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Impresa & Stato n°36

I NUOVI CONSIGLI CAMERALI

Dal mandato a una nuova rappresentanza


Trasmettere ai nuovi organi i valori che hanno guidato le Camere di Commercio per farne crescere il ruolo di istituzione del mercato e di autonomie funzionali.

di
LUIGI MASTROBUONO

Con la costituzione dei nuovi Consigli le Camere di Commercio affrontano la fase certamente più delicata della legge di riforma. Il processo è già avviato in 29 Camere di Commercio e per 16 di queste (tra cui la Camera di Milano) nella prossima primavera si dovrebbe giungere all'insediamento dei nuovi Consigli; mentre per le altre tredici l'insediamento è previsto entro l'estate di quest'anno. E nel frattempo, nel corso del 1997, altre 43 Camere di Commercio avranno iniziato le procedure di rinnovo. Pertanto, entro la prima metà del 1998 faranno il loro ingresso nelle 72 Camere di Commercio interessate più di 1.700 consiglieri - espressione di tutti i settori economici - nominati dalle organizzazioni imprenditoriali più rappresentative nei diversi contesti territoriali. Negli stessi Consigli siederanno inoltre, come è noto, 144 consiglieri designati dalle organizzazioni sindacali e, per la prima volta, dalle associazioni dei consumatori.
I dati economici sulla base dei quali vengono determinati i pesi dei diversi settori nel Consiglio di ciascuna Camera di Commercio, pur con tutti i limiti legati alle fonti disponibili, disegnano con chiarezza i contorni di un'economia molto articolata sul territorio, con caratterizzazioni settoriali più o meno marcate. Ma nessun settore può governare la Camera, per così dire, in solitudine.

MA I SETTORI NON SONO ISOLE
Necessariamente si devono innescare logiche di accordo intersettoriali. Sta anche emergendo un quadro interessante sul livello di rappresentatività di ciascuna associazione imprenditoriale rispetto al complesso delle associazioni e, soprattutto, rispetto all'universo delle imprese operanti nel medesimo settore. È questo un importante fattore di trasparenza che sicuramente gioverà allo sviluppo dello stesso sistema associativo. Intanto, un primo importante risultato può essere individuato nel fatto che la possibilità di presentazione congiunta dei dati, da parte di più associazioni operanti nello stesso settore, è stata colta positivamente in molte realtà territoriali e in diversi settori economici, accelerando probabilmente anche processi di concertazione (se non di unificazione) in qualche caso intrapresi con fasi alterne.
La composizione dei nuovi Consigli, perciò, sta facendo naturalmente emergere le diverse possibili dinamiche di accordo tra i settori e all'interno dei settori e contemporaneamente le "logiche" di selezione e designazione dei nuovi amministratori, tra i quali dovranno poi essere eletti i Presidenti delle Camere di Commercio. Tutto ciò mette in un certo senso alla prova il modello di "legittimazione" delle Camere di Commercio quale disegnato dalla Legge n. 580/93. Questo passaggio è di importanza cruciale per il futuro delle Camere soprattutto perché si collega e si intreccia con il più ampio tema della ridefinizione dell'assetto istituzionale nel nostro Paese.
Questo è, in fondo, l'elemento nuovo rispetto al contesto in cui è stata concepita la legge di riordino delle Camere di Commercio alla fine del 1993. La scena oggi è dominata dal tema della "riforma istituzionale" che oltre al nodo della forma di governo e a quello, collegato, del sistema elettorale, dovrà certamente affrontare in chiave costituzionale il problema del federalismo ed il conseguente ridisegno di competenze, poteri e ruoli tra Stato centrale ed enti locali.
Il Disegno di legge che delega il Governo a emanare norme per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni e agli enti locali - noto come il D.D.L. "Bassanini" e la cui applicazione andrà probabilmente di pari passo con i lavori della Commissione bicamerale - è in corso di approvazione con una serie di importanti modifiche introdotte nell'iter parlamentare, alcune delle quali sono davvero di grande rilievo per le Camere di Commercio. Con esso, per la prima voltain una legge italiana, viene data una definizione di "sussidiarietà" ed è una definizione che conferisce ruolo agli enti locali "funzionali" accanto a quelli "territoriali" tradizionalmente riconosciuti.

