di Michael J. Piore
La politica americana, intesa sia come politica pubblica sia come
strategia politica verso molti dei paesi industrializzati, ha
visibilmente perso il suo orientamento e sta naufragando in un
mare di confusione, senza struttura né direzione.
L'elettorato è scontento e disincantato nei confronti di
quegli atteggiamenti e programmi politici ereditati dal passato,
ma allo stesso tempo è poco propenso ad abbandonare le
istituzioni e l'attuale panorama politico per una qualunque altra
alternativa. Nella più recente manifestazione dell'umore
prevalente nell'elettorato, il consenso pubblico per il congresso
repubblicano, eletto l'anno scorso, sta rapidamente diminuendo
in rapporto con l'avvicinarsi ai passaggi conclusivi del programma
di trasformazione radicale, promosso in campagna elettorale e
apparente chiave della vittoria.
LA NUOVA REALTA' SOCIO-ECONOMICA
Alla base di questa schizofrenia, c'è una nuova realtà
economica e sociale, realtà da cui non sappiamo fuggire
ma con cui non vogliamo confrontarci. Le caratteristiche fondamentali
di questa realtà sono tre. Innanzitutto, c'è nel
bilancio del governo federale un deficit, che, ci siamo convinti,
essere insostenibile ma che non sembriamo capaci di controllare.
In secondo luogo, in conflitto con l'evidente bisogno di pareggiare
il bilancio, c'è verso il governo una crescente richiesta
di una serie di iniziative e di servizi, da parte di un sempre
più diversificato insieme di soggetti, organizzati in gruppi
politici molto compatti. Questi gruppi includono i sindacati tradizionali,
associazioni imprenditoriali, comunità etniche e razziali,
gli anziani, le donne, gli handicappati, i sordi, i gay e le lesbiche,
i quali si sono tutti mobilitati in tempi relativamente recenti.
La terza caratteristica della nuova realtà socio-economica
consiste nel bisogno di rispondere alla crescente instabilità
e imprevedibilità del mondo degli affari con una dolorosa
trasformazione delle nostre istituzioni produttive da strutture
grandi, stabili e burocratiche a un più flessibile insieme
di relazioni, gruppi di lavoro e alleanze fra di loro collegate.
La vecchia organizzazione burocratica stata spesso criticata
per la mancanza di autonomia, che i dipendenti avvertivano, ma
questo sistema riusciva a fornire stabilita su lungo periodo e
continuità di impiego sotto forma di sicurezza del posto
di lavoro, assicurazione sociale integrativa e spesso formazione
sul lavoro. Il nuovo sistema di reti fornisce spesso una maggiore
autonomia, ma non garantisce posti fissi e stabilita. Il risultato
di questi cambiamenti è stato la stagnazione del reddito
reale, l'aumento di diseguaglianza, insicurezza e/o della disoccupazione.
LA COESIONE DEI GRUPPI SOCIALI
Voglio sostenere che, alla base della nostra incapacità
di affrontare la nuova realtà sociale ed economica e di
trarne vantaggio nella politica e nella strategia, sta il ruolo
assunto nel sistema economico e in quello politico dei gruppi
sociali, la natura del nostro impegno come individui verso questi
gruppi, e il modo in cui tali gruppi nascono e si evolvono nel
tempo. Immagino che ciò si verifichi nella maggior parte
dei paesi industrializzati ma è un problema più
sentito da noi americani a causa del nostro impegno verso una
teoria sociale individualistica e un'ideologia neo-liberale che
nega soprattutto legittimazione e talvolta persino esistenza proprio
di quel genere di formazioni sociali che sono in gioco nella trasformazione
politica ed economica in cui siamo impegnati.
Capire a fondo queste formazioni sociali è fondamentale
in politica, in quanto i nostri problemi in questo ambito girano
intorno alla crescente divisione della struttura sociale in un
insieme di gruppi compatti la cui organizzazione e il cui impegno
sono decisamente divergenti rispetto alla struttura dell'economia.
