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Impresa & Stato n°36

I NUOVI CONSIGLI CAMERALI

Università e Camere: un progetto comune


Università e C.d.C., autonomie che crescono insieme. Le nuove strategie del Politecnico di Milano per la didattica, la ricerca, l'innovazione a favore delle PMI.
Il ruolo della Camera diCommercio.

di
ADRIANO DE MAIO

Le implicazioni della riforma dei Consigli camerali nei confronti del sistema universitario, e di un'università, particolare per la sua storia e per la sua specificità, quale è il Politecnico, possono essere colte appieno soltanto se si esaminano sotto le angolazioni specifiche che ci caratterizzano in questo momento.
La prima riguarda il processo in atto di conferimento di una sempre maggiore autonomia alle singole università. Autonomia statutaria e regolamentare, autonomia budgettaria, autonomia didattica. Questa linea politica, che speriamo vivamente non sia ritardata né contraddetta nel futuro ma anzi, per quanto possibile, accelerata, porterà entro tempi non lunghi a una radicale trasformazione del modo d'essere e di porsi dell'università nei confronti dell'ambiente esterno. Infatti autonomia significa fondamentalmente competitività. La capacità di sopravvivenza e di sviluppo di un'università dipenderà sempre di più dalla strategia che si sarà data e da quanto e come sarà stata in grado di darle concreta attuazione. Sia la fonte di risorse tradizionale e più importante - il Ministero - sia le fonti nuove o anche già esistenti, ma che comunque acquisteranno un'importanza sempre maggiore, dovranno erogare risorse non più a pioggia, o in base a logiche clientelari, ma si dovranno basare soprattutto su progetti e sui risultati ottenuti. Dal punto di vista didattico, si arriverà all'eliminazione del valore legale del titolo che quindi acquisirà diverso valore a seconda di chi l'ha certificato. D'altra parte vi sarà una sempre maggiore connessione fra didattica e ricerca. Infatti da un lato la fama e la visibilità di un'università sono strettamente connesse alla rinomanza nel mondo accademico e quindi alla qualità della ricerca; d'altra parte la ricerca è alimentata, oltreché dai fondi disponibili, anche dalle risorse umane, e anche dall'afflusso di studenti, soprattutto di dottorato, che saranno invogliati in base alla qualità della didattica.

RICERCA PER L'INNOVAZIONE
D'altra parte una buona visibilità e una elevata qualità della didattica e della ricerca significa poter acquisire più facilmente risorse che eccedono le necessità quotidiane e che quindi in parte sono destinabili alla ricerca libera, scarsamente finanziabile dall'esterno, su cui si verificherà la capacità di un'università nel definire e nell'attuare la propria strategia di ricerca, in parte all'ingaggio e alla conservazione di professori e ricercatori di alto livello e in parte ancora alla disponibilità di borse di studio per i capaci e meritevoli, privi di risorse proprie. Il secondo fenomeno, riguarda prevalentemente le università, come il Politecnico, che svolgono attività di ricerca e di sviluppo in campi scientifici e tecnologici. In questo momento la competizione globale impone alle imprese di puntare da un lato sull'innovazione tecnologica - di prodotto e di processo - e dall'altro sulla disponibilità di persone di elevata competenza e con una flessibilità alta di impiego. La nascita poi di imprese nuove che scommettono sulla tecnologia come arma vincente sta diventando un fattore fondamentale per lo sviluppo di una comunità, non soltanto da un punto di vista economico. Ebbene, sotto tutti e tre questi aspetti l'università sta diventando sempre più fondamentale. Per quanto riguarda la ricerca infatti nessuna impresa può pensare, anche se di grandi dimensioni, di poter sviluppare autonomamente ricerche di punta. Senza ricorrere ad esempi stranieri e considerando noi stessi, possiamo ricordare il caso storico del rapporto con Montecatini nel campo delle materie plastiche, che portò anche il premio Nobel a Giulio Natta, e, attualmente, al Consorzio fra Politecnico e Pirelli nell'ambito della fotonica, per non parlare delle innumerevoli ricerche svolte insieme e per conto d'aziende nonché di servizi tecnologici, quali laboratori di prove e misure, fondamentali per mettere a punto nuovi prodotti e nuovi processi. D'altra parte si sta sempre più verificando che l'università è, per eccellenza, il centro tipico in cui si svolge ricerca; infatti la ricerca ha bisogno di essere alimentata da forze sempre giovani: il ricambio generazionale è una necessità, non è un'opzione. Laboratori e centri di ricerca non universitari trovano grande difficoltà ad assicurare il ricambio, tranne che in momenti particolarmente fortunati e non facilmente ripetibili, di forte sviluppo, mentre, al contrario, il ricambio generazionale e la continua immissione di giovani è una caratteristica istituzionale dell'università.

