Impresa & Stato n°37-38
NUOVE IMPRESE PER LA QUALITA' DELLA VITA
Come nascono i Nuovi Distretti Tecnologici orientati all'ambiente
e alla qualità della vita. Il caso dell'Emilia Romagna
di
VITTORIO
CAPECCHI
In un suo
contributo del 1995, Giorgio Lunghini sottolinea lo squilibrio tra una
riduzione nei posti di lavoro che si presenta come inevitabile nelle nazioni
europee e le esigenze crescenti di lavori concreti che non sono finalizzati
verso il profitto ma verso la soddisfazione di bisogni sociali. La proposta
di Lunghini è quella di collegare produzione e riproduzione riducendo
la disoccupazione che si presenta nel settore mercantile con il favorire
una occupazione nei lavori concreti del settore non mercantile attraverso
un modo diverso di organizzare il prelievo fiscale. Il tipo di riflessione
presente in questo intervento rafforza questo collegamento facendo emergere
una zona intermedia tra le due aree della produzione e della riproduzione:
le imprese (e le possibili nuove imprese) che producono beni e servizi
(anche molto qualificati e con l'utilizzo delle nuove tecnologie) a favore
dell'ambiente e della qualità della vita.
Queste imprese operano in una situazione che non è solo quella
della logica del puro mercato perché la finalità di una migliore
qualità della vita e dell'ambiente è una finalità
collettiva e come tale viene (o dovrebbe essere) sostenuta da politiche
pubbliche nazionali e regionali ma non è neppure quella dei "lavori
socialmente utili" finanziati totalmente dallo stato. I prodotti e servizi
di queste imprese possono infatti essere dei prodotti tecnologicamente
validi e risultare competitivi sul mercato nazionale e internazionale.
La diffusione di queste imprese può mutare il modo di affrontare
le politiche ecologiche e del welfare state. Infatti dietro le parole welfare
state o ecologia si cesserebbe di vedere solo il termine spesa (con la
conseguente giustificazione tipica della destra che Çè impossibile
realizzare queste politiche perché lo stato ha troppi debitiÈ)
iniziando a vedere anche i termini nuove tecnologie, nuova imprenditorialità
e nuovi posti di lavoro. Questa area di imprese, che si colloca tra mercato
e il rispondere a bisogni sociali, può essere presente in modo frammentato
in un dato territorio ma potrebbe anche essere organizzata come un vero
e proprio distretto formando un sottosistema di piccole e medie imprese
collegate a centri di ricerca in grado di fornire servizi e prodotti di
qualità non solo utilizzabili in quel territorio ma anche vendibili
in altre aree e all'estero. Il dibattito sui distretti industriali italiani
ha messo in evidenza che sottosistemi di piccole e medie imprese collegate
tra loro (nella definizione di distretto c'è la caratteristica che
la competitività tra le imprese del distretto deve risultare inferiore
a quella con le imprese fuori del distretto) quando hanno saputo utilizzare
in modo dinamico le nuove tecnologie, sono diventati, come scrive Michel
Storper (1991), dei distretti tecnologici (DT) in grado di affrontare la
concorrenza internazionale.
La identificazione dei DT in Italia e in regioni come l'Emilia Romagna
ha sottolineato la presenza di due tipi di DT:
a) distretti industriali orientati alla produzione di beni di consumo
durevoli di cui è richiesta una forte diversificazione (prodotti
della maglieria, tessuti, calzature, piastrelle, ceramiche, mobili, motociclette
ecc.);
b) distretti in cui si producono macchine che ugualmente devono incontrare
le richieste molto diversificate dei vari tipi di industria (dalle macchine
per la lavorazione dell'industria tessile, del mobile... alle macchine
per il packaging dei prodotti che escono dall'industria alimentare, tabacco,
farmaceutica ecc.).
Ci si può allora chiedere se vi siano oggi imprese orientate
al miglioramento della qualità della vita e dell'ambiente che possono
dar vita a nuovi distretti tecnologici (NDT) e se vi sono fattori che oggi
agevolano od ostacolano la formazione di questi nuovi distretti. Rispondiamo
a queste due domande iniziando dalla seconda.
NUOVI DISTRETTI: COME POSSONO NASCERE
I fattori che agevolano oppure ostacolano la diffusione di NDT per
la qualità della vita e dell'ambiente possono essere analizzati
a tre livelli:
a) quello internazionale delle tendenze dello sviluppo tecnologico;
b) quello della Comunità europea in quanto proposte di intervento;
c) quello nazionale e regionale in quanto risposte alle possibilità
oggi aperte in Europa.