Si tratta di gruppi razziali, etnici, ma che includono anche emarginati,
anziani, donne, gay e lesbiche, handicappati, sordi, ecc.. Allo
stesso tempo, le vecchie formazioni sociali, che erano ben radicate
nel sistema produttivo, in modo particolare il movimento sindacale
e la classe operaia, si stanno progressivamente indebolendo; gli
appartenenti a queste formazioni sono sempre meno e si trovano
sulla scena politica in modo sempre meno efficace. I nuovi gruppi
avanzano richieste economiche, ma poiché non hanno relazioni
di tipo organico con la struttura produttiva, trovano difficoltà
nel riconoscere i limiti che il sistema economico pone alla capacità
della società di fare fronte a quelle richieste. Proprio
perché stanno richiedendo fondi che accresceranno il loro
benessere economico, questi gruppi sono generalmente definiti
gruppi di interesse, ma in realtà si tratta di gruppi di
identità e molte delle loro richieste economiche sono effettivamente
simboliche, associate con il desiderio dei gruppi di essere riconosciuti
ed accettati dalla società nel suo complesso. Questo atteggiamento
rende più difficile il compromesso e anzi complica ulteriormente
la già difficile conciliazione di vincoli economici e richieste
sociali. Richieste così eterogenee come uguali opportunità
di impiego, l'abbattimento delle barriere architettoniche, i finanziamenti
del governo per l'aborto o l'aiuto ai malati di AIDS, rientrano
tutte in questo discorso.
FRONTIERE E TERRE DI CONFINE
Alla radice sia della trasformazione delle nostre organizzazioni
economiche sia dell'emergere dei gruppi di identità, le
cui richieste si scontrano con i limiti del bilancio, c'è
un comune problema: le frontiere e i limiti della comprensione
e della comunicazione reciproca. Le nuove forme di organizzazione
produttiva hanno bisogno che persone provenienti da campi diversi
e da aree di competenza diverse collaborino secondo modalità
limitate dalle frontiere delle strutture di organizzazione del
passato; è richiesta una stretta collaborazione tra fornitori
e clienti, tra progettisti e produttori, tra ingegneri di produzione,
commercianti e ingegneri di sviluppo.
Queste persone sono state storicamente inserite in differenti
aziende, e/o in differenti settori di grandi organizzazioni, e
per lavorare insieme devono superare i vincoli e uscire dalle
tradizioni delle loro regole.
L'emergere di nuovi gruppi di identità sta creando in ambito
politico problemi simili di frontiere. Dal momento che continua
ad aumentare il numero di associazioni tra persone che condividono
caratteristiche fisiche, gli stessi tratti etnici e razziali,
gli stessi gusti sessuali, o gli stessi handicap fisici, a un
certo punto essi si trovano ad avere sempre meno contatti con
chi è diverso da loro secondo questo tipo di definizioni,
e perciò la cooperazione e i compromessi al di l
di queste frontiere emergenti sono difficili da raggiungere.
Per di più, siccome questi nuovi gruppi di identità,
a differenza dei più antichi gruppi che hanno a che fare
con affari e lavoro in generale, sono sempre più lontani
dalla logica dell'economia, mancano di un vocabolario per discutere
i vincoli economici o addirittura delle categorie mentali per
riflettere su questi vincoli.
