Impresa & Stato n°41
AIUTARE IL LAVORATORE A ORIENTARSI
di
PIERO ICHINO
Dalla carenza dei servizi alla nuova rete nazionale,
per collegare in modo organico le risorse per l'impiego.
U
na macroscopica stortura del nostro attuale sistema
di tutela del lavoro - che penalizza in primo luogo e in modo
più grave gli esclusi dal lavoro, ma indebolisce sensibilmente
anche il potere negoziale individuale degli occupati, favorisce
il fiorire dell'economia sommersa, e ha certamente un (sia pur
marginale) effetto depressivo sui livelli occupazionali - è
costituita dal difetto pressoché totale di assistenza al
lavoratore nella ricerca dell'occupazione.
Il giovane in cerca di primo impiego, o il capo-famiglia
disoccupato da anni, oggi sono totalmente abbandonati a se stessi
in un mercato del lavoro grande e complesso; il loro orizzonte
è limitatissimo, ed è proprio questo a porli in
una condizione di grande debolezza nei confronti della controparte,
quando ne trovano una disposta a prendere in considerazione la
loro offerta di lavoro: entrambi sono oggi sovente costretti ad
accettare occupazioni occasionali, precarie, irregolari e mal
retribuite, per difetto di conoscenza delle alternative esistenti
e di capacità di raggiungerle. Ma essi avrebbero per lo
più il potere effettivo di rifiutare tali condizioni di
lavoro se disponessero di servizi efficienti, capaci di porli
in condizione di perfezionare la propria offerta di lavoro in
relazione alla domanda effettivamente esistente e di porli in
contatto con tutte le imprese potenzialmente interessate alla
loro prestazione.
Mentre per un verso questi servizi oggi non sono
offerti dagli uffici di collocamento pubblici - i quali sono capaci
di porre in comunicazione tra loro soltanto una percentuale minima
della domanda e dell'offerta di lavoro, e solo nei settori del
lavoro meno qualificato - per altro verso il regime di monopolio
statale vieta a qualsiasi altro soggetto (ente locale, scuola,
sindacato, associazione di volontari, impresa) di attivarsi su
questo terreno. E il sistema della formazione professionale gestito
dalle Regioni è per gran parte gravemente inadeguato ai
suoi compiti.
In un Paese industriale avanzato il mercato del lavoro
è una realtà troppo complesssa per poter essere
costretta in un unico canale, attrezzata con un unico servizio
di mediazione tra domanda e offerta, foss'anche il più
efficiente. Non si può dunque seriamente pensare di risolvere
il problema limitandosi a rivendicare una maggiore efficienza
del servizio pubblico. Occorre invece convincersi che qualsiasi
fonte di informazione sulla domanda e/o sull'offerta di lavoro,
qualsiasi "antenna" capace di captare i segnali provenienti
dal mercato, qualsiasi canale di comunicazione è una risorsa
preziosa. Lo è, ovviamente, a una condizione: che ogni
operatore sia disposto a svolgere la propria attività di
servizio e/o osservazione nel mercato alla luce del sole, ponendo
a disposizione del servizio pubblico tutti i dati di cui via via
entra in possesso. La linea di discrimine tra iniziative utili
e iniziative socialmente pericolose, quindi vietate, deve correre
soltanto tra chi opera in modo trasparente, comunicando i dati
di cui dispone, e chi no.
LA NUOVA RETE NAZIONALE
Si tratta dunque di por mano alla creazione di una
grande e articolata rete di servizi, caratterizzata al tempo stesso
dalla cooperazione e dalla concorrenza tra iniziativa pubblica
e privata, nella quale possano essere valorizzate tutte le energie
e le risorse disponibili, collegate con il servizio pubblico mediante
una grande rete informatica e telematica.
