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Impresa & Stato n°36

VERSO L'EUROPA
CON I NUOVI CONSIGLI

di
DANILO LONGHI

La nuova veste istituzionale delle C.d.C. può essere strumento di arricchimento della democrazia. Le imprese "entrano" nelle istituzioni, in coerenza con una riforma costituzionale ispirata all'Europa.

Impresa & Stato mi ha chiesto di esprimere una valutazione complessiva su come l'istituzione dei Consigli camerali modifica l'assetto democratico del Paese e sulle implicazioni del tema della rappresentanza in rapporto alle istituzioni dei cittadini e alle istituzioni delle imprese. Riassumo nei punti seguenti alcune osservazioni, secondo differenti punti di vista: il significato istituzionale dell'istituzione dei Consigli camerali; le condizioni operative perché in questo passaggio importante emergano tutte le virtualità positive; le possibilità di cogliere l'istituzione dei Consigli come opportunità per arricchire la democrazia del Paese. C'è sicuramente una ragione per cui un percorso interrotto bruscamente nel 1924 solo oggi venga ripreso.
I Consigli camerali costituiscono infatti, oggi come allora, un importante momento di autorappresentazione della realtà economica. Ma soprattutto costituiscono il riconoscimento del valore pubblico istituzionale di una parte importante, anche se settoriale, della società. Il significato dalla presenza nelle Camere di Commercio di un organo promanante dalla volontà dei soggetti cui le Camere sono chiamate a rendere il loro servizio istituzionale è diverso nei due contesti storici, troppo differenti tra loro.
Agli inizi degli anni Venti, era una ben ristretta élite liberale e imprenditoriale, che aveva appena subìto il contraccolpo del suffragio universale, a riconoscersi nelle Camere di Commercio. In questi anni recenti, invece, il problema è stato l'inverso, quello, cioè, di rendere le Camere di Commercio in grado di esprimere e servire una base sociale imprenditoriale molto ampia, che non trovava più nelle istituzioni del suffragio universale rispondenza adeguata. Comunque, quale che fosse allora, certamente oggi il significato dell'istituzione dei Consigli è collegato al ruolo importante assunto dalla realtà produttiva:
ruolo che dipende sì dalla espansione senza precedenti della base imprenditoriale, ma anche dal nesso particolare tra capacità di produrre ricchezza - finalità tipica dell'impresa - e capacità di innovare i comportamenti sociali che di fatto l'impresa ha assunto come risultato della sua azione.
Si poteva tenere senza cittadinanza istituzionale la composita popolazione di imprese?
Ma si poteva compiere questa operazione senza smentire le acquisizioni della democrazia liberale che, nella tradizione usuale di essa, ha collegato il riconoscimento istituzionale a meccanismi di legittimazione generale?

IL CONCERTO DELLE AUTONOMIE
PER UNA DEMOCRAZIA PIU' RICCA
Questo è uno degli aspetti più delicati che la riforma ha risolto delegando all'autonomia dell'istituzione - le Camere di Commercio - la scelta del metodo di composizione del suo organo generale - il Consiglio. Il Parlamento ha così compiuto un riconoscimento importante della realtà delle imprese quale formazione sociale che può autodeterminare perfino alcune delle regole fondative delle proprie istituzioni. Questo sembra essere uno dei filoni emergenti in questa fase della nostra storia istituzionale - peraltro sicuramente ricca di contraddizioni -: il ritrarsi delle istituzioni della volontà generale dal voler regolare tutto, compresi quei mondi che esprimono non il tutto (i cittadini), ma una parte (le imprese), unificati dall'esercizio di una unica funzione - nel nostro caso l'attività di produzione di beni e servizi, - che fanno riferimento a un sistema di regole proprio e fortemente cogente come le regole del mercato.
Se «il fondamento territoriale della modernità politica, quale noi l'abbiamo pensata da secoli, oggi è attaccata dalle nuove forme della modernità economica» (Guéhenno), di conseguenza il libero suffragio universale delle istituzioni generali (istituzioni, ricordo, fondate sul territorio) non è più sufficiente a far riconoscere la democraticità di un assetto politico. La democrazia tende, bensì, a caratterizzarsi come risultante da un concerto regolato delle diverse autonomie private, sociali, istituzionali.
In tal caso, non solo è possibile conciliare i valori della democrazia con la rappresentanza specifica di singoli corpi sociali e istituzioni settoriali ma anzi, quanto più ricco e articolato è il complesso di questi sistemi di rappresentanza, tanto più ricca e fruibile è in concreto la democrazia.

