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Impresa & Stato n°42

L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE PMI

Le risorse per investire all'estero


L'importanza dell'elemento finanziario nel successo dell'impresa e i canali della legislazione nazionale, dell'UE e dei mercati di credito

di
CARMELO FURCI

S ono tre i cardini portanti del successo di un'impresa: le persone che ne fanno parte, l'organizzazione interna, le risorse disponibili.
I primi hanno il compito di pensare l'impresa, di renderla attiva e competitiva, di valorizzare al meglio le competenze e il know how interno. Sono sempre gli uomini che debbono essere in grado di accostare alle idee i mezzi tecnici necessari per trasformarle in realtà concrete.
Sull'organizzazione grava invece il compito di concentrare le azioni di diversi soggetti che senza coordinamento sono destinate a perdere di efficacia e divenire inefficienti.
Il terzo elemento, la disponibilità di risorse finanziarie, ci appare tuttavia come il più importante e fondamentale fra i tre sopra menzionati. Infatti pur in presenza di un ottimo organico interno e di un'eccellente organizzazione dei processi decisionali, l'assenza di risorse finanziarie, o la parziale presenza, pregiudica del tutto le realizzazioni di iniziative concrete. In particolare le problematiche relative alla corretta impostazione finanziaria dei progetti riveste sicuramente un ruolo di massima importanza, non solo in fase di avvio di una nuova impresa ma soprattutto in fase di espansione e sviluppo nel medio periodo delle realtà industriali. Si capisce quindi come sia determinante il ruolo che il sistema creditizio nazionale può svolgere nel facilitare l'incontro fra domanda di risorse da parte delle imprese e offerta di risparmio da parte dei cittadini, conciliando le esigenze dei datori e dei prenditori di risorse finanziarie. Il corretto funzionamento del mercato creditizio ha quindi funzione di volano sull'espansione dell'economia nazionale, dei livelli di produzione e delle possibilità occupazionali.
Attualmente un'impresa che prevede di investire in un Paese estero ha a disposizione tre grandi canali di finanziamento:
1) Le agevolazioni finanziarie previste dalla legislazione nazionale;
2) I programmi dell'Unione Europea per la realizzazione di JV;
3) I mercati del credito a medio e lungo termine a livello nazionale e internazionale.

