Impresa &Stato n°37-38
ENERGIA ED AMBIENTE A MILANO: UN ACCORDO POSSIBLIE
Una politica energetica
per Milano e il suo hinterland coerente con le politiche
ambientali dell'Unione europea, per affrontare lo "sviluppo sostenibile"
di una grande area metropolitana
di
Angela Minardi
Sempre più ampio e centrale risulta negli ultimi anni il dibattito
in merito allo sviluppo sostenibile, inteso come "sviluppo che risponde
alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle
generazioni future di soddisfare le proprie" (relazione Bruntland -World
Commission on Environment and Development, 1987), secondo un modello di
vita la cui determinazione ed attuazione non spetta solamente ai decisori
istituzionali (organizzazioni governative internazionali e nazionali; governi
locali, ecc.) ma ad ogni singolo componente della società; l'evoluzione
auspicata passa attraverso una riorganizzazione dei cicli produttivi attualmente
utilizzati nei paesi industrializzati e cambiamenti sociali basati sulla
revisione dei modelli di consumo per mezzo di un utilizzo consapevole delle
risorse disponibili (acqua, energia elettrica, combustibili,ecc:) e su
una crescente domanda di prodotti "ecologici" in modo tale da :
- ridurre quantitativi e tipi di materiali richiesti utilizzati per
singolo prodotto;
- ridurre l'energia necessaria sia durante la fabbricazione che durante
l'utilizzazione dello stesso;
- utilizzare materiali riciclabili o biodegradabili e/o di scarto da
altri cicli;
- scegliere fonti energetiche rinnovabili e poco inquinanti.
In tale direzione si muovono diversi soggetti coinvolti che vanno dai
governi sovranazionali e nazionali - i quali operano attraverso normative
e legislazioni in materia -, ad associazioni governative incaricate del
rilascio di ecolabel (o etichette ecologiche) per prodotti che rispettino
l'ambiente (a tale proposito ricordiamo la predisposizione anche per l'Italia
della possibilità di certificazione ISO 14000), ad associazioni
ambientaliste che sensibilizzano l'opinione pubblica su specifici problemi
emersi, alle aziende stesse che utilizzano il rispetto dell'ambiente come
fattore di distinzione qualitativa dai concorrenti.
Il tema dello sviluppo sostenibile risulta centrale anche per la Comunità
Europea che già nel 1972 predispone il primo Programma d'azione
della Comunità in materia di ambiente i cui principi, seppure rivisti
ed approfonditi, risultano in vigore anche oggi e si basano sul concetto
che "la crescita economica non può essere fine a se stessa". Nel
IV Programma d'azione della Comunità in materia di ambiente (1987)
inoltre, si prosegue nella direzione intrapresa affermando che "la protezione
dell'ambiente può contribuire a promuovere la crescita economica
ed a favorire la creazione di posti di lavoro". Il Governo CEE non agisce
comunque soltanto sul piano teorico e di principio ma lavora per il completamento
ed il rispetto della legislazione comunitaria e la definizione di un "sistema
di rilevazione uniforme" in grado di garantire una informazione omogenea
e relativa all'intero territorio CEE - dal momento che il primo passo verso
una corretta azione ambientale passa attraverso la consapevolezza dell'attuale
situazione e delle previsioni future - e, incentivando lo sviluppo della
ricerca tecnologica, persegue due obiettivi prioritari:
- evitare la crescita della sfiducia per il processo di integrazione
europea da parte di quei paesi (Germania, Belgio, Danimarca, ecc.) che
rispettano in maniera particolare l'ambiente e dunque vedrebbero le loro
imprese in difficoltà rispetto a quelle di paesi con normative meno
rigide;
- garantire la competitività dei prodotti europei nei confronti
di mercati quali USA, Giappone e Canada dove le norme in materia ambientale
sono molto rigorose.
In Italia l'interesse verso il problema ambientale da parte del
governo nazionale e locale è relativamente recente tanto che l'istituzione
del Ministero dell'Ambiente - e dunque l'unificazione e l'integrazione
delle normative e dei controlli in merito - risale al 1986. In ogni caso
non manca una legislazione di salvaguardia ambientale sebbene la sua applicazione
si scontri con le note difficoltà di attuazione legate sia ai lunghi
tempi della pubblica amministrazione, sia alla mancanza di una reale integrazione
tra differenti livelli di pianificazione e controllo territoriale. Ultimamente,
comunque, elemento positivo risulta - a seguito dell'attuazione della L.142/90
- il passaggio di consegne in materia ambientale dal livello Regionale
al livello Provinciale - e dunque la raccolta e la predisposizione di studi
relativi ad ambiti territoriali più contenuti ed analizzabili -
a fianco della creazione di una serie di Commissioni consultive nazionali
necessarie per indirizzare e coordinare le differenti scelte locali.
