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Impresa & Stato n°34

COME NASCE LA PMI

Fra le motivazioni, prevalgono l'imprenditorialità diretta
e i processi di razionalizzazione.
Ma anche job creation e motivazioni sociali.

di
PAOLO PRETI

La nascita di nuove imprese, quasi sempre di minori dimensioni, costituisce una caratteristica peculiare di economie a elevato tasso di sviluppo. Non sempre queste imprese hanno vita particolarmente lunga e infatti un'altra caratteristica delle economie più sviluppate è quella di avere un saldo ampiamente attivo tra imprese sorte e imprese cessate nell'unità di tempo con, tuttavia, valori numerici elevati in entrambe le categorie. La necessità di approfondimento di questo particolare momento della vita di un'impresa non deriva però da considerazioni principalmente statistiche. Conoscere le modalità e le circostanze in cui vengono costituite le imprese contribuisce infatti anche a definirne alcune caratteristiche peculiari in termini di motivazioni imprenditoriali, di potenziali fattori di successo e di crisi e di combinazioni strategiche e organizzative. Queste modalità si suddividono principalmente tra quelle che implicano l'iniziativa e/o il supporto prevalente di istituti terzi, cioè più o meno estranei istituzionalmente e/o gestionalmente all'attività della costituenda impresa, e quelle che fanno perno in maniera pressoché esclusiva sull'iniziativa dell'imprenditore.
Una seconda classificazione delle modalità di costituzione delle imprese prende in esame l'importanza relativa che in tale decisione assume la realizzazione di nuovi posti di lavoro. Questa variabile si propone di stimare la differente valenza "sociale" percepita dal soggetto promotore nella stessa scelta di porre in essere una nuova azienda. Mentre infatti è ormai riconosciuto che la modalità migliore per assicurare nuovi posti di lavoro stabili sia quella di garantire la nascita e lo sviluppo di imprese dalla solida posizione strategica e dal valido assetto organizzativo, è altrettanto vero che nelle motivazioni del soggetto promotore l'obiettivo di realizzare nuovi posti di lavoro può anche assumere la valenza di finalità primaria.
Sinteticamente, dunque, nella fondazione di una nuova impresa si possono sempre rintracciare motivazioni strettamente imprenditoriali e motivazioni sociali, sia pure diversamente miscelate. Il prevalere delle prime identifica nuove aziende che sorgono innanzitutto per rispondere con capacità imprenditoriali a specifiche opportunità strategico-organizzative; nel secondo caso invece si costituiscono imprese il cui obiettivo primario è quello di realizzare nuovi posti di lavoro.

TRE MOTIVI PER INTRAPRENDERE
Il coinvolgimento istituzionale e/o gestionale del soggetto promotore dell'iniziativa nella eventuale impresa che ha contribuito a far sorgere ha dimensioni variabili. Esso raggiunge valori assoluti nel caso in cui il soggetto promotore si identifichi totalmente con il soggetto economico della futura impresa, e in questo caso si origina un'iniziativa imprenditoriale in senso stretto; tende invece a diminuire nel passaggio a iniziative che prevedano il sorgere di nuove imprese attraverso la realizzazione di joint-venture, l'esternalizzazione di attività e la creazione di indotto da parte di imprese di diversa dimensione e, infine, la concentrazione di risorse umane, finanziarie e infrastrutturali da parte di istituti economici differentemente consorziati. Si sono in sintesi identificate tre modalità di costituzione di nuove imprese: quella caratterizzata da iniziative di job creation, quella conseguente a razionalizzazioni strategico-organizzative di imprese già operanti e quella per imprenditorialità diretta. Non si ritiene di particolare importanza approfondire qui la costituzione di imprese mediante imprenditorialità diretta. Nonostante, infatti, sia questa la modalità di gran lunga prevalente attraverso la quale nuove imprese inizino a operare, questo approfondimento potrebbe riguardare esclusivamente lo studio delle motivazioni personali che portano alcune persone a fondare imprese spesso dopo precedenti e diversificate esperienze di lavoro. Si tratta di un obiettivo che ha già stimolato molti e qualificati contributi, soprattutto in campo socio-psicologico.