LA LEGISLAZIONE NAZIONALE
Attualmente la legislazione nazionale prevede delle agevolazioni per le imprese che intendono avviare dei programmi di investimento in qualsiasi Paese esterno all'Unione Europea sia per scopi puramente commerciale sia per scopi produttivi. Per gli investimenti a scopo commerciale si fa riferimento alla Legge 394 del 1981 che prevede il finanziamento dell'85% del piano biennale di investimenti necessari per l'apertura di una sede commerciale all'estero a un tasso fortemente agevolato (30% del tasso di riferimento per le operazioni di credito all'esportazione) con un tempo di rientro fissato in 7 anni di cui di preammortamento della quota interessi.
La legge, che si rifà a un fondo rotativo e che viene gestita dal Mediocredito Centrale SpA, in effetti finanzia pressoché tutte le voci di investimento necessarie. Il limite massimo previsto della legge è fissato in un tetto di 4 miliardi. Sul finanziamento grava tuttavia la necessità di fornire "un'adeguata garanzia" che di fatto si traduce in una fideiussione bancaria. Questo ultimo aspetto rappresenta sicuramente il lato più penalizzante di tutta la finanza agevolata nazionale per l'internazionalizzazione delle imprese italiane.
La necessità di farsi garantire delle risorse da una banca si tramuta, nella stragrande maggioranza dei casi, nella esigenza di fornire alla stessa banca garante delle contro garanzie e quindi nell'impossibilità di accedere ai finanziamenti da parte di quelle imprese che, magari perché in una fase di start up, non hanno a disposizione ingenti capitali.
Gli intermediari finanziari che gestiscono i fondi rotativi su cui si basano le leggi si devono cautelare dalle possibilità di perdite in conto capitale a causa di investimenti non riusciti, che si trasformerebbero in perdita di soldi pubblici. Proprio per uscire da questo impasse e trovare una soluzione che soddisfi le esigenze delle imprese e degli intermediari si sta procedendo a stipulare una serie di accordi con strutture come i Federfidi, in grado di fornire almeno una quota della garanzia in forma alternativa, facendo quindi gravare di meno l'onere sull'azienda.
Dal lato degli investimenti produttivi, sono ad oggi attive a livello nazionale sia la Legge 49 del 1987 di cui all'art.7 e inoltre la Legge 100 del 1990 di cui all'art.4. Entrambi queste leggi sono state ideate per promuovere la realizzazione di imprese miste fra imprese italiane e imprese esterne all'Unione Europea. Più in particolare si può affermare che l'art.4 della Legge 49 del 1987, nata all'interno dei programmi nazionali per la cooperazione internazionale, prevede un rifinanziamento fino al 70% della quota italiana di una JV effettuata in un Paese in Via di Sviluppo con un reddito pro-capite inferiore ai 3250 dollari statunitensi.
A titolo puramente semplificativo, possono beneficiare di queste leggi gli investimenti realizzati in Paesi come il Brasile, la Cina, l'India l'Egitto ecc. I settori devono essere principalmente quello manifatturiero-industriale mentre sono escluse le iniziative legate al settore delle costruzioni. Inoltre si richiede che il socio locale detenga come minimo il 25% del capitale sociale della società mista. Le condizioni finanziarie sono molto buone, potendo l'impresa ottenere il finanziamento con un tasso pari al 30% del tasso ufficiale di riferimento con un tempo di rientro fissato in 10 anni con due anni di grazia totale. Nota dolens sono i tempi, piuttosto lunghi e "tortuosi" necessari per il completamento dell'istruttoria che deve essere valutata congiuntamente sia dal Mediocredito Centrale che dal Ministero Affari Esteri per poi concludersi con un decreto del Ministero del Tesoro. Attualmente i tempi sono stimati in circa 10 mesi. Va tuttavia detto che a differenza delle altre agevolazioni, la legge in questione permette una retroattività di un anno, ovverosia si può iniziare a costituire la società mista presentando entro un anno dalla costituzione la domanda per l'agevolazione. Anche il finanziamento in questione deve essere coperto da una fideiussione di tipo bancario.
Diversi sono invece le modalità e la tipologia di intervento previsti dall'art. 4 della Legge 100 del 1990 che ha dato vita alla SIMEST SpA, Società Italiana per le imprese Miste all'Estero, di cui sono azionisti di maggioranza il Ministero per il Commercio con l'Estero e il Mediocredito Centrale, che si pone come missione quella di supportare, non solo finanziariamente ma anche attraverso l'assistenza attiva, le PMI italiane che intendono investire in qualsiasi Paese esterno all'Unione Europea. Questo è l'unico limite geografico previsto dalla legge, pertanto sono ammissibili anche investimenti in Paesi industrialmente sviluppati purché non facenti parte dell'Unione Europea. La legge è strutturata finanziariamente in due parti, la prima, gestita dalla Simest prevede una partecipazione diretta in conto capitale fino ad un massimo del 15% del capitale sociale e della Joint Ventures.
La seconda, gestita dal Mediocredito Centrale, prevede invece un rifinanziamento fino al tetto del 70% della quota di capitale sociale sottoscritto dalla controparte italiana ad un tasso di interesse pari alla metà del tasso ufficiale di riferimento determinato per il credito agevolato nel settore industriale. Il tasso è fisso, con un tempo di rientro massimo fissato in 8 anni comprensivo di un preammortamento fino a 3 anni. Simest entra quindi a far parte della compagine sociale, con la caratteristica di essere un partner del tutto passivo e silente. Simest delega infatti all'impresa italiana, dietro remunerazione delle quote sottoscritte, la gestione delle sue azioni in Consiglio di Amministrazione.
La permanenza di Simest non può per legge essere superiore al limite degli otto anni e l'impresa deve fornire un'idonea garanzia (non necessariamente di tipo bancario) che riacquisterà le quote ad un prezzo non inferiore a quello corrente. Successivamente all'approvazione della partecipazione da parte del Consiglio di Amministrazione della Simest, dal momento dell'ottenimento della documentazione sono necesari circa 45-60 giorni, si può ottenere il rifinanziamento a cura del Mediocredito Centrale. In linea di massima, grazie ad un coordinamento interno fra i due istituti, la documentazione richiesta è analoga e l'istruttoria di valutazione può essere svolta congiuntamente. Anche sulla quota di rifinanziamento è richiesta una copertura a garanzia. Il Mediocredito Centrale, facendosi remunerare il rischio dell'investimento, può prendere in considerazione anche delle forme di copertura differenti da quelle bancarie.
Va infine precisato che la Simest e di conseguenza il rifinanziamento del Mediocredito Centrale, possono intervenire anche in presenza di un aumento di capitale di una JV preesistente, con modalità analoghe a quelle soprascritte.

