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Impresa & Stato N°30 - Rivista della Camera di Commercio di Milano

QUALI PRIORITA' PER LE POLITICHE AEROPORTUALI MILANESI?

di Maurizio Bolognini


LE POLITICHE INFRASTRUTTURALI possono essere considerate come uno dei tavoli sui quali l’area metropolitana milanese sta giocando le proprie possibilità di affermazione nella competizione territoriale europea. La globalizzazione dell’economia – la crescente circolazione internazionale di capitali, merci e tecnologie – sta rimettendo in discussione equilibri e gerarchie che sembravano ormai consolidati. Questo è particolarmente evidente in Europa, dove una misura dei processi di integrazione economica è data dalla crescita del volume del traffico di merci e passeggeri, che sta muovendo a grandi passi verso il raddoppio, previsto entro il 2010. Qui l’esito della regional competition, soprattutto se si guarda alla capacità di attrarre le attività industriali e terziarie più qualificate, potrebbe dipendere in misura considerevole dalla qualità dei sistemi infrastrutturali di cui le diverse regioni metropolitane saranno dotate.
Queste considerazioni generali ci sembra valgano in modo particolare per le infrastrutture aeroportuali, che determinano il livello di accessibilità intercontinentale e quindi la minore o maggiore capacità attrattiva di una regione. Questo rende il trasporto aereo uno dei settori più rilevanti delle politiche infrastrutturali. Come può essere valutata, da questo punto di vista, la situazione dell’area milanese?
Con lo scalo di Linate al limite della saturazione e le incertezze sui tempi di realizzazione di Malpensa 2000, il settore del trasporto aereo non ha probabilmente favorito fino a qui la capacità concorrenziale di Milano sulla scena internazionale. Ormai da alcuni anni l’insufficiente dotazione infrastrutturale – insieme con le scelte strategiche di Alitalia, che hanno portato a trascurare per lungo tempo il mercato dell’Italia settentrionale – sta sottraendo a Milano rilevanti quote di traffico a favore degli scali concorrenti, in particolare Zurigo e Monaco, che hanno potuto attrezzarsi in tempi più brevi.
Per chi ha seguito le vicende aeroportuali dell’ultimo decennio è facile ricordare che mentre Monaco 2 è stato costruito in quattro anni, a Malpensa, tra problemi burocratici e ricorrenti carenze di finanziamenti, ne sono già passati dieci dall’approvazione del progetto di sviluppo (1985) e sei dall’inizio dei lavori (1989), quando il Ministero dei Trasporti rese esecutivo il progetto dell’aerostazione passeggeri autorizzando una spesa di 200 miliardi. Da allora in poi difficoltà, ostacoli burocratici, interruzioni al corso dei lavori dovute alla periodica carenza di fondi, fino alle vicissitudini legate all’inchiesta Mani pulite.
Solo da poco più di un anno abbiamo assistito a una ripresa. Nell’ottobre 1993 i cantieri sono finalmente ripartiti a pieno ritmo e, nel giugno 1994, il progetto Malpensa 2000 ha ricevuto la benedizione della Commissione Christophersen, organismo dell’Unione Europea incaricato di controllare la fattibilità dei progetti infrastrutturali prioritari. Questo ha portato a una schiarita (in primo luogo sul fronte dei finanziamenti) ma i problemi sono rimasti numerosi.
Nelle note che seguono esamineremo i giudizi espressi su questi problemi da un panel composto dalle principali organizzazioni di rappresentanza del mondo produttivo milanese, rilevati nel corso del 1994 all’interno della Consultazione Delphi sulle politiche infrastrutturali per Milano produttiva.1 La rilevazione ha posto l’accento su quattro principali aspetti: lo sviluppo infrastrutturale, l’aumento dell’offerta di trasporto, il trasporto merci e i servizi a terra.