Le tendenze internazionali dello sviluppo tecnologico iniziano dal
livello internazionale considerando le tendenze dello sviluppo tecnologico
nei centri di ricerca pubblici e privati delle nazioni più industrializzate
della triade Stati Uniti, Giappone ed Europa. Se viene effettuata questa
analisi si può avvertire un evidente spostamento di attenzione dalle
tecnologie meccanico-elettroniche collegate prevalentemente ad applicazioni
industriali o per uso bellico alle tecnologie elettroniche-informatiche-telematiche
che vanno sotto il termine di Information Technology che allargano il campo
di applicazione dall'industria civile e bellica ai diversi ambiti della
vita quotidiana e alla protezione dell'ambiente. Il passaggio dalle tecnologie
hard a quelle più soft sta agevolando negli Stati Uniti e Giappone
(e anche in Europa) uno spostamento dalle tecnologie applicate alla produzione
di beni di consumo durevoli o di beni strumentali per l'industria alle
tecnologie applicate alla produzione di beni e servizi per la qualità
della vita e della persona. é evidente che lo sviluppo della Information
Technology ha non solo allargato le applicazioni dell'industria dell'entertainement
avente come consumatore finale il grande pubblico ma ha consentito di ripensare,
a livello regionale e locale, alle politiche sociali, sanitarie, ambientali,
urbanistiche... in quanto sono sempre più ampie le possibilità
di applicazioni tecnologiche alla medicina, al pronto soccorso, alle terapie
a domicilio, alle ricerche di autonomia di persone anziane e con handicap,
al controllo dell'inquinamento ambientale, alle relazioni tra utente e
governo locale, al sistema formativo in tutte le sue diramazioni ecc. Anche
l'esistenza di reti come Internet oltre ad essere utilizzate per uso commerciale
o di entertainement possono agevolare gli scambi tra le diverse applicazioni
regionali e locali e permettere quindi di confrontare le innovazioni di
uso delle nuove tecnologie nei diversi ambiti della vita quotidiana (l'ambito
sanitario, l'ambito formativo, l'ambito cittadino ecc.).
Vi sono però anche ostacoli alla formazione di questi possibili
NDT e dal punto di vista della innovazione tecnologica questi ostacoli
possono essere raggruppati in tre tipi principali:
a) ostacoli dovuti alla presenza di più attori nella filiera
progettazione/consumo con quindi necessità di nuove strutture di
intermediazione;
b) ostacoli dovuti alle rigidità del sistema formativo con quindi
la necessità di azioni a questo riguardo;
c) ostacoli dovuti alla difficoltà di collegare innovazione
tecnologica e innovazione sociale con quindi la necessità di interventi
pubblici e privati in questa direzione.
Occorre poi tener presente un secondo livello di riflessione che parte
dalle politiche definite dalla Comunità europea. Il Libro bianco
di Delors sottolinea l'importanza dello sviluppo della Information technology
sia come infrastrutture telematiche sia come creazione di nuovi posti di
lavoro per un miglioramento della qualità dell'ambiente e della
vita quotidiana e vengono fatte proposte concrete (anche con progetti di
cofinanziamento) in una gamma ampia di applicazioni. Nel Libro bianco,
uscito alla fine del 1993 si prevede la creazione fino ad 1 milione di
posti di lavoro nella protezione ambientale, 1 milione per il miglioramento
della qualità della vita (risanamento delle aree inquinate, sviluppo
dei trasporti non inquinanti), 1 milione per servizi al livello locale,
tempo libero, sviluppo culturale, sviluppo audiovisivi, con investimenti
molto consistenti in infrastrutture ambientalistiche (per il disinquinamento
delle acque, il trattamento dei rifiuti...), un diverso sistema dei trasporti,
un diverso sistema di produzione energetica, un diverso sistema di telecomunicazioni.
Inoltre nel Libro bianco era presentata come estremamente importante la
tassa ecologica per colpire le imprese con maggiore emissione di CO2.
COMUNITÀ EUROPEA: NON SI INVESTE SULLE
PERSONE
Già dal Libro bianco sono chiare le direzioni della Comunità
europea: mentre i progetti relativi alle politiche ambientali sono presentati
con obiettivi occupazionali non altrettanto avviene per i progetti relativi
a politiche sociali. Gli interventi della Comunità europea relativi
all'area del welfare state non presentano collegamenti con la formazione
di nuove imprese e di nuova occupazione. Si hanno così due diverse
strategie nei documenti ufficiali della Comunità europea: un collegamento
stretto tra politiche occupazionali-politiche ambientali ed un collegamento
molto debole tra politiche occupazionali-politiche del welfare state. In
Europa c'è infatti un disegno complessivo che fa scrivere a Christian
de Brie (1994) che Çsi fa fuoco sulle politiche dello stato socialiÈ
e le politiche sociali sono pensate molto più in termini di distribuzione
di risorse che non di investimento nelle capacità delle persone.
La distinzione tra risorse e capacità è stata sottolineata
da studiosi come Amartya Sen (1984) che vede la variabile capacità
come variabile intermedia tra le possibili carenze di risorse e lo star
male o lo star bene di una persona. Le persone possono star male o essere
comunque all'interno di situazioni precarie o a rischio non solo o non
tanto perché carenti di risorse (mancanze di reddito, mancanze di
abitazione, mancanze di posti di lavoro ecc.) ma anche perché hanno
carenze di capacità per accedere a queste risorse (carenze di formazione,
carenze di informazioni, carenze di conoscenze tecnologiche, carenze di
autonomia ecc.). é quindi diversa una politica sociale redistributiva
di risorse da una politica sociale che investe nelle persone. é
del tutto evidente che passare da politiche sociali redistributive a politiche
sociali di investimento nelle capacità significa portare avanti
politiche sociali preventive e diventa più ampio lo spazio per azioni
che tendono ad una maggiore autonomia, formazione, conoscenza ecc. delle
persone richiedendo anche investimenti tecnologici con relativa formazione
di possibili NDT.