L'UNIONE EUROPEA
Va ricordato che sia la Legge 49/87 sia la 100/90 non prevedono l'esclusione di altri benefici a livello sia nazionale che comunitario. Difatti sia il Mediocredito che la Simest sono intermediari presso l'Unione Europea per quanto attiene ai programmi comunitari ECIP e JOP, due fra gli strumenti (fra quelli messi a disposizione dall'UE) forse meglio conosciuti e utilizzati dalle imprese italiane.
I due programmi differiscono per le aree geografiche di riferimento, il JOP interessa i Paesi dell'Europa dell'EST mentre l'ECIP riguarda sia i Paesi sud americani che alcuni fra quelli nord africani medio orientali e asiatici, si assomigliano nella struttura e nelle finalità.
In Sintesi si suddividono 5 facility che si susseguono logicamente:
- la prima mette a disposizione degli enti territoriali e associazioni di imprese dei contributi fino al 50% per la realizzazione di programmi finalizzati ad identificare dei partners;
- la seconda prevede finanziamenti/contributi fino al 50% dei costi per la realizzazione di studi di fattibilità per la costituzione di JV;
- la terza (scarsamente utilizzata) che disciplina la sottoscrizione di equity fino al 20% della JV;
- la quarta che mette a disposizione un finanziamento/contributo fino al 50% dei costi da sostenere per la realizzazione di piani di formazione del personale della società mista;
- la quinta (di nuova attuazione e destinata a governi e/o ad agenzie pubbliche) per la realizzazione di piani di privatizzazione.
Le operazioni supportate da capitali agevolati, vengono quindi in molti casi accompagnate anche dai programmi messi a disposizione della Comunità. Per completezza di informazione si deve anche dire che la Comunità ha messo a disposizione, sulla esperienza dei precedenti due, un terzo programma denominato CDI e destinato agli investimenti nei Paesi ACP mentre è in fase di definizione il Joint European Programme destinato a JV intraeuropee.
Va adesso tracciata una netta linea di divisione fra quanto è possibile reperire come finanziamenti a titolo agevolato, che in linea di massima si esauriscono in questa fase, e le risorse che è possibile andare a ricercare sui mercati del credito a medio e lungo termine sia a livello nazionale che a livello internazionale presso gli intermediari finanziari. In generale si possono definire intermediari finanziari 5 grandi gruppi:
a) Intermediari creditizi bancari;
b) Intermediari creditizi non bancari;
c) Intermediari non creditizi;
d) Investitori istituzionali;
e) Operatori sul mercato finanziario.