La realizzazione di questa rete sarebbe possibile
a costo zero nell'arco di brevissimo tempo se l'autorità
pubblica competente (oggi il Governo nazionale, domani le Regioni
a cui la competenza in materia verrà attribuita nel quadro
della riforma in cantiere) fosse capace di valorizzare e sfruttare
appieno a proprio vantaggio il know-how posseduto dalle grandi
imprese da tempo operanti in questo settore negli altri Paesi
europei: la legge potrebbe obbligare tutti gli operatori interessati
ad aderire a un consorzio (il cui funzionamento sarebbe finanziato
esclusivamente dai loro contributi), al quale sarebbe affidata
la gestione tecnica della rete, nel quadro di una disciplina semplice
e rigorosa. La licenza amministrativa necessaria per lo svolgimento
dell'attività di servizio nel mercato del lavoro dovrebbe
essere condizionata dalla legge, oltre che alla gratuità
di fruizione del servizio stesso da parte dei lavoratori, anche
all'inserimento dell'operatore nella rete così costituita,
con l'obbligo di immediata immissione nella rete stessa di tutti
i dati relativi alle singole domande e offerte di lavoro, esclusi
soltanto i nomi e i recapiti dei soggetti interessati. Questo
garantirebbe, da un lato, che ogni domanda e ogni offerta si rivolga
virtualmente a una platea di possibili destinatari estesa all'intero
territorio nazionale, o almeno regionale; e consentirebbe, d'altro
lato, al servizio pubblico e al sindacato di conoscere i flussi
della domanda e dell'offerta in tempo reale. Su queste linee risulta
che il Ministero del Lavoro si stia oggi muovendo; ma destano
qualche preoccupazione le notizie che ne provengono circa la perdurante
velleità del Ministero stesso - oggi sprovvisto persino
di un terminale collegato a Internet, abilitato alla rice-trasmissione
della posta elettronica - di gestire direttamente la nuova rete:
l'esperienza disastrosa del "Teleporto" non ha dunque
insegnato nulla?
Con il supporto indispensabile di una rete ben funzionante,
utili punti di incontro fra domanda e offerta di lavoro e di intervento
selettivo a sostegno di determinati segmenti dell'offerta di manodopera
possono essere attivati, oltre e talora meglio che dalle imprese
operanti a fini di lucro, anche dalle amministrazioni comunali,
provinciali e regionali, dalle Camere di Commercio, dalle università,
dagli istituti scolastici, dai centri di formazione professionale,
da associazioni e cooperative di volontariato; ma soprattutto
dalle sedi sindacali territoriali e da centri cogestiti dal sindacato
con le associazioni imprenditoriali di settore. Occorre che venga
generalizzata ed estesa a tutti i servizi per l'impiego l'esperienza
degli "enti bilaterali" che ormai da anni operano -
con crescente successo - nel settore dell'artigianato per la formazione
professionale e per il sostegno del reddito dei lavoratori temporaneamente
sospesi dal lavoro: a questo tende una disposizione - rimasta
peraltro di fatto quasi del tutto ignorata e disapplicata - inserita
inizialmente nel D.L. 14 giugno 1995 n. 232 e successivamente
ripresa nelle sue reiterazioni, che, prevedendo la possibilità
di attribuzione mediante convenzione della facoltà di esercizio
dei servizi di collocamento agli enti bilaterali, costituisce
un primo riconoscimento legislativo esplicito della fine del regime
di monopolio statale di questi servizi. Ma - se si escludono alcune
rare iniziative, rimaste del tutto isolate - le organizzazioni
sindacali e imprenditoriali non sembrano aver raccolto questo
invito del legislatore.
Nella stessa direzione sembra muoversi l'istituzione
del nuovo "Organismo bilaterale nazionale per la formazione"
a opera dell'accordo stipulato da CGIL-
CISL-UIL e Confindustria il 12 febbraio 1996; ma
anche su questo terreno si registra un pesante ritardo nella fase
di attuazione.
IL JOB SELF-SERVICE
Presso ogni sezione circoscrizionale per l'impiego,
ogni camera del lavoro e/o sede locale di "ente bilaterale",
potrebbe essere istituito un centro di consultazione della banca-dati
alimentata dalla rete nazionale, aperto gratuitamente a tutti
i possibili interessati: un vero e proprio grande job self-service
informatico diffuso in modo capillare in tutto il Paese. Ogni
lavoratore dotato dei requisiti professionali necessari sarebbe
effettivamente in grado di concorrere alla copertura di qualsiasi
posto di lavoro la cui vacanza sia stata pubblicizzata attraverso
la rete; e, viceversa, ogni datore di lavoro potrebbe porsi in
contatto con tutti i lavoratori che cerchino un posto attraverso
un qualsiasi centro di servizio, pubblico o privato.
Sarebbe, beninteso, velleitario proporsi l'obiettivo
di una rete di servizi capace di canalizzare la totalità
degli incontri fra domanda e offerta nel mercato del lavoro: i
canali informali, le reti parentali, la ricerca porta-a-porta
conserveranno sempre un loro ruolo insostituibile in questo campo.