LA CORSA PER CONQUISTARE UN RUOLO DI HUB

L’importanza attribuita dalla business community milanese agli obiettivi di potenziamento e integrazione degli aeroporti di Malpensa e Linate è stata evidenziata sin dalle prime fasi della Consultazione Delphi sul sistema infrastrutturale. L’aumento della domanda di trasporto aereo ha determinato una crescita inarrestabile dei maggiori aeroporti europei, guidata da Schiphol ed Heathrow, che tuttavia ha potuto essere condivisa solo in parte dal sistema aeroportuale milanese soprattutto a causa della sua insufficiente dotazione infrastrutturale e degli ostacoli alla realizzazione della Grande Malpensa, destinata a colmare le carenze attuali. In prospettiva le conseguenze di questa situazione potrebbero essere gravi: ulteriori ritardi nella realizzazione dei progetti di ampliamento di Malpensa potrebbero far perdere allo scalo milanese la possibilità di conquistare un ruolo di hub nella rete del traffico europeo meridionale.
A seguito della progressiva deregulation del settore, le reti di trasporto aereo sono state oggetto di una ristrutturazione che ha seguito un modello di tipo hub and spoke (perno e raggio), distinguendo gli aeroporti di smistamento (hub), su cui viene fatto confluire il traffico proveniente da un più vasto bacino, dagli aeroporti terminali (spoke) serviti unicamente da voli di corto e medio raggio. In questo schema Milano può candidarsi a diventare il principale scalo con funzioni di hub del traffico dell’Europa meridionale, esito che determinerebbe per l’area lombarda e per l’Italia settentrionale alcuni vantaggi fondamentali, misurabili non solo nella presenza di un’azienda aeroportuale di grandissime dimensioni, capace essa stessa di creare posti di lavoro e produrre per l’esportazione, ma nello sviluppo di una maggiore competitività del sistema prodttivo.
Decisivo per la realizzazione di questo obiettivo sarà, come abbiamo ricordato, l’ampliamento di Malpensa e, in particolare, l’ultimazione del primo polo funzionale di Malpensa 2000 (due terzi dell’aerostazione passeggeri, due dei tre satelliti di accesso agli aerei, il piazzale aeromobile, una parte dello scalo merci, il sistema di viabilità e parcheggi), che consentirà di trasferirvi tutto il traffico internazionale, lasciando a Linate solo il traffico nazionale point to point. A questo punto la capacità operativa dello scalo salirà da 4 a 18 milioni di passeggeri/anno e il sistema milanese potrà diventare uno dei maggiori nodi aeroportuali europei.
Su questo obiettivo irrinunciabile, tuttavia, pesa l’incertezza dei tempi di realizzazione di Malpensa 2000 e dei collegamenti verso il bacino di utenza, la cui ultimazione – originariamente programmata per il 1995 – viene oggi prevista entro il 1998.