CREARE NUOVE IMPRESE PER CREARE LAVORO
Per job creation si intende qui l'attività di produzione o acquisto ed erogazione, da parte di diversi possibili soggetti promotori, di servizi finanziari e/o reali e/o formativi necessari a supportare la costituzione e il funzionamento di nuove imprese, nell'intendimento primario di fornire opportunità di occupazione stabile. Questa definizione, che sarà successivamente approfondita, risulta essere alternativa sia al significato invalso in Europa nel corso degli anni '70 e che etichettava come job creation qualsiasi intervento a sostegno dell'occupazione sia a una traduzione letterale del termine. In questo secondo caso, infatti, sarebbe lecito considerare iniziativa di job creation, cioè di creazione di posti di lavoro, anche il percorso di crescita dimensionale interna di una qualsiasi impresa che veda così aumentare il numero dei propri occupati. Alcune riflessioni merita sin d'ora la costituzione di nuove imprese conseguente a processi di razionalizzazione strategico-organizzativa. Sovente le imprese nel proprio processo di sviluppo, non sempre caratterizzato da crescita dimensionale, rivedono la formula imprenditoriale su cui hanno per mesi o per anni fondato la propria attività. Sempre più frequentemente questa revisione interessa la ridefinizione dei confini dell'azienda: la combinazione "prodotto mercato" in essere rimane inalterata per il consumatore finale, ma subisce notevoli cambiamenti il processo di realizzazione con un più ampio, o ridotto a seconda dei casi, ricorso al contributo di altre aziende, più o meno regolate da contratti formali e protratto nel tempo. Questo processo di esternalizzazione di attività diversamente produttive può riguardare d'altra parte anche l'ingresso in nuovi settori, o una diversificazione di prodotto, attuato totalmente o in parte all'esterno dell'azienda il cui soggetto economico ha maturato questa decisione.
Questi cambiamenti non costituiscono esclusivamente un'azione di politica sindacale e fiscale come nel caso del decentramento produttivo caratteristico degli anni '70: molti sono anche i contenuti positivi e direttamente imprenditoriali come, ad esempio, l'obiettivo di agevolare il processo di successione con la costituzione di gruppi di imprese, vere e proprie holding di minori dimensioni, oppure quello di recuperare efficienza e al tempo stesso migliorare la qualità complessiva di prodotti e servizi acquisendo sul mercato componenti o servizi precedentemente prodotti all'interno dell'azienda. Conseguentemente la gestione dei confini aziendali assume uno spessore sempre più strategico e, nel caso di imprese di minori dimensioni, imprenditoriale. La riprova di quanto appena affermato la si ha confrontando aziende operanti nello stesso settore, ma in segmenti qualitativi differenti: spesso dietro prodotti/servizi di qualità ci sono attività di ricerca, progettazione, design, controllo della qualità, ed eventualmente promozione, internalizzate dall'azienda a costituire core technology, mentre tutte le altre attività a minor valore aggiunto e a minor rischio imprenditoriale sono realizzate all'esterno. Diversamente, l'altra azienda, quella che agisce in un segmento di minore qualità, tendenzialmente sarà a ciclo integrato con le differenti fasi realizzate al proprio interno o nell'ambito di un gruppo di aziende di unica proprietà.

RAZIONALIZZATEVI E MOLTIPLICATEVI
Questo processo di esternalizzazione indebolisce dunque gli orientamenti autarchici non giustificati da precise considerazioni di efficacia ed efficienza economica.
Tale tendenza alla razionalizzazione dei confini di attività, che accomuna aziende di diversa dimensione e settore di appartenenza, comporta anche un cambiamento organizzativo radicale con ricadute specifiche, ad esempio, sulle modalità di gestione del personale. L'effetto che qui preme tuttavia sottolineare è che il processo di razionalizzazione strategico-organizzativo brevemente esaminato può condurre anche alla costituzione di nuove imprese giuridicamente autonome: è il caso ad esempio del passaggio da un'unica impresa integrata verticalmente ad un gruppo di imprese controllate da una capogruppo e in cui ciascuna svolge singole fasi produttive sia per il gruppo che per il mercato. Con riferimento a questa particolare motivazione che conduce alla costituzione di nuove imprese si possono identificare due principali modalità: la prima è quella in cui il processo di razionalizzazione nasce e si sviluppa nell'ambito di un'unica impresa trasformandone i confini senza coinvolgere altre aziende se non quelle costituite ex novo.

