di Alessandro Balestrino
Il 10 maggio 1996 si è tenuta a Milano, presso la Camera
di Commercio, una giornata di studi in onore e con la presenza
di Amartya Sen, filosofo ed economista indiano, attualmente professore
ad Harvard, i cui contributi su temi come teoria delle scelte
sociali, economia dello sviluppo, etica ed economia, etica degli
affari, ecc. hanno lasciato il segno nella scienza contemporanea.
Il convegno, organizzato dal Centro di ricerche Politica in collaborazione
con "Impresa & Stato", era strutturato in due sessioni.
Nella prima, introdotta da Francesco Forte e presieduta da Salvatore
Veca, si sono discussi alcuni importanti aspetti normativi della
teoria dei funzionamenti elaborata da Sen, con interventi di Ian
Carter, Sebastiano Bavetta, Diego Piacentino ed Elena Granaglia.
Nella seconda parte, introdotta da Piero Bassetti e presieduta
da Oreste Calliano, ci si é concentrati invece sul significato
e la valenza della teoria di Sen per le politiche pubbliche (in
particolare, politiche sociali ed ambientali); gli interventi
sono stati di Enrica Chiappero Martinetti, Leonardo Casini e Iacopo
Bernetti, Shahrashoub Razavi ed Alessandro Balestrino. La pubblicazione
degli atti avverrà nei prossimi mesi in un fascicolo speciale
di Notizie di Politeia.
Lo scopo di questa nota è quello di presentare alcune osservazioni
a margine del convegno, con particolare attenzione al tema delle
politiche pubbliche. Prima di far questo, tuttavia, parrebbe opportuno
richiamare brevemente i contenuti dell'approccio dei funzionamenti,
elaborato da Sen in una serie di articoli e monografie dagli inizia
agli anni Ottanta.
La teoria dei funzionamenti si pone come alternativa alle più
consuete concezioni del well-being economico come appagamento
dei desideri, felicità o soddisfazione delle preferenze
(comunemente etichettate come concezioni welfariste o benesseriste,
di cui uno degli esempi più noti è l'utilitarismo).
Mentre i suddetti approcci privilegiano aspetti soggettivi del
well-being, la visione dei funzionamenti mette l'accento
sulla realizzazione di certe dimensioni oggettive, che Sen descrive
come stati di fare e di essere e che chiama genericamente funzionamenti.
IL BENESSERE DEL CLOCHARD
In sostanza, i funzionamenti sono dei risultati acquisiti dall'individuo
su piani come quello della salute, della nutrizione, della longevità,
dell'istruzione, ecc. Una delle principali motivazioni che stanno
alla base della proposta di Sen sta nell'accusa che egli rivolge
alle teorie benesseriste di trascurare totalmente, nella loro
visione del well-being, la condizione fisica degli individui.
Infatti, niente impedisce che un barbone, vecchio, malato, senza
casa e malnutrito sia a modo suo felice e veda appagati i propri
modesti desideri o soddisfatte le proprie preferenze; quindi le
concezioni benesseriste attribuirebbero a un tale individuo un
livello adeguato di well-being. Eppure, questa é
una conclusione del tutto paradossale, se avessimo giudicato lo
stato del barbone in base alle sue acquisizioni in termini di
salute, nutrizione, istruzione, ecc. avremmo formulato un giudizio
di scarso well-being che pare molto più in sintonia
con il senso comune. Un'altra forte motivazione della proposta
teorica di Sen ha a che vedere con l'uso che spesso si fa di misure
monetarie del well-being. Sia all'interno delle teorie
welfariste, dove si identificano a volte reddito e benessere,
sia autonomamente, é molto diffusa la pratica di valutare
il grado di well-being in base al reddito che un individuo
possiede. Tuttavia, fa notare Sen, a parità di reddito,
persone con caratteristiche diverse e che vivono in ambienti diversi,
finiscono col condurre stili di vita diversi; ad esempio, una
persona che soffre di malattie croniche godrà di un well-being
minore di altre che hanno lo stesso reddito; oppure, una donna
che vive in una zona affetta dalla malaria e deve sopportare tutto
l'onere dei lavori domestici avrà un well-being
inferiore di un'altra con lo stesso reddito che vive in una zona
epidemiologicamente sana e che collabora con il marito nella conduzione
della vita familiare. Quindi, conclude Sen, è più
opportuno utilizzare misure come i funzionamenti, che rappresentano
il well-being in quanto tale, piuttosto che il reddito,
il quale è solo uno strumento per raggiungere il well-being.
