La nascita di nuove imprese, quasi sempre di minori dimensioni,
costituisce una caratteristica peculiare di economie a elevato
tasso di sviluppo. Non sempre queste imprese hanno vita particolarmente
lunga e infatti un'altra caratteristica delle economie più
sviluppate è quella di avere un saldo ampiamente attivo
tra imprese sorte e imprese cessate nell'unità di tempo
con, tuttavia, valori numerici elevati in entrambe le categorie.
La necessità di approfondimento di questo particolare
momento della vita di un'impresa non deriva però da considerazioni
principalmente statistiche. Conoscere le modalità e le
circostanze in cui vengono costituite le imprese contribuisce
infatti anche a definirne alcune caratteristiche peculiari in
termini di motivazioni imprenditoriali, di potenziali fattori
di successo e di crisi e di combinazioni strategiche e organizzative.
Queste modalità si suddividono principalmente tra quelle
che implicano l'iniziativa e/o il supporto prevalente di istituti
terzi, cioè più o meno estranei istituzionalmente
e/o gestionalmente all'attività della costituenda impresa,
e quelle che fanno perno in maniera pressoché esclusiva
sull'iniziativa dell'imprenditore.
Una seconda classificazione delle modalità di costituzione
delle imprese prende in esame l'importanza relativa che in tale
decisione assume la realizzazione di nuovi posti di lavoro. Questa
variabile si propone di stimare la differente valenza "sociale"
percepita dal soggetto promotore nella stessa scelta di porre
in essere una nuova azienda. Mentre infatti è ormai riconosciuto
che la modalità migliore per assicurare nuovi posti di
lavoro stabili sia quella di garantire la nascita e lo sviluppo
di imprese dalla solida posizione strategica e dal valido assetto
organizzativo, è altrettanto vero che nelle motivazioni
del soggetto promotore l'obiettivo di realizzare nuovi posti di
lavoro può anche assumere la valenza di finalità
primaria.
Sinteticamente, dunque, nella fondazione di una nuova impresa
si possono sempre rintracciare motivazioni strettamente imprenditoriali
e motivazioni sociali, sia pure diversamente miscelate. Il prevalere
delle prime identifica nuove aziende che sorgono innanzitutto
per rispondere con capacità imprenditoriali a specifiche
opportunità strategico-organizzative; nel secondo caso
invece si costituiscono imprese il cui obiettivo primario è
quello di realizzare nuovi posti di lavoro.
TRE MOTIVI PER INTRAPRENDERE
Il coinvolgimento istituzionale e/o gestionale del soggetto promotore
dell'iniziativa nella eventuale impresa che ha contribuito a far
sorgere ha dimensioni variabili. Esso raggiunge valori assoluti
nel caso in cui il soggetto promotore si identifichi totalmente
con il soggetto economico della futura impresa, e in questo caso
si origina un'iniziativa imprenditoriale in senso stretto; tende
invece a diminuire nel passaggio a iniziative che prevedano il
sorgere di nuove imprese attraverso la realizzazione di joint-venture,
l'esternalizzazione di attività e la creazione di indotto
da parte di imprese di diversa dimensione e, infine, la concentrazione
di risorse umane, finanziarie e infrastrutturali da parte di istituti
economici differentemente consorziati. Si sono in sintesi identificate
tre modalità di costituzione di nuove imprese: quella caratterizzata
da iniziative di job creation, quella conseguente a
razionalizzazioni strategico-organizzative di imprese già
operanti e quella per imprenditorialità diretta. Non
si ritiene di particolare importanza approfondire qui la costituzione
di imprese mediante imprenditorialità diretta. Nonostante,
infatti, sia questa la modalità di gran lunga prevalente
attraverso la quale nuove imprese inizino a operare, questo approfondimento
potrebbe riguardare esclusivamente lo studio delle motivazioni
personali che portano alcune persone a fondare imprese spesso
dopo precedenti e diversificate esperienze di lavoro. Si tratta
di un obiettivo che ha già stimolato molti e qualificati
contributi, soprattutto in campo socio-psicologico.
