
Impresa & Stato N°32 - Rivista della Camera di Commercio di Milano
LA SOCIETA' DELL'INFORMAZIONE E IL RUOLE DELLA CAMERA DI COMMERCIO
di Bruno Ermolli
PERCHE' UN NUMERO di Impresa & Stato dedicato al tema della comunicazione? Come si giustifica l’interesse della Camera di
Commercio - istituzione pubblica finalizzata alla rappresentanza degli interessi delle imprese sul territorio - per una attività
che potrebbe ancora apparire orientata alla categoria dell’autoreferenzialità anziché a quella del servizio?
La risposta è che oggi comunicare è sempre di meno attività tipica di un soggetto interessato
semplicemente a diffondere la propria immagine, e sempre di più, recuperando il senso etimologico del
termine, una "messa in comune" di informazioni.
Informazioni che, rotto il monopolio dell’emittenza e sottoposte a un continuo controllo incrociato di
congruità, sempre meno si prestano a sostenere intenti manipolatori o mistificatori - certo non esclusi -
ma assai più smascherabili oggi rispetto al recente passato, quando poche centrali di potere economico e
politico detenevano il controllo sulle fonti e sugli strumenti di diffusione delle informazioni.
Per questo oggi l’informazione non è più solo uno degli strumenti dell’attività economica, ma diviene
oggetto - acquistando una sempre maggiore importanza - dell’attività economica in quanto tale.
E c’è di più. Qualcuno ha affermato che l’odierna "rivoluzione tecnologica" determinata dalle tecnologie
dell’informazione costituisce una tappa della storia umana pari per importanza alla prima rivoluzione
industriale. Ma, a ben vedere, le potenziali conseguenze di questo processo innovativo potrebbero avere
un peso ancora maggiore e situarsi nella storia dell’umanità come una delle due-tre tappe fondamentali
del suo sviluppo, pari - per importanza - forse solo alla grande rivoluzione che molti millenni fa segnò il
passaggio alla stanzialità e all’attività agricola, permettendo la nascita della civiltà.
Dall’inizio dell’era neolitica a oggi, infatti, i progressi tecnologici sono stati orientati a sostituire il
lavoro manuale dell’uomo col lavoro prima di utensili sempre più raffinati, poi con macchine sempre più
potenti.
Ma con la rivoluzione informatica non si amplia la capacità muscolare dell’uomo, bensì la sua capacità
mentale. La capacità di conoscere, di comunicare e trattare informazioni in numero sempre più elevato e
sempre più complesso, la capacità di servirsene per scopi non soltanto produttivi.
L’unione delle tecnologie informatica e telematica e la creazione delle reti di comunicazione globali
disponibili a basso costo per tutti non rappresenta solo una opportunità per scambiare messaggi o
comunicati commerciali.
La portata futura di questa rivoluzione sul piano del costume, della cultura, della politica, comincia solo
adesso a essere percepita.
Siamo appena agli inizi: ma fra pochi anni, se in ogni casa vi sarà un dispositivo per collegarsi a una rete
tipo Internet, se saranno disponibili - in tutti i Paesi si lavora alacremente a tal fine - le "autostrade
informatiche" capaci di reggere il traffico generato da centinaia di milioni di utenti, molte cose che oggi
siamo abituati a dare per scontate nel nostro modo di vivere, di lavorare, di consumare, di organizzare il
consenso, di fare politica, saranno profondamente da rivedere. Gli effetti, sul piano delle nuove
possibilità di integrazione, andranno molto al di là del "villaggio globale" previsto da Marshall Mc
Luhan.
Il lavoro: già oggi negli USA vi sono alcuni milioni - in rapidissima crescita - di lavoratori che svolgono
le proprie mansioni senza alcun rapporto fisico con entità come una fabbrica o un ufficio.
L’istruzione: già oggi si stanno sperimentando forme di teleformazione, rese possibili dall’interattività
permessa dall’integrazione fra televisione e computer.
L’informazione: il controllo dei media servirà sempre più debolmente a controllare la diffusione delle
informazioni. Il rapporto diretto che la rete crea fra chi conosce la notizia e chi è interessato a conoscerla
può stravolgere in poco tempo il paesaggio dei media che siamo abituati a conoscere. Grazie a Internet,
possiamo avere non solo l’informazione in tempo reale, ma immediatamente sottoporla per verifica,
controllo, discussione, a un forum potenzialmente composto da tutti gli esseri umani interessati (purché
collegati).
Infine, la politica. L’irruzione dei media televisivi sulla scena politica - una novità in Italia, ma
fenomeno ben noto in altri Paesi come gli USA, sia pure con importanti differenze quanto a pluralità di
emittenti e cultura/attitudini degli operatori dell’informazione - ha già mostrato la crisi latente delle
tradizionali metodologie di formazione del consenso e di definizione delle scelte pubbliche.
Ma questo è nulla in confronto a quanto si può prevedere avverrà in futuro, quando il medium televisivo,
percepito come fonte di informazione controllata e dunque manipolata o manipolabile, e quindi in realtà
inefficace, sarà sostituito da agorà virtuali con le caratteristiche percepite della indipendenza e
dell’autonomia, affidabili in quanto utilizzabili senza alcuna apparente mediazione.
E sarà allora necessario porsi il problema di come garantire veramente questa indipendenza e questa
autonomia da forme di potenziale manipolazione tanto più insidiose quanto più diffuse, impalpabili,
opache perché non riconducibili - diversamente che i media tradizionali, di cui si conosce la proprietà, o
almeno la dislocazione nello schieramento degli interessi - a un potere riconosciuto o riconoscibile.