La salvaguardia ambientale non si esprime soltanto con controlli sempre
più severi in merito ad emissioni e produzione di rifiuti da parte
di mondo produttivo e cittadini, ma operando direttamente per la riduzione
degli effettivi consumi - e dunque degli sprechi - oggi in atto in tutti
i settori potenzialmente coinvolti e soprattutto nella produzione e nello
sfruttamento dell'energia responsabili di forti impatti ambientali.
Elementi positivi a riguardo sono contenuti nella legge 10/91 "Norme
per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale
dell'energia, risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili
di energia" la quale affronta in modo organico l'argomento, indirizzando
da subito l'attenzione in due distinte direzioni:
coinvolgendo e responsabilizzando le Regioni attraverso l'obbligo di
redigere il Piano Energetico Regionale mirato alla razionalizzazione di
produzione ed utilizzazione dell'energia ed alla delimitazione di bacini
ottimali di gestione dei servizi in relazione sia alle fonti energetiche
che alla domanda presenti nel territorio secondo scelte legate a precisi
contesti locali e dunque potenzialmente più efficaci;
predisponendo contributi in conto capitale per i settori produttivi
da elargire a cura delle Regioni e relativi ad innovazioni di servizi generali
e/o cicli produttivi che conseguono risparmio di energia.
I CONSUMI ENERGETICI DELL'AREA METROPOLITANA
Emerge in modo evidente da quanto detto fin'ora il notevole peso che
le politiche energetiche ricoprono sia nella fase della produzione che
dell'utilizzazione della stessa, come dimostrato dalla Bozza di Piano Energetico
Regionale (PER) in fase di elaborazione dalla Regione Lombardia in base
alle indicazioni della L.10/91. Gli obiettivi generali che il documento
propone per il 2000 sono:
a) elevare l'efficienza del sistema energetico operando anzitutto sugli
sprechi;
b) contenere e, se possibile, ridurre i consumi energetici rispetto
ai valori del 1990 attraverso incentivi alla sostituzione di processi e
prodotti a forte consumo;
c) incentivare l'utilizzazione di fonti energetiche locali soprattutto
se rinnovabili ( da sottolineare che i Rifiuti Solidi Urbani rientrano
in questa categoria);
d) ridurre drasticamente le emissioni inquinanti legate alla produzione
ed all'utilizzo di energia e dunque ridurre l'utilizzo di fonti fossili
(carbone, petrolio, oli combustibili) che sono tra le principali cause
di inquinamento atmosferico (vedi produzione di CO, SO2 ed NO);
e) orientare e sostenere gli investimenti di enti pubblici ed operatori
privati per l'uso razionale dell'energia e delle fonti rinnovabili attraverso
l'erogazione di fondi, come decritto dalle Tab. 3 e 4;
f) favorire e sostenere la ricerca di nuove soluzioni a basso contenuto
energetico ed a basso impatto ambientale.
A Milano i consumi energetici aumentano in modo costante sebbene con
ritmi inferiori a quelli mondiali, tanto che per il periodo 92-96 l'incremento
risulta pari al 2,6%.
Nonostante i fenomeni di dismissione avvenuti dagli anni 70 ad oggi
ed al costante calo del numero utenti (-17,7% per 1992/1995), l'Industria
mantiene un peso non trascurabile in riferimento al quantitativo di energia
utilizzata, pari al 18% del totale nel 1996, e si presenta per i
suoi alti consumi per utente e per l'importanza dell'energia come fattore
produttivo, a tutt'oggi come area fondamentale d'intervento per la riorganizzazione
e razionalizzazione del settore energetico. Il terziario mostra il suo
ruolo nel contesto milanese con un incremento globale dell' 5.1% ed un
peso pari al 23%, confermato dalla ripresa dell'ultimo periodo.