UNIVERSITA': UN CENTRO DI SVILUPPO PER LE PMI
Per quanto riguarda poi le disponibilità di risorse umane qualificate e flessibili, l'università non è l'unico ma sicuramente ne è il principale serbatoio. Fra l'altro si può notare che la nostra storia, intendendo con ciò la tradizione della formazione italiana nel campo scientifico-tecnologico, che ha sempre privilegiato la formazione di carattere generale e di metodo piuttosto di un addestramento iper-specializzato, forse può aver prodotto risultati parzialmente negativi nel passato ma adesso, e sempre più nel futuro, in un ambiente ad alta turbolenza, è sicuramente la carta vincente che ci sta cominciando a essere invidiata in campo internazionale. Infine, guardando all'estero, è ormai ampiamente verificato che i centri di sviluppo delle medie piccole imprese basate sulla tecnologia e gli incubatori di nuove iniziative imprenditoriali si trovano sempre di più collegati alle università. Negli Usa, ad esempio, circa il 75% di questi centri si trova all'interno di campus universitari. Si può concludere quindi come sia ormai accertato che la presenza d'università scientifico-tecnologiche di alto profilo costituisca un fattore fondamentale di competitività di sistema. L'ultimo aspetto che desidero mettere in evidenza riguarda le strategie del Politecnico che di seguito verranno illustrate brevemente riguardo in particolare a tre decisioni rilevanti. La prima concerne la recente approvazione di una modifica al nostro Statuto con la quale si prevede la possibilità di partecipare e promuovere imprese, con la partecipazione di altri attori, che operino nel settore della ricerca, della formazione, del trasferimento tecnologico e di altre attività di sostegno e di supporto sia al nostro funzionamento - ad esempio per quanto riguarda la gestione logistica - sia al nostro sviluppo - ad esempio per investimenti immobiliari per le nuove sedi.

DALL'AUTONOMIA LE STRATEGIE PER IL FUTURO
La seconda riguarda la ripartizione delle risorse di ricerca al nostro interno: abbiamo deciso, oltre a potenziare lo sviluppo di campi scientifico-tecnologici di settore, che corrispondono anche a ben precisi comparti produttivi, che spaziano dall'informatica alla meccanica, alla chimica, all'edilizia, alle telecomunicazioni, anche a concentrare gli sforzi su alcuni temi interdisciplinari su cui abbiamo già competenze, che intendiamo sviluppare e che riteniamo di fondamentale importanza per la nazione. Essi sono stati individuati a oggi in quattro aree e precisamente: materiali, sistemi di trasporto, beni culturali, ambiente e territorio. Su ciascuna di queste è in svolgimento un progetto in cui viene tenuto conto anche delle prospettive di iniziative imprenditoriali e occupazionali. La terza decisione riguarda il nostro modello di sviluppo territoriale. Questo modello gode delle seguenti caratteristiche:
- le diverse sedi territoriali devono godere di grande autonomia e questo implica di conseguenza, un forte sistema di guida-indirizzo, di coordinamento e controllo unitario di Ateneo;
- ciascun insediamento territoriale si caratterizza per specificità culturali che si sposano con vocazioni preesistenti o con connotazioni specifiche da sviluppare, di cui però esistono già i presupposti o almeno le potenzialità concrete;
- questo significa che, a regime, ciascun "polo" sarà caratterizzato da una forte attività di ricerca, distintiva rispetto agli altri poli, da un'attività didattica specifica-coerente con la connotazione di ricerca, dall'offerta di servizi al mondo locale, imprese e Pubblica amministrazione - e da eventuale altra attività didattica generale, quest'ultima finalizzata a ripartire in modo più equilibrato la popolazione studentesca in modo da rendere più efficace ed efficiente l'attività didattica stessa;
- le dimensioni "a regime" di ciascun polo dovranno essere tali da permettere una ricerca di qualità nel settore specifico (raggiungimento dei valori di soglia e di massa critica) e mantenere un ottimo livello didattico;
- ciascun polo dovrà godere di servizi collaterali che lo rendano attrattivo per le popolazioni di studenti e di studiosi, dalle disponibilità residenziali, ai collegi di eccellenza, alle attrezzature sportive, ai centri culturali: un polo avrà avuto successo se vi sarà una forte percentuale di studenti provenienti da altre parti del territorio nazionale e da altri Paesi, se la comunità scientifica, d'alto livello e di diversa provenienza, sarà residenziale, se infine lo sviluppo culturale, economico, sociale della comunità locale sarà in misura significativa dipendente dalla sua stessa presenza.