Il terzo livello di analisi è quello delle risposte nazionali
e regionali alle possibilità proposte dalla Comunità europea.
Per quanto riguarda la diffusione di interventi tecnologici all'interno
di politiche ambientali questa diffusione è presente soprattutto
in Germania dove in alcune zone si può parlare di NDT in quanto
intorno alle politiche ambientali si è costituita una rete di attori
che operano all'interno di più imprese, istituzioni pubbliche, centri
di ricerca tecnologicamente avanzati ecc. Bisogna comunque tener presente
che non vi sono solo sottosistemi di piccole e medie imprese che gravitano
intorno a strutture pubbliche e centri di ricerca per la difesa dell'ambiente.
Anche alcune grandi imprese hanno rivalutato l'opzione ecologica in quanto
questa opzione consente di imporre prodotti e tecnologie di processo alle
altre nazioni. Si è quindi di fronte non solo, come scrive un gruppo
di ricercatori francesi, ad una crescente presa di coscienza ecologica
tra più attori locali, ma anche di fronte ad un complesso insieme
di interessi di importanti imprese private che si intersecano con gli interventi
degli ambientalisti mossi da ideali ecologici. Il risultato è un
aumento delle Çprofessioni ambientalisteÈ e le prime guide
a queste professioni, come quella pubblicata da Le Monde (1994), indicano
una gamma molto ampia di nuove professioni ambientaliste che vanno da quelle
collegate alla protezione della natura, miglioramento della qualità
della vita urbana, disinquinamento, controllo ambientale delle produzioni
industriali e dei luoghi di lavoro... alle professioni di insegnamento,
formazione di formatori, ricerca scientifica in area ecologica. In Italia
di fronte a questa tendenza europea alla fine del 1993 è stato approvato
un Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile ed in questo quadro sono
state definite iniziative dei Governi regionali che in alcune regioni (come
la regione Emilia Romagna) hanno portato a programmi concreti di intervento.
Diversa è invece l'attenzione alla diffusione di imprenditorialità
e nuovi posti di lavoro tecnologicamente qualificati nell'area del welfare
state. In Europa le nazioni più all'avanguardia in questa direzione
sono la Danimarca, Olanda, Svezia e Norvegia. Nel 1995 due convegni hanno
esposto a Parigi i risultati dei programmi della Comunità europea
Cost e Tide in cui sono state esaminate le nuove tecnologie per le persone
anziane e per le persone con handicap e in questi convegni sono stati presentate
molte interessanti applicazioni che però non sono, nella maggior
parte delle nazioni europee, generalizzate in modo tale da formare dei
NDT all'interno di politiche sociali flessibili per le diverse esigenze
individuali. In Italia la risposta del governo è stata tradizionalmente
debole nelle politiche per il welfare state in quanto le decisioni prese
non sono uscite dalla visione più tradizionale di vedere il welfare
state solo come spesa e non come possibile investimento nelle capacità
delle persone e nella ricerca tecnologica. Si possono quindi in Italia
citare solo alcuni progetti non realizzati come quello presentato dai tre
sindacati Cgil, Cisl ed Uil insieme alla Lega Ambiente (1993) per un programma
straordinario di recupero abitativo con interventi di edilizia pubblica
per la sicurezza, la compatibilità ambientale, l'adeguamento a standard
minimi di abitabilità, la migliore agibilità di persone disabili,
anziane, bambini. Il progetto prevedeva il recupero di 583.000 alloggi
con un investimento di 18.500 miliardi, l'utilizzo di 200.000 posti di
lavoro e la riqualificazione di 50.000 operai edili. Questo progetto proponeva
una stretta relazione tra architettura bio-ecologica, politiche sociali
per persone anziane e con handicap, politiche occupazionali e politiche
formative.
EMILIA-ROMAGNA, UN'ESPERIENZA SOSTENIBILE
Le possibilità di sviluppo dei NDT in Italia dipendono molto
dai collegamenti tra i diversi attori (politici, scientifici, imprenditoriali,
sindacali ecc..) che si riesce a realizzare in una data zona per cui diventa
essenziale la storia politica, sociale e culturale di quel dato contesto.