SE C'E' KNOW-HOW C'E' LEADERSHIP
A questa modalità, oltre all'esempio appena fatto, appartengono anche l'esternalizzazione di singole funzioni aziendali verso aziende costituite appositamente spesso con il passaggio ad attività caratterizzate da rischio imprenditoriale di manager prima operanti nell'azienda che ha originato il processo. In questo caso il legame tra le due aziende è quasi sempre di natura contrattuale e di pubbliche relazioni nel senso che la prima si impegna a garantire alla seconda per un certo periodo di tempo una parte di attività oltre che a promuoverne l'immagine presso altri potenziali clienti. Quasi mai, invece, si ricorre alla diretta partecipazione azionaria. Questa particolare modalità può anche condurre alla creazione di un vero e proprio indotto promosso dall'azienda-leader con legami più duraturi e quasi esclusivi, come già accennato.
La seconda modalità si riferisce invece alla costituzione di nuove imprese come conseguenza della collaborazione di due o più aziende tramite accordi consortili o di joint-venture. Le aziende che sorgono da questi accordi hanno ampia autonomia giuridica, ma normalmente limitata autonomia strategica e gestionale anche perché la maggior parte delle risorse finanziarie, tecniche e umane vengono conferite dalle aziende partner all'atto della costituzione. L'unica eccezione può essere rappresentata da consorzi di ricerca e sviluppo e/o promozione che raggruppino aziende di minori dimensioni. In questo caso la struttura consortile può acquisire un potere di indirizzo strategico che comprima l'azione dei consorziati in aree meramente produttive fino al punto da paventare un possibile esproprio delle prerogative imprenditoriali.
Caratteristica comune alle due modalità presentate è dunque quella di inserirsi nel più ampio contesto degli accordi interaziendali che originano il continuum di forme di governo delle transazioni esistenti tra la forma mercato e la forma gerarchia. In particolare questi accordi si differenziano dagli altri in quanto la transazione in oggetto prevede la costituzione, ex-ante in alcuni casi, ex-post in altri, di un partner, mentre in altre forme di collaborazione la transazione avviene esclusivamente tra partner precedentemente già operativi. Coerentemente con la motivazione per cui queste imprese sorgono, quella di realizzare processi di razionalizzazione strategico-organizzativa che permettano alle aziende che li promuovono di migliorare i propri risultati gestionali, non è strettamente correlato alla loro nascita un aumento di posti di lavoro rispetto alla situazione di partenza: spesso anzi si registra il fenomeno opposto.

MA L'IMPRENDITORIALITA' PUO' ESSERE SOCIALE
Oltre che per iniziativa di job creation, per imprenditorialità diretta e come conseguenza di razionalizzazioni strategico-organizzative, nuove imprese possono nascere anche tramite una quarta modalità: quella che vuole un imprenditore fondare un'azienda per prioritarie motivazioni sociali e che per questo potrebbe essere identificata appunto come imprenditorialità sociale. Con questa etichetta si vuole qui identificare quell'iniziativa imprenditoriale in cui, pur essendo il soggetto promotore totalmente coinvolto nella nuova impresa costituita, l'obiettivo principale che viene assegnato a questa attività è quello di contribuire alla soluzione di problematiche occupazionali o al perseguimento di altre finalità non direttamente economiche. Spesso queste iniziative originano nell'ambito di movimenti di solidarietà culturale, operano in settori maturi e godono di mercati "interni" e protetti sufficientemente ampi.
Questa modalità di costituzione di nuove imprese, molto interessante in termini culturali e qualitativi, lo è molto meno in termini quantitativi; inoltre, fatte salve le specifiche motivazioni imprenditoriali, le caratteristiche gestionali e di sviluppo di tali aziende devono rispondere alle stesse esigenze tipiche delle imprese che sorgono per imprenditorialità diretta. Si potrebbe affermare che pur cambiando le motivazioni, i mezzi devono restare immutati. Un'eccezione da sottolineare riguarda l'intrinseca debolezza strutturale di queste iniziative imprenditoriali per la tipica maturità del settore di azione, per la scarsità dei mezzi finanziari a disposizione e per il ridotto valore qualitativo del contributo umano; tuttavia, come già sottolineato in precedenza, questa debolezza può essere ampiamente riequilibrata dall'appartenenza a movimenti di solidarietà culturale che ne garantiscono un'adeguata attività. Spesso le aziende di successo tra quelle sorte secondo questa modalità sono destinate nel tempo a evolversi verso modelli e finalità tipiche dell'imprenditorialità diretta; in questi casi a ricordare la particolare motivazione originaria rimangono soltanto specifici comparti di attività o, ancora più spesso, le modalità di utilizzo di parte degli utili prodotti.