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Impresa & Stato n°41

ESSERE RETE NEL SISTEMA CAMERALE

Diffondere e moltiplicare i progetti


L'Euro Info Centre come nodo della rete comunitaria e come primo tentativo di Pubblica Amministrazione transnazionale.

di
ATTILIO MARTINETTI

I n dieci anni di attività l'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano ha potuto concretamente affrontare molti degli aspetti che caratterizzano la tematica delle reti al servizio delle imprese. Per sua stessa natura nasce all'interno di una rete, quella degli Euro Info Centre, promossa dalla Commissione europea come primo tentativo di una "Pubblica Amministrazione" transnazionale al servizio delle imprese. Si trova coinvolto nello sviluppo di numerose politiche comunitarie che hanno come denominatore comune quello della collaborazione tra soggetti di diversa natura, nazionalità, dimensione, che vengono chiamati a condividere un progetto comune, che può riguardare l'innovazione tecnologica, la realizzazione di programmi di cooperazione o il trasferimento di conoscenze e competenze. Si presenta come promotore di reti locali, inizialmente nell'ambito di una politica di decentralizzazione dell'accesso ai servizi e poi di una vera e propria gestione dello strumento "rete". Alcuni aspetti di queste competenze accumulate negli anni sono confluiti nei contributi che seguono, che cercano non solo di presentare l'esperienza acquisita, ma anche di derivarne alcuni elementi problematici di carattere più generale che ci riportano a riflettere come riempire di contenuti e di efficacia d'azione il termine rete sia ben diverso dal semplice crearlo.

I PROGETTI COMUNITARI
Nell'Europa dell'informazione e della globalizzazione la Comunità Europea ha scelto lo strumento della partnership per diffondere i suoi princpi e sviluppare i suoi progetti. Il concetto del partnenariato coinvolge le istituzioni comunitarie nel loro complesso; è più che una forma di organizzazione, è un principio ispiratore.
La concertazione e la cooperazione sono presenti nell'azione comunitaria a tutti i livelli, dal dibattito politico-economico del Consiglio che si riunisce declinandosi in una serie di sub-networks dove vengono rappresentati i Ministeri competenti per ogni Stato, alla programmazione economico-finanziaria della Commissione decisa, nei suoi settori prioritari di intervento, in compartecipazione con i Governi degli Stati membri.
Il concetto della partnership risulta particolarmente evidente nella politica adottata dalla Comunità Europea di gestione dei fondi comunitari per la quale viene richiesta l'attiva partecipazione gestionale e finanziaria delle Autorità nazionali dei singoli Stati.
Questo particolare coinvolgimento delle Autorità pubbliche e delle Istituzioni presenti sul territorio, lo ritroviamo come requisito preferenziale in molti progetti comunitari che beneficiano dei finanziamenti comunitari.
Il concetto di partnership è qui inteso primariamente come uno stimolo alla cooperazione, alla concertazione di tutti i soggetti economici europei per uno sviluppo economico equilibrato e assume la forma organizzativa della rete.
La rete è una struttura ottimale di condivisione delle risorse e aggregazione dei soggetti economici per dare vita a strutture di cooperazione trasversale, che rendono più efficiente e di maggiore impatto la politica economica europea. La struttura capillare della rete permette la cooperazione delle unità in tempo quasi reale, attraverso lo scambio continuo di informazioni e la realizzazione di un valore aggiunto che deriva dalla maggiore dotazione di informazioni, risorse e competenze, nonché dalla condivisione e diffusione dei risultati.
Una prima sollecitazione alla costituzione di una rete informativa globale nasce dalla consapevolezza che l'informazione è diventata il fattore critico di successo che assicura ad un soggetto economico la realizzazione di un prodotto/servizio che abbia per il cliente/utente un valore aggiunto.
La Commissione ha prontamente risposto a questa esigenza, consegnando a Internet la maggior parte delle sue pubblicazioni, bandi, informazioni utili a chi vuole accostarsi con successo e tempestività alle opportunità che la UE offre ai suoi cittadini.
Oltre alla rete per eccellenza, la Comunità utilizza molteplici tipologie di reti costituite da agenti che filtrano e traducono le politiche comunitarie per il grande pubblico, e ottemperano a una funzione di supporto alla cooperazione internazionale. La rete degli Euro Info Centre ne è un visibile esempio.
