Impresa & Stato n°37-38
LA SOCIETA’ DEL SERVIZIO
La risposta alla complessità sociale è una
rottura epocale: la "società
del servizio".Essa rompe i confini fra mercato, stato e terzo
settore.
Lo Stato come "cliente sociale"
di
GIORGIO
DE MICHELIS
Negli anni
settanta ed ottanta il management delle società erogatrici di servizi
ha cercato di migliorare la produttività applicando al loro interno
le tecniche adottate dalle società industriali di produzione: ogni
prestazione di servizio era quindi considerata un prodotto che doveva essere
realizzato con la massima efficienza. Standardizzazione della produzione,
economie di scala, divisione del lavoro in sequenze di mansioni semplici,
ecc. erano quindi le tecniche che venivano applicate nei processi di erogazione
dei servizi. I risultati non sono stati assolutamente soddisfacenti. Già
alla metà degli anni ottanta infatti alcune analisi rilevavano che
la produttività nelle organizzazioni erogatrici di servizi (ad esempio
le banche e le pubbliche amministrazioni, ma anche i servizi interni delle
società di produzione) non era migliorata in modo apprezzabile.
Negli ultimi tempi la imitazione della produzione nella erogazione dei
servizi sembra essere stata abbandonata.Assistiamo invece ad un fenomeno
che sembra l'inverso del precedente: le società di produzione cercano
di modellare la loro relazione con il cliente come se gli erogassero un
servizio.La vendita del prodotto viene inserita in una relazione in cui
al cliente vengono erogate alcune prestazioni di servizio che aggiungono
valore al prodotto stesso. La definizione di pacchetti di servizi di manutenzione
ed assistenza che vengono venduti insieme al prodotto (il prodotto/servizio),
la trasformazione dei canali di vendita in luoghi in cui trovare servizi
diversificati e qualitativamente significativi (societing), la valorizzazione
dei contenuti simbolici dei prodotti messi in vendita sono alcuni esempi
del movimento dal prodotto al servizio. é evidente che il terreno
su cui oggi si dispiega il movimento dal prodotto al servizio è
diverso da quello su cui si era sviluppato il movimento dal servizio al
prodotto: mentre quest'ultimo si era realizzato prevalentemente sul terreno
dei processi di "produzione", e da lì eventualmente impattava il
processo di business nella sua interezza, il primo si realizza principalmente
nella relazione con il cliente, nelle forme che essa assume. Giacché
il paradigma della produzione è stato il paradigma caratteristico
della società industriale, il suo estendersi anche alla produzione
dei servizi, e dei servizi pubblici può essere considerato un esito
prevedibile. Lo stesso non può dirsi per l'emergere di un paradigma
del servizio e per il suo estendersi al di là della erogazione dei
servizi, nell'area della produzione: non è dunque inutile interrogarsi
se il movimento dal prodotto al servizio sia il segnale di una trasformazione
qualitativa della società in cui viviamo.
