Impresa & Stato n°40
LA COMPOSIZIONE DELLE CONTROVERSIE
I "servizi giustizia"della CdC di Milano
Mettere a disposizione delle imprese
strumenti rapidi ed efficienti,
che rispondano alle esigenze
del commercio,
sia nazionale che internazionale
di
STEFANO AZZALI
Nella fase
iniziale del Progetto Arbitrato (1986-1993), la Camera di Commercio di
Milano ha voluto offrire in modo il più possibile professionale
e tecnico un unico strumento: l'arbitrato commerciale. Per fare ciò,
è stata costituita, sotto forma di Azienda Speciale, la Camera Arbitrale
di Milano, con il compito specifico di mettere a disposizione delle imprese
un servizio di giustizia rapido ed efficiente, idoneo a rispondere alla
speditezza non solo del commercio nazionale ma anche di quello internazionale.
Le caratteristiche di tale istituto lo rendono adatto alle esigenze
di una fascia di soggetti che, avendo bisogno di giustizia e non trovandola
presso i tribunali, utilizzano strumenti alternativi in grado di definire
la lite con una vera sentenza (dopo un vero processo). L'arbitrato disciplinato
dal nostro codice di procedura civile è infatti strutturato in modo
tale da rappresentare una strada (anche se più rapida, flessibile
e tecnica) per giungere ad una definizione comunque "solenne" dei rispettivi
diritti e doveri. Si tratta di una forma di giustizia con la G maiuscola
e che, come tale, richiede alcuni adempimenti formali e determinati costi.
Oggi il contesto economico, sociale e normativo del nostro Paese è
cambiato. Assistiamo ad un aggravamento del problema giustizia, esteso
ormai ad ogni comparto economico ed avvertito da tutti i cittadini. Appare
evidente come lo Stato non sia più in grado di assicurare il funzionamento
del proprio apparato giudiziario e, conseguentemente, di rendere giustizia
civile. Tutti coloro che, a qualsiasi titolo, svolgono un ruolo nel mercato
(istituzioni, autorità indipendenti, associazioni di imprese e di
consumatori, ordini professionali, etc.) devono prendere coscienza del
fatto che la mancanza del bene "giustizia civile" ha, per il mercato stesso,
un elevato costo economico.
E lo stesso legislatore ha più volte dato prova di voler incoraggiare
- a partire dalla legge di riordinamento delle Camere di Commercio del
1993 e da quella di riforma dell'arbitrato del 1994, fino ad arrivare alla
legge n. 481 del 1995 relativa all'istituzione delle Autorità di
regolazione dei servizi di pubblica utilità e al recente disegno
di legge in materia di subfornitura - forme diverse ed alternative di risoluzione
delle controversie, con particolare riguardo a quelle offerte dal sistema
delle Camere di Commercio.
Ecco quindi che in questi ultimi anni la Camera di Commercio di Milano
si è sforzata ad operare un salto di qualità nell'interpretazione
della propria missione e nell'impostazione della propria attività
paragiurisdizionale, intervenendo - grazie anche alla Camera Arbitrale
- nel più ampio processo di regolazione del mercato.
Infatti, se è vero che la crisi della giustizia rappresenta
un grave fattore di squilibrio del mercato, allora il nostro obiettivo
deve essere quello di diventare istituzione di riferimento in materia attraverso
l'offerta di una pluralità di strumenti cosiddetti di "giustizia
alternativa".
Rispetto ai primi anni di attività della Camera Arbitrale, assistiamo
quindi ad un ampliamento della sua ragione sociale: non più solo
centro arbitrale (per grandi controversie) ma centro di giustizia alternativa
in grado di contribuire alla regolazione del mercato.
Il momento appare particolarmente favorevole per candidare le Camere
di Commercio ad istituzioni dello Stato in grado di favorire la nascita
(sul piano culturale) di un nuovo modo di affrontare e risolvere le controversie
di natura civile e commerciale, offrendo poi (sul piano pratico) forme
alternative di autodisciplina e di giustizia più rispondenti alle
esigenze degli operatori.
Storicamente, le Camere di Commercio hanno sempre contribuito in modo
più o meno ampio alla regolazione del mercato: pensiamo alla raccolta
degli usi e delle consuetudini, al registro delle imprese, alla determinazione
dei prezzi, alla tenuta degli albi. Ma oggi il ruolo camerale in questa
materia può - anzi, deve - cambiare.
L'intervento della Camera di Commercio di Milano intende quindi essere
più incisivo, grazie all'offerta di soluzioni e strade diverse,
alcune rivolte alla prevenzione (il controllo sulle clausole inique, la
predisposizione di contratti-tipo, le forme di autodisciplina), altre alla
composizione (la conciliazione) o alla risoluzione (l'arbitrato e gli eventuali
giurì settoriali collegati ai codici di comportamento autodisciplinari),
altre ancora funzionali al raggiungimento di tutti questi obiettivi (il
Centro di Documentazione sull'Arbitrato). é in questo modo che la
nostra istituzione può veramente contribuire alla diffusione di
una maggiore giustizia nel mercato. Ed i risultati degli ultimi tre anni
- fotografati sinteticamente nei successivi articoli di questa Sezione
- confermano la bontà della scelta a favore di questo nuovo filone.
La strada che la Camera di Commercio di Milano ha voluto intraprendere
è certamente impegnativa ed i traguardi ambiziosi. Non dimentichiamoci
che la crisi dei tribunali civili non è un fenomeno circoscritto
al nostro Paese, dilagando ormai in tutte le aree industrializzate, nessuna
esclusa. Si tratta di un problema complesso, al quale pochi hanno saputo
dare una risposta efficace. Rispetto a realtà diverse dalla nostra
(in particolare, quelle di matrice anglosassone), nelle quali si vanno
sviluppando numerosi tentativi diretti ad aggirarlo o a risolverlo, in
Italia la situazione è ancora più statica, essendo profondamente
radicata l'equazione giustizia=Stato. Il percorso sarà quindi necessariamente
lungo e non semplice.
Pur disponendo di limitati strumenti normativi, pochi ed anche "deboli"
(per tutti, la conciliazione), ed essendo le Camere di Commercio destinatarie
di attribuzioni definite spesso in modo troppo generico ed approssimativo,
l'ente camerale milanese si è da tempo impegnato concretamente ed
operativamente, con mezzi ed energie, in questo settore, iniziando a realizzare
- anche se in alcuni casi solo a livello sperimentale - nuovi servizi e
nuove funzioni. Stiamo quindi assistendo ad un processo di autoriforma
parzialmente analogo a quello che ha anticipato l'entrata in vigore della
più volte citata legge n. 580 del 1993, accompagnato dalla diffusione
su larga scala dei concetti di autodisciplina, di regolazione del mercato,
di giustizia privata. In attesa, e con la speranza, che gli istituti giuridici
interessati da questo fenomeno (soprattutto la conciliazione e l'arbitrato)
e la loro "gestione" ed offerta da parte degli enti camerali trovino un
più esplicito riconoscimento non solo in sede legislativa, come
prospettato dal Sottosegretario Mirone nel suo intervento di apertura,
ma anche da parte degli stessi operatori ed utilizzatori del servizio.
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