L'importanza che la Comunità Europea attribuisce alla rete come struttura ottimale per la gestione delle risorse si evince chiaramente anche dalla tipologia di progetti che la UE intende finanziare.
Attraverso il programma nazionale di Iniziativa Comunitaria Retex ad esempio, la Comunità Europea ha finanziato in Lombardia per il periodo 1994 -1997 con una disponibilità di fondi pubblici (UE, Stato e Regione) pari a circa 3 Mld di Lit., progetti interaziendali "finalizzati a rafforzare in modo particolare l'interscambio di informazioni e di conoscere tecniche relative ai campi di attività comuni, costruire reti telematiche tra aziende e tra esse e banche dati, sviluppare attività di ricerca e applicazione anche attraverso strutture in comune, promuovere iniziative di marketing e commercializzazione".
Lo stesso approccio alla rete viene utilizzato nella più ampia gamma dei progetti di Ricerca & Sviluppo per i quali la Comunità Europea ritiene che la dimensione europea del progetto sia un requisito essenziale perché le PMI possano accedere a un livello di Ricerca avanzato e quindi interessante per quanto riguarda i finanziamenti comunitari.
La dimensione europea di un progetto di Ricerca & Sviluppo si realizza attraverso una partenship di soggetti economici provenienti da almeno tre Paesi della UE (salvo imposizioni più restrittive) meglio se comprendenti anche un paese dell'Obiettivo 1 (Regioni in declino di sviluppo), attraverso la partecipazione del quale la Comunità realizza l'obiettivo di sviluppo equilibrato delle Regioni.
Questo approccio deriva non solo dalla convinzione che la gestione di un progetto in partnership arricchisca il progetto stesso di competenze e know-how internazionali, ma anche dalla certezza che la dimensione europea sia ormai l'unica possibile per progetti che abbiano l'ambizione di competere in un mercato interno ed estero sempre meno difeso da barriere protezionistiche.
La dimensione europea di un progetto permette inoltre l'acquisizione di un campione di dati più ricco su cui svolgere le proprie analisi, ma soprattutto permette la diffusione in tempo reale dei risultati in tutte le Regioni coinvolte dal progetto.
Nell'ambito delle varie dimensioni che la R&S può assumere, particolarmente generoso è stato il sostegno della Comunità ai Programmi di promozione dell'Innovazione Tecnologica.
Un esempio di quanto detto in precedenza è perfettamente rispecchiato dall'art. 10 del Regolamento CEE n¡ 2083/93 del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, il quale provvede che l'1% della dotazione annuale del FESR venga riservata a progetti che "favoriscano sia le esperienze e la cooperazione in materia di sviluppo tra Regioni, sia azioni innovatrici". Tali progetti prediligono la struttura a rete in ogni fase della loro esecuzione.
Nell'Ottobre 1996, l'Euro Info Centre della CCIAA di Milano, ha partecipato alle selezioni per l'esecuzione di un progetto a valere sull'art. 10 del FESR, risultandone assegnatario. Questo progetto si concretizza nella promozione del trasferimento di tecnologie innovative nel settore tessile, in cinque Regioni dell'Unione Europea: Italia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Grecia.
Il progetto, denominato IFT (Innovative Finishing in Textile) si sviluppa parallelamente attraverso tre reti che ne assicurano la diffusione sul territorio, il supporto istituzionale e la dimensione europea.
Il primo anello è formato dai partner promotori del progetto, nominalmente due Università per Inghilterra (Nottingham Trent University) e Portogallo (Universidade Lusiada), un'associazione di imprese per la Spagna (Accondicionamiento Terrassense), due Centri Servizi all'Industria tessile per Grecia (Clotefi) e Italia (CentroCot) e un Ente Coordinatore (Euro Info Centre di Milano). La rete dei partner assicura una prospettiva europea nell'analisi e nella diffusione dell'output sul territorio, nonché la replicabilità del progetto attraverso l'esperienza acquisita.
La seconda rete concerne i Partners e le rispettive autorità regionali, i quali a loro volta vengono coinvolti finanziariamente ed istituzionalmente al supporto del progetto e ne assicurano un approccio bottom up. La presenza delle Autorità regionali assicura infatti che il progetto rispecchi le esigenze del territorio e ne realizza il perfetto inquadramento nei programmi di intervento predisposti dagli Enti regionali e nazionali competenti. Il supporto delle istituzioni è cruciale per dare eco e visibilità al progetto.