L'IMPRESA ENTRA NELLE ISTITUZIONI
Le Camere sono anche e principalmente uno strumento a disposizione della realtà imprenditoriale. Consistono in una serie di facilitazioni messe a disposizione delle imprese e delle loro associazioni. I Consigli in tale ottica non sono soltanto uno degli organi di indirizzo e di governo delle Camere, bensì la espressione della comunità imprenditoriale locale che nelle (e attraverso le) Camere amministra alcune funzioni e servizi che incidono sulle sue performance, sulla qualità della sua convivenza e del suo sviluppo, e che nel contempo la facilita nelle possibilità di collegamento con le altre comunità imprenditoriali. Sotto questo aspetto, sarà interessante notare quanto nel prossimo futuro la costituzione dei Consigli faciliterà la maturazione ulteriore di un'opinione pubblica imprenditoriale non solo locale, ma nazionale ed europea.
In questo periodo già parecchie Camere di Commercio sono nel pieno del processo di istituzione dei Consigli, che come è noto prevede tre fasi: la definizione dei pesi dei diversi settori economici nelle diverse province, la rilevazione della rappresentatività delle diverse associazioni imprenditoriali, dei lavoratori e dei consumatori e infine la designazione dei componenti il Consiglio in proporzione alla rappresentatività di ciascuna di esse.
Le associazioni imprenditoriali sono chiamate a un compito importante:
designare il rappresentante delle imprese di ciascun settore. Designazione alla quale la legge, per le ragioni che abbiamo visto, attribuisce il significato di individuare coloro che, entrati a far parte del Consiglio, rappresenteranno non questa o quella associazione ma tutte le imprese del settore.
Per questo è importante che la scelta che le associazioni sono in procinto di compiere valorizzi questa caratteristica e che i designati siano in condizione - per preparazione, competenza, conoscenza, rappresentatività - di esprimere in Consiglio esigenze, istanze, sensibilità di tutto il settore di provenienza. Questa è una prima condizione perché l'istituzione dei Consigli sia ricca di risultati. Ma non è sufficiente. Coloro che per la prima volta entreranno a far parte dei Consigli, entreranno in un sistema di istituzioni. Termini entrambi importanti, sistema e istituzioni.
Rappresentare un complesso di interessi nella società o farlo in una istituzione sono compiti profondamente diversi. Nel secondo caso, infatti, è essenziale che ciascun rappresentante si sappia far carico anche della compatibilità con posizioni, sensibilità e interessi diversi. Ho spesso usato uno slogan per indicare questo passaggio: da classe dirigente a classe generale. La logica profonda delle istituzioni, quando è ben interpretata, è questa, che nessun "particulare" possa prevalere, ma tutti concorrano alla definizione delle decisioni collettive. Questa logica della compatibilità è ancora più esaltata nella istituzione camerale, che vive proprio al confine tra mondi diversi, mercato e Stato, per la cui integrazione essa è chiamata a operare. Rendere più presenti nelle istituzioni e nell'amministrazione le imprese - più mercato nello Stato - e contribuire a dare al mercato strumenti perché possa meglio autoregolarsi - più Stato nel mercato -: compiti, entrambi, propri della missione camerale.

PRIVILEGIARE IL METODO DELLA COOPERAZIONE
Questa, inoltre, è maturata per la presenza nei Consigli, per la prima volta, dei consumatori, che ha reso possibile l'attribuzione alle Camere di Commercio di un ruolo regolativo più forte e legittimato, non solo nei riguardi delle imprese, ma di tutti i protagonisti del mercato.el mercato.
In secondo luogo, cosa vuol dire e cosa comporta entrare a far parte di un sistema? Ciò che unifica il sistema camerale è prima che la partecipazione a strutture comuni, la condivisione di un insieme di regole che guidano l'agire individuale in quello delle istituzioni, nel perseguimento dei fini istituzionali, è un modo di vedere e, conseguentemente, di agire. Tra i tanti contenuti ne sottolineo alcuni: il valore dell'autonomia, congiunto, però, con quello della sussidiarietà; la ricerca delle risposte puntuali e locali nelle reti globali e no; la ricerca delle soluzioni di lunga durata, e quindi il privilegio della cooperazione per una maggiore efficacia degli interventi.
Prima ancora che progetti, strutture, od obiettivi comuni, sono questi gli aspetti unificanti le Camere di Commercio: sarà importante che li possano rapidamente acquisire i numerosissimi nuovi consiglieri e amministratori delle Camere di Commercio.
La maturazione di questa consapevolezza è essenziale e urgente, dal momento che nei prossimi mesi i nuovi Consigli dovranno definire le norme statutarie, a cui sono consegnati molti aspetti delicati della configurazione delleCamere, fino alla possibilità di prevedere l'elezione diretta dei componenti il Consiglio.
Non solo. Nei prossimi mesi sono all'ordine del giorno le riforme costituzionali. Nell'anticipazione di esse che su alcuni punti i provvedimenti Bassanini hanno compiuto, è stato introdotto per la prima volta in modo esplicito nell'impianto istituzionale-amministrativo, la previsione che l'articolazione dei poteri pubblici possa fare leva non solo sulla dimensione territoriale, ma anche su quella funzionale. Funzionalità vuol dire specificità, prossimità non solo geografica ma "professionale" agli utenti, assenza di vincoli territoriali all'operatività. Elementi questi che caratterizzano le Camere di Commercio e la loro azione nei riguardi delle imprese e del mercato.
Questa impostazione innovativa investe le modalità di rapporto delle Camere con le Regioni e gli altri Enti territoriali, dal momento che la sussidiarietà non ha solo una logica verticale (dal basso in alto) ma anche orizzontale, tra statualità e società e, all'interno della statualità, tra istituzioni generali e funzionali.
Ma servirà che le Camere di Commercio non solo possano presentarsi pienamente legittimate dalla presenza dei nuovi Consigli, che radicano nelle scelte delle imprese - per il tramite delle loro associazioni - la formazione della classe dirigente camerale, ma anche che questa sia consapevole del ruolo istituzionale che è chiamata a svolgere.
La costituzione europea non può che essere il necessario quadro di riferimento per le riforme del nostro Paese: essa offre già un modello che utilizza la funzionalità delle reti, delle infrastrutture, dei modelli normativi, delle istituzioni come proprio principio operativo. Fornire alle relazioni tra le imprese, soprattutto le numerosissime piccole imprese, un sostrato istituzionale europeo attorno alle Camere di Commercio è il contributo più importante che può venire dalla partecipazione di queste nuove Camere alla edificazione di una democrazia più adeguata.