CREARE NUOVE IMPRESE PER CREARE LAVORO
Per job creation si intende qui l'attività di produzione
o acquisto ed erogazione, da parte di diversi possibili soggetti
promotori, di servizi finanziari e/o reali e/o formativi necessari
a supportare la costituzione e il funzionamento di nuove imprese,
nell'intendimento primario di fornire opportunità di occupazione
stabile. Questa definizione, che sarà successivamente approfondita,
risulta essere alternativa sia al significato invalso in Europa
nel corso degli anni '70 e che etichettava come job creation
qualsiasi intervento a sostegno dell'occupazione sia a una traduzione
letterale del termine. In questo secondo caso, infatti, sarebbe
lecito considerare iniziativa di job creation, cioè
di creazione di posti di lavoro, anche il percorso di crescita
dimensionale interna di una qualsiasi impresa che veda così
aumentare il numero dei propri occupati. Alcune riflessioni merita
sin d'ora la costituzione di nuove imprese conseguente a processi
di razionalizzazione strategico-organizzativa. Sovente le imprese
nel proprio processo di sviluppo, non sempre caratterizzato da
crescita dimensionale, rivedono la formula imprenditoriale su
cui hanno per mesi o per anni fondato la propria attività.
Sempre più frequentemente questa revisione interessa la
ridefinizione dei confini dell'azienda: la combinazione "prodotto
mercato" in essere rimane inalterata per il consumatore finale,
ma subisce notevoli cambiamenti il processo di realizzazione con
un più ampio, o ridotto a seconda dei casi, ricorso al
contributo di altre aziende, più o meno regolate da contratti
formali e protratto nel tempo. Questo processo di esternalizzazione
di attività diversamente produttive può riguardare
d'altra parte anche l'ingresso in nuovi settori, o una diversificazione
di prodotto, attuato totalmente o in parte all'esterno dell'azienda
il cui soggetto economico ha maturato questa decisione.
Questi cambiamenti non costituiscono esclusivamente un'azione
di politica sindacale e fiscale come nel caso del decentramento
produttivo caratteristico degli anni '70: molti sono anche i contenuti
positivi e direttamente imprenditoriali come, ad esempio, l'obiettivo
di agevolare il processo di successione con la costituzione di
gruppi di imprese, vere e proprie holding di minori dimensioni,
oppure quello di recuperare efficienza e al tempo stesso migliorare
la qualità complessiva di prodotti e servizi acquisendo
sul mercato componenti o servizi precedentemente prodotti all'interno
dell'azienda. Conseguentemente la gestione dei confini aziendali
assume uno spessore sempre più strategico e, nel caso di
imprese di minori dimensioni, imprenditoriale. La riprova di quanto
appena affermato la si ha confrontando aziende operanti nello
stesso settore, ma in segmenti qualitativi differenti: spesso
dietro prodotti/servizi di qualità ci sono attività
di ricerca, progettazione, design, controllo della qualità,
ed eventualmente promozione, internalizzate dall'azienda a costituire
core technology, mentre tutte le altre attività
a minor valore aggiunto e a minor rischio imprenditoriale sono
realizzate all'esterno. Diversamente, l'altra azienda, quella
che agisce in un segmento di minore qualità, tendenzialmente
sarà a ciclo integrato con le differenti fasi realizzate
al proprio interno o nell'ambito di un gruppo di aziende di unica
proprietà.
RAZIONALIZZATEVI E MOLTIPLICATEVI
Questo processo di esternalizzazione indebolisce dunque gli orientamenti
autarchici non giustificati da precise considerazioni di efficacia
ed efficienza economica.
Tale tendenza alla razionalizzazione dei confini di attività,
che accomuna aziende di diversa dimensione e settore di appartenenza,
comporta anche un cambiamento organizzativo radicale con ricadute
specifiche, ad esempio, sulle modalità di gestione del
personale. L'effetto che qui preme tuttavia sottolineare è
che il processo di razionalizzazione strategico-organizzativo
brevemente esaminato può condurre anche alla costituzione
di nuove imprese giuridicamente autonome: è il caso ad
esempio del passaggio da un'unica impresa integrata verticalmente
ad un gruppo di imprese controllate da una capogruppo e in cui
ciascuna svolge singole fasi produttive sia per il gruppo che
per il mercato. Con riferimento a questa particolare motivazione
che conduce alla costituzione di nuove imprese si possono identificare
due principali modalità: la prima è quella in cui
il processo di razionalizzazione nasce e si sviluppa nell'ambito
di un'unica impresa trasformandone i confini senza coinvolgere
altre aziende se non quelle costituite ex novo.
SE C'E' KNOW-HOW C'E' LEADERSHIP
A questa modalità, oltre all'esempio appena fatto, appartengono
anche l'esternalizzazione di singole funzioni aziendali verso
aziende costituite appositamente spesso con il passaggio ad attività
caratterizzate da rischio imprenditoriale di manager prima operanti
nell'azienda che ha originato il processo. In questo caso il legame
tra le due aziende è quasi sempre di natura contrattuale
e di pubbliche relazioni nel senso che la prima si impegna a garantire
alla seconda per un certo periodo di tempo una parte di attività
oltre che a promuoverne l'immagine presso altri potenziali clienti.
