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Impresa & Stato n°33

Il disagio americano
e le nuove frontiere

di Michael J. Piore

Crescono le difficoltà del sistema americano stretto fra deficit di bilancio e crescita della domanda sociale.
Gli effetti della ricerca della flessibilità aziendale incidono sul benessere della popolazione, mentre l'emergere di gruppi sociali organizzati incoraggia stili politici demagogici

La politica americana, intesa sia come politica pubblica sia come strategia politica verso molti dei paesi industrializzati, ha visibilmente perso il suo orientamento e sta naufragando in un mare di confusione, senza struttura né direzione.
L'elettorato è scontento e disincantato nei confronti di quegli atteggiamenti e programmi politici ereditati dal passato, ma allo stesso tempo è poco propenso ad abbandonare le istituzioni e l'attuale panorama politico per una qualunque altra alternativa. Nella più recente manifestazione dell'umore prevalente nell'elettorato, il consenso pubblico per il congresso repubblicano, eletto l'anno scorso, sta rapidamente diminuendo in rapporto con l'avvicinarsi ai passaggi conclusivi del programma di trasformazione radicale, promosso in campagna elettorale e apparente chiave della vittoria.

LA NUOVA REALTA' SOCIO-ECONOMICA
Alla base di questa schizofrenia, c'è una nuova realtà economica e sociale, realtà da cui non sappiamo fuggire ma con cui non vogliamo confrontarci. Le caratteristiche fondamentali di questa realtà sono tre. Innanzitutto, c'è nel bilancio del governo federale un deficit, che, ci siamo convinti, essere insostenibile ma che non sembriamo capaci di controllare.
In secondo luogo, in conflitto con l'evidente bisogno di pareggiare il bilancio, c'è verso il governo una crescente richiesta di una serie di iniziative e di servizi, da parte di un sempre più diversificato insieme di soggetti, organizzati in gruppi politici molto compatti. Questi gruppi includono i sindacati tradizionali, associazioni imprenditoriali, comunità etniche e razziali, gli anziani, le donne, gli handicappati, i sordi, i gay e le lesbiche, i quali si sono tutti mobilitati in tempi relativamente recenti.
La terza caratteristica della nuova realtà socio-economica consiste nel bisogno di rispondere alla crescente instabilità e imprevedibilità del mondo degli affari con una dolorosa trasformazione delle nostre istituzioni produttive da strutture grandi, stabili e burocratiche a un più flessibile insieme di relazioni, gruppi di lavoro e alleanze fra di loro collegate. La vecchia organizzazione burocratica  stata spesso criticata per la mancanza di autonomia, che i dipendenti avvertivano, ma questo sistema riusciva a fornire stabilita su lungo periodo e continuità di impiego sotto forma di sicurezza del posto di lavoro, assicurazione sociale integrativa e spesso formazione sul lavoro. Il nuovo sistema di reti fornisce spesso una maggiore autonomia, ma non garantisce posti fissi e stabilita. Il risultato di questi cambiamenti è stato la stagnazione del reddito reale, l'aumento di diseguaglianza, insicurezza e/o della disoccupazione.