Le diverse storie regionali incidono quindi moltissimo e per iniziare a
documentare questi NDT partiamo da una prima ricerca nella regione Emilia
Romagna che ha non solo una storia tecnologica ed economica che porta a
prodotti molto flessibili alle esigenze del cliente ma anche una storia
politica molto attenta alle politiche sociali. I NDT individuati o quelli
che è possibile individuare in questa regione sono i seguenti:
a) NDT per la tutela dell'ambiente
La definizione di politiche occupazionali per l'ambiente sono state
precisate in Emilia Romagna dal IV Programma regionale di sviluppo 1992-1995
che prevede interventi per uno sviluppo tecnologico e per una nuova occupazione
in direzione ecologica. L'analisi di quanto si sta muovendo in questa regione
dal punto di vista della relazione politiche ambientali-nuovi posti di
lavoro è stata fatta nel 1995 nel convegno Lavoro verde, per l'Emilia
Romagna sostenibile e l'analisi dei progetti presentati in questo convegno
porta ad affermare che in Emilia Romagna vi sono sia NDT potenziali sia
NDT già localizzati. Tra gli NDT localizzati c'è certamente
quello a favore delle politiche ambientali della provincia di Ravenna che
ha una storia molto interessante legata alla formazione di una diffusa
consapevolezza ecologica per effetto delle lotte verdi contro l'inquinamento
dell'aria e delle acque. Molti indicatori mettono in evidenza la presenza
nella provincia di Ravenna di un NDT per l'ambiente. In questa provincia
è stata costituita la prima Università verde auto gestita,
in questa provincia è stata inserita recentemente la Facoltà
di scienze ambientali e un Centro ricerche ambientali, in questa provincia
è diffusa una delle poche riviste ambientali limitate ad uno specifico
territorio (la rivista Verde salute che inizia ad occuparsi sistematicamente
del territorio ravennate da un punto di vista delle politiche ecologiche
a partire dal 1990), in questa provincia è presente la Fondazione
Cervia Ambiente per progetti di educazione ambientale, in questa provincia
è attivo il Comitato Chico Mendes per i collegamenti con le popolazioni
del terzo mondo. Punto di riferimento promotore di questo NDT è
dato dall'insieme delle strutture pubbliche che ha agito in modo integrato.
L'Assessorato ambiente della provincia e del comune di Ravenna insieme
all'Assessorato provinciale alla programmazione territoriale hanno espresso
un governo locale che ha: potenziato la rete di controllo della qualità
dell'aria attraverso il Cop (Centro operativo provinciale), ha costituto
l'azienda municipale Ama (Azienda municipalizzata ambiente) che si occupa
dello smaltimento dei rifiuti e di politiche ambientali insieme all'Agma
(Azienda per la gestione acqua potabile). Queste strutture pubbliche collaborano
con l'Usl (Unità sanitaria locale), con la Camera di commercio (che
ha costituito un Eurosportello Ambiente) e con altre strutture e imprese
pubbliche e private che si muovono intorno alle tematiche ambientali. Il
convegno del 1993 Sviluppo ecosostenibile: una prospettiva per Ravenna
ha mostrato la convergenza tra operatori pubblici, esperti e imprese locali
impegnate nella gestione del porto, nella costruzione di discariche e di
smaltimento rifiuti nella lotta all'inquinamento sia industriale che agricolo,
in produzioni ecocompatibili.
Da questo impegno comune derivano l'impegno nei parchi naturali e la
creazione di un Parco naturale nel delta del fiume Po, la diffusione di
interventi di architettura bio-ecologica, la tutela delle acque del mare,
la diffusione di una agricoltura biologica, la diffusione di politiche
di educazione ecologica, una diversa organizzazione del turismo, una diversa
gestione del porto ecc. e se si leggono i numeri della rivista Verde Salute
si può osservare come intorno a queste tematiche ambientalistiche
sono definiti collegamenti sia con le strategie del così detto commercio
equo e solidale (il commercio che vende in Italia i prodotti direttamente
raccolti nelle nazioni del terzo mondo senza intermediari) sia con politiche
sociali come quelle a favore delle persone anziane per fornire loro una
abitazione sicura ed ecocompatibile e particolari reti di servizi.
Il progetto di Legambiente dell'Emilia Romagna (1993) prevedeva investimenti
a favore dell'ambiente nella provincia di Ravenna per realizzare piste
ciclabili, recupero e qualificazione di centri storici, protezione di edifici
situati in zone sismiche, tutela del suolo e delle acque, realizzazione
di parchi per un totale di 100 miliardi con una ricaduta occupazionale
di 3.000 persone tra lavoro diretto e indotto. Questo insieme integrato
di politiche ambientali con elevato livello tecnologico e l'utilizzo di
più saperi ha prodotto un numero elevato di imprese e di persone
occupate e può ragionevolmente far parlare della esistenza di un
NDT. Nella regione Emilia Romagna la diffusione di altri parchi naturali,
di agricoltura biologica, di agriturismo, di lotta all'inquinamento agricolo
e industriale, di smaltimento dei residui urbani e da allevamento, ecc.
non ha ancora probabilmente portato ad una integrazione tra più
attori e imprese come nella provincia di Ravenna per cui si può
parlare di esperienze importanti ma non di veri e propri NDT localizzati
anche se la non individuazione di NDT può dipendere da carenze nella
ricerca.
Ad esempio la Regione Emilia Romagna ha definito alla fine del 1993
una Legge per definire aziende di agricoltura biologica e sono state censite
474 aziende di prodotti biologici ma non vi sono ancora ricerche che abbiano
analizzato queste imprese per verificare se queste siano addensate particolarmente
in alcune aree e se in questi addensamenti si possano individuare potenziali
NDT.