MALPENSA 2000, PROBLEMI PROCEDURALI E FINANZIARI

Nel guardare alle vicende della Grande Malpensa2 è utile distinguere due diverse fonti di difficoltà realizzative:
- la complessità delle procedure di approvazione dei progetti;
- il loro finanziamento.
Sulle procedure si deve innanzitutto ricordare che le società di gestione dei maggiori aeroporti europei sono state dotate di più ampia autonomia decisionale rispetto a Sea, società concessionaria degli aeroporti milanesi, e hanno potuto contare su tempi di approvazione dei progetti inferiori di circa due anni: la Legge 449/85, con cui lo Stato ha affidato a Sea la progettazione e costruzione delle opere per il potenziamento di Malpensa, ha previsto procedure di controllo molto complesse (autorizzazione del Ministero dei Trasporti di ciascun appalto e parere obbligatorio su tutti i progetti da parte del Comitato tecnico istituito dalla stessa legge). A questo si devono aggiungere i tempi richiesti dall’approvazione degli Enti locali: l’esenzione da questa approvazione dei progetti esecutivi di attuazione del Piano Regolatore Aeroportuale (prevista dalla Legge 67/88) ha trovato infatti scarsa applicazione a causa dell’opposizione di questi stessi Enti.
Anche per quanto riguarda il finanziamento, le difficoltà rimandano a problemi di carattere più generale, in primo luogo l’incapacità del Ministero dei Trasporti (più volte rilevata dalla stessa Corte dei Conti) a gestire con efficienza le risorse finanziarie a disposizione: va sottolineato che al termine del 1993 erano stati spesi per l’ampliamento degli scali di Fiumicino e Malpensa soltanto 375 dei 1383 miliardi resi disponibili dalla Legge 449/85 e dai relativi rifinanziamenti.
Per la realizzazione del primo polo funzionale (1514 miliardi di lire di cui 233 per opere, come i parcheggi, da promuovere a carico di terzi privati) è stata prevista una disponibilità di 850 miliardi mediante finanziamento dello Stato e il ricorso da parte di Sea ai mercati finanziari per circa 400 miliardi. In questo quadro, prima che la Grande Malpensa rientrasse tra i progetti infrastrutturali prioritari per l’Unione Europea (riconoscimento avvenuto nel 1994 ma non ancora ratificato dal Parlamento europeo), ottenendo finanziamenti dalla Banca europea degli investimenti (400 mld) e dalla Ceca (50 mld), una delle soluzioni possibili era rappresentata dal coinvolgimento di investitori privati non solo nella realizzazione delle infrastrutture per i business collaterali (parcheggi e catering) e per i servizi specialistici (la distribuzione del carburante e la gestione della centrale tecnologica), ma nella realizzazione delle stesse infrastrutture aeroportuali. Le ipotesi di un ingresso dei privati in Sea (oggi per l’84% del Comune di Milano e per il 15% della Provincia) attraverso l’apertura del capitale alla partecipazione di partner strategici o il collocamento presso l’azionariato diffuso sono state oggetto di un serrato dibattito.
Muovendo da questo quadro della situazione, nel corso della consultazione sono state sottoposte alla valutazione del panel le seguenti iniziative riguardanti la realizzazione delle infrastrutture aeroportuali e l’assetto della società concessionaria:
1. Proroga dello status giuridico di Sea. La durata della qualifica privata del sistema aeroportuale milanese (Legge 191/65), che scade nel 2022, viene prorogata fino a 50 anni, in modo da garantire la redditività degli investimenti privati con tempi sufficientemente lunghi.
2. Progetti esecutivi non soggetti all’approvazione degli Enti locali. Per accelerare la realizzazione delle infrastrutture, la facoltà di non sottoporre ad approvazione degli Enti locali i progetti esecutivi di attuazione del Piano Regolatore Aeroportuale, attualmente concessa per Malpensa (Legge 67/88, art. 14), viene confermata ed estesa agli altri aeroporti lombardi.
3. Capitali privati in Sea con maggioranza pubblica. La partecipazione a Sea S.p.A. viene allargata a operatori economici privati. La maggioranza del pacchetto azionario rimane in mano pubblica.
