Il Registro delle Imprese istituito dalla Legge 580 è
una realtà dallo scorso febbraio. E' stato affermato che
la sua nascita va oltre un mero trasferimento di competenze da
una amministrazione dello Stato a un'altra. In che senso?
Il Registro delle Imprese è anche un esempio che va nel
senso della trasformazione e dell'innovazione del nostro Paese.
Un atto concreto e visibile che ci avvicina al modello di pubblica
amministrazione che da tempo auspichiamo e per il quale da anni
lavoriamo - anche grazie alla riflessione sviluppata in Impresa
& Stato. Il nuovo registro è strumento tipico di una
pubblica amministrazione più vicina alle esigenze dei cittadini
e delle imprese, meno burocratizzata e più efficiente,
più reattiva e trasparente. Non a caso Paesi con sistemi
amministrativi più avanzati di noi dispongono da tempo
di strumenti analoghi: la Germania con l'Handels Register, la
Francia col Registre du Commerce et Sociètès, la
Gran Bretagna col Companies Registry. Il nostro nuovo Registro,
per molti aspetti di raffinatezza e completezza, adesso supera
anche le realizzazioni degli altri Paesi. Il registro delle imprese
presso i tribunali era, in Italia, il simbolo, quasi il tempio,
dello Stato controllore, ministeriale, burocratico. La Camera
di Commercio è invece centrale operativa di un nuovo modello
di Stato "a rete", cioè ripensato tutto in funzione
dei servizi che può e deve rendere ai cittadini e alle
imprese, con una struttura non più monista ma plurima.
Che oggi è anche la condizione per conservare i valori
dell'unità sostanziale del Paese.
In che senso il Registro gestito dal sistema camerale va verso
la riforma della PA?
Il nuovo registro è una rivoluzione non solo burocratica
e amministrativa, ma politica e culturale perché interessa
direttamente il rapporto fra cittadino e istituzioni, il livello
di fiducia e di consenso nei confronti dello Stato e verso coloro
che gestiscono il bene pubblico. E' strumento innovativo in primo
luogo per la trasparenza. Grazie alla collocazione presso gli
uffici del Registro anche del Repertorio delle notizie economiche
e amministrative e al collegamento telematico tra le Camere italiane
attraverso la rete di Infocamere, ogni cittadino può chiedere
presso qualsiasi Camera la documentazione completa sulle imprese
che risiedono sul territorio nazionale, per scopi sia informativi
(visure) che di pubblicità legale (certificazioni). Lo
strumento oggi è ancora in fase sperimentale, e se la relativa
macchinosità derivante dalle norme che vi sono alla base
non assicura di cogliere il pieno obiettivo della semplificazione
amministrativa, ritengo che una volta a regime il servizio si
presenterà, informatizzato ed efficiente, non più
come una realtà estranea e lontana dall'impresa. L'imprenditore
deve sapere che questo è il "suo" sportello,
gestito da una istituzione alla quale egli partecipa realmente
attraverso le associazioni e le categorie.
Il Registro ha una funzione di controllo dell'attività
economica. Ma chi controlla il controllore? Dopo la riforma dell'ordinamento
camerale e l'ingresso delle associazioni imprenditoriali negli
organi direttivi camerali, saranno le stesse imprese a certificare
se stesse?
L'autocontrollo non può degenerare in opportunismo proprio
perché la Camera di Commercio è anche istituzione
autonoma: perciò la sua funzione si colloca in uno spazio
ulteriore rispetto ai fini degli interessi particolari che la
costituiscono e ai quali essa provvede. Il Registro è l'anagrafe
delle imprese, così come per i cittadini l'anagrafe è
gestita dai Comuni, enti che per le proprie caratteristiche istituzionali
non operano "in nome e per conto" delle forze politiche
che li amministrano.
Quale potrà essere l'efficacia innovatrice del Registro
nei confronti di altre aree della PA, e come potrà esplicarsi?
Il grande valore innovativo di questo strumento deriva dal fatto
che esso permette di immaginare - a partire dalla caratteristiche
delle Camere - alcuni criteri per ridisegnare in modo più
congruo e omogeneo la geografia e i modi di funzionamento di una
vasta parte dell'amministrazione pubblica. In altre parole, il
sistema camerale può offrirsi come paradigma organizzativo
che convivono gli aspetti di istituzione e di dimensione d'area
vasta, di partecipazione e di governo, di certificazione e di
giustizia rapida: che sono tutti mattoni essenziali per costruire
un reale progetto di autonomia e di federalismo - il progetto
verso il quale cittadini e imprese devono muoversi se vogliono
recuperare le risorse non solo economiche ma anche etiche e sociali
per vincere la sfida della modernità.
L'avvio operativo del Registro è avvenuto in mezzo ad
alcune difficoltà che hanno evidenziato problemi di tipo
organizzativo. Che cosa si è fatto per superare questa
situazione?
Mettere in piedi il nuovo Registro in poco tempo e risolvendo
tutti i complessi problemi organizzativi inerenti è stata
una sfida che la Camera di Commercio ha raccolto con grande coraggio,
anche se ha dovuto presto constatare l'esistenza di nodi a livello
normativo e regolarmente che non facilitano il raggiungimento
dei previsti standard di efficienza. Proprio valutando tempestivamente
queste difficoltà la Camera di Milano ha immediatamente
agito su due fronti: informazione agli utenti, da un lato, e dall'altro
un confronto in sede tecnica con le associazioni, i professionisti,
ecc., per individuare i problemi e ricercare le soluzioni per
far raggiungere un accettabile livello di funzionamento alla complessa
macchina creata dalla legge.