UN'ANALOGIA LINGUISTICA
Può essere utile pensare alle frontiere tra le organizzazioni
produttive e i gruppi di identità allo stesso modo che
tra gruppi di conversazione o comunità linguistiche. Le
persone tendono a parlare molto con gli elementi interni al loro
gruppo e raramente con quelli esterni. Questo tipo di comportamento
significa che nel tempo, gli individui che vivono entro i territori
che quelle frontiere definiscono, sviluppano un comune modo di
comunicare, una sorta di linguaggio, che rende facile la reciproca
comprensione, ma che, allo stesso tempo, tende a escludere gli
elementi esterni. Diventa sempre più difficile per gli
esterni partecipare alle discussioni interne ai gruppi anche quando
riescono a trovare un posto nel loro tavolo. Coll'affiatarsi del
gruppo, i suoi membri possono perdere del tutto la capacità
di comunicare con gli esterni. Come per una comunità linguistica,
la capacità di capire e di parlare viene a legarsi con
il concetto di identità, e, di conseguenza, le persone
tendono a pensare agli esterni sempre più come ad elementi
estranei, e a quelli che si esprimono come loro sostanzialmente
come a se stessi. In verità, queste comunità a forte
coesione di linguaggio diventano paradossalmente il luogo dell'individualismo.
Soltanto coloro che parlano il tuo linguaggio possono apprezzarti
realmente come persona. Oppure, più in generale, solo le
persone che condividono la tua stessa vita materiale possono apprezzare
come l'hai costruita. Gli estranei ti vedono come un italiano;
soltanto un altro italiano ti vedrà come un individuo.
Nel mondo degli udenti, tutti i sordi sembrano simili; solo un
ragazzo sordomuto ti apprezzerà come individuo.
IL SUPERAMENTO DELLE FRONTIERE
Nel tentativo di affrontare questi problemi di frontiere, abbiamo
provato due soluzioni contraddittorie.
La prima consiste nel realizzare un insieme di politiche neo-liberali
che cercano di eliminare le istituzioni collettive in favore di
una sorta di individualismo radicale. Nell'ambito dell'istruzione,
per esempio, la soluzione neo-liberale è stata di rimpiazzare
il sistema scolastico pubblico offrendo dei tagliandi dello stato
che consentono di acquistare un'istruzione in scuole private.
Ma abbiamo anche provato la soluzione opposta: abbiamo tentato
di imporre per via diretta una coesione sociale. Per continuare
con l'esempio della riforma sull'istruzione, essa porta a strategie
che sostituiscono un programma di studi multiculturale con un
singolo corso base di storia e cultura occidentale, e cambierebbe
l'obbligatorietà dell'inglese con un'istruzione bilingue.
Ma in una società già strutturata in gruppi esclusivi,
tutte queste riforme finiscono per rinforzare le strutture che
stanno cercando in realtà di superare. Le persone usano
i tagliandi per creare e mantenere le "loro" proprie
scuole, in cui i loro bambini socializzano esclusivamente con
altri uguali a loro. L'irrilevanza dei programmi di studio standard
nelle scuole pubbliche per persone con un background, per esempio,
asiatico o africano, incoraggia la creazione di doposcuola e di
scuola week-end che finiscono per rinchiudere i bambini in enclaves
esclusive che rinforzano proprio quelle frontiere che la riforma
del sistema di pubblica istruzione cerca di superare.
Una situazione analoga nel mondo dell'economia a quella del sistema
dei tagliandi per l'istruzione è quella della competitività
del mercato, e sono stati allo stesso modo inutili i tentativi
di creare istituzioni produttive adatte al nuovo ambiente economico.
Le organizzazioni in rete che sembrano più efficaci in
quell'ambiente, dipendono da una comunità di base composta
da persone che parlano a tal punto la stessa lingua da riuscire
a produrre un sistema di rapporti mutevole e in continua evoluzione
in risposta ai variabili movimenti del mercato. Per mantenere
questa comunità, è necessario un insieme di istituzioni
stabili e di alleanze. Queste sono necessariamente libere e più
malleabili dei diagrammi organizzativi e delle descrizioni del
lavoro degli organismi burocratici, ma sono incoerenti con la
competizione impersonale di un mercato senza regole. Le pressioni
per un'organizzazione in rete che sia snella e agile stanno giungendo
da una crescente incertezza e instabilità dell'economia
che dà una primaria importanza al rispondere velocemente
ai vari mutamenti di un mercato che si evolve molto rapidamente.