UN MODELLO DI SVILUPPO PER LA LOMBARDIA
I primi passi del nostro programma si sono sviluppati con soddisfazione e precisamente:
- A Lecco abbiamo completato, fino al quinto anno, due corsi di laurea: in ingegneria meccanica ed edile. Siamo stati inoltre richiesti di mettere a punto il progetto "Lecco: cittadella europea del metallo" che verrà terminato prima delle prossime ferie estive.
- A Como si sta consolidando lo sviluppo didattico e la ricerca con orientamento sul tessile-abbigliamento e si sta costituendo un polo di attrazione - anche eventualmente decentrato sulla Brianza - per il mobile e il legno.
- A Cremona per ora svolgiamo il Diploma universitario in Ingegneria Informatica e Automatica ma in cui stiamo pensando di attivare il biennio di ingegneria (la proposta è in questi giorni in discussione al Senato accademico). È appena iniziato lo studio sullo sviluppo delle attività di ricerca.
- A Mantova è attualmente in atto solo lo svolgimento del Diploma universitario: in "Tecnico per l'edilizia". I contatti, attraverso il CUM, con le realtà locali, sono continui e approfonditi e lasciano ben sperare nella concreta attenzione, entro poco tempo, del nostro progetto di "Mantova città del restauro" con iniziative di ricerca, di didattica a tutti i livelli e con forti ricadute anche sull'attività imprenditoriale.
- Se possibile un progetto ancora più ambizioso è quello relativo al secondo polo in Milano alla Bovisa. Allo stato attuale siamo già in Bovisa ed è in fase di avanzata costruzione una sede in cui verranno svolte sia attività di ricerca che didattiche.
Ma il progetto principale è quello della "Grande Bovisa", che ha i seguenti obiettivi:
- creazione di un campo universitario dotato di tutti i servizi e infrastrutture adeguate a una università di alto livello;
- disponibilità di qualificati laboratori sperimentali;
- raggiungimento di standard insediativi a livello europeo;
- inserimento nel tessuto del quartiere attraverso manifestazioni e disponibilità di servizi culturali;
- attivazione concreta di un parco scientifico e tecnologico e di un incubatore di iniziative imprenditoriali innovative ad alta tecnologia. Si vuole mantenere così la vocazione della Bovisa quale quartiere industriale, come connotazione adeguata all'industria del 2000. L'obiettivo è di altissimo livello: vorremmo che fosse ben compreso da tutti. Si tratta di prendere una delle zone più degradate di Milano, di farla rinascere e di farla diventare un polo di attrazione internazionale per attività di ricerca, sviluppo, produzione tecnologica e quale centro culturale nei campi di nostra competenza.
Non si tratta quindi di un po' di metri cubi da erigere ma della proposta di un modello di sviluppo per Milano e la Lombardia.

INSIEME ALLA C.D.C. GUARDANDO AL FUTURO
Nello scenario così configurato il "sistema delle imprese", nel cui interesse le Camere agiscono, è un attore di straordinaria importanza. Noi lo vediamo come stimolo, come portatore di esigenze, come principale acquirente dei nostri prodotti di formazione e di ricerca, come valutatore dei risultati, come sostenitore di progetti di grande spessore, quali gli accordi di programma, come partner in alcune iniziative di particolare interesse, cosa che peraltro sta già oggi avvenendo, ma in misura molto più ampia.
Dal cambiamento nella composizione del Consiglio e della sua rappresentanza ci attendiamo uno stimolo e un'alleanza forte nella nascita dal basso di nuove iniziative. Non è un caso che nel nuovo Consiglio d'Amministrazione del Politecnico vi sia un rappresentante dell'Unione Regionale delle Camere, da noi previsto nello Statuto a fronte del modello di decentramento territoriale da voi adottato, che vede coinvolte quasi tutte le province della Lombardia, non è un caso che in tutte le iniziative "decentrate" (Como, Cremona, Lecco, Mantova) la Camera di Commercio locale sia stata fra i promotori e sia magna pars nel consorzio di sostegno, non è un caso che la Camera di Commercio di Milano sia socia dei nostri principali consorzi Mip e Cefriel, nonché dell'Associazione Impresa Politecnico, non è un caso che stiamo pensando a costruire un Advisory Board, per l'Ateneo nel suo complesso e per ciascun polo territoriale in cui è articolato, al quale noi vorremmo chiedere idee e proposte sulla strategia e sulla modalità di gestione, non è un caso che abbiamo pensato di affidare all'Associazione Impresa Politecnico la valutazione di progetti nati all'interno che potrebbero tradursi in nuove iniziative imprenditoriali, demandandole sia la fase istruttoria sia l'eventuale attuazione dell'effettivo spin out. Tutto questo perché noi ci attendiamo che le Camere, effettivamente rivolte "al supporto e alla promozione degli interessi generali delle imprese" abbiano la capacità di guardare al futuro. È il principio di responsabilità verso le generazioni future che ci accomuna: dai nuovi Consigli, rappresentativi degli interessi del sistema delle imprese in un'ottica non miope, ci attendiamo un'attenzione ancora più marcata al mondo della ricerca e della formazione come leva fondamentale di competitività.
Ci attendiamo che, con la stessa lungimiranza con cui la Camera di Commercio di Milano fu, nel 1863, insieme con le amministrazioni locali (Comune e Provincia), la Scuola Arti e Mestieri, la Cariplo, fondatrice del Politecnico di Milano, il quale a sua volta divenne uno dei principali contributori alla nascita e allo sviluppo dell'imprenditoria milanese e lombarda, i nuovi Consigli siano i nuovi fondatori del Politecnico della Lombardia, che, dal basso, ma con volontà e sapere, contribuisca a far nascere nuova imprenditoria e a sviluppare quella esistente.