4. Capitali privati in Sea senza maggioranza pubblica. La partecipazione a Sea S.p.A. viene allargata a operatori economici privati sul modello della British Airport Authority, con quotazione in borsa e azionariato diffuso. La maggioranza del pacchetto azionario non rimane necessariamente in mano pubblica ma le decisioni di interesse generale vengono controllate dalla Pubblica Amministrazione.

LA DIMENSIONE DEL TRAFFICO AEREO

La seconda delle questioni esaminate ha riguardato la possibilità di accrescere le dimensioni del traffico aereo (frequenza dei voli, quantità di connessioni, numero di transiti internazionali).
Nella classifica degli scali europei Milano, con i suoi 14 milioni di passeggeri/anno, ha occupato fino a oggi una posizione corrispondente a quella di città di rango inferiore (come Düsseldorf o Manchester), molto al di sotto delle potenzialità consentite dalla sua forza economica e dalla localizzazione al centro di un bacino immediato di utenza che conta circa 10 milioni di abitanti. Se il confronto viene fatto con città di rango più elevato, per esempio Francoforte, si deve subito constatare che il traffico milanese rappresenta il 55% in meno, in termini sia di movimenti aerei che di passeggeri. Senza contare il fatto che negli ultimi anni Milano ha accumulato, rispetto ai principali concorrenti europei, un grande svantaggio di accessibilità intercontinentale: a Malpensa vengono oggi offerte meno di venti destinazioni intercontinentali, un settimo di quelle presenti a Francoforte.
Abbiamo già ricordato che una parte del traffico merci e dell’utenza affari dell’Italia settentrionale viene attratta dall’offerta degli scali europei concorrenti. Abbiamo anche evidenziato che rispetto a questi scali, dopo l’ultimazione del progetto di sviluppo, Malpensa avrà considerevoli vantaggi, in primo luogo quello di disporre di una maggiore capacità di pista e di ulteriori margini di crescita. Da qui, come si è detto, la centralità della questione infrastrutturale. Ma, d’altra parte, si deve sottolineare che il problema della dimensione del traffico rimanda anche ad altre questioni. L’attuale dotazione degli aeroporti lombardi consentirebbe infatti sin d’ora margini di incremento che potrebbero essere più facilmente impiegati se il regime normativo favorisse una razionalizzazione secondo criteri di mercato sia del sistema delle tariffe (diritti di approdo e partenza e tariffe di handling) sia della distribuzione dei voli per fascia oraria (slot allocation), dipendenti dal Ministero dei Trasporti. È evidente che la possibilità di gestire in modo più flessibile tariffe e diritti di accesso agli scali permetterebbe a Sea di stipulare più facilmente accordi con vettori in grado di incrementare le connessioni e la frequenza dei voli.
Le iniziative prese in esame dal panel sono state le seguenti:
5. Autodeterminazione tariffaria. Viene stabilita la natura di diritto privato dei corrispettivi per l’utilizzo delle infrastrutture aeroportuali, e viene attribuita a Sea la possibilità di determinare autonomamente le tariffe (diritti di approdo/partenza e tariffe di handling) oggi fissate dal Ministero dei Trasporti (art. 8 Legge 324/76).
6. Decentramento delle competenze riguardanti la slot allocation. Le competenze riguardanti la slot allocation (distribuzione dei voli per fasce orarie) degli aeroporti privati, tra cui quelli milanesi, passano dal Ministero dei Trasporti alle società di gestione aeroportuale.
7. Azione per un riassetto giuridico-amministrativo di Sea. Il mondo produttivo milanese si adopera per ottenere l’approvazione di una nuova normativa sull’assetto giuridico e amministrativo degli aeroporti lombardi, in modo che lo sviluppo del sistema aeroportuale possa essere gestito con autonomia decisionale, in particolare per quanto riguarda l’offerta infrastrutturale, le tariffe e il sistema di slot allocation.
8. Accordi con vettori esteri. Per far fronte alla scarsa presenza del vettore italiano negli scali milanesi, e per favorire l’affermazione di Malpensa come aeroporto di livello hub, Sea stipula accordi con vettori esteri interessati a fare di Malpensa il loro gateway nell’Europa meridionale.