La residenza, a causa della diffusione nel territorio degli edifici
d'abitazione (per lo sviluppo estensivo e l'espulsione della residenza
da Milano dal 70 ad oggi) ed al numero elevato degli stessi, è senza
dubbio il settore nel quale risulta più difficile un intervento
di ristrutturazione e razionalizzazione dei consumi, attuabili attraverso
la corretta informazione e la responsabilizzazione dell'utenza stessa.
Il contenimento dei consumi energetici risulta necessario anche in riferimento
al fatto che le fonti impiegate dall'ENEL privilegiano a tutt'oggi i combustibili
tradizionali liquidi (68%), a fronte di un limitato uso del settore idroelettrico
(13,3%), del gas (17%) e del settore geotermo-elettrico (1,5%). L'impiego
di fonti energetiche rinnovabili e ad impatto ambientale limitato è
comunque in continua crescita, grazie anche all'aumento del numero degli
autoproduttori che, entro il 2000 arriveranno a fornire il 15% del fabbisogno
nazionale; gli incentivi emanati a seguito delle direttive della L.10/91
infatti, prevedono che gli autoproduttori percepiscano dall'ENEL un corrispettivo
per ogni kilowat immesso in rete il cui valore dipende dal tipo di tecnologia
impiegata. Si tratta per lo più di centrali turbogas che utilizzano
processi di cogenerazione calore - energia elettrica con un rendimento
superiore al 50% - vincolo necessario per usufruire degli incentivi economici
nazionali - ed utilizzano il gas naturale.
Resta comunque una nota dolente: secondo quanto afferma il P.E.R. lombardo
ben il 60-65% delle risorse immesse nel sistema energetico regionale viene
sprecato a seguito delle perdite esistenti nei diversi settori per la conversione
dell'energia, causando diseconomie ( nei settori produttivi ad alta intensità
energetica come nei costi addebitati agli utenti privati) e danni ambientali
(maggiore emissione di inquinanti derivanti da uso di fonti fossili).
38FONTI RINNOVABILI E RISPARMIO ENERGETICO
L'utilizzo di fonti rinnovabili a Milano è dunque assai limitato,
anche a causa di una politica energetica nazionale che ha sempre marginalizzato
la ricerca e lo sviluppo innovativo del settore, aumentando la dipendenza
dall'estero non solo per la fornitura di petrolio ma anche per quella di
energia elettrica. Solo ultimamente con il Piano Energetico Nazionale 1988
e le leggi nazionali 9/91 e 10/91 sono stati introdotti infatti incentivi
ed obiettivi precisi per la riorganizzazione del sistema energetico italiano
e lo sviluppo di fonti rinnovabili. Molte fonti inoltre non sono impiegabili
nell'area milanese a causa delle caratteristiche fisiche del territorio
e della forte densità edilizia - e tra queste ricordiamo il solare
termico e fotovoltaico, l'eolico, l'idroelettrico - ma, essendo utilizzate
in aree montane o comunque meno edificate della regione, possono contribuire
a diminuire la dipendenza del territorio da fonti tradizionali. A tale
proposito ricordiamo che l'A.E.M. gestisce - già da anni antecedenti
la nazionalizzazione dei servizi energetici - sette centrali idroelettriche
in provincia di Sondrio ed utilizza dunque buona parte delle risorse disponibili
a tale scopo in Valtellina per servire un'area per lo più legata
alla metropoli milanese, producendo in tal modo il 37,6% del totale immesso
in rete dall'azienda. In Lomardia, oltre all'AEM, si trovano inoltre numerosi
autoproduttori, dei quali 124 utilizzano impianti idroelettrici (con una
produzione al 1995 di 798.103 Kw) e 90 impianti termoelettrici (per lo
più a gas e con una produzione di 766.102 Kw).
Attuabili risultano il recupero energetico dalle biomasse - ed in particolare
dai rifiuti urbani - argomento che sarà approfondito nel paragrafo
seguente, e l'utilizzo della Geotermia che sfrutta il calore degli strati
sotterranei del pianeta e gli acquiferi localizzati a poche decine
di metri nel sottosuolo con temperatura delle acque medio-alta in funzione
di valori medio-bassi di pressione e volume. L'interesse per quest'ultima
fonte è motivata dai differenti campi di utilizzazione che vanno
dall'agricoltura ed allevamento (serre, piscicoltura, zootecnia), all'industria,
ad usi civili oltre che alla produzione di energia. L'area milanese ospita
un impianto geotermico a Metanopoli-San Donato costruito in parte con fondi
CEE e con una capacità sufficiente al riscaldamento di 2.000 alloggi
di taglio medio, attualmente inutilizzato a causa degli elevati costi di
gestione richiesti.