Tuttavia è realistico, e al tempo stesso necessario, proporsi
di ridurre l'importanza di questo ruolo, a vantaggio di una rete
di servizi di incontro fra domanda e offerta facilmente accessibili
per chiunque, innanzitutto perché questi possono contribuire
in modo decisivo a fluidificare tale incontro e a rendere possibile
una più raffinata selezione reciproca tra datori e prestatori
di lavoro; ma anche perché la libera e gratuita accessibilità
di tali servizi da parte di tutti i lavoratori è indispensabile
per una equa redistribuzione delle occasioni di lavoro a vantaggio
di quelli (e sono molti) ai quali non è dato, o è
più difficile che per altri, l'accesso ai canali informali
e che non dispongono di reti parentali, o dispongono di reti poco
estese. Per questo aspetto non è forse esagerato considerare
il job self-service come elemento essenziale del tessuto democratico,
garanzia di uguaglianza effettiva tra i cittadini.
Se la nuova rete di servizi pubblici e privati fosse
capace di canalizzare - e quindi rendere immediatamente visibili
- anche soltanto un terzo del totale degli incontri fra domanda
e offerta di lavoro, questo costituirebbe un risultato di enorme
rilievo: vorrebbe dire, per esempio, che nella circoscrizione
di Milano, sui circa duecentomila posti di lavoro che risultano
vacanti e vengono coperti con altrettanti contratti ogni anno,
sessanta o settantamila sarebbero conoscibili prima della copertura;
a qualsiasi lavoratore sarebbe data la possibilità concreta
di candidarsi a uno o più tra questi; e a tutti i lavoratori
interessati ad avvalersene potrebbe essere offerto un servizio
di consulenza e assistenza nella negoziazione con la controparte.
La garanzia di conoscibilità di tutte le opportunità
occupazionali effettivamente offerte dal mercato, di condizioni
di simmetria di informazione tra imprenditori e lavoratori, di
trasparenza del contesto in cui essi negoziano tra di loro e di
assistenza qualificata nella negoziazione può assicurare
l'equità sostanziale della transazione, soprattutto nel
settore del lavoro autonomo e delle nuove professioni emergenti,
là dove sia strutturalmente impossibile - o comunque si
ritenga non opportuno - applicare la vecchia tecnica dell'imposizione
di uno standard di trattamento per mezzo della norma inderogabile.
Così come, in queste zone del mercato, più e meglio
che con l'imposizione di un modello standard, l'uguaglianza tra
i lavoratori può essere perseguita col garantire la parità
tra i lavoratori nell'accesso alle informazioni che contano e
ai servizi di formazione professionale.
FORMAZIONE MIRATA E ORIENTAMENTO
L'istituzione della rete nazionale per il collegamento
informatico tra le agenzie pubbliche e private di collocamento
può inoltre costituire la premessa per una ristrutturazione
radicale del sistema della formazione e riqualificazione professionale.
Una delle cause principali dell'inefficienza di tale sistema sta
proprio nel difetto di conoscenza, da parte di chi organizza il
servizio, della domanda effettiva di manodopera operaia e impiegatizia
espressa dalle imprese e degli skill shortages, cioè dei
profili professionali per i quali manca un'offerta quantitativamente
e qualitativamente adeguata alla domanda; se invece i servizi
pubblici e privati preposti alla formazione e riqualificazione
professionale, collegati in rete con tutti i soggetti operanti
nei vari segmenti del mercato, potessero conoscere con immediatezza
e in modo analitico gli squilibri fra domanda e offerta, essi
sarebbero in grado di attivare di volta in volta iniziative specificamente
mirate alle esigenze effettive delle imprese, contribuendo così
nello stesso tempo all'incremento del volume produttivo e delle
occasioni di lavoro.
Analogamente, l'istituzione della rete può
costituire anche la premessa per un rilancio su larga scala e
per la necessaria capillarizzazione dei servizi di orientamento
professionale: la conoscibilità in tempo reale dei flussi
della domanda e dell'offerta di lavoro consentirebbe infatti agli
operatori di questi servizi di segnalare ai giovani in fase di
uscita dalla scuola, e in generale a tutti i soggetti interessati,
gli itinerari di formazione o riqualificazione specifica, ma anche
di mobilità professionale e geografica, che garantiscono
in concreto gli sbocchi professionali più adatti a ciascuno,
in un dato momento e in una data zona.
Tutti i giovani dovrebbero inoltre essere istruiti
dal servizio di orientamento sulle modalità di accesso
diretto ai dati forniti dalla rete nazionale, al grande job self-service,
in modo da essere posti in grado di servirsene autonomamente in
qualsiasi momento.