IL SERVIZIO COME PARTNERSHIP
Un processo di servizio è una relazione tra prestatore d'opera
(prestatori d'opera) e cliente (clienti), che si prolunga nel tempo, in
cui le prestazioni del primo soddisfano le esigenze del secondo. é
la valutazione di quest'ultimo (che egli può rendere visibile attraverso
il prezzo che paga per esso, oppure attraverso l'impegno che mette nel
processo, o infine attraverso le dichiarazioni di soddisfazione che rende
pubbliche) e solo essa che determina il valore del servizio, che ha quindi
un carattere di intangibilità, di immaterialità. Il valore
delle prestazioni dipende dal contributo del cliente che, formulando la
sua richiesta, rende possibile al prestatore d'opera soddisfarla, né
vi è separazione temporale tra produzione (da parte del prestatore
d'opera) e consumo (da parte del cliente), in quanto in ogni momento la
relazione coinvolge il cliente ed il prestatore d'opera. Va comunque sottolineato
che anche se è il cliente che determina il valore di una prestazione,
quest'ultimo non è un valore del cliente, in quanto anche il prestatore
d'opera ne è beneficiario. Nel servizio la relazione cliente - prestatore
d'opera è caratterizzata dal bilancio tra il valore delle prestazioni
erogate ed il loro costo (il valore delle risorse consumate in esse). Quando
il cliente paga un corrispettivo monetario per una prestazione, esso generalmente
equilibra il bilancio costo/valore del prestatore d'opera con il suo, non
misura il valore del potenziale di prestazione che acquisisce né
il valore dei prodotti che gli vengono consegnati. Nel servizio la relazione
tra cliente e prestatore d'opera è diretta: la prestazione si definisce
nella interazione tra cliente e prestatore d'opera, nella partnership che
si consolida tra i due. Il successo di un servizio è tale sia per
il cliente che per il prestatore d'opera. Noi osserviamo l'emergenza del
servizio non solo e non tanto in quelle relazioni di mercato in cui il
prestatore d'opera riceve come corrispettivo della sua prestazione una
percentuale del valore che il cliente ne ha ricevuto (come accade, ad esempio,
in molti servizi finanziari), ma anche e soprattutto: (1) in quelle partnership
tra imprese, in cui le relazioni di scambio, che pure permangono, sono
inserite in un contesto di accordi istituzionali (scambio di azioni, accordi
pluriennali di collaborazione, investimenti comuni, ...) che integrano
i valori di scambio fino a trasformarne radicalmente la natura; (2) in
quelle relazioni di mercato in cui assieme ad un prodotto il cliente acquisisce
anche un insieme di prestazioni che gli garantiscono, ad esempio, il perdurare
del valore del prodotto nel tempo; (3) in quei servizi sociali in cui forme
di autoproduzione, di lavoro volontario, sono pienamente integrate nella
organizzazione pubblica del servizio. In tutti questi casi, pur nelle profonde
differenze che li distinguono, gli attori della relazione pragmatica stabiliscono
un intreccio di relazioni di vario tipo che agisce per neutralizzare il
potenziale conflittuale insito nello scambio con un sistema di garanzie
e regole di compensazione dinamica che rendono trasparente l'equilibrio
dei loro bilanci costo/valore. L'emergere del servizio è un'espressione
molto limpida, a mio avviso, della irriducibilità della complessità
sociale, della inadeguatezza che ogni schematizzazione (sia essa culturale
oppure istituzionale) prima o poi palesa inesorabilmente. Il vivere le
relazioni sociali sotto la dimensione dello scambio, che ha pervaso tutte
le relazioni pragmatiche delle società industriali muovendo dai
luoghi di lavoro ai servizi sociali, appare oggi in difficoltà di
fronte allo scacco che subisce sui luoghi di lavoro come nei servizi sociali.
Non vi è un solo motivo di questo scacco:
(1) La riduzione a scambio del servizio riduce il valore della prestazione
in esso erogata. Se una prestazione è qualificata dalla richiesta
cui dà soddisfazione, dall'impegno che assolve, non può non
avere effetti significativi che l'impegno sia preso in un assetto istituzionale
di scambio: gli attori per avere il massimo vantaggio in termini di scambio
sono distratti dalla generazione del valore.
EMERGE LA SOCIETÀ DEL SERVIZIO
I comportamenti opportunistici dei commercianti che cercano di massimizzare
il profitto di ogni vendita che realizzano, li inducono a rinunciare al
valore che la fidelizzazione dei clienti ha per la loro attività.