IL TRASPORTO MERCI

Nel quadro dei problemi riguardanti l’offerta di trasporto aereo, alcune considerazioni più specifiche devono essere riservate al trasporto merci, settore con grandi possibilità di espansione, penalizzato tuttavia dalla scarsa presenza a Milano di linee intercontinentali (sulle quali si concentrano i voli all-cargo, tutto- merci) e dalle attuali carenze dei servizi a terra e delle infrastrutture intermodali.
Nel 1993 gli scali di Milano erano al dodicesimo posto in Europa per quantità di merce sbarcata e imbarcata, con 160mila tonnellate, valore corrispondente al 14% di Francoforte, al 20% di Amsterdam, al 54% di Zurigo e al 62% di Roma. Secondo gli ultimi consuntivi, nel 1994 l’aumento del traffico merci a Milano (11,7%, quasi il doppio dell’aumento registrato dal traffico passeggeri) è stato considerevole. Ma se confrontiamo questi dati con quelli riguardanti le caratteristiche del sistema produttivo della Lombardia e la sua centralità nel trasporto merci nazionale, possiamo facilmente concludere che questo settore potrà registrare incrementi molto più rilevanti dopo la realizzazione del primo polo funzionale di Malpensa 2000 (che sarà dotato di un terminale merci con capacità di 200mila tonnellate e possibilità di espansione modulare fino a 600mila).
In questa prospettiva sono state valutate tre ipotesi di intervento finalizzate a potenziare il trasporto merci:
9. Cargocity a Malpensa. Le infrastrutture di Malpensa 2000 per il traffico merci vengono integrate in modo da costituire un interporto caratterizzato da una capacità di 600mila tonnellate e da una completa intermodalità. A questo scopo Malpensa 2000 viene dotato di impianti specializzati per l’intermodalità, uffici per gli spedizionieri, attrezzature ricettive e per i servizi alle persone.
10. Accordi con vettori esteri specializzati nel trasporto merci. Sea stipula accordi con vettori esteri in grado di aumentare l’offerta di trasporto merci, in particolare sulle rotte intercontinentali.
11. Ammodernamento dei servizi doganali. Per ridurre ulteriormente i tempi doganali portandoli al livello dei maggiori scali europei Sea, in collaborazione con l’Amministrazione doganale, realizza un sistema informativo interconnesso tra quest’ultima, gli operatori e l’ente aeroportuale.

