Impresa & Stato n°41
GOVERNARE I PROCESSI DI CAMBIAMENTO
di
ANTONIO PANZERI
La sfida del sindacato: tutelare i lavoratori nella
trasformazione del mercato offrendo loro servizi specifici
L
a priorità del lavoro e dell'occupazione
nell'azione politica del sindacato ha avuto il suo punto più
significativo con l'accordo interconfederale tra Governo e parti
sociali, firmato nel settembre del 1996, dove sono state delineate
le nuove politiche per l'occupazione con impegni in materia di
riforma della Pubblica Amministrazione, della scuola e della formazione
professionale, del mercato del lavoro, della ricerca, delle politiche
delle infrastrutture e di quelle di coesione dello sviluppo locale.
All'interno dell'accordo sono state definite anche
alcune strumentazioni operative già recepite nella nostra
legislazione come i contratti d'area e i patti territoriali, approvate
nella finanziaria '96, con l'obiettivo di favorire iniziative
di concertazione e contrattazione tra le parti sociali e istituzionali
finalizzate allo sviluppo economico del territorio di competenza
attraverso investimenti appropriati e lo snellimento dell'iter
burocratico e procedurale nell'applicazione delle diverse leggi.
Sul versante degli strumenti di flessibilità
contrattata e di promozione dell'occupazione si sono definiti,
con l'approvazione della Legge "Treu" del giugno '97:
il lavoro interinale, la riduzione d'orario e la sua incentivazione,
il riordino del sistema formativo e le disposizioni a favore del
rilancio economico del sud.
Questi ammodernamenti legislativi rappresentano processi
di riforma e di arricchimento dei livelli di contrattazione in
materia di governo e sviluppo delle flessibilità, per rispondere
in modo puntuale e tempestivo alle diverse esigenze delle imprese
in ragione delle dinamiche dei mercati e della loro globalizzazione,
in un contesto di sviluppo delle tutele e degli interessi dei
lavoratori e del vasto mondo degli inoccupati e disoccupati.
INTERVENTI STRUTTURALI
Un punto qualificante di questo percorso è
quello relativo agli interventi di carattere strutturale e di
sostegno della riforma del sistema formativo che dovrà
sviluppare una capacità di collegamento e intreccio con
il sistema economico attraverso un più strutturato e funzionale
rapporto tra mercato del lavoro e sistema formativo.
Nell'ambito del mercato del lavoro un ruolo determinante
assume la riforma del Ministero del Lavoro e dei servizi all'impiego.
La fase che stiamo affrontando è quella della costruzione
della norma che applica la Legge Bassanini in materia di politiche
del lavoro.
E' in discussione in questi giorni presso il Consiglio
dei Ministri un progetto di riforma del Ministero del Lavoro e
delle politiche del lavoro che ha in sé anche i criteri
del superamento del monopolio pubblico del collocamento e della
apertura nella gestione dei servizi di mediazione tra domanda
e offerta di lavoro ai privati
Il confronto si sviluppa su alcuni punti prioritari:
1) Quali Organismi Istituzionali decentrati avranno
il compito di indirizzo e governo delle politiche del lavoro?
2) Il decentramento si fermerà al livello
Regionale o dovrà essere delegato a livello Provinciale
e sub-Provinciale?
3) Che ruolo le parti sociali potranno avere in questi
organismi?
4) Come si struttureranno il personale e la rete
di servizi pubblici (Ministeriali, Regionali, Provinciali) che
oggi operano su queste tematiche? E con quali fondi?
L'apertura della gestione di servizi all'impiego
ai privati è cosa positiva, ma come si collocano le parti
sociali con le loro strutture di servizio, gli enti bilaterali
o associazioni partecipate dalle stesse? Come è evidente
le problematiche in campo hanno uno spessore molto alto rispetto
alle scelte da fare.
Per quanto riguarda il processo di decentramento
di ruoli e funzioni del Ministero del Lavoro non ci si può
accontentare di un nuovo centralismo Regionale, ma è necessario
introdurre elementi di concreto federalismo anche nelle politiche
del lavoro, applicando il principio della sussidiarietà
a partire dal livello territoriale più basso, contenuto
nella stessa legge Bassanini, prevedendo Organismi con poteri
decisionali e risorse provinciali e sub-provinciali e riconoscendo
al livello Regionale coordinamento, programmazione e indirizzo.