Volendo esaminare compiutamente il problema della necessaria integrazione
tra fattori produttivi ed ambiente, occorre non solo affrontare l'argomento
facendo riferimento alle indicazioni ed ai vincoli introdotti dal governo
nazionale o locale come si è fatto fin'ora, ma esaminare anche la
reattività e le iniziative intraprese dal mondo produttivo. Ciò
risulta ancora più significativo dato che si sta assistendo al superamento
dell'approccio dell'impresa alla questione ambientale motivato soltanto
dall'imposizione di nuove normative e con un lasso di tempo necessario
per l'adeguamento ai nuovi indirizzi di notevole entità. Nel nuovo
sistema competitivo ed in presenza di differenti legislazioni ambientali
nel contesto europeo e mondiale infatti, l'ambiente sta diventando sempre
più una variabile strategica o comunque un elemento da non trascurare
per non compromettere la sopravvivenza di lungo periodo dell'impresa, soprattutto
nazionale e multinazionale.
L'atteggiamento dei diversi imprenditori per queste tematiche è
sicuramente legato alla destinazione dei beni prodotti e dunque al grado
di sviluppo dei mercati verdi oggi non più limitati ai soli beni
finali, ma relativi anche ai beni intermedi per i quali i clienti - soprattutto
se rappresentati da grandi imprese - richiedono requisiti di rispetto ambientale.
Attualmente comunque, a causa della scarsa diffusione del fenomeno descritto
e delle limitate risorse disponibili per le piccole imprese a fronte dei
forti investimenti necessari per la riorganizzazione produttiva, l'atteggiamento
delle PMI è ancora di limitata attenzione: uno studio condotto su
16 PMI lombarde dall'Associazione per gli studi aziendali manageriali (Asam)
e dal Consorzio per lo sviluppo dell'elettronica ed automazione (Csea)
ed apparso su Impresa Ambiente 2/96 evidenzia che le imprese intervistate
non vedono l'ambiente come elemento di opportunità; non prevedono
se non in soli 3 casi interventi di mitigazione e miglioramento del contesto
ambientale nel quale sono localizzate; sono interessate solo marginalmente
allo svilupparsi dei "mercati verdi". A questo proposito ricordiamo la
nascita, avvenuta recentemente con il patrocinio del Politecnico di Milano,
del "Club delle imprese per l'eco-efficienza" costituito da 18 grandi aziende
- ma aperto anche a quelle di piccole dimensioni - che conta tra gli obiettivi
principali la promozione del trasferimento delle best practices (o "migliori
azioni") alle piccole medie imprese.
Il reperimento di dati relativi ad interventi di riorganizzazione produttiva
finalizzati alla diminuzione dell'impatto ambientale e del consumo di fattori
produttivi è difficile, vengono brevemente esaminati i casi interessati
dagli incentivi ex L.10/91 costituiti da contributi in conto capitale fino
al 30% della spesa ammissibile per i settori produttivi - ed in particolare
l'industria - per il risparmio energetico mediante:
a) l'utilizzazione di processi a minor consumo e l'impiego di macchine
ed apparecchiature a miglior rendimento; fanno parte di questa strategia
interventi di razionalizzazione dei consumi: l' introduzione di illuminazione
ad alto rendimento, la sostituzione di generatori di calore ormai obsoleti,
il recupero di calore dai processi produttivi e la cogenerazione (produzione
combinata di energia elettrica e calore). Questo tipo di intervento risulta
numericamente più significativo ed il più vantaggioso economicamente
dato che produce un effettivo risparmio energetico e dunque minori costi
di produzione;
b) l'utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili quali i derivati
dalla trasformazione di residui vegetali e biomasse - con produzione e
sfruttamento di biogas - e dell'energia fotovoltaica derivante dalla radiazione
solare. Le imprese che scelgono questi interventi sono in numero inferiore,
ma rappresentano una parte importante di quelle interessate da contributi
regionali dato che il risparmio energetico a breve è di minore entità
ma persegue finalità a lungo termine e risulta tecnicamente più
innovativo.