Se questo è lo scenario nel quale siamo destinati a muoverci in un futuro che è ormai alle porte, e che
pertanto già di per se stesso giustificherebbe il nostro interesse e il nostro impegno, dal punto di vista
della concreta attività delle imprese si evidenziano problematiche che assumono una nuova rilevanza
strategica.
È facile rendersene conto.
Pensiamo non solo alle dimensioni che l’industria dell’informazione, quella tradizionale e quella
innovativa, sta assumendo nei maggiori Paesi - una evidenza che appare banale ricordare - ma
soprattutto riflettiamo a quanta parte dell’attività di imprese appartenenti a settori diversi è oggi orientata
ad acquisire, produrre, gestire, vendere informazione. In ogni settore economico, le strategie del business
sono trainate, o meglio ancora "guidate", dall’informazione.
In primo luogo, il successo dell’attività dell’impresa è sempre più strettamente legato alla sua capacità di
dominare ed essere parte propulsiva dell’innovazione tecnologica. E poiché oggi le fonti
dell’innovazione, la ricerca di base e applicata, la sperimentazione ecc., sono sempre più disseminate a
livello mondiale - non esistono più aree che detengono il monopolio dell’innovazione, come accadeva
solo poche decine di anni fa - per l’impresa è indispensabile far parte di una rete di collegamento che
assicuri l’accesso a tali fonti.
In secondo luogo, nell’epoca della "customerizzazione" spinta fino al punto di definire e soddisfare
profili individuali della domanda, le strategie vincenti delle aziende sono quelle che sanno evolversi da
un approccio market driven a uno market driver: da una strategia che "risponde" all’informazione
proveniente dal mercato, a una strategia proattiva che per mezzo della gestione dell’informazione "crea"
essa stessa il mercato, anticipandolo.
Se poi guardiamo cosa succede all’interno dei processi produttivi, ci accorgiamo di come la gestione
dell’informazione ha saputo collegare in una unica complessa e sofisticata rete organizzativa fornitori,
reparti produttivi, vendite e consumatori. Cos’altro sono, infatti, le tecniche just in time, se non una
raffinata metodologia che integra il mercato, il sistema informativo e il sistema produttivo?
Infine - last but not least - nella dimensione globale dell’economia, dove il successo dell’impresa è
legato in gran parte alla capacità di dislocare le proprie risorse produttive sulla scacchiera mondiale,
l’importanza della disponibilità di informazioni della loro qualità e tempestività diventa cruciale.
Informazioni relative alle risorse reperibili, alle opportunità di mercato, ma anche - e con rilevanza
sempre maggiore - alle condizioni di contesto dei mercati: sempre di più infatti l’impresa, spinta dalla
maggiore competitività del mercato, ricerca le condizioni esterne che le assicurino il conseguimento o il
mantenimento di vantaggi competitivi.
Tutte queste considerazioni - in parte ovvie - sono più che sufficienti per affermare che, se
l’informazione è oggi per le imprese una risorsa strategica, sicuramente alla pari di altre risorse
considerate fondamentali, come il capitale e il lavoro, la conseguenza è che la relazione fra mondo delle
imprese e contesto sociale viene a dispiegarsi con modalità del tutto nuove, e parimenti nuovi sono i
compiti che l’Amministrazione Pubblica deve porsi nel perseguimento della sua finalità di creare e
mantenere condizioni di contesto idonee alla crescita dell’attività economica.
Di tali conseguenze ha certamente preso atto, tempestivamente e con iniziative efficaci, la Camera di
Commercio nella sua funzione istituzionale, riconosciuta e ampliata dalla Legge 580, di pubblica
amministrazione per le imprese.
Nel farlo è certo stata facilitata dall’essere, sin dall’inizio, un fornitore - sarebbe forse meglio dire un
"integratore", un intermediario: di servizi informativi alle imprese. Raccogliendo, implementando e
distribuendo informazioni dall’anagrafe delle imprese - oggi completata nel Registro delle imprese - al
monitoraggio dei prezzi, dalle banche dati sui mercati all’informazione messa "in rete" sullo spazio
economico nazionale, europeo, mondiale grazie all’integrazione in un network globale; dai servizi
statistici al brokeraggio di informazione relativa ad aspetti normativi, macroeconomici, contrattuali
eccetera.
Un "integratore", inoltre, che per sua natura, conseguentemente sviluppata e perfezionata, è strutturato
come una rete, con una copertura del territorio e una organizzazione per "nodi" funzionali, dedicati alla
produzione/erogazione di servizi specializzati. Una struttura, dunque, che è parallela e coerente alle
modalità di organizzazione, produzione e distribuzione dell’informazione ad opera delle nuove
tecnologie, capace di adattarvisi e di farle proprie.
Infine, in questo nuovo scenario dove le scelte politiche sono passibili di continua verifica, di
interrogazione, di essere messe in discussione e confrontate di fronte alla vastissima platea costituita da
tutti i potenziali portatori di interesse nei confronti della scelta stessa - in assenza di criteri di
valutazione di tipo ideologico - tali interessi, con tutti i rischi di anomia che una tale situazione può
comportare, vengono a costituire l’unica razionalità applicabile.
Proprio qui l’azione della Camera di Commercio, espressione della statualità sul crinale di tali interessi
economici, ne viene definita in termini di ricerca di razionalizzazione, vale a dire di ri-costruzione delle
ragioni e delle condizioni per una effettiva integrazione fra le istanze proprie del mondo degli interessi e
quelle del mondo dell’Amministrazione Pubblica - cioè della mediazione e del consenso - nella
consapevolezza che solo attraverso una nuova forma di statualità capace di rapportarsi strettamente alla
domanda proveniente dal mondo delle imprese sarà possibile contribuire ad avviare a soluzione i
problemi istituzionali, politici e - per quanto ciò influisce sulle dimensioni dell’attività produttiva -
economici.