IL DISTRETTO DELLA SALUTE
Un NDT individuato è quello dei prodotti biomedicali di Mirandola
(in provincia di Modena) unico NDT presente nella ricerca Ervet e Regione
Emilia Romagna (1994). Sono stimate in 3.000 le persone che operano in
questo distretto che oggi raggruppa ottanta imprese tra quelle che vendono
prodotti e quelle che lavorano nella rete della subfornitura per complessivi
cinquecento miliardi di fatturato. L'aspetto molto particolare di questo
NDT è che è stato creato trenta anni fa da una persona sola:
Mario Veronesi. Veronesi inizia la sua carriera come rappresentante di
prodotti medici che si accorge di carenze nel mercato italiano e che nel
1963 fonda la sua prima impresa, la Hospal Dasco per produrre all'inizio
siringhe e sondini monouso e poi, nel 1967 su sollecitazione di un medico
di Padova, un modello di rene artificiale. L'impresa ha successo ma Veronesi
la vende nel 1970 alla ditta svizzera Sandoz (oggi è proprietà
della ditta svedese Gambro ed ha raggiunto i 370 miliardi di fatturato).
Con il ricavato inizia una nuova impresa la Bellco sempre nell'area dei
biomedicali e quando l'impresa è avviata la vende all'Eni ripartendo
con nuovi prodotti. Fonda allora la Dideco, e nel 1988 la vende alla Plizer
sempre quando l'impresa va bene. Quarta sua impresa è la Dar che
produce circuiti di anestesia e rianimazione ed anche questa è venduta,
una volta che è avviata, alla Mallink Rodt. Tutte queste imprese
restano a Mirandola con fatturati in crescita ed in questa area altre piccole
imprese sorgono formando un NDT specializzato in prodotti biomedicali che
è stato costruito intorno alla creatività di una sola persona
in un periodo di trenta anni. Più antica è la storia a Bologna
di due industrie legate a due strutture pubbliche della città: la
produzione di arti e di apparecchiature per chi ha fratture alle ossa (impresa
collegata all'Ospedale Rizzoli) e la produzione di protesi del Centro protesi
dell'Inail (Istituti nazionale di infortuni sul lavoro) di Vigorso (nel
comune di Budrio in provincia di Bologna). La validità di queste
due strutture ha creato non solo una rete di imprese artigiane specializzate
intorno ma ha anche favorito imprese che producono protesi in altre città
emiliane. é possibile quindi la presenza di un NDT in questa direzione.
Vi sono poi imprese a Bologna che producono apparecchiature elettroniche
sofisticate per pace-makers, imprese che producono prodotti multimediali
per la divulgazione di operazioni mediche, imprese di applicazioni di realtà
virtuale alla medicina (a Bologna ha sede la Società di realtà
virtuale che organizza convegni in questa direzione) ecc. Questo insieme
di imprese bolognesi è ancora frammentato ma potrebbe costituire
una prima rete, se adeguatamente potenziata di un futuro NDT. Imprese di
questo tipo sono anche presenti in altre province emiliane ed anche in
queste provincie potrebbero avvenire potenziamenti e sinergie verso possibili
NDT.
ECO-ARCHITETTURA, ABITARE SENZA PROBLEMI
In questa area possono essere considerate alcune recenti iniziative
pubbliche a Bologna che hanno evidenziato diversi percorsi di ricerca intervento.
Una prima iniziativa è quella della ricerca, pubblicata e presentata
in un convegno a Bologna nel 1995, a cura di Maria Grazia Giordani, Disabili
tecnologie e mercato del lavoro (edizioni Etas Libri) a cura di due importanti
attori bolognesi; l'ASPHI (Associazione per lo sviluppo di progetti informativi
per handicappati) e l'Ausilioteca (che dà consulenza e assistenza
a disabili per utilizzare ausili con particolare attenzione nel risolvere
problemi di comunicazione). La seconda iniziativa è un convegno
del 1995 dal titolo Ricerca tecnologica a Bologna organizzato dall'Istituto
di non vedenti Cavazza, il cui direttore e presidente non vedenti, hanno
elaborato e coordinato un progetto (insieme ad imprese locali ed anche
con la presenza di imprese nazionali come la società Olivetti) computer
e attrezzature informatiche per poter leggere direttamente in braille o
sentire attraverso una voce sintetica qualsiasi materiale cartaceo (da
un libro ad un quotidiano). Ricordo inoltre le iniziative delle strutture
pubbliche legate ai trasporti sia alle iniziative in materia edilizia che
hanno come punto di riferimento il Centro regionale Quasco che risiede
a Bologna e che ha come compiti lo sviluppo di tecnologie per l'edilizia.