La terza rete è formata dalle 65 imprese che parteciperanno al progetto in veste di esecutori del trasferimento tecnologico, coadiuvati dalla presenza costante dei partner, che offriranno loro la propria consulenza.
E' importante notare come su questa rete si possano attivare altri programmi comunitari che sostengono finanziariamente la realizzazione di reti interaziendali per l'accesso alla ricerca come ad esempio il summenzionato programma Retex, realizzando cos una considerevole efficienza e una completa coerenza nella struttura dei finanziamenti comunitari e la realizzazione dei suoi obiettivi.
Al termine del progetto alle aziende sarà stata data l'opportunità di attingere dal bacino di conoscenze e competenze tecnologiche e di mercato di tutti i partner impegnati nel progetto, nonché di consolidare i rapporti e avviare alleanze strategiche con imprese di altri Stati.
La struttura a rete non si realizza solo nella scelta dei partecipanti, ma anche nella modalità di gestione del progetto che esige il coordinamento e l'attiva partecipazione di tutti i soggetti in ogni fase.
In particolare i partner si impegnano, attraverso la sottoscrizione di un accordo che eleva la Partnership alla forma giuridica di Consorzio e attraverso la costituzione di due Commissioni, una strategico-amministrativa e una tecnica, alla piena collaborazione e alla concertazione degli interventi.
Il collegamento di tutti gli attori che partecipano all'IFT permette in primo luogo la raccolta, la circolazione e la conseguente elaborazione dei dati, nonché la diffusione dei risultati in modo ampio ed efficace.
La diffusione e la trasparenza dei risultati conseguiti, vengono garantite inoltre dalla creazione di un sito Internet appositamente dedicato sul quale i partner immetteranno tutte le informazioni utili alle aziende partecipanti ed a quantaltri siano interessati ad attingere dall'esperienza IFT. Questo meccanismo di trasmissione sarà in grado di garantire la conoscenza e la moltiplicazione delle esperienze acquisite in realtà pronte ad accoglierle.
Come appena dimostrato, attraverso il sostegno di una struttura organizzativa a rete il progetto IFT realizza un sistema dove le informazioni e le opportunità economiche circolano in un network che permette di superare le difficoltà di comunicazione, la mancanza di trasparenza, le differenze linguistico-culturali, la distanza geografica fino a costruire un'Europa unita delle opportunità e dello sviluppo.

RETI E INNOVAZIONE TECNOLOGICA
La partecipazione a un progetto di innovazione tecnologica della Commissione Europea è subordinata al rispetto di una serie di requisiti, tra i quali il coinvolgimento di più enti (imprese, università o centri di ricerca) appartenenti a diversi Paesi membri della Unione Europea. La rete entra quindi come elemento essenziale per la partecipazione ai programmi di innovazione tecnologica e gioca un ruolo chiave sia nell'approvazione del progetto che nella determinazione del successo dello stesso.
Da una parte per il finanziamento di un progetto da parte della Commissione sono importanti elementi della rete quali: la dimensione europea del consorzio, comprovata capacità ed esperienza nel settore di riferimento, risorse finanziarie adeguate.
Da un'altra, per assicurare la riuscita del progetto è necessario che tra i partner vengano condivisi sia l'obiettivo del progetto che le modalità per raggiungerlo, vengano attribuiti dei compiti in modo chiaro e individuate idonee fonti di finanziamento.
Questi due diversi fattori dell'"effetto rete" sono riscontrabili nei due progetti - qui di seguito presentati - che hanno coinvolto come partner l'Euro Info Centre nell'ultimo biennio: il progetto F.I.S.I., che si è appena concluso, ed il progetto S.M.A.R.T., che sta per iniziare.

I PROGETTI F.I.S.I. E S.M.A.R.T.
Il progetto F.I.S.I. - acronimo per Finlandia, Irlanda, Scozia e Italia - si colloca nell'ambito delle Misure di accompagnamento al Quarto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (1994-98).
Si tratta di una delle azioni pilota transnazionali finanziate dalla Commissione Europea, Direzione Generale XII allo scopo di promuovere la partecipazione di piccole e medie imprese ai programmi di ricerca europei. In totale, tra il 1996 e il 1997 sono state avviate 20 azioni pilota, coinvolgendo oltre 80 organismi che si occupano di ricerca e sviluppo nei 15 Paesi membri.