Caso di studio in proposito è il processo di trasformazione
delle industrie del gruppo Falck a Sesto San Giovanni, caratterizzato da
un forte impegno economico per la riorganizzazione degli impianti esistenti
e da un conseguente risparmio energetico di notevole entità. Il
gruppo risulta infatti interessato da un rilevante piano di riconversione
che comprende:
- la realizzazione di un centro di riciclaggio di vecchi elettrodomestici
per il quale è previsto un contributo CEE;
- il completamento di servizi al mercato dei rifiuti - rivolto anche
alle aziende del gruppo - e costituito già attualmente da un impianto
di inertizzazione e da una discarica per rifiuti tossico-nocivi, un sistema
per il trattamento acque industriali e laboratori per analisi.
La strategia Falck dunque punta ad utilizzare al meglio esperienze
ed impianti già presenti ed integrati in base alle esigenze del
mercato, abbandonando un settore con limitate propettive di sviluppo (quello
siderurgico appunto), ed abbracciandone un'altro in forte espansione (quello
delle eco-produzioni).
IL RECUPERO ENERGETICO DAI RIFIUTI PROSPETTIVE
PER MILANO
Ci si è accorti in questi ultimi anni, anche a seguito delle
emergenze rifiuti che hanno colpito le principali città italiane,
delle opportunità offerte dal recupero energetico dai rifiuti in
due diverse direzioni: la riduzione sia dei quantitativi di residui da
smaltire in discariche, sia dei quantitativi di fonti tradizionali da utilizza
per per la produzione di energia.
I rifiuti vengono distinti dalla normativa vigente (DPR 915/82) a seconda
della composizione e della produzione, in:
- Rifiuti Solidi Urbani ed assimilabili (RSU) derivanti da insediamenti
civili o giacenti su strade ed aree pubbliche;
- Rifiuti Speciali derivanti da lavorazioni industriali, agricole ed
artigianali, da ospedali e case di cura, da macchinari deteriorati ;
- Rifiuti Tossici e nocivi contenenti determinate sostanze tossiche
indicate in appositi elenchi.
Queste differenti tipologie determinano differenti processi di smaltimento:
infatti, mentre i RSU ed assimilabili sono smaltiti dal Comune direttamente
o tramite Consorzi o Aziende pubbliche, sia i Rifiuti Speciali che i Rifiuti
Tossici e nocivi devono essere smaltiti a cura delle imprese che li producono
direttamente o tramite società autorizzate dalla Regione, interessando
e dando vita ai mercati dei centri smaltimento e delle materie seconde.
Il settore che produce costi economici ed ambientali rilevanti per la collettività
ed i Comuni, risulta dunque quello dei Rifiuti urbani, che interessa prioritariamente
il dibattito legato al recupero energetico.
I processi più avanzati per il recupero dei RSU partono dalla
separazione di parte umida (residui biologici vegetali e non) e parte secca
(carta, plastica, ecc) che può avvenire a monte - attraverso la
raccolta differenziata più rispondente alle esigenze dei processi
di trasformazione per la migliore qualità del prodotto iniziale
- o a valle - attraverso una separazione con appositi macchinari che non
risulta però ad elevata efficacia - In seguito i materiali vengono
così impiegati:
a) la parte secca diviene combustibile in inceneritori per la produzione
di energia termica e/o elettrica e può essere immessa nei
forni direttamente o utilizzata per produrre RDF (refuse derived fuel)
biologicamente più stabile (essendo sottoposto ad processi di disidratazione
e sterilizzazione) e con un potere calorico che, sebbene inferiore a quello
di altri tipi di combustibile (2.000 Kcal/kg contro le 10.000 dell'olio
combustibile) risulta più controllabile e costante nel tempo;
b) la parte umida costituisce la materia prima per la produzione del
Compost, un ferilizzante biologico da utilizzare in agricoltura. Il principale
problema legato a questo prodotto, riguarda le possibilità reali
del suo utilizzo legate sia alle complesse normative in materia, sia alla
composizione del prodotto finale che, se derivato da RSU proveniente da
raccolta indifferenziata, ha fattori qualitativi spesso scadenti a causa
della presenza di metalli ed altri residui dannosi alle colture. Per risolvere
questo problema è comunque sorto un consorzio nazionale compostatori
che controlla la qualità dei prodotti delle diverse aziende e, in
caso di rispondenza ai livelli stabiliti, concede l'uso del "marchio di
qualità", aiutando la formazione e l'informazione dei soci attraverso
corsi a riguardo.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti è generalizzato ed
esistono paesi che da molti anni agiscono nella direzione del recupero
energetico attuato attraverso la raccolta differenziata all'origine e con
percentuali di incenerimento RSU fino al 65% della Danimarca ed al 75%
del Giappone. In Italia troviamo una percentuale di RSU termodistrutti
pari all'11,8% del totale, che risulta la più bassa dei paesi industrializzati
dopo quella spagnola, a causa di isole arretrate dove non esistono neppure
impianti di incenerimento, localizzate anche in aree a forte densità
abitativa (vedi Campania). Il numero complessivo degli impianti di incenerimento
in funzione è attualmente di 40 unità, delle quali solo 27
con possibilità di recupero energetico per una produzione complessiva
di 445.566 MWH di elettricità al 1994.