SERVIZI A TERRA E INFRASTRUTTURE EXTRA-AEROPORTUALI

Le rimanenti questioni sottoposte al panel hanno riguardato i servizi a terra e la realizzazione di alcune infrastrutture non aeroportuali:
12. Zona espositiva a Malpensa. La presenza di una porta intercontinentale offre l’opportunità di organizzare attività espositive ottimizzando i tempi di accesso dei visitatori: a Malpensa l’Ente Fiera realizza in collaborazione con Sea una zona campionaria (dimensioni fino a 500mila mq).
13. Gestione dei servizi aeroportuali affidata a più società. I servizi aeroportuali di handling e magazzinaggio, oggi gestiti direttamente da Sea, vengono affidati a due o più società concorrenti.
14. Regione Lombardia in Sea e Sacbo. Per favorire un maggiore coordinamento tra i progetti di sviluppo dei tre scali del sistema aeroportuale lombardo (Malpensa, Linate, Orio al Serio), le dinamiche insediative e la programmazione delle infrastrutture per l’accessibilità, la Regione Lombardia entra nella gestione di Sea S.p.A. (aeroporti milanesi) e Sacbo S.p.A. (Orio al Serio).
15. Servizio elicotteristico da Malpensa. Viene realizzato un servizio elicotteristico di collegamento tra Malpensa-Milano e Malpensa-Linate.
16. World Trade Center a Malpensa. A Malpensa viene creato un World Trade Center con servizi congressuali, informativi e di rappresentanza per le imprese, di dimensioni e caratteristiche adeguate a quelle dei maggiori centri europei.
Come si può osservare l’elenco non comprende i collegamenti ferroviari e stradali verso il bacino di utenza, che non sono stati considerati in quanto tecnicamente necessari per la stessa entrata in funzione di Malpensa 2000. Nel 1998, quando la capacità operativa dello scalo raggiungerà 18 milioni di passeggeri/anno, dovranno essere stati realizzati almeno:
- il collegamento ferroviario con Milano via Saronno;
- il collegamento alla rete Fs via Gallarate;
- il collegamento di tipo autostradale alla A4 nel tratto Milano- Torino.
Mentre l’obiettivo a medio termine è la creazione di una rete integrata di servizi di collegamento e movimentazione merci a supporto di un’area che si prepara a diventare la principale porta di accesso tra Italia e Europa.

INTERVENTI PER AUMENTARE L’OFFERTA DI TRASPORTO

Prendiamo ora in considerazione i giudizi formulati dal panel sulle diverse ipotesi di intervento. Possiamo farlo esaminando le Tabelle 1 e 2, dove sono state sintetizzate rispettivamente le valutazioni di desiderabilità (espresse cercando di confrontare costi e utilità, vantaggi e svantaggi di ciascuna ipotesi), e le valutazioni di fattibilità.
Passeremo in rassegna le diverse ipotesi di intervento seguendo l’ordine dato dalle valutazioni di desiderabilità (Tabella 1).
Ai primi posti della graduatoria troviamo innanzitutto i tre interventi destinati a potenziare il trasporto merci:
- in primo luogo l’ammodernamento dei servizi doganali attraverso un sistema informativo collegato con gli operatori e con l’ente aeroportuale, secondo modelli già sperimentati (per esempio dal Warehouse Control System a Ginevra e dal sistema Alfa a Francoforte) che consentono alle compagnie aeree di trasmettere i dati della spedizione prima del volo;
- quindi la realizzazione a Malpensa di una Cargocity che 1) utilizzi pienamente le capacità di trasporto merci previste dal progetto Malpensa 2000, 2) impieghi le infrastrutture non solo per il traffico aviocamionato ma anche per le modalità di trasporto su gomma-ferro (avvantaggiate comunque della presenza di una completa intermodalità e di una struttura doganale con procedure più veloci di quelle extra- aeroportuali) e 3) disponga, oltre che degli impianti per l’intermodalità, di sedi per gli spedizionieri e di attrezzature per le attività ricettive;
- infine, a una certa distanza dai precedenti, il raggiungimento di accordi con vettori esteri specializzati nel trasporto merci, in grado di aumentarne l’offerta soprattutto sulle rotte intercontinentali.
La valutazione di questi obiettivi è stata fortemente positiva non solo in termini di desiderabilità (Tabella 1) ma anche di fattibilità (Tabella 2): l’ammodernamento dei servizi doganali è stato considerato fattibile dal 75% dei partecipanti; Cargocity e la collaborazione con vettori esteri specializzati nel trasporto merci da più del 90%.
Un secondo gruppo di interventi considerati auspicabili comprende alcune altre condizioni che potrebbero favorire un aumento del traffico aereo non limitato al trasporto merci:
- il raggiungimento di accordi con vettori esteri interessati a fare di Malpensa il loro gateway nell’Europa meridionale, incrementando le connessioni e la frequenza dei voli;
- il decentramento della slot allocation, che per gli aeroporti privati (tra cui quelli milanesi) potrebbe diventare prerogativa delle società di gestione aeroportuale.
È stata inoltre valutata positivamente, anche se con inferiori consensi:
- l’ipotesi di una revisione del regime normativo che consenta di razionalizzare il sistema delle tariffe (diritti di approdo e partenza e tariffe di handling), che potrebbero non essere più fissate dal Ministero dei Trasporti ma autodeterminate dalle società di gestione aeroportuale secondo criteri di mercato.
Per comprendere l’importanza attribuita al primo punto – l’accordo con vettori esteri – è probabilmente utile ricordare che gli scali milanesi sono stati fino a oggi fortemente penalizzati dalle scelte strategiche del vettore italiano. Alitalia ha assegnato un ruolo centrale agli scali romani e ha cancellato, negli anni scorsi, importanti collegamenti intercontinentali diretti da Milano, scelta che prevedeva il transito dell’utenza su Roma senza fare i conti con l’offerta degli scali europei concorrenti: il risultato è stata una secca perdita di traffico. È pur vero che oggi, in uno scenario di crisi delle compagnie aeree, dopo aver quantificato le perdite di traffico in due milioni di passeggeri e mille miliardi di fatturato, Alitalia indica ormai la soluzione ai propri problemi non solo nel contenimento dei costi di struttura ma nel recupero della quota di mercato dell’Italia settentrionale, dove viene generato il 57% dei biglietti aerei internazionali venduti in Italia (l’Iri, azionista di riferimento della compagnia di bandiera, ha preso posizione per la prima volta in questo senso alla fine del 1993). Il reciproco vantaggio tra gli aeroporti milanesi e la compagnia di bandiera dovrebbe del resto consolidarsi insieme con l’impulso che la Grande Malpensa, competitiva sul piano europeo, potrà dare al traffico aereo. Ma su questo punto le valutazioni del panel suggeriscono di non dare nulla per scontato, mettendo Alitalia di fronte alla possibilità che Sea raggiunga accordi anche con vettori esteri.