Accanto alla nozione di funzionamenti, Sen propone poi il concetto
di capacità; mentre i primi riflettono le acquisizioni
effettive degli individui e sono quindi costitutivi del well-being,
le seconde riflettono le acquisizioni potenziali, e sono quindi
costitutive della libertà (intesa come libertà di
fare e di essere). Allontanandosi anche qui dalle pratiche consuete
della teoria economica, Sen pone molta enfasi sui problemi della
libertà e del ruolo che essa gioca in connessione con il
well-being degli individui.
LIBERTA' E' SAPER FARE
In particolare, egli sostiene fortemente l'adozione di un concetto
positivo di libertà, cioè una visione della
libertà come abilità sostanziale di fare qualcosa
e di essere qualcuno, in opposizione a un concetto negativo,
che intende la libertà come assenza di impedimenti formali.
Per chiarire la distinzione, si pensi al caso di un disabile che
intende raggiungere un edificio pubblico per qualche importante
motivo; mentre da una parte egli può essere negativamente
libero di accedervi, nel senso che nessuno glielo vieta legalmente,
dall'altra può essere positivamente non-libero (cioè
sostanzialmente incapace), se ad esempio vi sono barriere architettoniche.
La prima sessione del convegno ha discusso alcuni aspetti normativi
della teoria seniana. In particolare, i primi due relatori, Carter
e Bavetta, si sono concentrati sul tema della libertà:
Carter ha proposto una serrata critica, di natura filosofica,
alla nozione di libertà positiva utilizzata da Sen, mentre
Bavetta ha fatto oggetto dei suoi commenti la letteratura economica
in generale (inclusi i lavori di Sen) sulla libertà. é
interessante notare come entrambi abbiano preso spunto da una
struttura interpretativa triadica della libertà proposta
da MacCallum negli anni sessanta, secondo la quale ogni definizione
di libertà deve specificare i seguenti tre elementi: il
soggetto a cui la libertà si riferisce, un assieme di vincoli
da cui egli è libero ed un assieme di possibilità
di scelta. Carter e Bavetta discutono attentamente la rispondenza
delle nozioni di libertà avanzate da Sen ed altri contributori
alla letteratura economica in materia a questa struttura triadica,
traendo da tale confronto vari spunti critici.
Le altre due relazioni della prima sessione, quelle di Piacentino
e Granaglia, hanno discusso altri aspetti etico-normativi della
teoria dei funzionamenti, con un particolare riguardo a questioni
connesse alle politiche pubbliche, come la definizione dei concetti
di equità ed efficienza in relazione ai funzionamenti o
le tensioni che possono intercorrere fra il perseguimento degli
obiettivi di eguaglianza e di libertà. Nella loro puntualizzazione
di temi teorici, ma rilevanti ai fini della definizione delle
politiche, questi due interventi hanno come gettato un ponte verso
gli argomenti, più prettamente pratico-empirici, trattati
nella seconda sessione.
IL BENESSERE DELLA POPOLAZIONE
Gli interventi della seconda sessione hanno discusso, sotto varie
angolature, la questione della rilevanza della teoria dei funzionamenti
per le politiche pubbliche. Si tratta di un tema assai ampio,
di cui è difficile dare conto appieno; in termini generali,
e molto sinteticamente, si può dire - come ha introdotto
Bassetti - che la teoria dei funzionamenti assume un atteggiamento
favorevole verso la fornitura pubblica di alcuni beni essenziali,
come la sicurezza sociale, l'istruzione, la sanità. A giudizio
di Sen, è infatti la presenza di tale forma di intervento
pubblico che può garantire la trasformazione della pura
e semplice crescita dell'economia in un aumento di benessere della
popolazione. Da una parte, l'iniziativa privata, debitamente incentivata
e sostenuta, assicura l'incremento della ricchezza, dall'altra,
la rete dei servizi pubblici fa sì che questo incremento
si converta efficacemente in aumento del tenore di vita per tutta
la popolazione. A sostegno di questa posizione, Sen cita spesso
due esempi illuminanti: quello del quartiere newyorkese di Harlem
e quello di Sri Lanka. Infatti, mentre ad Harlem, in cui il reddito
medio è elevato, abbiamo una speranza di vita inferiore
a quella del Bangladesh, accade che nello Sri Lanka, con un reddito
medio inferiore, la speranza di vita sia paragonabile a quella
dei paesi occidentali. Una spiegazione possibile, sostiene Sen,
è che ad Harlem la qualità della rete di servizi
sociali e in genere pubblici è inferiore che nello Sri
Lanka. Va anche sottolineato che le politiche pubbliche miranti
a convertire la crescita della ricchezza in aumento del benessere
della popolazione non hanno esclusivamente un fine redistributivo.
