Impresa & Stato n°36
NUOVO AUTOGOVERNO
PER LA BUSINESS COMMUNITY
Il Paese ha bisogno di un ruolo più consapevole
e incisivo del ceto imprenditoriale per sostenere lo sviluppo del "sistema
Italia".
di
DANTE ORESTE ORSENIGO
La riforma delle Camere
di Commercio con la Legge n. 580 del '93 e la nomina dei nuovi Consigli
camerali, ormai imminente, ha portato sulla scena una serie di novità
che ridisegnano funzioni e compiti degli enti camerali. Sulla stampa e
in molti dibattiti si è dissertato sulle numerose novità
introdotte dalla 580 del '93 e su alcune di esse vorrei tornare brevemente.
La prima novità scaturisce dalla considerazione che la riforma costituisce
l'occasione affinché associazionismo e sistema camerale valorizzino
il loro rapporto. Infatti in questa fase istituzionale di transizione,
di europeizzazione, di globalizzazione dei mercati, il sistema camerale
offre l'opportunità che le associazioni devono saper cogliere. Le
nuove Camere non sono enti di rappresentanza delle imprese e di coordinamento
dei loro interessi, ruoli che spettano alle associazioni di categoria.
Le loro competenze principali sono amministrative e promozionali per il
sistema delle imprese: per ciò, come nel resto dei paesi europei,
l'organo camerale rappresenta settori economici e non singole imprese.
Le associazioni e le Camere dovranno meglio coordinare le loro attività
per non incorrere in sovrapposizioni sull'erogazione di servizi reali ed
evitare sprechi di risorse.
LA FUCINA DEL CAMBIAMENTO
Il raccordo tra Camere e associazioni dovrà allora esprimersi
in un nuovo modo di intendere la politica dei servizi, se si sarà
capaci di superare le numerose specificità locali.
Alla classe imprenditoriale è riconosciuto il grande ruolo che,
attraverso le organizzazioni più qualificate dell'articolazione
territoriale, consiste nel determinare la composizione degli organi dell'ente.
Il nuovo Consiglio potrà nel prossimo futuro proporsi quale organo
di autogoverno della business community. Il cambiamento in atto
è irreversibile ed è nata una nuova consapevolezza del ruolo
del ceto medio imprenditoriale. Le Camere di Commercio sono la fucina di
questo nuovo protagonismo e il Paese ha bisogno di novità positive,
che consentano a questi gruppi della società civile di esercitare
con costanza la rappresentanza dei loro interessi.
Un'altra novità è rappresentata dall'istituzione delRegistro
delle Imprese, che è uno degli assi portanti della riforma. Affidare
alle Camere di Commercio, che dispongono di un sistema informativo a rete
capillare e diffuso su tutto il territorio, la gestione del Registro significa
un passo in avanti verso la chiarezza e la trasparenza del sistema delle
imprese.
UNA ANAGRAFE
PER LA TRASPARENZA DEL MERCATO
L'affidamento produrrà i suoi effetti positivi anche
sul mercato e contribuirà a creare uno stato anagrafico delle imprese
che può essere paragonato allo stato civile, che registra dalla
nascita e accompagna per tutta la vita ogni cittadino.
Lo sviluppo delle telecomunicazioni consentirà di abbandonare i
vecchi sportelli e interconnettere il Registro delle Imprese con gli archivi
di tutte le altre amministrazioni pubbliche.
In questo senso si procederà a una notevole semplificazione delle
procedure burocratiche, che sono a carico delle aziende e a una maggiore
trasparenza dell'informazione.
Il vero aspetto innovativo è dunque costituito dalla telematica,
che consentirà alle Camere di valorizzare tutto il patrimonio informativo
che giace presso gli altri comparti della Pubblica amministrazione, eliminerà
la duplicazione di numerosi adempimenti e snellirà le procedure
delle pratiche burocratiche. le Camere dovranno intensificare i rapporti
con le altre amministrazioni pubbliche, affinché si possano adottare
standard comuni per favorire il trasferimento e il collegamento delle informazioni
e collegare efficacemente le telecomunicazioni fino ad arrivare al trasferimento
on line delle immagini.
L'art. 8 della Legge n.580/93 ha permesso di raggiungere l'obiettivo che
da almeno un decennio ci si proponeva di centrare.
COME PORTARE LA PA ITALIANA IN EUROPA
Ora si potrà finalmente disporre del sistema di informazione
giuridica ed economica delle imprese valido sia sotto l'aspetto quantitativo
che sotto l'aspetto qualitativo.
Individuare nel Registro l'anagrafe delle società è riduttivo:
infatti tutti gli aspetti rilevanti dell'utenza sono rappresentati dalla
sua struttura. Gli enti pubblici, il grande e medio imprenditore individuale
e tutte le imprese per cui il codice non ha previsto un regime di pubblicità,
utilizzeranno un sistema globale di informazioni giuridiche d'impresa dotate
di certezze.
Altra importanza fondamentale è rivestita dalle funzioni e dai compiti
che vengono assegnati al Collegio dei Revisori, che con l'avvio della riforma
operano come i Sindaci delle società per azioni. I Revisori sono
nominati dai Ministeri dell'Industria e del Tesoro e dalla Regione e devono
rispondere sia al Consiglio camerale che all'Amministrazione centrale.
Il Collegio dei Revisori si pone all'interno del sistema camerale in una
veste del tutto nuova: di fatto prima della riforma la loro attività
era molto attenuata per via dei controlli preventivi che venivano effettuati
dal Ministero. Le Camere nel sistema tradizionale erano costrette a chiedere
il parere per ogni loro azione all'organo di controllo ministeriale, allungando
i loro tempi di azione e producendo un forte rallentamento della loro operatività.
SERVE UN SISTEMA CAMERALE EUROPEO
Oggi i Revisori saranno in grado di operare in stretta collaborazione
con il Consiglio, espletando la loro funzione di controllo e di indirizzo
e avranno l'obbligo di esprimere proposte per migliorare l'efficienza della
gestione dell'ente.
Infine vorrei ricordare un ultimo elemento della Legge n. 580/93 che rafforza
ulteriormente il ruolo della presenza camerale. Fin dalla loro costituzione
le Camere sono state viste come la sede naturale che consente di dirimere
le vertenze tra gli operatori. Con la Legge n. 580/93 si è compiuto
un notevole progresso andando a prevedere la formazione di commissioni
arbitrali e di conciliazioni atte a risolvere i contenziosi tra le imprese
e tra le imprese e i consumatori. Questo tipo di funzioni già sperimentato
negli anni scorsi, nonostante gli sforzi compiuti e il coinvolgimento degli
ordini professionali, non ha avuto il successo che si meritava.
Offrendo questo servizio in modo omogeneo e mettendolo a disposizione dei
cittadini e della comunità economica e inserendo nei Consigli camerali
rappresentanti delle associazioni che tutelano gli interessi dei consumatori
e dei diversi settori economici, si darà un contenuto sostanziale
alla funzione conciliativa arbitrale, facilitando lo snellimento delle
procedure e dei tempi presso le cancellerie dei tribunali.
Sono convinto che per migliorare la competitività delle imprese
italiane serva un sistema camerale articolato collegato al sistema europeo,
alle associazioni e al territorio, segno di trasparenza e consapevolezza.
In questo caso si potrà disporre della Pubblica amministrazione
capace e pronta a cogliere i cambiamenti in tempo reale e di precederli,
realizzando un insieme di regole democratiche radicate nella struttura
sociale ed economica del Paese reale.
 
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