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Impresa & Stato n°36

NUOVO CONSIGLIO CAMERALE
E RUOLO DEL SINDACATO

Lo slancio della riforma è un'opportunità di lavoro comune tra Camera di Commercio e sindacato, dall'economia alla riforma dello Stato.

di
ANTONIO PANZERI

Ci sono molti elementi che spingono ad affermare che i cambiamenti prodottisi nella struttura sociale necessitano un riassetto complessivo del quadro istituzionale.
Ciò è urgente per una serie di motivazioni. La principale riguarda il fatto che abbiamo assistito in questi anni a una forte crescita delle forze sociali e della loro capacità a rappresentarsi, assieme a un vistoso ampliamento di soggetti sociali intermedi dotati di una loro forza territoriale e settoriale e non inseriti pienamente nel sistema politico centrale. Questa nuova realtà non ha ancora trovato adeguati sbocchi istituzionali. Anzi la stessa fase di transizione politico-istituzionale ha lasciato ai margini queste risorse individuali e collettive, e riproposto di nuovo l'esigenza di un riconoscimento, non risolto, degli interessi nel disegno costituzionale.
Questi problemi assumono, come si può intuire, una grande rilevanza perché ci introducono a una profonda riflessione sull'impatto che i processi di trasformazione del sistema delle imprese e in generale del contesto economico e sociale hanno sui soggetti di rilevanza istituzionale.

STRUMENTI PER FAR CRESCERE
LA NUOVA STATUALITA'
Penso che la Legge di riforma n.580/93 costituisca un primo importante passo nella direzione della ricomposizione degli interessi e di un loro disciplinamento istituzionale.
È bene essere chiari. L'importanza non risiede solo, come banalmente si può ritenere nei nuovi criteri di rappresentanza degli interessi e sulle oggettive ricadute meccanicistiche, ma soprattutto nell'esplicazione della nuova natura delle Camere di Commercio e delle loro linee di sviluppo possibili come terminali istituzionali di un sistema di decentramento funzionale.
È questa la parte più importante di una riflessione che deve concentrarsi su alcuni concetti chiave come la democrazia degli interessi, la cittadinanza delle imprese, la necessità di ritrovare in un nuovo sistema politico istituzionale dei luoghi di riflessione/azione orizzontale decentrati e, in questo quadro, sulla possibilità di usare anche le Camere di Commercio, sistema di autonomie funzionali costruito a rete sul territorio, come strumento di crescita di una nuova statualità. In questo quadro davvero vi può essere una prospettiva interessante delle Camere di Commercio.
Inutile negarlo. Le trasformazioni che si sono prodotte hanno messo in evidenza da un lato una sempre più marcata incomunicabilità tra le istituzioni dei cittadini e gli interessi organizzati. Dall'altro lato, la contraddizione marcata tra spinte settoriali e l'esigenza altrettanto marcata di verificare territorialmente, quindi nel luogo dove si formano le prime spinte sociali, le problematiche e le aspettative degli interessi. Queste due verità spingono sempre più gli interessi organizzati a concentrarsi in propri spazi per ottenere un "luogo" che sia rappresentativo e in grado di farsi "ascoltare". Questo luogo può essere la Camera di Commercio. Le Camere di Commercio saranno in grado di assolvere a questa funzione se sapranno partire dalle chiare enunciazioni degli articoli 1 e 2 della Legge n. 580 riassumibili nello svolgimento di «funzioni di supporto e di promozione degli interessi generali delle imprese nonché, fatte salve le competenze attribuite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato alle amministrazioni statali e regionali», e di funzioni nelle materie amministrative ed economiche relative al sistema delle imprese, ampliando le capacità di rappresentanza e di intervento e diventando a pieno titolo le istituzioni deputate a interfacciare Stato, imprese, soggetti sociali.