Quasi mai, invece, si ricorre alla diretta partecipazione azionaria.
Questa particolare modalità può anche condurre alla
creazione di un vero e proprio indotto promosso dall'azienda-leader
con legami più duraturi e quasi esclusivi, come già
accennato.
La seconda modalità si riferisce invece alla costituzione
di nuove imprese come conseguenza della collaborazione di due
o più aziende tramite accordi consortili o di joint-venture.
Le aziende che sorgono da questi accordi hanno ampia autonomia
giuridica, ma normalmente limitata autonomia strategica e gestionale
anche perché la maggior parte delle risorse finanziarie,
tecniche e umane vengono conferite dalle aziende partner all'atto
della costituzione. L'unica eccezione può essere rappresentata
da consorzi di ricerca e sviluppo e/o promozione che raggruppino
aziende di minori dimensioni. In questo caso la struttura consortile
può acquisire un potere di indirizzo strategico che comprima
l'azione dei consorziati in aree meramente produttive fino al
punto da paventare un possibile esproprio delle prerogative imprenditoriali.
Caratteristica comune alle due modalità presentate è
dunque quella di inserirsi nel più ampio contesto degli
accordi interaziendali che originano il continuum di forme di
governo delle transazioni esistenti tra la forma mercato e la
forma gerarchia. In particolare questi accordi si differenziano
dagli altri in quanto la transazione in oggetto prevede la costituzione,
ex-ante in alcuni casi, ex-post in altri, di un partner, mentre
in altre forme di collaborazione la transazione avviene esclusivamente
tra partner precedentemente già operativi. Coerentemente
con la motivazione per cui queste imprese sorgono, quella di realizzare
processi di razionalizzazione strategico-organizzativa che permettano
alle aziende che li promuovono di migliorare i propri risultati
gestionali, non è strettamente correlato alla loro nascita
un aumento di posti di lavoro rispetto alla situazione di partenza:
spesso anzi si registra il fenomeno opposto.
MA L'IMPRENDITORIALITA' PUO' ESSERE SOCIALE
Oltre che per iniziativa di job creation, per imprenditorialità
diretta e come conseguenza di razionalizzazioni strategico-organizzative,
nuove imprese possono nascere anche tramite una quarta modalità:
quella che vuole un imprenditore fondare un'azienda per prioritarie
motivazioni sociali e che per questo potrebbe essere identificata
appunto come imprenditorialità sociale. Con questa
etichetta si vuole qui identificare quell'iniziativa imprenditoriale
in cui, pur essendo il soggetto promotore totalmente coinvolto
nella nuova impresa costituita, l'obiettivo principale che viene
assegnato a questa attività è quello di contribuire
alla soluzione di problematiche occupazionali o al perseguimento
di altre finalità non direttamente economiche. Spesso queste
iniziative originano nell'ambito di movimenti di solidarietà
culturale, operano in settori maturi e godono di mercati "interni"
e protetti sufficientemente ampi.
Questa modalità di costituzione di nuove imprese, molto
interessante in termini culturali e qualitativi, lo è molto
meno in termini quantitativi; inoltre, fatte salve le specifiche
motivazioni imprenditoriali, le caratteristiche gestionali e di
sviluppo di tali aziende devono rispondere alle stesse esigenze
tipiche delle imprese che sorgono per imprenditorialità
diretta. Si potrebbe affermare che pur cambiando le motivazioni,
i mezzi devono restare immutati. Un'eccezione da sottolineare
riguarda l'intrinseca debolezza strutturale di queste iniziative
imprenditoriali per la tipica maturità del settore di azione,
per la scarsità dei mezzi finanziari a disposizione e per
il ridotto valore qualitativo del contributo umano; tuttavia,
come già sottolineato in precedenza, questa debolezza può
essere ampiamente riequilibrata dall'appartenenza a movimenti
di solidarietà culturale che ne garantiscono un'adeguata
attività. Spesso le aziende di successo tra quelle sorte
secondo questa modalità sono destinate nel tempo a evolversi
verso modelli e finalità tipiche dell'imprenditorialità
diretta; in questi casi a ricordare la particolare motivazione
originaria rimangono soltanto specifici comparti di attività
o, ancora più spesso, le modalità di utilizzo di
parte degli utili prodotti.