In particolare, il progetto F.I.S.I. si è focalizzato sui settori delle tecnologie dei materiali e delle tecnologie della produzione, nel quadro del Programma Brite-Euram III. Il progetto, che si è svolto nel periodo compreso tra il giugno 1996 e il giugno 1997, si è articolato in quattro fasi, in parte sovrappostesi temporalmente: identificazione e primo contatto con PMI potenzialmente interessate, analisi delle idee progettuali e ricerca partner, sviluppo del progetto e assistenza nella presentazione della proposta. Il contatto tra i partner e, quindi, la scelta delle aree europee da coinvolgere in questa azione, è derivato da contatti pregressi nati all'interno del gruppo degli EIC specializzati in R&S.
Al progetto F.I.S.I hanno partecipato, oltre al coordinatore - l'Euro Info Centre di Glasgow, TEKES - Centro tecnologico finlandese, Forbairt di Dublino, FAST e l'EIC della CCIAA di Milano. Il progetto si è concluso nel giugno 1997 con esito molto favorevole: oltre 3.600 aziende coinvolte nei quattro Paesi, 130 idee progettuali prese in considerazione, 220 espressioni di interesse circolate tra i partners, per un totale di 36 progetti presentati alla Commissione Europea.
La partnership transnazionale è stata fondamentale perché ha messo in contatto aziende interessate a uno stesso progetto di ricerca, permettendo quindi di completare il consorzio, elemento fondamentale per poter presentare il progetto in Commissione.
La stessa Commissione ha rilevato che senza le azioni transnazionali di promozione il numero di progetti di ricerca e sviluppo presentati nell'ambito delle Misure di stimolazione tecnologica per piccole e medie imprese sarebbe stato notevolmente inferiore. Inoltre, sono stati rafforzati i contatti in vista di possibili iniziative comuni in futuro, sono state scambiate informazioni e casi di best practice tra i partner. Non si devono inoltre dimenticare gli effetti a lungo termine del progetto, in quanto alcuni contatti sono ancora in pieno svolgimento e potranno portare dei risultati in futuro.
Il progetto S.M.A.R.T. - Improving SMEs Access to Research Results through Transnational Technology Marketing - si propone di fornire alle PMI europee un migliore accesso alle tecnologie sviluppate nei laboratori di ricerca finanziati con fondi pubblici di altri Paesi europei, per rafforzare la loro competitività. In questo progetto sperimentale di cooperazione, i partner vogliono testare un approccio di marketing tecnologico che è già stato introdotto con successo in alcuni Paesi a livello nazionale, per darne un'ampia diffusione a livello europeo. Presentato alla Commissione Europea - Direzione Generale XIII nell'ambito del programma Innovation - Servizi e reti europee con il secondo bando lanciato nel settembre 1996, è stato approvato dalla Commissione nell'aprile 1997 con altri 15 progetti.
Oltre al proponente principale, VDI/VDE - Centro per l'informazione tecnologica di Teltow (Germania), partecipano al progetto altri quattro partner di Paesi membri dell'Unione Europea: The Technology Exchange Ltd. di Bedford (Inghilterra), Danish Technology Transfer di Vedbaek (Danimarca), CEA-LETI Laboratorio di elettronica di tecnologia e strumentazione (Francia), FAST ed EIC della CCIAA di Milano.
La durata prevista per il progetto è di 24 mesi che decorreranno dalla firma del contratto con la Commissione Europea, prevista entro fine anno 1997. Il progetto si articola in sei fasi:1) definire le attività che, svolte a livello nazionale, possono contribuire al marketing tecnologico della rete; 2) analisi dei bisogni tecnologici a livello nazionale per trovare il giusto match tra bisogni e applicazioni; 3) definizione del formato standard per la descrizione dei bisogni e delle applicazioni da utilizzare per il trasferimento tecnologico; 4) promozione del trasferimento tecnologico; 5) contrattazione trasnazionale e implementazione della tecnologia; 6) discussione di case studies.
In questo caso, la partecipazione di Euro Info Centre e FAST a reti europee - quali le reti degli Euro Info Centre, OPET e degli Innovation Relay Centre - è stata l'input che ha consentito di essere coinvolti nel progetto.

