Impresa & Stato n°40
MODERNITA' DELLA RACCOLTA DEGLI USI COMMERCIALI
Le consuetudini
come specchio
delle vicende economiche:
l'azione delle
Camere di Commercio
di
UMBERTO
LOI
L'accentramento
e la registrazione degli usi è un compito che la legge affida alle
Camere di commercio e che, come è noto, si articola in diverse fasi
che precedono il momento conclusivo rappresentato dalla pubblicazione.
Dalla pubblicazione discende infatti la possibilità di utilizzare
la raccolta dei fatti e dei comportamenti registrati come fonte di diritto
senza necessità di dimostrazione nel caso concreto; "fino
a prova contraria", come recita l'art. 9 delle desposizioni sulla legge
in generale.
Anche in un ordinamento come il nostro, nel quale il diritto
consuetudinario è più debole rispetto ad ordinamenti di origine
consuetudinaria come ad esempio quello inglese, gli usi ed in particolare
quelli commerciali hanno significato ed importanza insopprimibili, che
la legge recepisce e disciplina in varia forma fissando gli schemi ordinamentali
per la raccolta e la registrazione, e disegnando i titoli - e quindi le
materie - che possono formare oggetto di raccolta e che specificamente
integrano la stessa normativa codicistica, come ad esempio accade nei casi
previsti dagli artt. 1340, 1374, 2078, 2240 c.c..
Quando si parla di usi e consuetudini in molti è forte il richiamo
ad istituti tipici della tradizione contadina ed alla pratica contrattuale
che affonda le due radici in tempi lontani.
Questa visione delle cose è in parte fuorviante perché
non cogli gli aspetti degli usi, particolarmente di quelli commerciali,
rivelatori del ruolo ricoperto dalle raccolte curate dalla Camera di Commercio
di Milano, nell'area di confine della legislazione, tanto importante nel
momento in cui i mercati provinciali e nazionali si aprono verso
l'esterno e debbono affrontare ed assorbire fenomeni, prassi contrattuali
e comportamenti non agevolmente inseribili negli schemi normativi offerti
dalla legislazione.
Per uscire dalle mere enunciazioni basti pensare ad alcune aree che
hanno interessato l'esperienza della Camera di Commercio di Milano negli
ultimi anni e che hanno rappresentato il luogo privilegiato di saldatura
fra la tradizione normativa italiana e gli istituti e clausole contrattuali
sorte e sviluppatesi in ordinamenti ed in tradizioni talvolta profondamente
diversi.
le raccolte degli usi in tema di leasing, factoring, franchising e
quelle ancora in fase di elaborazione relative alla regolazione di software,
non solo hanno permesso di preparare il terreno agli interventi normativi,
ma hanno contribuito direttamente al disegno della nuova disciplina codicistica,
come è ad esempio avvenuto a proposito della cessione dei crediti
d'impresa (factoring) regolata con norme specifiche solo con la legge 21
febbraio 1991 n. 52.
In altri casi quest'area di frontiera che staglia la modernità
della raccolta degli usi commerciali, si è estesa a materie destinate
ad essere regolate, almeno nel futuro prossimo, unicamente dalla reiterazione
di clausole uniformi ed, in definitiva, dagli usi commerciali anche con
un respiro indubbiamente sopra nazionale.
Tema al quale in anni non recenti (gennaio 1989), per iniziativa delle
Camere di commercio di Milano, è stato dedicato un convegno intitolato
appunto "attualità degli usi di borsa e del credito", affrontando
nel corso di questo i problemi legati alle prassi contrattuali sulle diverse
specie di garanzie bancarie internazionali e sui crediti documentari per
pagamento differito, nonché sulle garanzie a prima richiesta.
Questa attenzione che la Camera ha prestato alla raccolta di usi legali
all'introduzione di clausole e prassi contrattuali straniere, soprattutto
anglo-americane, ha permesso di stabilire quella intenzione, culturale
prima che pratica, fra le esperienze specifiche dei comitati tecnici,
che costituiscono la base di partenza della raccolta, e le norme registrate
dalla camera di commercio internazionale (C.G.I. - sigla inglese I.C.C.).
E' anche grazie a questo ponte culturale che gli istituti maturati
in contesti lontani da quello nazionale sono stati recepiti e tradotti
in clausole d'uso della pratica commerciale e per questa via hanno trovato
agevolmente ingresso prima nei formulari e nella pratica commerciale
e quindi nell'assetto logico-giuridico, necessariamente unitario, che presiede
la registrazione degli usi normativi e delle clausole d'uso.
Sotto diverso ma non meno significativo profilo deve essere rilevato
che la scelta della Camera di Commercio, operata ormai da molti lustri,
di raccogliere e registrare oltre agli usi normativi in senso stretto nei
settori dell'attività pratica, anche le clausole contrattuali d'usa,
si è rivelata vincente.
L'estensione della registrazione anche alle clausole d'uso (art. 1340
c.c.), superando l'esigenza di collegamenti specifici con i richiami legislativi
e regolamentari, inevitabile quando ci si riferisce agli usi normativi
in senso stretto, ha aperto all'esterno la raccolta, in qualche misura
facendole perdere la matrice localistica e da "economia curtense", malattia
antica delle registrazioni e pubblicazioni delle Camere di Commercio.
Questo salto qualitativo ha permesso e permette di superare la lettura
impropria della raccolta, che oggi ancor più di ieri, non è
destinata semplicemente e registrare la storia economica agricola ambrosiana
ed a specchiare le vicende del commercio al minuto, ma rappresenta un termometro
sensibile dell'area nuova che da molti anni caratterizza la Provincia di
Milano.
Sembra chiaro infatti che registrazione degli usi e pubblicità
degli stessi per conservare ed accrescere la propria funzione, devono riuscire
a tradurre e per così dire metabolizzare clausole e prassi di istituti
che il crogiuolo lombardo ha recepito e fatto propri.
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