Una terza iniziativa pubblica è quella, presentata nel 1995 a Bologna
per diffondere le idee dell'architettura ecologica. Il Comune di Bologna
(1995) ha diffuso tra la cittadinanza un libro (La casa della buona salute,
guida ad una abitazione sana ed ecologica) scritto dagli Assessorati competenti
insieme ad imprese che iniziano a muoversi nel settore della architettura
bio-ecologica ed al Centro internazionale di ricerca sulla abitazione Oikos
di Bologna. In questo libro la parte relativa alle persone con handicap
o difficoltà nei gesti della vita quotidiana è limitata mentre
molto ampia è la parte sulla scelta dei materiali, risparmio energetico
ecc. Come quarta iniziativa si può considerare il convegno Nuove
tecnologie nell'edilizia abitativa per anziani, organizzato a Bologna nel
1995, in occasione della Fiera dell'edilizia, dal CNR-ICITE (Consiglio
Nazionale delle Ricerche e Istituto Centrale per l'industrializzazione
e la Tecnologia edilizia) residente a Roma insieme all'ICIE (Istituto Cooperativo
per l'Innovazione) residente a Bologna. In questo convegno sono stati presentati
anche dei progetti di edificazione di case per persone anziane a Bologna
(in particolare un progetto della cooperativa Ansaloni). Da queste quattro
iniziative pubbliche avvenute a distanza di pochi mesi nel 1995 si possono
trarre alcune conclusioni sia sulle potenzialità che sui limiti
che incontra la costruzione di un possibile NDT in questa direzione. Le
potenzialità sono evidenti perché queste iniziative hanno
mostrato l'interesse di imprese locali, di centri di ricerca specializzati,
dei governi locali e delle associazioni di utenti.
I limiti sono però altrettanto evidenti e si possono così
riassumere: a) c'è ancora molta difficoltà a considerare
insieme le esigenze, anche tecnologiche, delle persone con handicap e le
esigenze delle persone anziane. Questi due aggregati di utenti finali sono
troppo spesso considerati separati e le iniziative o i progetti di intervento
sono considerati separatamente. Si fanno quindi progetti di abitazioni
per persone anziane senza tener conto delle esperienze di chi ha progettato
ausili per l'autonomia di persone con handicap e viceversa: b) la separazione
tra le politiche sociali e le politiche per l'ambiente risulta evidente
anche da queste tre esperienze pubbliche. La diffusione di principi di
architettura bio-ecologica avviene separata dalle esperienze di progettazione
edilizia orientata a persone anziane o con handicap; c) La conseguenza
è una, per adesso, non realizzata cooperazione tra i diversi centri
di ricerca residenti a Bologna, le imprese che hanno fatto proposte di
edilizia per persone anziane, ed i diversi Assessorati del Comune di Bologna.
Una politica complessa e articolata del governo locale per migliorare la
qualità della vita e dell'ambiente potrebbe attivare sinergie possibili
e favorire un NDT orientato alle persone anziane ed alle persone con handicap.
Questa situazione di frammentazione si ha anche nelle altre provincie emiliane
dove pure ugualmente vi sono molte iniziative e sperimentazioni in questa
direzione. In particolare sono molto interessanti le esperienze promosse
dal Comune e Provincia di Ferrara dove è presente la nuova facoltà
di architettura e dove il Comune e la Provincia sono molto interessati
alla diffusione delle nuove tecnologie in questa direzione.
INFORMATICA PER LA SCUOLA E IL SOCIALE
A Bologna sono presenti un Dipartimento di scienze dell'Educazione
e un Dipartimento di scienze della comunicazione molto attivi; è
presente un centro per la sperimentazione didattica del Ministero della
pubblica istruzione (IRRSAE) ugualmente molto attivo; sono presenti Assessorati
alla scuola e alla formazione professionale (in Comune e Provincia) ugualmente
validi; è presente anche la sede della Società Italiana di
Realtà Virtuale. Queste strutture hanno favorito sia una crescente
sperimentazione didattica utilizzante le nuove tecnologie multimediali
sia la formazione di imprese che realizzano prodotti multimediali per la
didattica universitaria, scolastica con anche applicazioni per la medicina,
l'architettura, la organizzazione di musei, la valorizzazione di percorsi
turistici ecc. Questo insieme di potenzialità è emerso in
questi ultimi anni in numerosi convegni ed esposizioni realizzate a Bologna
(si possono ad esempio ricordare i convegni Nuovi media per nuovi musei,
Le esperienze informatiche nella scuola, Le applicazioni della realtà
virtuale in medicina e le esposizioni Cybernauti sui prodotti multimediali,
l'esposizione degli ipertesti nelle scuole ecc.). Un maggior coordinamento
e potenziamento di queste sinergie mobilitando accordi tra i diversi attori
pubblici e privati potrebbe portare ad un NDT bolognese orientato alla
produzione didattica per il sistema formativo o per altri pubblici specializzati.
Potenzialità di questo tipo sono anche presenti in altre provincie
emiliane.
A Ferrara è iniziato, con un accordo tra il Comune ed una società
di Milano Reseau un progetto per modificare, attraverso una informatizzazione
integrata e interattiva la relazione Comune di Ferrara ed utenti dei vari
servizi (dai servizi anagrafici alle richieste al sistema ospedaliero).
A Bologna il Comune ha diffuso le possibilità di collegamento con
Internet utilizzando la presenza di un importante centro di Calcolo (il
Cineca) ed ha lanciato un insieme di progetti (City Card, Iperbole, Navigator)
in collegamento con la società bolognese Omega generation per favorire
forme di democrazia elettronica (gruppi di persone organizzate nei quartieri,
scuole... interagiscono per proporre alternative al traffico, per denunciare
ostacoli e inconvenienti nella vita quotidiana ecc.) ed attività
di commercio e di nuova imprenditorialità (come quella della editoria
elettronica) da sviluppare attraverso le reti come Internet. Iniziano quindi
applicazioni delle nuove tecnologie alla vita sociale e politica della
città che ugualmente portano alla richiesta di nuove figure professionali
in grado di utilizzare Internet e di programmare i servizi dell'ente locale.