Si deve infatti considerare che una popolazione con adeguati livelli
di istruzione, salute ecc. rappresenta anche un serbatoio di forza-lavoro
di elevata qualità media; vi è quindi anche un ritorno
in termini di ricchezza per il mondo produttivo. In termini economici,
si dice comunemente che la cura del benessere della popolazione
implica una accumulazione di capitale umano che è senz'altro
di beneficio per la crescita dell'economia. A titolo di illustrazione,
si può notare che alcuni paesi ormai usciti dal sottosviluppo,
tipo Taiwan o la Corea del Sud, hanno avuto fra i tratti distintivi
quello di possedere una forza lavoro qualificata, con livelli
di istruzione e salute medio-alti. E' anche notevole il fatto
che, a monte di questa caratteristica della forza lavoro, sta
una rete informale (non pubblica) e molto potente di servizi sociali:
l'educazione dei figli, la cura dei malati e degli anziani sono
state e sono seguite con dedizione e impegno dai privati cittadini,
il che ha garantito quella qualità della forza lavoro di
cui dicevamo. Questa osservazione rafforza le conclusioni cui
Sen giunge, e che citavamo in precedenza, relativamente all'importanza
della fornitura pubblica dei servizi sociali di base; infatti,
visto che di norma essi non sono forniti spontaneamente dalla
popolazione con la stessa efficacia che si ha in Taiwan o in Corea
del Sud, è bene che la mano pubblica intervenga estesamente.
All'interno di questo schema generale qui velocemente riassunto,
gli interventi della seconda sessione abbiano colto alcuni aspetti
interessanti. Chiappero Martinetti ha proposto una struttura interpretativa
del concetto seniano di standard of living ricca di elementi
nuovi, che poggia su nozioni poco utilizzate in economia come
quelle di sistemi esperti e di insiemi sfuocati, affiancando alla
proposta teorica qualche interessante elemento di analisi empirica.
La relatrice si concentra, in modo particolare, sulle difficoltà
nella raccolta delle informazioni necessarie per plasmare le politiche
in maniera coerente con l'approccio dei funzionamenti.
VITA DISEGUALE
Razavi ha analizzato a fondo il tema delle diseguaglianze di genere
adottando un punto di vista coerente con la teoria seniana, cioè
utilizzando come indicatore della diseguaglianza un funzionamento
di primaria importanza, la longevità. In particolare, Razavi
analizza il problema dell'eccesso di mortalità femminile,
delle sue possibili motivazioni biologiche o sociali, corroborando
la discussione con una copiosa messe di dati spesso assai illuminanti,
in particolare quelli relativi a una ricerca sul campo condotta
dalla relatrice medesima in Iran. Casini e Bernetti, invece, hanno
presentato una originale proposta metodologica per l'analisi dei
progetti pubblici basata sulla teoria dei funzionamenti. I due
autori prendono le mosse da una critica della tradizionale impostazione
dell'analisi costi-benefici o della valutazione di impatto ambientale,
per poi muovere verso la costruzione di una struttura teoretica
per la valutazione degli investimenti pubblici che fa esplicitamente
uso delle elaborazioni seniane, discutendo fra l'altro temi di
equità inter e intragenerazionale.
Infine, è stato presentato il resoconto di un'indagine
empirica sulla povertà (intesa come carenza di funzionamenti)
condotta nella città di Pistoia. Il relatore ha mostrato
come fra gli assistiti dei servizi sociali del comune vi sia una
sostanziale quota di individui che ha forti carenze di funzionamenti,
ma non di reddito; questo è coerente con la critica seniana,
cui facevamo riferimento più sopra, relativa all'uso del
reddito come indicatore del well-being; individui che in
base al reddito non sarebbero giudicati poveri possono tuttavia
godere, a causa di certe caratteristiche o situazioni sfavorevoli,
di bassi livelli di funzionamenti.
La giornata di studi ha ottenuto risultati interessanti, sia sul
piano delle questioni normative che di quelle di politica pubblica.
Sono state presentate elaborazioni supportate da robuste basi
teoriche, ma di rilievo - come ha sottolineato Bassetti - anche
per coloro che operano praticamente nella società e nell'economia
(famiglie, imprese, policy-makers). Le pubblicazioni degli
atti in un numero speciale di Notizie di Politeia dovrebbe portare
un ulteriore contributo alla comprensione di questi temi, anche
grazie al saggio conclusivo di Amartya Sen, basato sulle sue repliche
ai relatori durante il convegno.
Dobbiamo dunque augurarci che iniziative come questa di Politeia
e "Impresa & Stato" si ripetano frequentemente,
perché, offrendo la possibilità a un vasto pubblico
di "dialogare" con personaggi del calibro di Sen, forniscono
illuminazioni importanti per la nostra capacità di capire
di società civile.