Questi organismi dovranno essere composti da una
presenza trilaterale paritetica, cioè parti sociali e istituzioni
di riferimento territoriale, con compiti di indirizzo e governo
delle politiche del lavoro consolidando e sviluppando le esperienze
di quanto già avviene oggi per le Commisioni Regionali
per l'Impiego.
Per quanto riguarda i servizi e il personale oggi
esistente noi pensiamo alla costruzione di un Ente strumentale
sotto le competenze amministrative e del personale delle Regioni,
con una dislocazione decentrata del personale che risponda ai
livelli di direzione delle politiche del lavoro territoriali con
il compito di applicare le decisioni prese da questi organismi.
Un aspetto della normativa aperto al confronto è
la possibilità o l'espresso divieto di gestire servizi
all'impiego, in modo particolare la mediazione tra domanda e offerta
di lavoro, direttamente dalle parti sociali o tramite Enti e Associazioni
esterne da loro partecipate.
Oggi e in futuro il lavoratore sarà sempre
più alle prese con problemi dell'occupazione, della mobilità
tra posto e posto di lavoro, della formazione continua e/o permanente,
delle varie e flessibili tipologie contrattuali.
Il sindacato potrà rinunciare a rispondere
in termini di servizi specifici che vanno nel cuore dei problemi
che stanno coinvolgendo molti giovani e lavoratori?
Si dovrà svolgere la tutela dei lavoratori
e dei loro diritti in un mercato del lavoro ampio e complesso
anche nella fase di ingresso e ricerca del lavoro così
come già le Camere del lavoro svolgevano nei loro primi
anni di attività. La scelta delle prime Camere del lavoro
fu quella di rappresentare gli interessi non solo degli occupati
ma anche dei disoccupati. Questa tradizione di solidarietà
ha favorito e favorisce la crescita civile dell'intera società,
consapevoli che ad un contesto economico e sociale vasto e complesso
corrisponde un mercato del lavoro altrettanto complesso e ramificato
non riconducibile a semplificazioni come accadeva nel modello
economico e sociale Taylorista-Fordista.
SERVIZI PER L'IMPIEGO
In questo contesto dare servizi all'impiego è
un ruolo che non può essere ricondotto solamente alla gamma
d'interventi per i disoccupati ma è da considerarsi un
servizio fondamentale per lavoratori già occupati nelle
diverse forme di rapporti flessibili e/o autonomi-parasubordinati.
A Milano e in Lombardia sono in fase di sperimentazione
la nascita di Associazioni composte da parti sociali e Istituzioni
locali e provinciali come centri per il lavoro che fanno mediazione
tra domanda e offerta di lavoro. Queste iniziative si inseriscono
nell'obiettivo di allargare in termini numerici e qualitativi
i servizi per l'impiego nel territorio in grado di offrire sempre
più opportunità a chi cerca un lavoro regolare.
Ecco perché noi ci auguriamo che nascano anche altre esperienze
simili, pubbliche e private.
Come è evidente, la fase del confronto è
entrata nella definizione di norme legislative che, recependo
gli impegni e i princìpi contenuti nell'accordo del settembre
'97, ha di fatto avviato il processo di riforma dell'attuale sistema
su cui è strutturato il mercato del lavoro adeguandolo
alle nuove esigenze prodotte dalle trasformazioni del mondo del
lavoro.
I ritardi da parte del Governo e a causa del lungo
confronto parlamentare, carico di sterili contrapposizioni ideologiche,
non hanno ancora permesso di entrare nella fase di attivazione
e applicazione di queste disposizioni bloccandone le ricadute
positive sul mercato del lavoro.
Certamente il confronto sulla riforma dello stato
sociale potrebbe arricchire con scelte e strumenti nuovi l'azione
positiva verso il lavoro e l'occupazione, come ad esempio aumentare
gli investimenti a favore del lavoro per giovani e disoccupati.