Gli individui autonomi che un mercato del lavoro così competitivo
alleva non hanno abbastanza in comune per creare delle efficaci
organizzazioni produttive al ritmo richiesto dall'economia. Mentre
gli sconosciuti imparano a lavorare insieme, l'ambiente è
cambiato di nuovo ad essi si trovano ridotti in pezzi.
EVOLUZIONE LINGUISTICA: TERRE DI FRONTIERA E VALICHI
La creazione di organizzazioni-rete, e una reale reintegrazione
di una struttura sociale esplosa ci richiedono di accettare come
punto di partenza i rigidi limiti nella loro configurazione attuale,
ma anche di dirigerci verso una strada in cui le strutture sociali,
come i linguaggi, cambiano e si evolvono attraverso continui dibattiti
e colloqui che si presentano internamente ad esse. Noi vogliamo
incoraggiare un'evoluzione in questi gruppi diretta verso linguaggi
e modi di pensare che sono reciprocamente comprensibili. La chiave
di questo processo consiste nel riconoscere e nel rinforzare i
singoli che valicano le frontiere e le istituzioni di frontiera.
Per singoli che valicano le frontiere, io intendo in parte quelle
persone (gli insegnanti, per esempio, oppure i leader politici),
che sono sostanzialmente traduttori e interpreti, e sono in grado
di agire da mediatori tra i gruppi. Ma forse per singoli intendo
in modo più specifico quelle persone il cui stile di vita
e la cui identità includano un movimento avanti ed indietro
lungo le frontiere di questi gruppi, singoli che sono in modo
sincero combattuti tra un certo tipo di stile di vita ed un'identità
contrastante, singoli che, per risolvere i propri conflitti e
le proprie preoccupazioni, vengono spinti ad entrare in discussioni
e dibattiti secondo dei criteri che introducono ed obbligano le
persone di un gruppo a confrontarsi e a discutere concetti e terminologia
individuati fuori dai loro confini, come ad esempio quelli delle
femministe ispaniche, oppure quelli dei gay Afro-Americani.
Le istituzioni-chiave delle terre di confine sono oggi divise
in tre ambiti, il sistema scolastico, in modo particolare le università;
il servizio militare; e i sindacati. è chiaro, comunque,
che l'effetto combinato dei loro risultati non è stato
all'altezza di mantenere una struttura socio-economica equilibrata,
e ognuna di queste istituzioni viene in questo momento forzata
in un modo che probabilmente nel futuro tenderà a indebolire
la sua potenzialità.
IL SERVIZIO MILITARE
Di queste tre istituzioni-chiave, il servizio militare è
quello il cui fine di integrazione sociale è stato più
esplicito, almeno negli Stati Uniti. Questo fine è stato
perseguito in modo incisivo prima di tutto per superare la discriminazione
razziale e poi per una pari opportunità per le donne, ma
è stato messo da parte nel caso delle tendenze sessuali
e degli handicap fisici. La capacità del servizio militare
di influenzare l'intera società è limitata, innanzitutto
dal cambiamento da servizio militare obbligatorio a una forza
di volontari e, nel futuro, dalla fine della guerra fredda e dal
conseguente declino nel ridimensionamento delle forze armate.
I SINDACATI
I sindacati hanno il potenziale per creare comunità professionali
che potrebbero assumere il ruolo che una volta avevano le corporazioni
nel provvedere alla stabilità dell'impiego. Potrebbero
anche servire da ponte tra la struttura economica e quella sociale.
Comunque, la capacità dei sindacati di assumere questo
ruolo è stata limitata dal progressivo calo dei suoi iscritti.
La sua capacità di integrazione è limitata anche
dal fatto che l'identità della classe operaia costituisce
un motivo di organizzazione sociale che è alternativo e,
in questo senso, competitivo con tutto quell'insieme di tratti
etnici, razziali, ed in altro modo socialmente classificati che
definiscono i gruppi di identità nel loro percorso verso
il dominio della struttura sociale. Ma in realtà i sindacati
americani hanno operato come coalizioni di questi gruppi, finché
hanno funzionato come elemento portante dell'identità della
classe operaia. Dal momento che esso può occupare le terre
di frontiera che si trovano non solo tra questi differenti gruppi
sociali, ma anche tra quei gruppi e le strutture produttive, allora
il movimento sindacale può a buon diritto essere la chiave
per risolvere il conflitto di fondo tra il deficit del bilancio
e le richieste sociali, se dovesse riprendersi.