INTERVENTI PER ACCELERARE LO SVILUPPO INFRASTRUTTURALE

Un secondo insieme di questioni sottoposte al panel ha riguardato la dotazione infrastrutturale degli aeroporti milanesi e l’accelerazione dei tempi di realizzazione della Grande Malpensa. Dopo aver ricordato le difficoltà di ordine procedurale e finanziario che hanno impedito alla realizzazione di questo progetto di avanzare con tempi certi, vediamo ora come si è espresso il panel su questi problemi.
Gli obiettivi valutati favorevolmente sono stati in questo caso:
- la proroga cinquantennale dello status giuridico di Sea, finalizzata a garantire la redditività degli investimenti privati con tempi sufficientemente lunghi: ricordiamo che la qualifica privata del sistema aeroportuale milanese scadrà nel 2022 e, in mancanza di una proroga, a questo termine lo Stato rientrerebbe in possesso di tutte le infrastrutture costruite nel frattempo;
- un’azione per il riassetto giuridico-amministrativo di Sea da parte del mondo produttivo milanese, che potrebbe adoperarsi per ottenere l’approvazione di una nuova normativa in grado di garantire che lo sviluppo del sistema aeroportuale possa essere gestito con autonomia decisionale, in particolare per quanto riguarda la dotazione infrastrutturale, le tariffe e l’allocazione dei voli per fascia oraria – su questo punto è utile ricordare che nel corso della precedente legislatura è stata depositata al Senato una proposta di legge, sostenuta da Sea, finalizzata a modificarne l’assetto giuridico e amministrativo sul modello delle società di gestione dei maggiori aeroporti europei: questa proposta prevede, oltre all’autodeterminazione delle tariffe e alla ristrutturazione del sistema di slot allocation, la proroga cinquantennale della concessione degli aeroporti lombardi;
- l’esonero dall’approvazione da parte degli Enti locali dei progetti esecutivi di attuazione del Piano Regolatore Aeroportuale, che è stato concesso per Malpensa e potrebbe essere confermato ed esteso agli altri aeroporti lombardi (ma facciamo notare che su questo aspetto è stata espressa una valutazione negativa di fattibilità da oltre metà dei partecipanti).
Un altro dei problemi affrontati è quello dell’ingresso di capitali privati in Sea (patrimonio netto nell’esercizio 1993 pari a 264,5 miliardi, personale in organico intorno alle 4300 persone, tre società controllate, Sea informatica, Airport terminal e Itl, e sei partecipate). Al panel sono state sottoposte due ipotesi:
- l’apertura del capitale della società alla partecipazione di partner strategici, mantenendo la maggioranza del pacchetto azionario in mano pubblica;
- il collocamento presso l’azionariato diffuso, rinunciando alla maggioranza pubblica; in questo caso si è ipotizzato che la partecipazione potesse essere allargata a operatori economici privati sul modello della British Airport Authority (Baa): la maggioranza del pacchetto azionario non rimarrebbe necessariamente in mano alla Pubblica Amministrazione che tuttavia continuerebbe a controllare le decisioni di interesse generale.
Come si può osservare nel prospetto 1, il panel si è espresso decisamente a favore di questa seconda ipotesi, alla quale ha anche attribuito un superiore grado di fattibilità. Bisogna tuttavia ricordare che l’ingresso di consistenti capitali privati nella società di gestione aeroportuale – sia pure subordinata al controllo pubblico delle decisioni di interesse generale – non avrebbe molti precedenti in Europa: da Amsterdam a Parigi, Zurigo e Francoforte, gli aeroporti europei sono gestiti da società in mano pubblica. Costituisce un’importante eccezione soltanto la British Airport Authority, che gestisce gli aeroporti londinesi di Heathrow e Gatewick (oltre a Southampton, Glasgow, Edimburgo e Aberdeen) e conta più di 700mila azionisti.
Del resto almeno fino al completamento di Malpensa 2000 non è realistico pensare che Sea possa diventare una public company: in questa fase anche i più accesi sostenitori di una privatizzazione a breve termine ritengono più opportuno che nell’azionariato Sea entrino pochi soci particolarmente qualificati, in grado di fornire un rilevante apporto finanziario e una competenza specifica nella gestione aeroportuale. È noto da tempo che la stessa British Airport Authority, considerata uno degli operatori più dinamici del settore, ha espresso interesse per un accordo con partner italiani che potrebbe anche avere risvolti azionari con l’acquisto di quote dell’aeroporto di Malpensa. Ma l’azionista di maggioranza assoluta di Sea, il Comune di Milano, non sembra avere per il momento programmi in tal senso: Sea non è per ora in vendita e presumibilmente non lo sarà fino a quando la Grande Malpensa diventerà operativa; se lo scalo sarà ultimato nel 1998 le porte del mercato si apriranno alle soglie del Duemila.