La formazione di queste nuove professionalità e le relative nuove
imprese potrebbero essere l'inizio di un NDT.
NUOVI DISTRETTI, I VALORI IN PIU’
Dopo questa analisi dei NDT presenti e potenziali in una regione dinamica
come l'Emilia Romagna è possibile definire le differenze tra i DT
orientati alla produzione di macchine per l'industria e per beni di consumo
durevoli e i NDT per la produzione di beni e servizi per la qualità
della vita e dell'ambiente. La differenza tra questi due tipi di distretti
si possono identificare in cinque direzioni:
a) Nei DT la caratteristica, più volte sottolineata, rispetto
alle imprese singole o alle multinazionali, è quella di una maggiore
collaborazione tra le diverse imprese che costituiscono il distretto (in
altri termini c'è una competitività minore all'interno del
distretto rispetto alla competitività internazionale e fuori del
distretto) ed un maggiore radicamento sociale, politico e culturale nella
storia di quel dato luogo in cui il distretto si è sviluppato. Nei
NDT oltre a queste caratteristiche c'è però una componente
in più. Si può infatti facilmente avvertire nei NDT una maggiore
presenza di ÇvaloriÈ in quanto nella progettazione dei beni
e dei servizi prodotti non c'è soltanto una ricerca di Çincontro
tra domanda e offertaÈ (come nei DT) ma è esplicita la finalità
del Çmiglioramento della qualità della vita e dell'ambienteÈ.
Questa finalità implica non solo una logica di mercato ma anche
il tener conto delle esigenze dei cittadini e degli utenti che sono più
svantaggiati e più in difficoltà e che possono avere non
solo meno risorse ma anche meno capacità di accedere alle risorse.
La finalità dei NDT non è quindi soltanto quella di realizzare
beni e servizi che incontrano categorie di consumatori e di consumatrici
ma di investire nelle capacità delle persone collegando l'innovazione
tecnologica con quella sociale.
b) Nei NDT vi sono molti più attori che nei DT e questi attori
possono anche avere finalità diverse. L'impresa che produce beni
e servizi per la qualità della vita e dell'ambiente può continuare
ad avere come unico fine quello del suo massimo profitto mentre gli altri
attori committenti (attori del Governo regionale e locale, attori che lavorano
nelle diverse istituzioni, utenti finali) hanno finalità di utilità
sociale collettiva.
c) Le tecnologie utilizzate sono complessivamente diverse nella maggior
parte dei NDT rispetto ai DT. Nella maggior parte dei NDT è infatti
più presente la Information Technology in tutte le sue diramazioni
(telematica, multimedialità, realtà virtuale, uso di reti
neurali ecc.) per cui entrare a far parte di un NDT per una impresa può
significare spesso saper mettere insieme tecnologie tra di loro diverse
o saper collaborare ad altre imprese.
d) La progettazione dei prodotti e servizi dei NDT rende spesso necessaria
la collaborazione tra i tecnici di una o più imprese con competenze
di figure professionali che operano in aree diverse da quella industriale
(area medica. area a favore di persone anziane e con handicap, area della
ricerca ambientale ecc.). Anche nei DT sono richieste collaborazioni ma
la distanza tra le diverse competenze e culture è minore.
e) La conoscenza delle diverse possibilità di applicazione integrata
(tecnologica e sociale) non viene in genere data, o viene data molto parzialmente,
in uno stesso percorso della scuola secondaria e dell'università.
E quindi difficile riuscire ad avere delle conoscenze integrate o comunque
predisposte alla integrazione per iniziare a progettare nella direzione
dei NDT. Una analisi della circolazione delle conoscenze avendo come punto
di riferimento i distretti industriali è stata fatta da Becattini
e Rullani (1993) che hanno distinto due livelli di conoscenza che hanno
linguaggi diversi, contenuti diversi e diverse collocazioni istituzionali
e spaziali. Il primo livello è quello della conoscenza codificata
che circola nella comunità scientifica formata dalle università,
centri di ricerca, riviste scientifiche... e che si esprime con un linguaggio
scientifico e tecnico condiviso internazionalmente da chi ha sufficienti
conoscenze scientifico-tecniche in quella data area. C'è però
anche un secondo livello di conoscenza che è il sapere locale formato
dal lavorare insieme e vedere come fa ed agisce la persona a cui si è
accanto nel luogo di lavoro, dallo scambiare informalmente al bar o in
altri luoghi di incontro notizie, informazioni, stimoli... é evidente
che questo sapere locale è strettamente intrecciato con la storia
politica. sociale, culturale di quel dato luogo e si esprime con un suo
linguaggio.