LA COESIONE DEI GRUPPI SOCIALI
Voglio sostenere che, alla base della nostra incapacità di affrontare la nuova realtà sociale ed economica e di trarne vantaggio nella politica e nella strategia, sta il ruolo assunto nel sistema economico e in quello politico dei gruppi sociali, la natura del nostro impegno come individui verso questi gruppi, e il modo in cui tali gruppi nascono e si evolvono nel tempo. Immagino che ciò si verifichi nella maggior parte dei paesi industrializzati ma è un problema più sentito da noi americani a causa del nostro impegno verso una teoria sociale individualistica e un'ideologia neo-liberale che nega soprattutto legittimazione e talvolta persino esistenza proprio di quel genere di formazioni sociali che sono in gioco nella trasformazione politica ed economica in cui siamo impegnati.
Capire a fondo queste formazioni sociali è fondamentale in politica, in quanto i nostri problemi in questo ambito girano intorno alla crescente divisione della struttura sociale in un insieme di gruppi compatti la cui organizzazione e il cui impegno sono decisamente divergenti rispetto alla struttura dell'economia. Si tratta di gruppi razziali, etnici, ma che includono anche emarginati, anziani, donne, gay e lesbiche, handicappati, sordi, ecc.. Allo stesso tempo, le vecchie formazioni sociali, che erano ben radicate nel sistema produttivo, in modo particolare il movimento sindacale e la classe operaia, si stanno progressivamente indebolendo; gli appartenenti a queste formazioni sono sempre meno e si trovano sulla scena politica in modo sempre meno efficace. I nuovi gruppi avanzano richieste economiche, ma poiché non hanno relazioni di tipo organico con la struttura produttiva, trovano difficoltà nel riconoscere i limiti che il sistema economico pone alla capacità della società di fare fronte a quelle richieste. Proprio perché stanno richiedendo fondi che accresceranno il loro benessere economico, questi gruppi sono generalmente definiti gruppi di interesse, ma in realtà si tratta di gruppi di identità e molte delle loro richieste economiche sono effettivamente simboliche, associate con il desiderio dei gruppi di essere riconosciuti ed accettati dalla società nel suo complesso. Questo atteggiamento rende più difficile il compromesso e anzi complica ulteriormente la già difficile conciliazione di vincoli economici e richieste sociali. Richieste così eterogenee come uguali opportunità di impiego, l'abbattimento delle barriere architettoniche, i finanziamenti del governo per l'aborto o l'aiuto ai malati di AIDS, rientrano tutte in questo discorso.

FRONTIERE E TERRE DI CONFINE
Alla radice sia della trasformazione delle nostre organizzazioni economiche sia dell'emergere dei gruppi di identità, le cui richieste si scontrano con i limiti del bilancio, c'è un comune problema: le frontiere e i limiti della comprensione e della comunicazione reciproca. Le nuove forme di organizzazione produttiva hanno bisogno che persone provenienti da campi diversi e da aree di competenza diverse collaborino secondo modalità limitate dalle frontiere delle strutture di organizzazione del passato; è richiesta una stretta collaborazione tra fornitori e clienti, tra progettisti e produttori, tra ingegneri di produzione, commercianti e ingegneri di sviluppo.
Queste persone sono state storicamente inserite in differenti aziende, e/o in differenti settori di grandi organizzazioni, e per lavorare insieme devono superare i vincoli e uscire dalle tradizioni delle loro regole.
L'emergere di nuovi gruppi di identità sta creando in ambito politico problemi simili di frontiere. Dal momento che continua ad aumentare il numero di associazioni tra persone che condividono caratteristiche fisiche, gli stessi tratti etnici e razziali, gli stessi gusti sessuali, o gli stessi handicap fisici, a un certo punto essi si trovano ad avere sempre meno contatti con chi è diverso da loro secondo questo tipo di definizioni, e perciò la cooperazione e i compromessi al di lˆ di queste frontiere emergenti sono difficili da raggiungere.
Per di più, siccome questi nuovi gruppi di identità, a differenza dei più antichi gruppi che hanno a che fare con affari e lavoro in generale, sono sempre più lontani dalla logica dell'economia, mancano di un vocabolario per discutere i vincoli economici o addirittura delle categorie mentali per riflettere su questi vincoli.