RETI LOCALI E QUALITÀ DEI SERVIZI
L'organizzazione a rete è ormai divenuta una modalità di sviluppo abituale per le imprese. La necessità di adattarsi a crescenti livelli di complessità, in termini di accelerazione dei processi di cambiamento, estensione dei mercati e incremento della pressione competitiva in condizioni di minori risorse disponibili, hanno spinto energicamente verso forme di organizzazione più flessibili e meno impegnative (soprattutto dal punto di vista finanziario). In queste organizzazioni i partecipanti condividono una parte delle proprie risorse all'interno di un progetto comune che non sarebbe altrimenti raggiungibile a parità di costo.
Questo modello organizzativo, anche grazie all'incondizionato supporto che ha ottenuto nella letteratura economica e nelle teorie di management, ha finito per contagiare inevitabilmente anche alcuni rami della Pubblica Amministrazione che, con modalità differenti, hanno tentato questa via per fornire servizi a maggiore valore aggiunto. Tale modello organizzativo nella Pubblica Amministrazione risulta molto più difficilmente implementabile in maniera efficace per almeno due ordini generali di problemi. Da una parte, la PPAA ha tradizionalmente una struttura gerarchica che mal si concilia con l'organizzazione a rete. Questa richiederebbe una distribuzione di ruoli e responsabilità in funzione delle capacità di operare con maggiore efficacia per il conseguimento dell'obiettivo prescelto, attraverso una leadership che si giustifica in base alle competenze piuttosto che a qualsiasi altro criterio precostituito (dimensione, ruolo istituzionale, competenza territoriale, etc.). Il problema in questo caso non è semplicemente quello di assegnare il ruolo di leader, ma quello di saper mobilitare delle risorse attraverso metodologie e strumenti che esulano dal normale bagaglio di qualsiasi PPAA. Questa considerazione ci porta a un secondo ordine di problemi. La tradizionale struttura della PPAA, organizzata rigidamente per funzioni e per aree territoriali, impedisce lo sviluppo di una logica sistemica, ovvero della capacità di considerare l'interazione tra tutti i processi che devono convergere per il conseguimento dell'obiettivo prefissato. Questa disabitudine a considerare il proprio ruolo in rapporto con quello degli altri soggetti è un ostacolo drammatico per lo sviluppo di sistemi a rete in cui la capacità di integrare e coordinare risorse, ruoli e competenze è l'elemento fondamentale per il successo.
Molto spesso ne consegue che il lancio di progetti di rete da parte della PPAA è accompagnato più da rumore che da risultati; poiché la mancanza di questi ultimi non è mai stata per la PPAA un elemento di valutazione, tale realtà non genera di solito particolare scalpore contribuendo al proliferare di reti regionali, nazionali o internazionali che spesso sono tenute assieme solo da un accordo formale, assunto dai vertici, piuttosto che da una comunanza di obiettivi, procedure e linguaggi condivisi a livello operativo.
Non sfuggiva a queste considerazioni anche la rete di Euro Info Centre promossa presso tutte le Camere di Commercio della Lombardia dall'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano in collaborazione con Unioncamere Lombardia. L'idea di fondo era quello di replicare i servizi offerti dall'Euro Info Centre di Milano rendendoli disponibili presso le altre Camere di Commercio con un coordinamento centrale garantito da Unioncamere. Tale progetto, definito "Rete Regionale Euro Info Centre" ha negli anni subto diversi interventi di recupero o di rilancio (attraverso la formazione del personale, lo sviluppo di azioni promozionali, l'assistenza di consulenti esterni, la produzione di strumenti informativi ad hoc anche su supporto informatico, ecc.) che hanno in realtà avuto risultati estremamente diversificati e dipendenti esclusivamente dalla volontà della singola Camera di promuovere il servizio se non addirittura dalla buona volontà degli addetti.