SERVIZI A TERRA E INFRASTRUTTURE NON AEROPORTUALI

La parte inferiore della graduatoria di desiderabilità è infine occupata da alcune ipotesi controverse. Si tratta di un insieme di proposte eterogenee, che vanno dalla deregulation dei servizi di assistenza a terra alla realizzazione di una zona espositiva a Malpensa.
In una posizione corrispondente a una valutazione di desiderabilità medio-bassa troviamo:
- la realizzazione a Malpensa di un World Trade Center, centro per le trattative d’affari dotato di servizi congressuali, informativi e di rappresentanza per le imprese, che ha visto favorevoli 6 partecipanti su 10;
- il superamento del regime di monopolio di Sea nella gestione dei servizi aeroportuali di ground-handling (accettazione e trasporto dei passeggeri dai moli d’imbarco ai velivoli, trasporto bagagli, pulizia degli aerei) e magazzinaggio che, in una prospettiva di sostanziale liberalizzazione del settore, dovrebbero essere affidati a più società concorrenti, ipotesi che ha raccolto il consenso di 7 partecipanti su 10.
Ricordiamo che a Linate e Malpensa (ma anche a Roma, Francoforte e negli scali spagnoli) l’Autorità antitrust ha accertato che alle compagnie aeree non viene consentito né il ricorso al mercato né l’autoproduzione dei servizi a terra. L’Ibar (Italian board of airlines representatives, associazione delle circa 80 aviolinee straniere operanti stabilmente in Italia) ha più volte preso posizione contro il monopolio nei servizi di assistenza a terra, lamentando la mancanza di concorrenza e l’applicazione di tariffe non soggette a contrattazione. Le soluzioni da dare al problema sono controverse. Un aspetto su cui viene registrata una sostanziale convergenza è la possibilità per le compagnie aeree di effettuare direttamente le operazioni di assistenza a terra (selfhandling), mentre appare più difficile l’apertura degli scali a operatori indipendenti dalle aviolinee. Su questo punto, come abbiamo visto, anche il panel si è diviso e tre partecipanti su dieci sono apparsi favorevoli al mantenimento della situazione attuale. Gli altri hanno invece espresso valutazioni in sintonia con le indicazioni della Comunità Europea, all’insegna della concorrenza e della deregulation: liberalizzazione completa con abolizione di tutte le restrizioni per le aviolinee nel provvedere da sole al handling passeggeri, da cui più dipende l’immagine dei vettori; e per gli altri servizi una forma attenuata di liberalizzazione, volta a contenere il numero dei fornitori per evitare il congestionamento degli scali.
Un giudizio decisamente contrario è stato riservato infine all’ipotesi di un servizio elicotteristico da Malpensa (considerato dai più come una scorciatoia poco credibile per affrontare i problemi di collegamento), all’ingresso della Regione Lombardia nelle società di gestione aeroportuale e alla realizzazione a Malpensa di una zona espositiva in collaborazione tra Sea ed Ente Fiera.
Le valutazioni negative riguardanti quest’ultima ipotesi sono state spiegate dai partecipanti esprimendo la convinzione che sia necessario, almeno per ora, far convergere tutte le risorse disponibili (economiche e “politiche”) verso il miglioramento delle infrastrutture e della qualità dei servizi aeroportuali. Ci sembra una valutazione coerente con il quadro generale delle priorità emerso dalla rilevazione, che ha messo al primo posto gli interventi destinati a potenziare l’offerta di trasporto, in particolare quella riguardante il trasporto merci e le linee intercontinentali. Come abbiamo ripetutamente sottolineato, il conseguimento di questi obiettivi dipenderà in primo luogo dai tempi di realizzazione di Malpensa 2000 e dei collegamenti ferroviari e stradali, ma le valutazioni del panel hanno evidenziato anche altri interventi – in particolare quelli destinati a favorire una maggiore autonomia decisionale di Sea – che potrebbero essere sostenuti dalla business community milanese, contribuendo a un esito positivo.

NOTE

1) La Consultazione Delphi è un’iniziativa avviata nel 1993 dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Milano, con l’obiettivo di tracciare una prima mappa della domanda di politiche infrastrutturali espressa dal mondo produttivo milanese (cfr. Camera di Commercio, Indagine Delphi sulle politiche infrastrutturali per Milano produttiva, 1993) a cui far seguire approfondimenti riguardanti settori di intervento diversi. L’iniziativa si può riassumere:
– nella costituzione di un panel composto dai rappresentanti delle maggiori organizzazioni imprenditoriali e sindacali, oltre che dai membri di giunta della Camera di Commercio;
– nella rilevazione periodica delle valutazioni espresse dal panel secondo uno schema iterativo articolato in più round, tipico dei sondaggi Delphi: in una prima fase ai membri del panel viene chiesto di esprimere sui diversi problemi all’esame una propria valutazione iniziale; quindi, in fasi successive, ciascuno viene invitato a modificare questa prima valutazione dopo averla confrontata, in condizione di anonimato, con quelle formulate dagli altri partecipanti.
Le caratteristiche metodologiche dell’indagine riguardante il settore del trasporto aereo, condotta nel 1994, sono descritte nel rapporto di ricerca, al quale rinviamo il lettore: Camera di Commercio, Indagine Delphi sulle politiche infrastrutturali per Milano produttiva: gli interventi per il trasporto aereo, Milano 1995; cfr. anche M. Bolognini, “La domanda di politiche infrastrutturali nell’area metropolitana milanese”, Impresa & Stato, 22, 1993; “Lo sviluppo del sistema infrastrutturale milanese e gli interventi per il trasporto aereo”, Impresa & Stato, 24, 1993.
Ci limitiamo a ricordare che l’indagine sul trasporto aereo si è avvalsa della collaborazione di 64 partecipanti. Oltre al panel composto da associazioni imprenditoriali, organizzazioni sindacali e membri di giunta della Camera di Commercio, hanno partecipato ai lavori un campione di imprese rappresentative del settore, in qualità di gruppo di controllo con il compito di fornire una contro- valutazione dei risultati espressi dal panel al primo round.
2) Per esempio Ases, Malpensa, un caso italiano, Milano 1991.