UN'ANALOGIA LINGUISTICA
Può essere utile pensare alle frontiere tra le organizzazioni produttive e i gruppi di identità allo stesso modo che tra gruppi di conversazione o comunità linguistiche. Le persone tendono a parlare molto con gli elementi interni al loro gruppo e raramente con quelli esterni. Questo tipo di comportamento significa che nel tempo, gli individui che vivono entro i territori che quelle frontiere definiscono, sviluppano un comune modo di comunicare, una sorta di linguaggio, che rende facile la reciproca comprensione, ma che, allo stesso tempo, tende a escludere gli elementi esterni. Diventa sempre più difficile per gli esterni partecipare alle discussioni interne ai gruppi anche quando riescono a trovare un posto nel loro tavolo. Coll'affiatarsi del gruppo, i suoi membri possono perdere del tutto la capacità di comunicare con gli esterni. Come per una comunità linguistica, la capacità di capire e di parlare viene a legarsi con il concetto di identità, e, di conseguenza, le persone tendono a pensare agli esterni sempre più come ad elementi estranei, e a quelli che si esprimono come loro sostanzialmente come a se stessi. In verità, queste comunità a forte coesione di linguaggio diventano paradossalmente il luogo dell'individualismo. Soltanto coloro che parlano il tuo linguaggio possono apprezzarti realmente come persona. Oppure, più in generale, solo le persone che condividono la tua stessa vita materiale possono apprezzare come l'hai costruita. Gli estranei ti vedono come un italiano; soltanto un altro italiano ti vedrà come un individuo. Nel mondo degli udenti, tutti i sordi sembrano simili; solo un ragazzo sordomuto ti apprezzerà come individuo.

IL SUPERAMENTO DELLE FRONTIERE
Nel tentativo di affrontare questi problemi di frontiere, abbiamo provato due soluzioni contraddittorie.
La prima consiste nel realizzare un insieme di politiche neo-liberali che cercano di eliminare le istituzioni collettive in favore di una sorta di individualismo radicale. Nell'ambito dell'istruzione, per esempio, la soluzione neo-liberale è stata di rimpiazzare il sistema scolastico pubblico offrendo dei tagliandi dello stato che consentono di acquistare un'istruzione in scuole private. Ma abbiamo anche provato la soluzione opposta: abbiamo tentato di imporre per via diretta una coesione sociale. Per continuare con l'esempio della riforma sull'istruzione, essa porta a strategie che sostituiscono un programma di studi multiculturale con un singolo corso base di storia e cultura occidentale, e cambierebbe l'obbligatorietà dell'inglese con un'istruzione bilingue. Ma in una società già strutturata in gruppi esclusivi, tutte queste riforme finiscono per rinforzare le strutture che stanno cercando in realtà di superare. Le persone usano i tagliandi per creare e mantenere le "loro" proprie scuole, in cui i loro bambini socializzano esclusivamente con altri uguali a loro. L'irrilevanza dei programmi di studio standard nelle scuole pubbliche per persone con un background, per esempio, asiatico o africano, incoraggia la creazione di doposcuola e di scuola week-end che finiscono per rinchiudere i bambini in enclaves esclusive che rinforzano proprio quelle frontiere che la riforma del sistema di pubblica istruzione cerca di superare.
Una situazione analoga nel mondo dell'economia a quella del sistema dei tagliandi per l'istruzione è quella della competitività del mercato, e sono stati allo stesso modo inutili i tentativi di creare istituzioni produttive adatte al nuovo ambiente economico. Le organizzazioni in rete che sembrano più efficaci in quell'ambiente, dipendono da una comunità di base composta da persone che parlano a tal punto la stessa lingua da riuscire a produrre un sistema di rapporti mutevole e in continua evoluzione in risposta ai variabili movimenti del mercato. Per mantenere questa comunità, è necessario un insieme di istituzioni stabili e di alleanze. Queste sono necessariamente libere e più malleabili dei diagrammi organizzativi e delle descrizioni del lavoro degli organismi burocratici, ma sono incoerenti con la competizione impersonale di un mercato senza regole. Le pressioni per un'organizzazione in rete che sia snella e agile stanno giungendo da una crescente incertezza e instabilità dell'economia che dà una primaria importanza al rispondere velocemente ai vari mutamenti di un mercato che si evolve molto rapidamente. Gli individui autonomi che un mercato del lavoro così competitivo alleva non hanno abbastanza in comune per creare delle efficaci organizzazioni produttive al ritmo richiesto dall'economia. Mentre gli sconosciuti imparano a lavorare insieme, l'ambiente è cambiato di nuovo ad essi si trovano ridotti in pezzi.