I MERCATI DEL CREDITO
Gli elementi più innovativi e ancora non pienamente utilizzati dal nostro mercato sono i cosiddetti Investitori Istituzionali e le Agenzie Multilaterali di Sviluppo.
In Italia sta infatti divenendo sempre più importante il ruolo svolto dai cosiddetti investitori Istituzionali del capitale di rischio. Questi soggetti proprio in forza del loro dinamismo e sull'effettiva partecipazione ai risultati operativi dell'impresa decisa non in base alle coperture assicurative ma sulla profittabilità attesa del progetto, possono essere estremamente utili per una crescita aziendale oltre i confini nazionali. Va tenuto presente che il Venture Capitalist muovendosi sulla base dei potenziali capital gains può rappresentare un ottimo "sparring partner" aziendale, una visione esterna che può influenzare positivamente la struttura decisionale dell'impresa. Certamente si pongono i problemi legati all'assetto proprietario e quindi alla futura uscita dalla compagine sociale. In Italia, dove il mercato borsistico è meno sviluppato di quello di altri Paesi e dove la struttura proprietaria è largamente basata sulla famiglia, si possono comprendere le difficoltà di effettuare una vendita sul mercato azionistico o una cessione verso terzi.
Scarsa conoscenza e quindi scarso utilizzo hanno anche i fondi messi a disposizioni dalle Merchant Bank delle Organizzazioni Multilaterali, come l'International Finance Corporation della Banca Mondiale o l'Inter-American Investment Corporation della Banca Inter-Americana di Sviluppo. Molte volte si ipotizza che tali istituti siano esclusivamente interessati ad operazioni di elevato volume e quindi rimangano inutilizzabili per la piccola e media impresa. Differentemente, la stessa IFC che normalmente prevede partecipazioni in equity o finanziamenti per operazioni ben oltre i 10 milioni di dollari, ha al suo interno una serie di programmi speciali proprio destinati ad investimenti di più piccolo taglio destinati ad aree meno sviluppate.
A puro titolo di esempio possiamo ricordare il fondo speciale di investimento (Out Reach Program) che riguarda Paesi come la Slovacchia, l'ex Jugoslavia, l'Albania per investimenti fino a 5 milioni di dollari U.S. In questi casi sono inoltre previste facilitazioni anche sui diritti di istruttoria (appraisal fee). Queste Agenzie Multilaterali prevedono la concessione di partecipazioni in conto capitale o finanziamenti a condizioni indicate dall'andamento contingente del mercato dei capitali (riferimento al Libor) più uno spread fissato in base al rischio dell'investimento e ai profitti attesi. In genere gli ammontari concessi sono nella misura del 25% (IIC 33%) del volume dell'investimento al quale l'istituto può affiancare un'attività di co-finanziamento per la reperibilità di altri capitali. é importante sottolineare che pur cambiando da istituto ad istituto le specifiche procedure e limiti agli investimenti, l'approccio privatistico rimane il medesimo e orientato in base alla validità economica dell'investimento e non alle garanzie a disposizione dell'impresa proponente.

CONCLUSIONI
Va sottolineato come la lunghezza dei tempi di approvazione e la difficoltà di dialogo con soggetti geograficamente distanti pregiudica in molte occasioni una concreta possibilità di dialogo costruttivo.
Uno dei compiti delle organizzazioni territoriali come la Camera di Commercio di Milano, è proprio quello di intervenire nel dialogo fra imprese e intermediari finanziari facilitandone il contatto e promuovendo un confronto che possa far comprendere a tutte e due le parti le difficoltà esistenti. Attualmente la Camera di Milano ha in essere diverse iniziative finalizzate proprio ad avvicinare il mondo delle imprese con quello finanziario. In particolare viene fornito agli imprenditori che ne fanno richiesta quell'informazione e quella assistenza necessaria per inoltrare le domande di finanziamento sia nel campo della finanza agevolata nazionale e comunitaria, sia nel campo delle Organizzazioni Multilaterali. Il primo anno di esperienza di questi servizi ha messo chiaramente in luce come vi sia un problema di mancata conoscenza delle opportunità finanziarie che il mercato attualmente offre. Proprio per ovviare a questa disinformazione, la Camera di Commercio di Milano ha curato una fitta serie di appuntamenti informativi, sia a carattere più generale che su temi specifici. L'obiettivo è quello di contribuire concretamente alla crescita delle aziende milanesi favorendo la realizzazione di nuovi investimenti, di maggior reddito e di nuova occupazione.