La situazione è ben diversa per Milano dove, a seguito dell'emergenza
rifiuti che ha colpito la città, è stato predisposto dall'assessore
all'Ambiente un piano di riorganizzazione del settore finalizzato a raggiungere
l'autosufficienza della città entro il 1997 attraverso un forte
incentivo alla raccolta differenziata all'origine, la riduzione progressiva
dei Rsu smaltiti in discarica e l'utilizzazione dei rifiuti per la produzione
di Compost e RDF. Per rispettare i tempi stabiliti la Giunta ha predisposto
nell'ultimo anno numersi accordi con imprese private e pubbliche; tra queste
di particolare interesse risulta la convenzione tra Comune e consorzio
Milano Pulita (formato da diversi imprenditori privati), per l'utilizzazione
dell'impianto di triturazione e trattamento rifiuti sull'ex area Maserati,
già in funzione. L'impianto è destinato a trattare la quota
di RSU in passato smaltita in discarica, separando parte secca - utilizzata
per produrre RDF - e parte umida lavorata per ottenere Compost. L'impianto,
che attualmente smaltisce 600T/giorno, entrerà presto a regime lavorando
2.000 T/giorno, 1200 delle quali provenienti dall'AMSA. Dato che il consorzio
si occupa solo del trattamento dei RSU e dunque della produzione di RDF
e Compost, al Comune resta comunque il compito di organizzare la destinazione
finale dei derivati e, a tale proposito è stato stipulato un accordo
tra Elettroambiente (società Enel per il recupero energetico da
RSU) e AMSA per la costruzione di una centrale elettrica a rifiuti e l'utilizzo
di RDF come integratore al combustibile tradizionale in centrali a carbone.
Resta da scegliere la localizzazione, dopo che si è scartata l'ipotesi
di parziale trasformazione della centrale di Tavazzano (Lodi); l'impianto,
sebbene non avrà una capacità paragonabile a quella di una
centrale termica ordinaria (da 150 a 320 e più MWH) potrà
arrivare a produrre fino a 50 Mwh.
Completano il quadro dei progetti in fase di ultimazione per il raggiungimento
dell'autosufficienza della città, la realizzazione del nuovo inceneritore
di Figino - con una potenzialità di 1.200 t/giono - ed l'ultimazione
del centro di produzione AMSA per Compost di qualità derivante da
raccolta differenziata dedicata che sarà utilizzato entro maggio
per 70 T/g, da Agosto per 140 T/g in entrata e produrrà 22.500 t/a.
Iniziative per il recupero energetico dai RSU inoltre, sono già
in atto nella Provincia in tre impianti di termodistruzione dei quali due
- di proprietà AMSA - si trovano a Milano e producono energia elettrica
in parte utilizzata per il funzionamento degli impianti ed in parte ceduta
all'AEM per un quantitativo pari all' 1% del totale consumi dell'azienda
al 1995.
Già oggi comunque la situazione è positiva con una raccolta
differenziata (all'interno della quale sono compresi i rifiuti vagliati
e trattati ed il ricicolaggio) al 58% e lo smaltimento in discarica ridotto
drasticamente dal 66,7% al 12% in un anno.
Le potenzialità di recupero e di corretta evoluzione del sistema
ambientale sono notevolmente superiori al passato grazie al diffondersi
di una cultura consapevole e necessaria per correlare sviluppo economico
e salvaguardia ambientale. La sfida che oggi si presenta dunque ai paesi
industrializzati, é quella di essere in grado di utilizzare e valorizzare
materiali e processi fino ad oggi accantonati e sottovalutati per rispettare
e gestire in modo ottimale i fattori e le risorse naturali e poter diventare
riferimenti per quei paesi in via di sviluppo che, utilizzando solo ora
i modelli di consumo europei, rischierebbero di compromettere ulteriormente
lo stato di salute del pianeta.