EVOLUZIONE LINGUISTICA: TERRE DI FRONTIERA E VALICHI
La creazione di organizzazioni-rete, e una reale reintegrazione di una struttura sociale esplosa ci richiedono di accettare come punto di partenza i rigidi limiti nella loro configurazione attuale, ma anche di dirigerci verso una strada in cui le strutture sociali, come i linguaggi, cambiano e si evolvono attraverso continui dibattiti e colloqui che si presentano internamente ad esse. Noi vogliamo incoraggiare un'evoluzione in questi gruppi diretta verso linguaggi e modi di pensare che sono reciprocamente comprensibili. La chiave di questo processo consiste nel riconoscere e nel rinforzare i singoli che valicano le frontiere e le istituzioni di frontiera. Per singoli che valicano le frontiere, io intendo in parte quelle persone (gli insegnanti, per esempio, oppure i leader politici), che sono sostanzialmente traduttori e interpreti, e sono in grado di agire da mediatori tra i gruppi. Ma forse per singoli intendo in modo più specifico quelle persone il cui stile di vita e la cui identità includano un movimento avanti ed indietro lungo le frontiere di questi gruppi, singoli che sono in modo sincero combattuti tra un certo tipo di stile di vita ed un'identità contrastante, singoli che, per risolvere i propri conflitti e le proprie preoccupazioni, vengono spinti ad entrare in discussioni e dibattiti secondo dei criteri che introducono ed obbligano le persone di un gruppo a confrontarsi e a discutere concetti e terminologia individuati fuori dai loro confini, come ad esempio quelli delle femministe ispaniche, oppure quelli dei gay Afro-Americani.
Le istituzioni-chiave delle terre di confine sono oggi divise in tre ambiti, il sistema scolastico, in modo particolare le università; il servizio militare; e i sindacati. è chiaro, comunque, che l'effetto combinato dei loro risultati non è stato all'altezza di mantenere una struttura socio-economica equilibrata, e ognuna di queste istituzioni viene in questo momento forzata in un modo che probabilmente nel futuro tenderà a indebolire la sua potenzialità.

IL SERVIZIO MILITARE
Di queste tre istituzioni-chiave, il servizio militare è quello il cui fine di integrazione sociale è stato più esplicito, almeno negli Stati Uniti. Questo fine è stato perseguito in modo incisivo prima di tutto per superare la discriminazione razziale e poi per una pari opportunità per le donne, ma è stato messo da parte nel caso delle tendenze sessuali e degli handicap fisici. La capacità del servizio militare di influenzare l'intera società è limitata, innanzitutto dal cambiamento da servizio militare obbligatorio a una forza di volontari e, nel futuro, dalla fine della guerra fredda e dal conseguente declino nel ridimensionamento delle forze armate.

I SINDACATI
I sindacati hanno il potenziale per creare comunità professionali che potrebbero assumere il ruolo che una volta avevano le corporazioni nel provvedere alla stabilità dell'impiego. Potrebbero anche servire da ponte tra la struttura economica e quella sociale. Comunque, la capacità dei sindacati di assumere questo ruolo è stata limitata dal progressivo calo dei suoi iscritti. La sua capacità di integrazione è limitata anche dal fatto che l'identità della classe operaia costituisce un motivo di organizzazione sociale che è alternativo e, in questo senso, competitivo con tutto quell'insieme di tratti etnici, razziali, ed in altro modo socialmente classificati che definiscono i gruppi di identità nel loro percorso verso il dominio della struttura sociale. Ma in realtà i sindacati americani hanno operato come coalizioni di questi gruppi, finché hanno funzionato come elemento portante dell'identità della classe operaia. Dal momento che esso può occupare le terre di frontiera che si trovano non solo tra questi differenti gruppi sociali, ma anche tra quei gruppi e le strutture produttive, allora il movimento sindacale può a buon diritto essere la chiave per risolvere il conflitto di fondo tra il deficit del bilancio e le richieste sociali, se dovesse riprendersi.