UNA SVOLTA CULTURALE
Oggi è importante puntare sull'accelerazione
della fase di applicazione e realizzazione di tutte queste norme
per poter misurare le ricadute positive sull'occupazione. Questi
interventi hanno prodotto una svolta culturale delle politiche
economiche e sociali del nostro Paese. Si apre una fase nuova
per tutti gli attori sociali, politici, istituzionali e territoriali
alle prese con più autonomia e responsabilità nella
determinazione delle politiche di sviluppo sociale ed economico
delle proprie aree di riferimento in un contesto di unità
e solidarietà nazionale.
Cambia profondamente la situazione esistente creando
le premesse per la costruzione di un mercato del lavoro più
efficiente e qualificato in grado di rispondere al nuovo modo
di produrre e alle nuove esigenze dell'organizzazione del lavoro
con politiche e servizi efficienti e di qualità.
Infatti, con il superamento del monopolio pubblico
del collocamento, l'apertura alla gestione dei servizi anche ai
privati, il processo di deleghe di poteri e funzioni delle politiche
del lavoro alle Regioni e agli Enti locali, insieme al riconoscimento
della centralità della formazione, come sostegno permanente
in ogni fase della vita per tutti i cittadini, attraverso il consolidamento
e lo sviluppo delle competenze e delle autonomie territoriali.
Non sono giuste le analisi che tendono ad accreditare
queste scelte come finalizzate alle esigenze esclusive del mercato
contro i diritti e le tutele dei lavoratori.
Un sistema di servizi diffuso e qualificato in grado
di aumentare il numero e la qualità delle opportunità
lavorative di un giovane disoccupato, un sistema formativo in
grado di sostenere un lavoratore nella ricerca e mantenimento
di un posto di lavoro, dimostrano come interventi possono migliorare
considerevolmente la situazione di questi soggetti oggi soli alla
ricerca del lavoro, in balia di angherie e irregolarità,
elevando il livello di tutele e diritti oggi esistente nella realtà
quotidiana.
Il sindacato potrà in questa nuova fase raggiungere
l'obiettivo di allargare la sua capacità di rappresentanza
di tutti i lavoratori dipendenti e di quei lavoratori autonomi-parasubordinati
se saprà proseguire l'azione di riforma contenuta nel patto
per il lavoro, partecipando attivamente nella sua attività
quotidiana, attraverso la concertazione e contrattazione, alla
definizione delle nuove realtà che si struttureranno a
seguito dell'applicazione delle nuove norme legislative.
Infatti, lo sviluppo e la nascita di nuovi servizi
all'impiego, la costruzione di patti territoriali e contratti
d'area per lo sviluppo territoriale, la partecipazione alla definizione
delle politiche per il lavoro e la formazione professionale sono
fattori che caratterizzano un sistema territoriale di qualità
che potrà dare risposte efficienti e qualificate al sistema
delle imprese e ai lavoratori.
Per le istituzioni locali passare dal sostegno solidaristico
alla partecipazione e/o gestione di politiche per lo sviluppo
e l'occupazione è una svolta positiva e importante che
non può essere affrontata con l'impreparazione. Lo stesso
problema potranno avere le strutture formative e scolastiche territoriali
e provinciali che dovranno rispondere alle richieste di aumento
dello standard di qualità del sistema in tempi celeri.
Per comprendere le ragioni del cambiamento del mondo
del lavoro ed essere in grado di governarle è quindi necessario
che vi sia un salto culturale da parte di tutti.
Per il sindacato confederale la nuova sfida sarà
quella del governo dei processi di cambiamento e di una nuova
sintesi unitaria in grado di tutelare tutti i lavoratori nel rispetto
delle diversità di genere e di condizioni lavorative, con
processi di mobilità lavorativa più frequenti e
sostegni professionali più idonei al mantenimento di una
occupazione o al raggiungimento della propria aspirazione lavorativa.
Anche per questi nuovi compiti non è più
rinviabile la costruzione di un unico soggetto sindacale unitario
consapevole che il mercato del lavoro e le sue politiche saranno
sempre più un fattore primario nelle strategie del sindacato
confederale.
 
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