UN LUOGO PER FARSI ASCOLTARE
In sostanza si tratta di far nascere un "luogo" capace di accompagnare, nell'esercizio delle funzioni attribuite dalla Carta Costituzionale e dalle leggi, le assemblee elettive nel loro compito di assicurare prospettive di sviluppo al territorio e in questo alla business community nel suo insieme. Una simile impostazione chiama in campo una nuova capacità di interpretare e governare la realtà e nel contempo di abbandonare vecchi modelli di rappresentanza che ormai hanno fatto la loro storia. Mi riferisco al modello autoreferenziale, a quello di natura settoriale o di categoria.
È urgente pensare all'idea di rappresentanza per grandi aggregati e per funzione sociale.
Quindi nessuna interpretazione meccanicistica perché essa produrrebbe risultati non all'altezza nella capacità di sintesi della business community, ma nemmeno forme strumentali di alleanze orizzontali che possono, anche senza volerlo, cancellare o ridurre la rappresentanza di interessi sociali rilevanti.
Sono convinto che per poter raggiungere questo obiettivo e per poter far acquisire nuove soggettività, le imprese e tutte le associazioni devono trovare criteri e modalità unificanti.
Ciò sarà possibile se tutti saranno in grado di individuare con assoluta chiarezza il merito e gli obiettivi da raggiungere: efficenza della Pubblica amministrazione, adeguatezza del sistema infrastrutturale, politiche per lo sviluppo economico-produttivo e occupazionale del territorio e individuazione di nuove articolazioni istituzionali capaci di corrispondere ai nuovi processi in corso. Obiettivi che rispondono a domande che salgono dal Paese, di un apporto costruttivo alla trasformazione istituzionale locale ed europea, regionale e nazionale. A questo lavoro siamo chiamati tutti a dare il contributo necessario perché questo processo di riforma possa costituire la condizione per il rilancio non solo della Camera di Commercio di Milano ma anche di nuove politiche aggregative.
Anche il sindacato deve essere convinto di tutto ciò perché lo slancio della riforma può rappresentare una vera e propria opportunità di lavoro comune tra Camere di Commercio e organizzazione sindacale.

I TEMI PER UNA RIFLESSIONE COMUNE
Se le forze sociali, e sicuramente tra esse i lavoratori e le loro organizzazioni, devono esercitare un ruolo attivo nella costituzione di una nuova fase della Repubblica Italiana, e se le Camere di Commercio riformate si prestano a divenire strumenti istituzionali specializzati per affrontare diverse e molteplici problematiche dell'impresa e del mercato, emergono, allora, alcuni temi di lavoro su cui avviare una riflessione comune.
Alcuni esempi:
1. Il contributo che le Camere di Commercio possono dare alla costituzione dei patti territoriali e il ruolo del sindacato nella costruzione di sistemi economico-sociali territoriali.
2. La definizione di un rapporto tra istituzioni-sindacato e piccole e medie imprese. La piccola impresa è un mondo che rischia di auto-emarginarsi dalla regolazione sociale e istituzionale (evasione, lavoro nero, mancanza di rapporti e controlli).
3. Il tema dell'Europa come orizzonte strategico, e il forte ruolo delle Camere di Commercio nel campo delle reti di servizio e così via.
4. Le trasformazioni che riguardano e riguarderanno sempre più il mercato del lavoro. L'entrata in campo di nuovi soggetti e il nuovo rapporto che si instaurerà tra pubblico e privato.
5. Il tema delle forme di collaborazione tra soggetti sociali ed economici che va sotto il nome della regolazione pattizia.
6. Il processo di riforma istituzionale con il possibile contributo che possiamo dare all'idea di federalismo dal basso. Temi, come è del tutto evidente, sui quali si può sviluppare un grande e costruttivo confronto fra i diversi soggetti, che sappia esaltare le ricchezze e le risorse presenti sul territorio.
In definitiva si tratta per i nuovi Consigli e per le nuove Camere di Commercio di evitare di copiare le forme di decisione dei parlamenti istituzionali.
La formazione delle decisioni in questo nuovo processo di riforma è uno degli aspetti decisivi per evitare un ritorno a casa, nelle logiche di appartenenza.
È compito di tutti lavorare nella direzione giusta e forse da questo primo pezzo di riforma può forgiarsi una nuova classe dirigente capace di assicurare un salto di qualità nel modo di essere, di fare e di rappresentarsi.
Per superare i limiti e le parzialità del passato ci vuole tanta cultura innovativa e molta pazienza e sperare che nel frattempo qualcuno non ci porti in direzione contraria a quella individuata con la legge di riforma.