(2) Il valore della prestazione non è sempre sopportabile come
costo. Lo scambio tende ad occultare il valore che una prestazione ha per
chi la compie al di là del prezzo che eventualmente il cliente gli
paga. Questo induce a spostare la bilancia a favore del prestatore d'opera,
mettendo il cliente in condizioni di difficoltà. Se il prestatore
d'opera cerca di scaricare sul cliente l'investimento che è implicito
nella prestazione che compie, rischia di rendere impossibile al cliente
l'acquisizione della prestazione stessa. (3) Valore e costo della prestazione
non si riducono al prezzo scambiato. Anche quando non si producono squilibri,
si ha generalmente una svalutazione del valore della prestazione, che va
oltre quello raffigurato nello scambio. Questo produce una riduzione del
valore che la collettività riconosce alla prestazione, e quindi
una riduzione delle nuove possibilità che il valore di quella prestazione
apre. Dal punto di vista del mercato, ad esempio, il valore delle prestazioni
volontarie è nullo. Tutti i motivi illustrati sopra riportano alla
irriducibilità della complessità sociale, nel senso che mettono
in luce come il valore di ogni prestazione sia unico e non possa essere
separato dalle relazioni che la accompagnano senza subire riduzioni. Qualificare
i processi di cambiamento che attraversano la società contemporanea
come l'avvento della società del servizio, vuole indicare una rottura
epocale nel modo di concepire e di organizzare la società rispetto
alla sue forme costitutive, riconoscere l'esaurirsi delle categorie concettuali
attraverso cui essa si è pensata e delle forme attraverso cui si
è organizzata (le une non sono infatti separabili dalle altre) di
fronte alla crescita impetuosa della sua complessità, aprirsi alla
ricerca di nuovi vettori di senso, di nuovi meccanismi istituzionali che
rappresentino e sviluppino quella complessità. Affermando che sta
emergendo una nuova forma di organizzazione sociale che chiamo società
del servizio, non intendo naturalmente affermare che le istituzioni economiche
della società industriale sono destinate a scomparire. Anzi va sottolineato
che la istituzionalizzazione del servizio è un processo complesso
che incontra e incontrerà molti ostacoli: il riconoscimento economico
del valore creato da una prestazione è spesso difficile e scarsamente
praticabile. Alle volte infatti il valore si manifesta in termini economici
dopo un tempo troppo ampio; altre volte la prestazione ha clienti diversi
che non concordano nel riconoscimento economico del suo valore; sempre
il valore della prestazione per chi la compie è subordinato al valore
che essa ha per chi la riceve, ed è quindi conoscibile solo in maniera
indiretta. Per questo non si può ancora delineare la forma istituzionale
che il servizio prenderà. Al di là, quindi, delle forme in
cui il servizio si istituzionalizza in quanto tale, la società del
servizio è caratterizzata dall'emergere di relazioni istituzionalizzate
complesse che integrano varie forme istituzionali tradizionali in modo
che emerga il carattere di servizio delle prestazioni erogate: ogniqualvolta
cliente e prestatore d'opera inquadrano la relazione di scambio per mezzo
della quale avviene il riconoscimento economico delle prestazioni che il
secondo eroga al primo in un accordo di cooperazione di lungo periodo,
allora il valore di scambio delle prestazioni assume un significato più
ampio, dando loro forma di servizio. Quello che sta avvenendo è
cioè che gli attori trasformano il loro modo di vivere le relazioni
pragmatiche per valorizzare il servizio che ne è parte costitutiva.
OLTRE IL TERZO SETTORE
Questo arricchirsi e dinamizzarsi delle forme di istituzionalizzazione
economica delle relazioni pragmatiche tende a ridurre la parzialità
del mercato come luogo delle relazioni sociali. Nelle società dominate
dallo scambio, le relazioni sociali si potevano dividere tra quelle economiche,
governate dalla leggi dello scambio, e quelle non economiche, che si qualificavano
in termini immediatamente e direttamente sociali. Al di là della
famiglia, forma sociale per definizione estranea allo scambio, il terzo
settore - luogo del lavoro volontario, del lavoro socialmente utile, della
autorganizzazione - aveva una caratterizzazione puramente negativa, per
differenza, organizzava in forme non istituzionalizzate, o istituzionalizzate
in modo episodico, ciò che rimaneva fuori dal mercato, che non si
piegava alle ragioni dello scambio. L'intervento pubblico in questa terra
di nessuno, che aveva origine da motivazioni squisitamente sociali, si
era definito nelle forme dello stato erogatore di servizi. Esso, da una
parte, quindi, agiva involontariamente come motore di un allargamento dell'area
del mercato, dall'altra, nel mercato mostrava i segni di una crisi inevitabile.
L'espansione dell'intervento pubblico nella sfera dei servizi sociali determinava
infatti una crescita della macchina statale, dei suoi costi, dei suoi sprechi,
aprendo così la prospettiva di una privatizzazione dei servizi,
che li consegnerebbe definitivamente alle ragioni dello scambio. L'emergenza
del servizio può invece essere letta come l'emergere nel mercato
di relazioni sociali non riconducibili allo scambio ed, insieme, come l'emergenza,
nelle relazioni non economiche, di relazioni sociali riducibili allo scambio.