Anche Milano sta oggi affrontando il problema del rapporto tra sviluppo
economico e sostenibilità ambientale in un'area a forte concentrazione
residenziale e produttiva e dunque con caratteri di urgenza comuni a molte
metropoli europee.
La strada da percorrere è sicuramente molta ma la direzione
scelta è promettente dal momento che abbiamo verificato come Sistema
economico ( grandi e piccole imprese, Camere di Commercio), Mondo politico
(Comune, Provincia, Regione, Stato) e cittadini operino per la prima volta
insieme in base ad una strategia comune, in vista di un futuro possibile
e vivibile per la città ed il suo Hinterland.
TAB. 1 - CONSUMI DEI DIVERSI
SETTORI DI MILANO COMUNE ED HINTERLAND PER UTENTI AEM
|
Industria
|
Valore %
|
Terziario
|
Valore %
|
Residenza
|
Valore %
|
Totale
|
Valore 1992 |
579.000 |
16
|
690.200 |
20
|
692.500 |
20
|
2.968.600 |
Consumi 1993 |
568.300 |
16
|
702.400 |
20
|
697.600 |
20
|
2.974.600 |
(MWH) 1994 |
601.000 |
17
|
698.600 |
20
|
709.100 |
20
|
3.024.900 |
1995 |
600.100 |
18
|
700.300 |
21
|
708.300 |
21
|
3.042.300 |
1996 |
558.500 |
18
|
725.600 |
24
|
712.200 |
23
|
3.047.100 |
1992 |
11.300 |
3
|
27.700 |
6
|
355.300 |
82
|
431.900 |
Utenti 1993 |
10.500 |
2
|
27.500 |
6
|
354.200 |
82
|
429.400 |
(migliaia) 1994 |
10.500 |
2
|
27.400 |
6
|
354.100 |
83
|
429.000 |
1995 |
9.500 |
2
|
30.100 |
7
|
354.900 |
83
|
429.300 |
1996 |
9.300 |
2
|
30.900 |
7
|
355.600 |
83
|
429.500 |
Fonte: AEM 1997 |
|
|
|
|
|
|
|
TAB. 2 - INCENERIMENTO RSU E RECUPERO ENERGETICO
IN EUROPA, GIAPPONE ED USA AL 1992
Paese |
Impianti n
|
RSU incenerimento (t/a 1000)
|
% su RSU totale
|
energia recuperata (%)
|
Belgio |
28
|
2.123
|
23.4
|
30
|
Danimarca |
48
|
1.577
|
65
|
100
|
Germania |
44
|
7.997
|
40
|
40
|
Spagna |
9
|
672
|
6.4
|
59
|
Francia |
309
|
7.730
|
42.3
|
29
|
Olanda |
11
|
2.323
|
32
|
50
|
Gran Bretagna |
39
|
2.758
|
17.6
|
20
|
Svezia |
23
|
1.650
|
55
|
60
|
Giappone |
1.843
|
32.500
|
75
|
80
|
Stati Uniti |
210
|
24.000
|
15**
|
|
Italia |
40
|
2.197.440
|
11,8**
|
|
Fonte; Enea Dipartimento Ambiente
* La situazione fa riferimento al 1994
** Il dato non è disponibile.
TAB. 3 - SMALTIMENTO RSU A MILANO COMUNE (TONNELLATE/ANNO)
Anno
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Smaltimento in discarica
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Valore %
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Smaltimento in discarica
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Valore %
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Termodistruzione
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Valore %
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Totale
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1992 |
493.000 |
66,1
|
28.000 |
3,8
|
206.000 |
27,6
|
746.000 |
1993 |
468.500 |
62,5
|
46.000 |
6,1
|
217.500 |
29
|
750.000 |
1994 |
483.000 |
66,7
|
42.944 |
6,8
|
196.957 |
26,2
|
724.000 |
1995 |
497.350 |
67
|
62.660 |
9
|
164.709 |
22
|
735.184 |
1996 |
78.405 |
12
|
379.443 |
58
|
202.600 |
31
|
657.967 |
Fonte: MSA 1997 |
 
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