GLOBALE E LOCALE: INTERMEDIARE IL SAPERE
Come ha ulteriormente precisato Becattini (1994) c'è una produzione
locale di conoscenza tacita che può essere socializzata ed esternalizzata
fino ad entrare in circuiti non locali attraverso l'insegnamento. Questo
sapere locale è altrettanto importante della conoscenza codificata
ed è quando questi due saperi si mischiano che si arriva alla costituzione
dei distretti industriali. Cosa accade allora quando dai DT più
tradizionali si passa ai NDT che comportano la ricerca di prodotti e servizi
per la migliore qualità della vita e dell'ambiente. Risultano due
principali differenze da questo punto di vista: a) le conoscenze tacite
derivate dalla storia di quel dato luogo diventano se possibile, ancora
più importanti, perché occorre la condivisione di un obiettivo
extramercato per produrre quei dati beni e servizi per cui è essenziale
la condivisione da parte di tutti gli attori che formano il NDT di un insieme
di valori che non possono che nascere da una comune storia politica. sociale.
e culturale; b) la distanza tra i saperi codificati e i saperi locali può
essere ancora più ampia perché occorre intermediare una produzione
di conoscenze e tecnologie legate quasi sempre ad una logica di mercato
ad un insieme di applicazioni che non obbediscono solo a leggi di mercato
ma alla ricerca del miglior intreccio tra innovazione tecnologica e innovazione
sociale in quel dato contesto sociale, politico e culturale.
Date queste diversità dei NDT rispetto ai DT diventa importante
la progettazione di intermediazione per agevolare l'incontro tra i diversi
attori, creare sinergie all'interno dei governi regionali e locali, creare
sinergie all'interno della ricerca e del sistema formativo, riuscire a
realizzare beni e servizi che siano sia competitivi sul mercato sia capaci
di realizzare il miglior intreccio tra innovazione tecnologica e innovazione
sociale. In questa direzione è partito a Bologna nel 1995 un progetto
della società Links13 di Osservatorio città telematica a
cura di Vittorio Capecchi e Adele Pesce, progetto alla cui realizzazione
si sono impegnati il Comune di Bologna e l'Ervet (il Centro della Regione
Emilia Romagna che fa politiche per le imprese). Questo Osservatorio si
propone di documentare le applicazioni effettuate in Europa delle nuove
tecnologie (in particolar modo delle nuove tecnologie della comunicazione)
ai diversi ambiti della vita quotidiana per diffondere (agli attori delle
imprese, sistema formativo, Governo regionale e locale, utenti finali)
le migliori applicazioni che vedono l'intreccio tra innovazione tecnologica
e innovazione sociale. Le aree di applicazione delle nuove tecnologie alla
vita quotidiana considerate sono otto: a) vita nella città (applicazioni
al controllo dell'ambiente, del traffico, applicazioni per migliorare i
servizi ai diversi utenti ecc.); b) vita nelle abitazioni (servizi sicurezza,
teleallarme, telelavoro, servizi per l'accesso a Internet...); c) vita
politica e democratica (collegamenti utenti/comune, esperimenti di piazza
virtuale, di valorizzazione minoranze etniche...): d) didattica, orientamento
scolastico, formazione professionale (teleconferenze, insegnamento a distanza,
open learning, ipertesti, CDI, prodotti multimediali...); e) ricerca scientifica
e documentazione (applicazioni di reti di centri di ricerca, biblioteche
interattive...); f) difesa e prevenzione della salute (telemedicina, teleconsulto,
reti telematiche per prevenzione, cardiotelefono, telesoccorso, test di
autodiagnosi...): g) autonomia della persona avente handicap o della persona
anziana che ha difficoltà nei gesti della vita quotidiana (casa
intelligente, tecnologie per abolire le barriere nella città e nell'abitazione...).
Gli obiettivi dell'Osservatorio sono quattro: a) agevolare gli scambi
a livello europeo per diffondere le applicazioni non solo tecnologicamente
più avanzate ma anche quelle che hanno una più elevata innovazione
sociale in modo da aumentare la qualità della vita e dell'ambiente;
b) diffondere le applicazioni realizzate in altre regioni e nazioni per
favorire la crescita imprenditoriale al livello regionale in queste nuove
direzioni di produzioni di beni e di servizi; c) favorire la diffusione
delle conoscenze di queste applicazioni tecnologiche ai diversi ambiti
della vita quotidiana per aumentare la qualità delle conoscenze
nei diversi percorsi del sistema formativo (sia i percorsi scolastici e
formativi più seguiti dai ragazzi sia quelli più seguiti
dalle ragazze ); d) favorire le interconnessioni tra la realizzazione e
progettazione di queste applicazioni in un dato luogo o istituzione tra
i diversi attori a partire da quelli presenti nella regione Emilia Romagna:
università, sistema scolastico e della formazione professionale,
associazioni di utenti, componenti del sistema formativo, strutture pubbliche
del governo locale e regionale, associazioni imprenditoriali e sindacali.
Per realizzare questi obiettivi sarà predisposta una banca delle
applicazioni (e delle istituzioni e imprese che le hanno promosse), saranno
diffuse delle News Letters e saranno presentati dei workshop per far incontrare
i diversi attori interessati a queste applicazioni. Si tratta quindi di
un progetto di intermediazione che pensa di favorire la crescita di questi
NDT tenendo conto della maggiore complessità di collegamento tra
saperi codificati e saperi locali.
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