Il bilancio valore - risorse che caratterizza ogni relazione pragmatica,
infatti, da una parte, va oltre i vincoli che crea la sua riduzione a scambio,
dall'altra le impone criteri visibili di valorizzazione, anche quando essa
si svolge al di fuori del mercato. Nella società del servizio, quindi,
non si realizza una modifica dei confini tra mercato, stato e terzo settore,
ma piuttosto vengono progressivamente rotti i confini tra queste tre aree.
PER NUOVE ISTITUZIONI MOBILI
Nella società del servizio il tema all'ordine del giorno è
quello della compresenza di mercato, stato e terzo settore in ogni dimensione
della vita sociale: in ogni relazione pragmatica si sviluppano valori di
scambio (di competenza del mercato), valori sociali (di competenza dello
stato) e valori soggettivi (di competenza del terzo settore). Gli attori
istituzionali delle relazioni pragmatiche devono ripensarsi, non più
qualificandosi per il loro essere dislocati in aree separate, ma diventando
capaci di valorizzare il molteplice delle prestazioni cui partecipano.
Le imprese, cioè devono diventare sempre più sociali ed i
soggetti sociali devono diventare sempre più imprese, mentre lo
stato deve riscoprire il suo ruolo di regolatore delle relazioni pragmatiche
e di garante dei loro valori sociali, pubblici. Per quanto la emergenza
del servizio sia, come ho detto, espressione della irriducibilità
della complessità sociale, le relazioni pragmatiche sono sempre
e comunque relazioni tra clienti e prestatori d'opera. Non vi sono cioè
altre posizioni da cui è possibile influenzarne l'andamento, al
di là di quelle di cliente e di prestatore d'opera. é dalle
posizioni di cliente e prestatore d'opera che gli attori concorrono a evidenziare
il bilancio valore - risorse di ogni relazione pragmatica, liberandola
dalla reificazione che le forme istituzionali tendono a provocare. La società
del servizio è una società in cui gli attori continuamente
riorientano il loro modo di dare forma alle relazioni pragmatiche perché
queste ultime creino maggior valore, e perché quello che in esse
viene riconosciuto sia il valore che creano. Le forme istituzionali giocano
in questo quadro un duplice, contraddittorio, ruolo: da una parte, esse
concorrono a stabilizzare i valori che le relazioni pragmatiche generano,
a farli valere al di là delle relazioni in cui sono stati creati
(senza istituzioni il valore rimane locale alla relazione in cui è
creato, non arricchisce la società intera); dall'altra, esse, inesorabilmente,
concorrono a reificarli, a ingabbiarli in forme che ne riducono il contenuto
di innovazione (le istituzioni sono conservatrici per il modo stesso in
cui esse sono definite). Nella società del servizio le forme di
istituzionalizzazione economica non hanno efficacia se non diventano mobili,
se non entrano a pieno titolo nella sfera del governo soggettivo delle
relazioni pragmatiche, assecondandone le dinamiche di cambiamento.
Questo scenario pone con forza il problema del ripensamento radicale
dello stato, del suo ruolo. Non si tratta di prendere posizione tra stato
e mercato, tra pubblico e privato, ma di reinventare lo stato nella società
del servizio, nell'era della complessità sociale. Il tema è
evidentemente molto difficile e richiede una discussione approfondita,
ma qualche cosa può essere detto a conclusione di questo intervento.
Lo stato come espressione dei valori pubblici e sociali della comunità
che organizza non può che caratterizzarsi come cliente di quei valori
forte delle risorse comuni che mette a disposizione delle relazioni pragmatiche
dei suoi cittadini. Lo stato regolatore ed erogatore dei servizi pubblici
è in verità una immagine deformata dello stato cliente sociale
di tutti i servizi. Il suo ripensarsi come cliente sociale deve guidare
le nuove forme istituzionali che esso prenderà, deve informare la
loro mobilità.
 
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