
semplice, in particolare per la difficoltà di conciliare
i linguaggi e le aspettative dei diversi attori, nonché
il diverso orientamento dei rappresentanti del governo locale
rispetto al primario ruolo didattico (e quindi centrato sulla
simulazione) del Laboratorio. La complessità del contesto
risulta eccessiva a fronte di un obiettivo insufficientemente
delineato.
L'anno successivo (1996/1997), la rete accademica
si estende a comprendere un docente incaricato proveniente dal
settore privato e gli obiettivi della collaborazione vengono riferiti
all'intento di configurare con maggior dettaglio alcuni interventi
sperimentali a partire dalla ricerca universitaria e in più
stretta relazione con il Comune.
E' in questa fase che si collocano la serie di presentazioni
realizzate presso il Tavolo Progettuale del Commercio mirate ad
illustrare le attività del Laboratorio. Tali presentazioni
sono state realizzate in una fase in cui i soggetti partecipanti
al Tavolo erano ancora in una fase di definizione delle modalità
di lavoro. Questo fattore in particolare ha implicato non poche
difficoltà rispetto al tentativo di utilizzare il contributo
accademico quale sorgente di riflessione e di verifica empirica
dei diversi punti di vista dei partecipanti al Tavolo (come era
stato inizialmente prefigurato "a tavolino") e la collaborazione
stretta tra Tavolo e Laboratorio non è quindi diventata
modalità di lavoro costante. Tuttavia, il contributo del
Politecnico è stato via via oggetto di crescenti apprezzamenti
e si è rivelato in una fase successiva prezioso nel momento
in cui le osservazioni e le critiche avanzate dalle Parti (che
in un primo tempo apparivano fuori campo o che sembravano equivocare
gli intendimenti di chi aveva presentato il lavoro) sono risultate
preziose per rifocalizzare il percorso di elaborazione del Tavolo
stesso.
La rete che si è costituita a partire da questa
esperienza, sia pure assorbita da un compito principalmente didattico,
ha condotto nei fatti un interessante percorso di integrazione
degli approcci sia nella fase di analisi sul campo sia nella fase
di definizione di linee di intervento. é certamente sul
versante della sperimentazione che si possono registrare i migliori
risultati del lavoro. L'integrazione dell'approccio urbanistico
con quello antropologico-sociologico è un elemento di grande
novità non solo in ambito accademico, ma anche sul versante
delle politiche urbane "reali". Ancora, l'enfasi riposta
nel preparare gli studenti al confronto e al dialogo con il decisore
politico, ha portato a orientare le analisi e le proposte non
tanto verso la restituzione dei singoli passi ed entro un percorso
metodologico che rischierebbe di apparire deterministico, quanto
piuttosto verso la produzione di risultati concreti (sia pure
nella forma di simulazioni) e verso la sintetica argomentazione
delle proposte.
UNA "CASSETTA DEGLI ATTREZZI"
L'attuazione delle politiche temporali è di
tipo negoziale, poiché rende necessario il coordinamento
e l'interazione consensuale di un numero assai ampio di soggetti.
D'altra parte, l'azione del governo locale è tradizionalmente
condizionata da un assetto giuridico e da una cultura prevalente
di tipo prescrittivo. In questo senso, è apparso quanto
mai chiaro nell'esperienza dell'Ufficio Tempi del Comune di Milano
come si rendesse necessario modificare e innovare sostanzialmente
approccio e strumenti di azione onde evitare un inesorabile fallimento
nel conseguimento della mission.
Le esperienze di cui si dà conto in questa
presentazione sono state realizzate assumendo metodi operativi
orientati al risultato e alle prestazioni piuttosto che all'ottemperanza
della norma.
Tale processo di cambiamento interno alla Pubblica
Amministrazione può essere restituito in forma di metafora:
"se l'unico attrezzo di cui si dispone è un martello
(le leggi, i regolamenti...) ...ogni problema tenderà a
diventare un chiodo!!!".
Solo la ricerca e la disponibilità di una
"cassetta degli attrezzi ben fornita" (il sapere dei
soggetti direttamente coinvolti, lo scambio tra competenze disciplinari
diverse, la negoziazione, la costituzione di reti non gerarchiche...)
può consentire di andare oltre una visione settoriale e
univoca dei problemi e di individuare modalità di risposta
(politiche e strategie) più adeguate alla complessità
del contesto.
E' per questi motivi che proprio il percorso decisionale
e di progettazione realizzato rappresenta di fatto il risultato
di maggior interesse dal punto di vista dell'azione del governo
locale. Tale esito è risultato visibile solo a posteriori
come è tipico di ogni processo e di ogni esperienza di
ricerca fondati su un approccio "per prova ed errore".
I problemi via via incontrati sul percorso sono apparsi spesso
riferibili ad aspetti micro o poco rilevanti rispetto all'obiettivo
primario, ma essi hanno dato origine, di volta in volta, a una
discussione delle diverse alternative nonché all'assunzione
delle scelte operative ritenute più efficaci che si sono
talvolta rivelate (sempre a posteriori) straordinari "attrezzi"
per l'azione.
Favorire il cambiamento, utilizzando modalità
partecipative e non dirigistiche, attivando tavoli di progettazione
negoziata tra soggetti pubblici e privati, valorizzando i comportamenti
che rispondono in chiave positiva ai cambiamenti in corso e accogliendo
la molteplicità di contributi, risorse e competenze a disposizione
nella città risultano, alla luce dell'esperienza finora
condotta, fattori strategici per l'intervento fattivo del governo
locale nell'organizzazione e nella gestione urbana.
 
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