PIU' FORTE L'AUTOREGOLAZIONE
DELLE CATEGORIE ECONOMICHE
L'introduzione nel dibattito istituzionale della categoria degli enti funzionali - che alcuni emendamenti introdotti nella discussione alla Camera dei Deputati contribuiscono ulteriormente a individuare con certezza almeno nelle Camere di Commercio e nelle Università degli studi - è di grande rilevanza anzitutto perché pone in maniera assolutamente innovativa per la cultura politica italiana la questione del pluralismo istituzionale, che non può esaurire la propria articolazione negli enti a base territoriale.
Dal nostro punto di vista si pone ad esempio il problema della gestione (per delega, trasferimento o attribuzione) delle competenze fino a oggi esercitate dallo Stato centrale nei confronti del sistema delle imprese, i cui interessi certamente sono più di natura funzionale che territoriale. È immediatamente evidente che in questo nuovo contesto entra pienamente in discussione il ruolo delle Camere di Commercio quali istituzioni del mercato.
Ruolo che la Legge n. 580/93 delinea con grande lungimiranza, ma che oggi o prende forma in maniera definitiva e organica rispetto alla più ampia organizzazione istituzionale oppure rischia di venire svilito e frammentato in ipotesi riduttive dell'autonomia delle Camere di Commercio. La Legge n. 580/93 individua, per esempio, nelle Camere di Commercio un soggetto centrale nel campo della regolazione del mercato, che è destinato ad assumere sempre maggiore rilevanza nei moderni sistemi economici. Accanto alle competenze attribuite in materie come l'arbitrato, la conciliazione, la trasparenza dei rapporti contrattuali tra imprese e tra imprese e consumatori - per l'esercizio delle quali risulta di fondamentale importanza e lungimiranza la presenza dei consumatori e dei sindacati all'interno dei Consigli camerali - potrebbero essere ancora delegate o trasferite alle Camere di Commercio competenze di regolazione quali quelle sui brevetti, sulle tabelle merceologiche, sull'ambiente, sulla certificazione di qualità. E il quadro che così si andrebbe componendo accentuerebbe fortemente il ruolo di "autoregolazione" delle categorie economiche.
Ma questo dibattito ne ha aperto naturalmente un altro di diretto interesse per l'attuale fase di costituzione dei nuovi Consigli camerali: è possibile immaginare istituzioni a cui affidare la gestione di rilevanti competenze pubbliche - come quelle di regolazione del mercato - la cui legittimazione sia democratica ma espressa in forma differente dalla legittimazione elettorale?
Il problema è stato aperto e tale evidentemente rimane in questa fase. Spetterà ai nuovi Consigli confermare nello statuto la procedura di rinnovo tramite designazione da parte delle associazioni rappresentative delle imprese, oppure intraprendere la via dell'elezione diretta dei consiglieri da parte delle imprese.

CAMERE FORTI PER ASSOCIAZIONI PIU' FORTI
È dunque presto per discuterne, ma sullo sfondo è importante sapere quali sviluppi di tipo istituzionale può avere la Camera di Commercio, che recupera in questa scelta autonoma concetti che fanno parte della sua storia antica.Per alcuni anni, fino al 1924 il sistema elettivo era stato utilizzato; ma già nei due secoli precedenti era rimessa alle singole Camere la scelta del metodo di selezione del gruppo dirigente. Segno, anche questo, che il concetto di autonomia funzionale è sempre stato alla base dell'ente camerale: e oggi è decisivo affermare la presenza di un soggetto capace di dare ruolo a tutti gli attori economici del territorio, non in quanto localizzati fisicamente, ma in quanto imprese. Rappresentando, così, l'esigenza complessiva dello sviluppo secondo le regole dei mercati, che non conoscono confini amministrativi. Tutto lo scenario in cui sono chiamate a muoversi le Camere di Commercio ci indica un'esigenza relativa alla nuova classe dirigente: portare nei Consigli stessi i rappresentanti più autorevoli dell'economia locale. Tanto più i consiglieri - e con essi il Presidente - saranno autorevoli, tanto più forte sarà la capacità di azione della Camera, la sua forza esponenziale dell'imprenditoria, la sua spinta per lo sviluppo. Chiaramente per le associazioni si aprono opportunità nuove: Camere forti rilanciano associazioni forti, nella diversità dei ruoli. Camere come luoghi della progettazione sul territorio degli interventi per lo sviluppo, come luoghi della compatibilità tra i settori, come luoghi della democrazia economica attuata attraverso una trasparente lettura della realtà locale, e una importante azione di intervento.
Non essendoci più il "gap" tra legittimazione del Presidente e legittimazione della Giunta (come era nelle nomine del passato), sarà qualificante occuparsi delle politiche che la Camera sceglierà: e questo passerà per Giunta e Consiglio, e non solo per la Presidenza, le cui funzioni saranno diverse da oggi.
Da sottolineare il fatto che i consiglieri rappresenteranno interamente i settori di appartenenza, non le associazioni che li hanno espressi: una distinzione che è coerente con il ruolo istituzionale affidato alle Camere, e che ci riporta al tema della legittimazione, vero cardine della vicenda. E mentre la tutela delle imprese di un settore resta compito delle libere associazioni di categoria, la promozione dello sviluppo economico e la tutela delle regole del mercato divengono lo specifico del soggetto camerale.
Da questi orientamenti è possibile partire, per un dibattito utile a costruire la migliore fisionomia delle nuove Camere: è certo che moltissimo dipenderà dalle persone e dalla interpretazione che daranno del ruolo del sistema.
Sarà necessario, da parte nostra, trasmettere con efficacia ai nuovi consiglieri i valori che hanno guidato e fatto crescere le Camere di Commercio come sistema a rete, dare continuità ai progetti di grande respiro già intrapresi, proseguire sulla strada dell'efficienza e dei risultati che ha caratterizzato l'azione camerale in questi anni.