La rete consentirebbe, in sostanza, di realizzare
il collegamento organico tra i servizi di collocamento, fino a
oggi di competenza statale, e quelli di formazione e orientamento
professionale, di competenza regionale (art. 117 Cost.) senza
necessità né di una riforma costituzionale e indipendentemente
dalla delega delle funzioni statali in materia di collocamento
alle Regioni.
IL "LAVORO ATIPICO"
L'attivazione di un siffatto sistema di servizi per
l'impiego, reso organico non dall'unitarietà delle strutture
amministrative ma dal collegamento in rete fra tutti gli operatori,
è necessaria non soltanto per rafforzare la posizione nel
mercato di tutti i lavoratori, oggi penalizzati, in Italia più
che altrove, dalla carenza dei servizi di informazione, orientamento,
formazione e assistenza alla mobilità professionale e geografica,
ma anche per rendere più efficiente il mercato del cosiddetto
"lavoro atipico", favorendo la ricerca reciproca e l'incontro
fra domanda e offerta di prestazioni non modellate secondo lo
schema ordinario del lavoro a tempo pieno e indeterminato.
Oggi, nell'immenso formicaio del mercato del lavoro
nazionale, sono numerosissimi i prestatori di lavoro - soprattutto
donne e giovani - che sarebbero ben disponibili o addirittura
aspirerebbero a un rapporto di lavoro a metà tempo o a
tempo ridotto, o a forme di organizzazione del tempo di lavoro
oggi inconsuete, quali la "settimana cortissima" di
quattro giorni, il c.d. "contratto week-end", il job
sharing, il tele-lavoro, o certe forme spinte di flexi-time; e
per converso sembrano destinate a moltiplicarsi le imprese interessate
a tali forme di organizzazione del tempo di lavoro, in funzione
di particolari esigenze tecniche o dell'incremento delle fasce
orarie di sfruttamento degli impianti. Ma queste domande e offerte
di lavoro non possono che stentare a incontrarsi in un mercato
privo di canali specificamente a esse dedicati; e così
accade che, proprio nel momento in cui più acutamente è
percepita la desiderabilità di una riduzione dei tempi
individuali di lavoro in funzione della redistribuzione dell'occupazione,
il difetto di circolazione delle informazioni finisca coll'ostacolare
la riduzione dell'orario settimanale medio di lavoro e col costituire
un fattore di stabilizzazione e conservazione del vecchio modello
standard del lavoro a tempo pieno. Il grande job self-service
informatico di cui si è detto avrebbe presumibilmente l'effetto
di favorire e fluidificare l'incontro fra queste domande e offerte,
contribuendo così in modo determinante allo sviluppo della
révolution du temps choisi e alla riduzione degli orari
di lavoro medi effettivi.
Dall'attivazione del job self-service informatico
potrebbero poi avvalersi non solo coloro che offrono o cercano
prestazioni subordinate, ma anche coloro che offrono o cercano
prestazioni autonome, e in particolare le collaborazioni a carattere
coordinato e continuativo: un settore del mercato del lavoro,
questo, nel quale il lavoratore è ancor più abbandonato
a se stesso di quanto non lo sia nel settore del lavoro dipendente.
Certo, lo sviluppo del mercato della flessibilità
ed elasticità del tempo di lavoro e delle forme di "lavoro
atipico", così come la facilitazione dell'incontro
fra domanda e offerta nel settore del lavoro para-subordinato,
avrà inevitabilmente l'effetto di incrementare il ruolo
della negoziazione individuale nella regolamentazione dei rapporti
di lavoro, con un effetto potenzialmente erosivo dell'area riservata
all'autonomia collettiva. Ma questo effetto sta già progressivamente
producendosi da almeno quindici anni e chiudere gli occhi su di
esso non serve certo a bloccarlo. Viceversa, il fare emergere
i flussi della domanda e dell'offerta in questo settore del mercato
può consentire un controllo assai più efficace sulla
regolarità dei rapporti di lavoro instaurati e una azione
più efficace contro il lavoro nero; la conoscenza diretta
e immediata dei flussi delle domande e delle offerte di lavoro
e del loro incontrarsi nel mercato reale - con la possibilità
di analisi approfondita anche delle rispettive caratteristiche
qualitative - assicurata dalla rete nazionale dei servizi per
l'impiego può costituire una risorsa preziosa per il sindacato:
la premessa per l'estensione della sua offerta di servizi e organizzazione
in settori del mercato del lavoro nei quali oggi esso è
del tutto assente e dai quali anche in futuro esso sarebbe altrimenti
destinato a rimanere escluso.
 
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