LE UNIVERSITA'
Le università sono forse il luogo in cui è più
evidente che i differenti gruppi in cui la società si divide
in realtà interagiscono e si impegnano in una sorta di
confronto diretto e di dibattito che potrebbe generare un dialogo
attraverso i confini. Si tratta anche di un luogo in cui le persone
sono portate a pensare tutte insieme contemporaneamente al loro
ruolo economico e alla loro identità sociale. Ma le università
devono affrontare la prospettiva di grandi cambiamenti di riorganizzazione
in conseguenza delle sempre più rigorose restrizioni di
budget dei fondi economici federali.
REGIONI GEOGRAFICHE
Esistono altri modi in cui le terre di frontiera sociale, e i
confini tra la società e l'economia, possono essere ampliati?
In questo contesto, l'organizzazione dell'economia basata su un
criterio geografico risulta particolarmente interessante. Il territorio
geografico diventa in realtà la terra di frontiera tra
i differenti gruppi e le istituzioni in cui il territorio economico
e sociale è diviso. Per far funzionare in questo modo il
territorio locale o regionale, i vari gruppi in cui la società
è ripartita devono comunque dividersi gli stessi servizi
sociali, le stesse scuole, cliniche, ospedali, i ricoveri giornalieri,
e i servizi per la cura degli anziani. I servizi diventano così,
nel momento in cui vengono utilizzati, non solo un modo di coinvolgere
i membri di differenti gruppi in conversazioni, ma rappresentano
anche un'occasione per lo sviluppo e per l'incremento dei programmi
di servizio sociale offerti, nel caso in cui gli ambienti siano
strutturati in modo adeguato. Se il finanziamento di questi servizi
è legato all'economia locale, che fornisce inoltre le possibilità
di impiego per gli utenti, allora il collegamento tra vincoli
economici e richieste sociali potrebbe essere più evidente
rispetto a quando questi servizi vengono forniti attraverso programmi
nazionali il cui rapporto occupazione-resa è molto più
remoto.
POLITICA NAZIONALE
Negli ultimi tempi, comunque, il più importante terreno
di frontiera è l'arca della politica nazionale. La crescente
frammentazione della struttura economica e sociale in comunità
incapaci di comprendersi reciprocamente rispecchia in qualche
modo la caratteristica della leadership politica. Credo che negli
Stati Uniti il problema sia stato quello di una leadership che
non ha mai visto come suo ruolo incoraggiare la discussione e
il dialogo. é un fallimento che può essere attribuito
in parte alla demagogia, al tentativo cioè di ottenere
vantaggi elettorali appoggiandosi ai pregiudizi che ciascun gruppo
tende a innalzare contro gli altri, la politica cioè del
razzismo, del sessismo e della rivalità etnica.
E' stato tuttavia ugualmente un fallimento dei tecnocrati che
hanno offerto e cercato di imporre soluzioni preconcette ai conflitti
interni alla società invece di promuovere la discussione
tra i differenti gruppi che li avrebbe potuti condurre a riunirsi
per creare da sé delle soluzioni. In questo senso, la chiave
della frammentazione della società sta tanto nel processo
politico quanto in ogni singolo gruppo di istituzioni e di strategie
politiche.
Abbiamo bisogno di leaders politici che si considerino un po'
meno degli statisti, dei tecnocrati, dei maghi della filosofia,
e che accettino l'umile ruolo dell'ospite di un cocktail party
che gestisce flussi e reflussi della conversazione conducendo
i suoi invitati da un gruppo all'altro e da una conversazione
all'altra