Impresa & Stato n°42
IL COMMERCIO NELL'AREA METROPOLITANA MILANESE
La "mission" delle CdC:
realizzare una sintesi
tra le diverse problematiche
e tra l'impegno dei diversi soggetti
che vi intervengono.
di
C ARLO S ANGALLI
M ilano si contraddistingue tra le altre città
italiane per il suo avanzato livello di sviluppo nel processo
di mutazione post-industriale che ha portato a una considerevole
riduzione del numero di occupati nel settore dell'industria
e a una forte affermazione del settore del terziario. Nonostante
questa evoluzione genetica, la città continua comunque
a conservare una forte tradizione di omaggio alla cultura industriale
che le impedisce di scoprirsi diversa, più moderna e più
ricca di potenzialità di quanto non immagini nel suo patrimonio
di attività commerciali, servizi, opportunità artistiche,
culturali e turistiche.
Nel determinare la complessità della situazione
milanese ha altresì contribuito l'evoluzione che
è andata configurandosi nell'organizzazione territoriale
delle attività e dei servizi. Milano e la sua provincia
sono state infatti caratterizzate da interventi che spesso hanno
portato a risultati acefali e incongruenti: aree a forte concentrazione
urbana e distributiva, quartieri-dormitorio con un alto rischio
di desertificazione commerciale, flussi di spostamenti periodici,
effetti di congestionamento del traffico, ecc.; vale a dire problematiche
che hanno condizionato e condizionano pesantemente la vita dei
cittadini nei suoi aspetti più nevralgici.
Gli interventi di questo dibattito mettono in evidenza quali e
quante siano le potenzialità del settore del commercio
ma anche le sue ferite aperte. Si potrà così rileggere
la forza e il protagonismo che anima la grande distribuzione,
acquisire la consapevolezza che dei 240 ipermercati diffusi sul
territorio nazionale ben 73 si trovano in Lombardia, di cui 20
a Milano e provincia, venire a conoscenza che la superficie di
vendita dei centri commerciali negli ultimi cinque anni è
aumentata del 42%; conoscere il rilevantissimo ruolo occupazionale
svolto dal settore del commercio (il 17,3 % sul totale degli occupati
in Italia, il 22,9 % nella provincia di Milano); condividere la
preoccupazione vissuta dagli addetti ai lavori per l'ingresso
di operatori internazionali che acquisiscono grandi firme e prestigiosi
magazzini della nostra città, ma anche renderci conto dei
gravissimi problemi di sopravvivenza che ha il distributore tradizionale
messo in mezzo al fuoco incrociato di affitti onerosi, tasse crescenti
e offerte sottocosto da parte della grande distribuzione, aggredito
dall'abusivismo commerciale (un giro d'affari che
a Milano si è stimato superi i mille miliardi annui) e
dalla concorrenza fuorilegge, vittima troppo frequentemente degli
usurai e non sostenuto da un adeguato intervento pubblico.
E' partendo da una visione d'insieme dei problemi e dei
fenomeni del settore che bisogna definire e sviluppare una strategia
di rilancio per la Milano economica del terzo millennio che superi
la frammentarietà e l'inefficacia di interventi
sporadici, segmentati o parziali.
Le innovazioni e i progetti che negli ultimi anni sono stati messi
in cantiere non si sono purtroppo tradotti in interventi costruttivi
stabili e strutturali per la città a causa della mancanza
di un piano strategico che, esprimendo le aspettative e provocando
il coinvolgimento di tutte le parti interessate, li rendesse tra
loro compatibili ed efficaci.
E' necessario cercare di portare all'Agorà politica
milanese tutto il contributo dell'esperienza acquisita
con le imprese di questo settore nevralgico e determinante per
l'economia della nostra metropoli, il cui rilievo non è
ancora stato adeguatamente fatto proprio da parte di chi regge
le redini della politica e della cultura nella capitale lombarda.
Solo da poco tempo e con difficoltà si sta sviluppando
un'attenzione nuova e appropriata verso fenomeni apparentemente
indiretti, ma di forte impatto per l'economia nazionale.
Gradualmente, ma chiaramente, si sta facendo strada la consapevolezza
del fatto che l'attività della distribuzione e del
commercio è fortemente influenzata sì dalla qualità
dei prodotti, ma anche dal fascino che la città è
in grado di esercitare su chi la frequenta e che entrambi i fattori
di successo sono nelle mani di un unico soggetto ñ la struttura
ricettiva, distributiva e di servizio ñ che, proprio per
questo suo ruolo determinante, deve essere diversamente stimata
e valorizzata.
Il settore del terziario a Milano ñ come del resto nelle
altre città italiane ñ si è spesso trovato
a dover utilizzare le risorse disponibili come fosse una forza
autonoma, senza disporre di un piano di crescita e di sviluppo
che convogliasse gli interventi verso obiettivi comuni che fossero
competitivi per lo sviluppo internazionale.
Per il futuro è pertanto necessario che l'imprenditorialità
e la progettualità dei singoli soggetti siano supportati
da una maggiore concertazione istituzionale sulla politica da
perseguire, così da garantire a ogni iniziativa un piano
generale coerente per obiettivi, responsabilità, strutture
e risorse.
La Camera di Commercio, come le altre PA, le Associazioni di Categoria,
le grandi Imprese, le Università, il Mondo Artistico milanese
ecc. dovrà impegnare le risorse di cui dispone ñ
sia le fonti informative sulle imprese, sia le relazioni con le
realtà internazionali sviluppate attraverso le competenti
funzioni già attive ñ in progetti polistituzionali
a favore del nuovo che avanza.
Alcune iniziative in questa direzione sono state, per la verità,
già avviate e con risultati positivi, come quelle testimoniate
dagli articoli di questo numero di Impresa
& Stato. Tra i vari interventi ricordo quelli sul lavoro
compiuto dal Tavolo del Commercio nell'ambito del Piano
Regolatore Orari, cui aderiscono il Comune di Milano, altre Amministrazioni
locali, il Mondo Associativo e l'Ente Camerale milanese;
come pure la parte dedicata a quanto è stato realizzato
dalle competenti funzioni della Regione Lombardia. Le riflessioni
dedicate ai nuovi strumenti di lettura econometrica che sono stati
elaborati dalla Scuola Superiore del Commercio unitamente alla
Camera di Commercio di Milano per tenere un monitoraggio costante
e sensibile di ciò che avviene in questo settore, evidenziano
come la comunità economica e istituzionale possa ora disporre
di un valido strumento operativo.
Sarebbe comunque ingeneroso non riconoscere che i parziali risultati
ottenuti costituiscono uno stimolo e un prezioso riferimento per
interventi di maggior portata e incisività sulle altre
problematiche legate al terziario che sono di interesse per la
collettività. Problematiche riguardanti il settore propriamente
commerciale (mercati e aree pubbliche; vendite abusive e criminalità
economica; fiere ecc.), il settore turistico, ricreativo e artistico
(infrastrutture e servizi turistici; sport e tempo libero; eventi
culturali; musei, biblioteche e musica) ma anche a quelle della
vivibilità e della piacevolezza di incontrarsi, fare shopping
e godere le bellezze architettoniche delle nostre vie e delle
nostre piazze.
La ìmissionî della Camera di Milano sarà di
proseguire a lavorare per realizzare questa funzione di sintesi
tra queste diverse problematiche e tra l'impegno e l'energia
che i soggetti chiamati in causa sono disponibili a offrire per
un programma di interventi coordinati e coerenti.
 
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