LE UNIVERSITA'
Le università sono forse il luogo in cui è più evidente che i differenti gruppi in cui la società si divide in realtà interagiscono e si impegnano in una sorta di confronto diretto e di dibattito che potrebbe generare un dialogo attraverso i confini. Si tratta anche di un luogo in cui le persone sono portate a pensare tutte insieme contemporaneamente al loro ruolo economico e alla loro identità sociale. Ma le università devono affrontare la prospettiva di grandi cambiamenti di riorganizzazione in conseguenza delle sempre più rigorose restrizioni di budget dei fondi economici federali.

REGIONI GEOGRAFICHE
Esistono altri modi in cui le terre di frontiera sociale, e i confini tra la società e l'economia, possono essere ampliati? In questo contesto, l'organizzazione dell'economia basata su un criterio geografico risulta particolarmente interessante. Il territorio geografico diventa in realtà la terra di frontiera tra i differenti gruppi e le istituzioni in cui il territorio economico e sociale è diviso. Per far funzionare in questo modo il territorio locale o regionale, i vari gruppi in cui la società è ripartita devono comunque dividersi gli stessi servizi sociali, le stesse scuole, cliniche, ospedali, i ricoveri giornalieri, e i servizi per la cura degli anziani. I servizi diventano così, nel momento in cui vengono utilizzati, non solo un modo di coinvolgere i membri di differenti gruppi in conversazioni, ma rappresentano anche un'occasione per lo sviluppo e per l'incremento dei programmi di servizio sociale offerti, nel caso in cui gli ambienti siano strutturati in modo adeguato. Se il finanziamento di questi servizi è legato all'economia locale, che fornisce inoltre le possibilità di impiego per gli utenti, allora il collegamento tra vincoli economici e richieste sociali potrebbe essere più evidente rispetto a quando questi servizi vengono forniti attraverso programmi nazionali il cui rapporto occupazione-resa è molto più remoto.

POLITICA NAZIONALE
Negli ultimi tempi, comunque, il più importante terreno di frontiera è l'arca della politica nazionale. La crescente frammentazione della struttura economica e sociale in comunità incapaci di comprendersi reciprocamente rispecchia in qualche modo la caratteristica della leadership politica. Credo che negli Stati Uniti il problema sia stato quello di una leadership che non ha mai visto come suo ruolo incoraggiare la discussione e il dialogo. é un fallimento che può essere attribuito in parte alla demagogia, al tentativo cioè di ottenere vantaggi elettorali appoggiandosi ai pregiudizi che ciascun gruppo tende a innalzare contro gli altri, la politica cioè del razzismo, del sessismo e della rivalità etnica.
E' stato tuttavia ugualmente un fallimento dei tecnocrati che hanno offerto e cercato di imporre soluzioni preconcette ai conflitti interni alla società invece di promuovere la discussione tra i differenti gruppi che li avrebbe potuti condurre a riunirsi per creare da sé delle soluzioni. In questo senso, la chiave della frammentazione della società sta tanto nel processo politico quanto in ogni singolo gruppo di istituzioni e di strategie politiche.
Abbiamo bisogno di leaders politici che si considerino un po' meno degli statisti, dei tecnocrati, dei maghi della filosofia, e che accettino l'umile ruolo dell'ospite di un cocktail party che gestisce flussi e reflussi della conversazione conducendo i suoi invitati da un gruppo all'altro e da una conversazione all'altra