A partire dal 1996, nell'ambito dello sviluppo della politica di qualità, l'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano ha necessariamente dovuto intervenire anche sulla Rete Regionale per due ordini di motivi. Il primo è certamente da ricondurre all'esigenza sempre più sentita da parte del mondo della PPAA di acquisire maggiore capacità di produrre valore per i propri utenti. Soprattutto per chi opera a diretto contatto con le imprese, è evidente che in una prospettiva evolutiva generale (diminuzione delle risorse disponibili, omogeneizzazione dei mercati e "concorrenza" tra pubbliche amministrazioni, trasparenza e controllo sull'attività della PPAA, ecc.) non è più concepibile una Pubblica Amministrazione che si limiti a erogare quanto previsto dalla legge a fronte di una tassazione e indipendentemente dalle specifiche richieste degli utenti. Senza arrivare a episodi di contestazione e sciopero fiscale, l'attitudine di tutte le componenti della PPAA a intervenire per "migliorare la qualità dei servizi" è una tendenza evidente e incontrovertibile (oltre che assolutamente auspicabile). Questa considerazione è ancora più vincolante per quei servizi che l'Ente pubblico eroga alle imprese anche se non previsti esplicitamente dalla legge. é chiaro che questi servizi, la cui fornitura o il cui utilizzo non costituiscono né un obbligo per l'Ente erogante né tantomemo un dovere per l'utente (al contrario per esempio, delle attività legate al Registro delle Imprese) se non vengono percepiti come "produttori di valore" da parte degli utenti non hanno alcuna ragione di esistere.
La seconda ragione per riprendere seriamente in mano il tema della rete regionale è più specificamente legata alla natura degli Euro Info Centre; tali centri, infatti, sono ufficialmente riconosciuti dalla Commissione europea solo a fronte di un contratto diretto tra un Ente Ospitante (nel nostro caso la Camera di Commercio) e la DGXXIII della Commissione europea (politiche d'impresa). A seguito di un nuovo contratto tra gli Euro Info Centre ufficiali e la Commissione nel 1997 sono state rafforzate le richieste di controllo sull'attività delle sottoreti regionali (ovvero quelle formate dai cosiddetti Relay Centre, degli Euro Info Centre che non hanno un contratto diretto con la Commissione ma sono autorizzati a utilizzare nome e logo in quanto dipendenti da un Euro Info Centre ufficiale) che in molti casi si sono sviluppate al di fuori di qualsiasi controllo portando a un utilizzo indiscriminato del nome e del logo Euro Info Centre. Poiché gli uffici della rete regionale utilizzano nome e logo Euro Info Centre sotto la responsabilità dell'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano, risulta evidente la necessità di quest'ultimo di assumere un maggiore controllo sulla loro attività superando una fase durante la quale ciascuna Camera di Commercio lombarda gestiva il proprio Euro Info Centre in maniera del tutto autonoma non solo rispetto al resto della rete ma anche rispetto alle indicazioni della Commissione europea.

OBIETTIVI
Il primo passaggio fondamentale è stata la definizione di tre obiettivi di lungo periodo della rete regionale da parte dell'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano. Tali obiettivi, riportati di seguito, costituiscono il fuoco dello sviluppo di qualsiasi attività da parte della rete e sono stati comunicati alla rete al fine di aggregare attorno a essi il consenso unanime dei partecipanti:
- realizzare una rete di uffici, il più possibile presenti sul territorio regionale, in grado di offrire un servizio di informazione e assistenza sui temi comunitari coerente con gli standard richiesti dalla DGXXIII;
- formare questi uffici a operare come rete integrata, capace di sviluppare in maniera coordinata singole iniziative;
attivare delle procedure per un costante miglioramento della qualità dei servizi offerti.
Questi obiettivi, come si può notare, specificano chiaramente la direzione verso la quale il sistema deve evolvere, ma non impongono alcun vincolo quantitativo poiché non esistono le condizioni per fornire tali elementi, che si ridurrebbero a desideri slegati dalla realtà e senza nessuna concreta possibilità di realizzazione. Il secondo passaggio è stato rappresentato dalla definizione di un accordo tra l'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano e le singole Camere di Commercio interessate a proseguire la gestione di un servizio di Euro Info Centre presso la propria sede. Tale accordo risponde all'esigenza di dare un segnale forte di impegno per la rete regionale: da una parte, l'EIC si assume maggiori responsabilità, dall'altra ogni Camera di Commercio evidenzia ruolo e missione dei propri Euro Info Centre. L'elemento fondamentale di questo accordo è la Carta dei Servizi. Questo strumento sempre più diffuso nella PPAA e in alcuni casi formalizzato per legge, nasce tradizionalmente come garanzia nei confronti del cittadino/utente nei suoi rapporti con l'Ente erogatore di servizi (tipicamente Azienda Energetica, USL, scuola, etc.). Nel caso della rete regionale, la Carta dei Servizi assume nuovi significati e si inserisce in una prospettiva dinamica legata allo sviluppo di una politica della qualità.
Il primo aspetto resta la dichiarazione pubblica dei servizi che vengono erogati, con la definizione di alcune specifiche di qualità di base, al fine di tutelare l'utente; l'Ente specifica i propri servizi, e si impegna a garantirne l'erogazione secondo criteri e norme di comportamento predefinite, segnalando le modalità di accesso all'informazione e reclamo per l'utente.
Il secondo aspetto della Carta dei Servizi, peculiare di questo approccio, è che rappresenta un impegno formale della singola Camera di Commercio verso l'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano e attraverso questo verso la Commissione europea. All'assunzione di responsabilità verso gli utenti si affianca cos un'assunzione di responsabilità per quanto riguarda l'erogazione dei servizi (e quindi la disponibilità delle risorse qualificate per farlo) verso l'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano che ne è responsabile verso la Commissione europea. é su questo impegno che verrà effettuata un'azione di monitoraggio e di auditing per verificare il costante rispetto degli impegni assunti.
Il terzo aspetto, di importanza fondamentale, è dinamico. La Carta dei Servizi fotografa le capacità attuali di ogni singolo Relay Centre e costituisce la base per la definizione di un programma di miglioramento continuo della qualità dei servizi offerti per quanto riguarda la loro natura, le modalità di erogazione, etc. Se l'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano ha stabilito la struttura generale della Carta dei Servizi, sono infatti i singoli Relay Centre che ne hanno dettagliato il contenuto sulla base di un'analisi dei propri processi. L'identificazione di un obiettivo, la conoscenza dei processi, l'utilizzo di una serie di strumenti logici forniti attraverso la formazione e l'ombrello garantito dalla convenzione con l'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano sono gli elementi che garantiscono il processo di miglioramento dei servizi nell'ambito di una vera e propria strategia di rete.
Questi ultimi elementi ci consentono di formulare alcune considerazioni più generali. La costituzione di reti è certamente un fenomeno che risponde a esigenze precise dell'attuale contesto economico ma troppo facilmente viene sottovalutato nella sua complessità. La leggerezza e flessibilità delle reti troppo spesso anziché essere un elemento di forza si trasforma in superficialità dell'approccio, in mancanza di contenuti e risultati.
Proprio perché caratterizzate da poco hardware, le reti richiedono molto software che significa soprattutto obiettivi identificati e condivisi e capacità sistemica.
L'esperienza avviata dall'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano costituisce un esperimento pilota mirante a dare contenuto al termine di "rete" attraverso la creazione di un sistema regionale di produzione di servizi percepiti di valore da parte delle imprese. Questo non solo implica l'assunzione di impegni specifici da parte dei singoli soggetti coinvolti (adesione agli obiettivi, Carta dei Servizi che vincola a determinati parametri di erogazione) ma anche la capacità di sviluppare un'azione coordinata a livello regionale che dia senso al termine di rete regionale, che non può essere l'insieme di punti singoli, anche se questi in prospettiva operassero secondo criteri di omogeneità ed eccellenza. Il concetto stesso di rete implica un'interazione di più soggetti finalizzata al conseguimento di un obiettivo comune: nella realtà, soprattutto della PPAA, quante volte questa considerazione è una base di partenza per la realizzazione di una rete? Quante volte vengono creati dei meccanismi di analisi del funzionamento della rete e di miglioramento, fondati sulla conoscenza dei processi reali? Come abbiamo anticipato, l'adesione al modello di funzionamento a rete per fornire i vantaggi teorizzati richiede il superamento sia di logiche che sono proprie della PPAA sia di comportamenti che sono comuni alla maggior parte dei soggetti economici, sia pubblici che privati. Proprio perché si viene a collocare all'interno di un Ente pubblico, a stretto contatto delle imprese e caratterizzato da un periodo di forti trasformazioni, come la Camera di Commercio, ci sembra che il tentativo che sta compiendo l'Euro Info Centre della Camera di Commercio di Milano sia meritevole di attenzione per le modalità innovative che utilizza e che potrebbero aprire nuove prospettive per un efficiente sviluppo delle modalità di organizzazione a rete nell'ambito della PPAA.